L' APOSTOLATO DEL SACR0 CUORE DI GESÙ
La guerra dei nemici di Gesù Cristo ne è per i servi motivo di sicurezza e cagione di guadagno. –Adunque una guerra siffatta non ci deve tornare nè di turbamento nè di stupore, essendo anzi per noi sorgente di merito e pegno di salute, che pe ricolo e cagione di rovina. Rammentiamo che il nostro divino Maestro ci predisse questi combattimenti, li sostenne prima di noi e additolli come l' impronta di nostra somiglianza con lui. Egli, benchè fosse Dio, permise a Satana di accostarsegli; di far prova in lui di quelle seduzioni cui mette in opera per indurre noi al peccato; d'impadronirsi e fare dell'adorabile sua persona ciò che non può fare di noi, anche quando ci rendiamo per lo peccato suoi schiavi. Quanto poi a' nostri nemici visibili, non ve n'è pur uno in balìa del quale non si vedesse posto nostro Signore: la boriosa scienza degli scribi, la Sensuale incredulità de' sadducei, l'ipocrita fanatismo de'farisei, l' orgoglio di Erode, la falsa politica di Pilato, la cieca ingordigia di Giuda, l'ingrata incostanza delle moltitudini, tutte le passioni e tutte le ingiustizie, al presente in lega contro i soldati di Gesù Cristo, si collegarono pure, sono ormai diciannove secoli, contro il divino loro Capo; il quale dopo Sostenuti odi e contraddizioni di ogni maniera, sul punto di lasciarsi sopraffare dalla cospirazione ordita da innumerevoli ingrati contro l'amor suo, volge a noi tutti queste parole: « Ricordatevi che il servo non è dappiù del padrone: se hanno perseguitato me, perseguiteranno ancora voi: nel mondo avrete tribolazioni come le ho avute io; In mundo pressuram habebitis (Jo., XVI, 33). »
Questo annuncio dee bastare a rassicurarci pienamente. Perocchè il soldato solo allora si sgomenta che vede negli assalti nemici un ostacolo al compimento dei disegni del capitano; laddove se quelli, già preveduti, necessitano alla riuscita di questi, e tutto è provvisto per assicurar la vittoria, egli marcia pieno di gioia al combattimento che lo dee coronare. Tale sicurezza possiede appunto il cristiano riguardo ai nemici di Dio coi quali è in lotta. Sa egli primieramente che non possono assalirlo senza la permissione di quel medesimo Gesù Cristo di cui è soldato, di cui difende le ragioni da quelli in lui combattute; e come questo divin Salvatore è onnipotente in cielo e in terra, così è nell'inferno, e con una sola parola vale a precipitarvi sconfitto il tentatore. Senza la permissione di Dio, non potè già costui assalire il santo Giobbe ; e l'Uomo Dio ereditò fin dal principio tutta intera la podestà sull'universo creato, esercitata dal Padre prima della Incarnazione, Quem constituit haeredem universorum (HEB., I, 2); a lui debbono ubbidire gli angeli, sieno buoni sieno malvagi; e come i buoni non si partono senz' ordine dal cielo messaggeri di salute, così i malvagi non possono senza licenza uscire dall'inferno pertentarci; e quando lor si conceda, hanno anche segnato il limite oltre il quale indarno si sforzerebbero di tentarci.
A questo primiero motivo di sicurezza un altro se ne aggiunge ancor più consolante ; ed è che Gesù Cristo non può licenziare i suoi nemici a combatterci, se non a fine di costringerli a farsi nostri aiutatori. Perchè le nostre tentazioni ci debbono essere, secondo il disegno di lui, validi mezzi di santificazione; e il dubitarne verrebbe a supporre il divin Capo dell'esercito degli eletti meno zelante del trionfo della propria causa che il più inetto dei generali di questa terra. Infatti, quale sa rebbe quel duce tanto insensato, che, potendo arrestare il nemico, gli dia campo di procedere più del necessario alla esecuzione del suo ordine di battaglia ? L'ordine di Gesù Cristo è di metterci a parte de' suoi combattimenti, a fine di metterci poi a parte anche della vittoria. La sua beatitudine non è li mosina da gittarsi a mendicanti neghittosi, ma corona da insignirne valorosi combattitori, Non coronabitur nisi qui legitime certaverit; ma come non si dà corona senza combattimento, così non si dà combattimento senza nemici, e perciò Gesù Cristo abbisogna in qualche modo del concorso di questi, per decretare a' suoi servi la gloria che loro tiene serbata. Ma se in apparenza lascia libero corso all'odio dei primi, anche ai secondi prepara il grado di grazia e la misura di aiuti necessaria a respinger l'assalto, e durante la pugna non li perde un istante di vista, sempre loro vicino e pronto a soccorrerli. Sieno essi dunque fedeli ad invocarlo e ad appoggiarsi al suo braccio; chè la vittoria è certa, ed i loro nemici, lungi dal perderli, li avranno anzi aiu tati a conseguir la corona.
Iddio Padre ha promesso al Figliuolo che gli farebbe servir di sgabello tutti i suoi nemici, Donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum, e fino a quì la promessa si è a meraviglia compita, e continuerassi a compiere fino al terminare dei secoli. Durante la vita mortale del pari che dopo l'ascensione del Salvatore, quanti si sforzarono d' oscurarne la gloria e di attraversarne i disegni, gli hanno servito d'involontari strumenti a farne maggiormente risaltare la potenza e l'amore. Sotto questo rispetto, la vita di ciascun cristiano non è che la copia della vita di Gesù Cristo ed il compendio della storia della Chiesa: quando però ci vediamo assalire dai nemici di Gesù Cristo e della Chiesa, duriamo fedeli alla grazia, come la Chiesa a Gesù Cristo, e quantunque deboli, faremo trionfare Gesù Cristo in noi, costringendone i nemici a farsi sgabello dei nostri piedi.
ENRICO RAMIÈRE S. J.

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