domenica 2 novembre 2025

Presenza di Satana nel Mondo Moderno

 


CAPITOLO I  

Il santo curato d'Ars e il Demonio


Un centenario notevole  

In un momento in cui l'intera Chiesa Cattolica, e in particolare la Chiesa di Francia, celebra il centenario della morte del santo curato di Ars, è naturale che cerchiamo prima di tutto nel suo caso le prove della presenza del Diavolo nel mondo. Tutti i suoi biografi, nel raccontare la sua vita, hanno dovuto affrontare questo tema. In quest'anno del centenario si crede che forse gli saranno dedicati almeno venti volumi. La serie è stata brillantemente avviata da monsignor Fourrey, vescovo di Belley, la diocesi dalla quale dipende la parrocchia di Ars. Dobbiamo nominare tra gli autori che hanno parlato di lui o si preparano a farlo l'abate Nodet, di Ars, uno dei conoscitori più penetranti di tutto ciò che riguarda il santo curato; il R. P. Ravier, scrittori di fama come La Varende, Michel de Saint Pierre, senza dimenticare i maestri come monsignor Trochu, l'autore della biografia del santo più rinomata e di vari libri su di lui, o Jean Fabréges, ecc. Tutti loro ci dicono che è impossibile parlare con qualche serietà del curato di Ars senza nominare l'"Arpeo". Era il nome che dava al Diavolo. Nel dialetto della provincia e dell'epoca questo nome designava un forcone con tre denti. Perché il curato di Ars avesse scelto questa parola per soprannominare il demonio? Senza dubbio perché Satana cerca incessantemente di spingere le anime all'inferno come si spinge il letame con un forcone a tre denti.

È necessario, prima di affrontare il capitolo delle infestazioni diaboliche, presentare il curato di Ars? La sua vita è ben nota. Riassumiamola brevemente fino all'entrata in scena del diavolo. Il santo curato era nato a Dardilly, diocesi di Lione, a otto chilometri da questa città, l'8 maggio 1786, in seno a una modesta famiglia contadina. La Rivoluzione non tardò a scatenarsi, a chiudere le chiese, a perseguitare i sacerdoti fedeli. Ma la fede viveva nel profondo delle anime cristiane nonostante la tempesta. Jean-Marie Vianney — questo era il suo nome, anche se generalmente è conosciuto con il nome che ormai gli appartiene: il curato di Ars — ricevette dai suoi genitori e soprattutto dalla sua pia madre le sante tradizioni cristiane. Era ancora molto giovane quando i suoi vicini dicevano: "Sa molte litanie, bisognerebbe fare di Jean-Marie un sacerdote o un frate." Eppure, come potevano pensare, allora, che la religione sembrava sul punto di essere ferita a morte? Ma ecco che tutto rinascerà. La pace religiosa sarà ristabilita da Bonaparte. I sacerdoti chiamati "refrattari" che la legge perseguitava fino ad allora con rigore, tornano a svolgere le loro funzioni. Le chiese si riaprono. Le campane suonano di nuovo a tutto volo. Jean-Marie Vianney desidera diventare sacerdote. Ma la sua memoria è scarsa e infedele. Il latino gli costa. La teologia e soprattutto la filosofia ancor di più. Il giovane ha enormi difficoltà a proseguire i suoi studi. Lavora, prega, persevera. Dio gli dà un maestro nella persona dell'abate Ballay, curato di Ecully, ma un maestro che si impegna, che interviene a suo favore nell'arcivescovado e che ottiene infine che venga ammesso agli ordini. Senza dubbio è solo per la sua fervorosa pietà e non gli vengono subito conferiti i poteri per confessare. Eppure Dio lo destina a diventare uno dei confessori che hanno ascoltato più penitenti nel santo tribunale, durante tutto quel secolo! Dopo un laborioso vicariato a Ecully, fu nominato curato economo ad Ars, un piccolo villaggio di Dombes. 

Siamo nel 1818. Jean-Marie Vianney lavorerà ad Ars fino alla sua morte avvenuta il 4 agosto 1859. Tale è il sacerdote che vedremo in lotta con il Diavolo! Ma è necessario, prima di tutto, scartare l'obiezione che potrebbe sorgere in alcune menti e che deriverebbe dalle stesse difficoltà che abbiamo segnalato a proposito dei suoi studi. Ebbene! Siamo noi a doverlo credere? Quale autorità avrà su di noi questa scienza che lei dichiara così scarsa? Tale è, in effetti, l'obiezione. Vedremo che fu fatta al santo curato di Ars dai suoi stessi colleghi. E vedremo anche la risposta che gli eventi gli hanno dato. Infine dovremo consultare l'opinione dei medici che lo hanno visto e hanno potuto giudicarlo. Loro ci diranno se fu un essere più o meno sciocco, vittima della sua immaginazione e dei suoi nervi. Per il momento, andiamo direttamente ai fatti.

Monsignore Cristiani


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