Gesù, Vita mia, sento che il tuo Amore mi spinge a girare e il tuo Volere mi chiama e mi vuole insieme a tutti gli atti suoi. Mi pare che non sei contento, se non hai la piccola figlia tua insieme con gli atti della tua Volontà e, ancorché non sappia far nulla, Ti contenti che sia spettatrice e ripeta il suo ritornello: “Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio”.
Ed io continuo il mio giro e già sono nell’Eden e Ti trovo nell’atto quando Tu, Amor mio, insieme con la Trinità Sacrosanta, stai formando il tuo caro gioiello, la bella statua dell’uomo. Con quanto amore lo formi! Quanta bellezza non gli infondi! Di quante tinte di sfumature divine non lo investi! E mentre lo vai formando, lo guardi e riguardi e dici: “Come è bella la statua mia!” E il vostro amore rigurgita, rigurgita forte e, non potendo contenerlo, abbracciate la bella statua ancora inanimata, Ve la stringete forte, forte, al seno e alitandola le date la vita, dandole la vostra somiglianza, riempiendola tanto di Voi stessi, che il vostro caro gioiello, non potendo contenerlo, straripa fuori di sé e forma i suoi mari per amare il suo Creatore. L’amore creato si tuffa con le sue onde altissime nell’Amore Creante e si forma una gara d’amore, d’adorazione, di gloria tra il Creatore e la creatura. Il mio amore freme in quest’atto sì solenne della creazione dell’uomo.
Sento la vostra voce creatrice che non finisce di ripetere: “Come è bella la statua da Noi fatta! Come Ci alletta e ferisce l’eco del suo amore! Come è dolce e risonante la sua voce! Come sono teneri e forti gli abbracci che Ci dà! Come siamo contenti di avergli dato la vita! Sarà il nostro contento, la nostra gioia, il nostro gioco!”
Mio Gesù, nel mio fremito d’amore vengo proprio nell’atto in cui la vostra Maestà Suprema rigurgitando d’amore, alitava l’uomo e fiatandolo gli infondeva la vita, dandogli la vostra somiglianza e come eredità il tuo «FIAT» Divino. Anch’io voglio ricevere il vostro alito rigeneratore; voglio amarvi e adorarvi con quella perfezione e santità con cui Vi amò e adorò il mio primo padre Adamo; voglio i vostri mari d’amore e di luce e, sebbene sono piccola, anch’io voglio formare le mie onde altissime d’amore, con cui giungendo fin nel vostro seno mi tuffo nei vostri mari interminabili, per mettermi in gara col mio Creatore e dargli amore per ricevere altri mari d’amore, e per chiederti in queste onde che venga il tuo Regno, che il tuo «FIAT» sia conosciuto.
Entro nell’unità della tua Volontà, in quella stessa unità che possedeva il tuo caro gioiello, affinché una sia la mia volontà con la Tua, uno l’amore, e in questa unità che abbraccia tutto, risuoni la mia voce nel Cielo, investa tutta la Creazione, penetri nei cupi abissi e dica e gridi forte: “Venga il Regno del tuo Volere Divino! FIAT, FIAT VOLUNTAS TUA, come in Cielo, così in terra!”. E in questa unità di Volontà Divina faccio mia la santità, la gloria, l’adorazione, il ringraziamento dei pensieri, degli sguardi, delle parole, opere e passi di Adamo innocente, per darti la ripetizione degli atti suoi affinché vedendo in me la vostra Volontà Divina operante, mi concediate che venga il Regno vostro.
In questo Eden c’era sempre festa tra creatura e Creatore; l’uomo era diventato il trastullo divino, la gioia, la felicità più gradita del Padre Celeste. Nell’unità di Volontà Divina che possedeva godeva il primato su tutta la Creazione; quindi, tutto era armonia, ordine, e il cielo, le stelle, il Sole, il mare, si sentivano onorati di servire e di ubbidire ai cenni di Adamo. Era il sorriso di tutti, la gioia, il desiderato da tutti. Lui tutto portava al suo Creatore e Dio era tutt’occhi su di lui, per fare che nulla mancasse alla pienezza della sua felicità. Guardandolo solo, lo volle rendere doppiamente felice e, facendolo addormentare nelle sue braccia, in una specie di estasi profonda gli tolse una costola e formò la donna, dandogli la compagnia simile a lui, per dargli il colmo della felicità. Ed oh, come questa prima madre Eva, stando anch’essa nell’unità del Divin Volere, faceva a gara con Adamo, a chi più poteva formare onde altissime d’amore nel mare che possedevano per tuffarle nell’interminabilità dei mari divini, per attingere altri mari d’amore, altre grazie divine, in modo che le onde salivano e scendevano e i loro mari si stendevano di più.
Mio Gesù, in questa unità di Volontà Divina immergo la povera anima mia, in queste stesse onde altissime con cui Adamo ed Eva con tanto amore amavano e glorificavano la vostra Maestà adorabile. Non uscirò giammai da dentro di esse, per fare che tutto sia mio: Cieli, Sole e terra, per deporre ai piedi del vostro trono altissimo tutto l’amore, tutte le lodi, gloria e adorazione che in tutta la Creazione sprigionaste dal vostro seno adorabile. In queste onde avrò un grido continuo: “Venga il tuo Regno! La tua Volontà sia conosciuta!”
Amor mio, come mi sento felice in questo Eden! Sento la potenza dell’unità della tua Volontà Divina in queste prime creature, che fa uno l’atto loro con quello del Creatore. Questa unità mette in comune tutti i beni tra Dio e loro. Le tue gioie e felicità, o mio Gesù, sono anche loro, ed io, la piccola figlia del tuo Volere, voglio ricominciare la mia vita in questa unità del tuo Volere insieme con i miei padri Adamo ed Eva. In questi mari voglio formare la mia dimora, voglio formare le mie onde di gioie, di felicità, e tuffandole nei tuoi mari eterni voglio darvi gioie e felicità per vederti sempre sorridere, sempre contento.

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