mercoledì 22 maggio 2019

La Stolta Superbia e Soave Umiltà



LA  SUPERBIA


Caino

“Adamo, poi, conobbe la sua moglie Eva” (Gen. 3,24). Avevano voluto conoscere i segreti del bene e del male. Era giusto che ormai nella riproduzione dei figli conoscessero il dolore. Eva, carica della sua colpa, partorì Caino. Non aveva ancora abbastanza sofferto per diminuire la sua colpa. Come organismo carico di tossine, ella aveva trasmesso al figlio quanto pullulava in lei. Caino, primo figlio di Eva, era nato duro, invidioso, iracondo, lussurioso, perverso, di poco dissimile dalle belve riguardo all’istinto, benché molto superiore e insieme peggiore per il suo animo feroce che negava rispetto a Dio, guardandolo come un nemico e credendosi lecito di non avere verso di Lui culto sincero. Satana lo aizzava a deridere Dio.
Chi deride Dio non rispetta nessuno al mondo. I derisori dell’Eterno conoscono l’amaro del pianto, perché non vi è per loro speranza di amore riverente nella prole, né sicurezza di amore fedele nel consorte, né certezza di amicizia sincera nell’amico. Lacrime e lacrime rigarono il volto e il cuore di Eva per la durezza del figlio, gettandole nel cuore il germe del pentimento, lacrime espiatorie per la sua colpa: Dio perdona al dolore che si pente. Abele, il secondogenito, ebbe l’anima lavata dal pianto della madre. Fu dolce, rispettoso verso i genitori e devoto al Signore di cui sentiva l’onnipotenza raggiare dai Cieli. Era la gioia della decaduta.
Ma il cammino del dolore di Eva doveva essere lungo, proporzionato al suo cammino nell’esperienza del peccato, cammino vizioso, fatto di fremiti dei sensi, e di baci che le diedero un figlio. Il doloroso cammino della conversione fu invece fatto di fremiti di spasimi, di sangue e infine della morte del figlio, prediletto per la sua bontà.
“E Caino disse al fratello: Andiamo fuori” (Gn. 4,8), menzogna che cela sotto un sorriso il tradimento che uccide.
Quando Caino uccise Abele, la bocca della madre proferì le maledizioni che la sua mente separata da Dio le suggeriva contro il figlio del suo seno profanato da Satana. Quella maledizione fu la macchia del mondo spirituale, come il delitto di Caino fu la macchia del mondo nostro materiale, della terra bagnata dal sangue sparso da mano fraterna. Abele divenne strumento di purificazione per la madre colpevole, e quale dolorosa purificazione! Eva riempì dei suoi ululi la Terra esterefatta per il fratricidio. Le lacrime della madre si mescolarono al sangue del figlio, mentre chi l’aveva sparso in odio verso Dio e il fratello da Dio amato, fuggiva inseguito dal suo rimorso.
Caino scende verso l’Inferno, la disperazione lo prende e ve lo sprofonda. Eva sale sul suo cammino di espiazione. Il pentimento cresce in lei dinnanzi alla prove del suo peccato.
Ha voluto conoscere il bene e il male. Il ricordo del bene perduto le è come il ricordo del sole sparito. Il male le sta davanti nella spoglia del figlio ucciso, e per il vuoto lasciato dal figlio omicida e fuggiasco. Poi, nacque Set e da Set Enoc, il primo sacerdote” (Poema 9°,  p. 307...).

René Vuilleumier

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