martedì 21 ottobre 2025

Un'altra componente di questa estenuante prova dello spirito è il dubbio quasi permanente sulla realtà delle relazioni dell'anima con Dio.

 


EPISTOLARIO


c. Fattore morale. 

Un'altra componente di questa estenuante prova dello spirito è il dubbio quasi permanente sulla realtà delle relazioni dell'anima con Dio. E' continuamente tormentata dal rimorso delle infedeltà apparenti o reali commesse e non riparate, dalla paura di offendere Dio e dalla incertezza se piaccia o dispiaccia al Signore con la sua condotta. La visione chiara e penetrante del proprio io, con tutta una sequela di miserie, di imperfezioni e limitazioni; e l'altrettanta chiara e penetrante cognizione della perfezione, della santità e della bellezza del sommo Bene, con la conseguente irresistibile attrazione tendente ad unire i due estremi opposti e contrastanti, crea nell'anima una situazione straziante ed estremamente dolorosa. 

Inoltre al dubbio se piaccia o dispiaccia a Dio, si aggiunge un altro non meno straziante e doloroso, cioè se in realtà abbia rintuzzato vittoriosamente le violente ed assidue tentazioni e suggestioni del nemico. Egli è assolutamente certo della sua radicale e volontaria opposizione al peccato; preferirebbe mille morti al più lieve dispiacere volontario recato a Dio; si dichiara lealmente pronto a soffrire ogni sorta di tormenti, anziché seguire deliberatamente una pur qualsiasi suggestione diabolica; ma non per questo trova pace e conforto. Ed il dubbio che la tormenta raggiunge tale intensità e violenza che, anche quando, dopo un attento, sincero e spietato esame di coscienza, l'anima non trova nulla in concreto da rimproverarsi, è incline sempre a pensare che ciò avvenga non perché non ci siano manchevolezze, infedeltà e peccati, ma perché Dio, avendo ormai deciso di abbandonarla definitivamente, li nasconde al suo sguardo. Padre Pio ritorna spesso su questo stato angoscioso, che è presente con una frequenza inusitata, e lo descrive con vivacità di vissuta sofferenza. Stralciamo alcuni brani: 

"Da vari giorni mi sento un continuo turbamento di coscienza per la mia vita passata, spesa così malamente [...]. L'è questo un pensiero che mi uccide; non so che partito prendere [...]. Mi sento ancora alle volte tentato a tralasciare la comunione quotidiana [...]. Intanto non posso comprendere come mai questi timori e sconforti possano sussistere in un cuore che preferisce mille volte la morte anziché determinarsi a peccare. In queste torture del cuore sento una più grande fiducia in Dio, e sono così ripieno di dolore dei miei peccati, che passo momenti di continuo martirio" (20 6 1910). "Dietro le innumerevoli tentazioni, alle quali vado soggetto di giorno in giorno, un dubbio da sconvolgermi anche la mente mi rimane: se veramente le ho discacciate. Piango e gemo molto a pie' di Gesù sacramentato per questo, e molte volte mi par di essere confortato; ma sembrami pure alle volte che Gesù si nasconda all'anima mia. La penna è impotente a descrivere ciò che passa nell'anima mia in questi momenti di nascondimento di Gesù" (6 7 1910). 

"Ella ben sa che le guerre spirituali sono moltissime e queste non mi affliggerebbero di certo se sapessi che ne andassi sempre esente dall'offesa di Dio. Ma ciò che mi affligge sommamente è nel non poter conoscere se ho acconsentito alle tentazioni oppure no. Veramente ho una volontà presentemente che mi assoggetterei volentieri ad esser diviso in mille pezzi, anziché determinarmi di offendere Iddio per una sola volta. Ricorro, alle volte, al confessore, e lì per li me ne rimango in un po' di calma. Ma poco dopo, ecco là sempre da capo. Mi va via quasi la testa [...]. Anche all'altare, padre mio, Iddio solo sa quanta violenza bisogna che mi faccia per evitare ulteriori peccati" (2 5 1912; cf. anche 4 9 1915; 8 11 1916; 16 7 1917) 

"Nulla, proprio nulla mi distrae da questo incubo che mi tortura. E ciò che più mi strazia l'anima si è che forse queste mie pene non sono accette a Gesù, perché provenienti da un vaso d'ignominia e chi sa se non sia desso un vaso d'ira? [...]. Mio Dio! Sarà mai vero che dovrò calare nella tomba, portando meco il gran segreto che mi circonda ed il gran mistero che mi opprime, si incerto dell'eterno mio destino!" (4 8 1915; cf. anche 26 9 1917; 31 1 1918; 19 6 1918; 11 1 1922). 

PADRE PIO DA PIETRELCINA


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