LA LOTTA FRA LUCE E TENEBRA
LA LUCE SI SCONTRA CON LE TENEBRE
Cristo è la Luce per gli uomini: indica la strada giusta, il cammino della salvezza. Giovanni ne parla chiaramente all'inizio del suo Vangelo. La Luce è la prima qualifica dell'inviato del Padre: «Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9).
Egli è pieno di Vita, questa pienezza è la Luce per gli uomini: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. La Luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta» (Gv 1, 4).
Non è così ovvio che sulla terra si irradi tanto dono di luce di vita. C'è già un regnante che domina sulla terra: è satana, il potere delle tenebre.
Il regno delle tenebre è regno di morte, sventura e lacrime mentre il regno della luce è vita, felicità e pace. Matteo saluta infatti l'inizio della vita pubblica di Gesù con le parole di Isaia:
«Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e in ombra di morte una luce si è levata» (Mt 4, 16).
Ma l'arrivo della luce di salvezza e di liberazione scatena la violenta reazione del regno dell'odio, del male e della morte. La potenza di satana si scaglia contro Cristo e la sua opera.
Nel Vangelo di Giovanni tutta la realtà dell'opera di Cristo viene letta nella luce di questo scontro. In particolare l'Evangelista gli dedica il cap. 9: il cieco riacquista la vista, ma anche la sua anima si illumina della luce di Cristo.
«Gesù chiese al cieco: 'Tu credi nel Figlio dell'uomo?'. Egli rispose: "E chi è Signore, perché io creda in lui?". Gesù gli rispose: 'Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui'.
Ed egli disse: "Io credo, Signore!". Egli si prostrò innanzi» (Gv 9, 35-38).
Ma i farisei, più il miracolo è chiaro e innegabile, più si ostinano nell'odio contro Cristo.
Gesù pronuncia contro di loro parole durissime: «Io sono venuto nel mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi» (Gv 9,39-41).
Gesù nel tempio, poco prima di affrontare la morte, disse: «Io sono la Luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12); (sotto questo versetto c'è una nota molto intensa nella Bibbia di Gerusalemme dalla quale ho attinto).
Ci sono dunque due mondi opposti: quello del bene e quello del male; due imperi, rispettivamente sotto il dominio di Cristo e di satana. Anche gli uomini, secondo il linguaggio evangelico, si dividono in «figli della luce o figli delle tenebre» secondo che vivano sotto l'influenza della luce di Cristo o delle tenebre di satana.
In questa lotta tra la luce, simbolo dell'amore di Dio per l'uomo, e le tenebre, simbolo dell'odio di satana per l'uomo, non vi è la «terra di nessuno». Tutto il mondo è avvolto nella realtà di questa situazione: si è nella luce o nelle tenebre.
Il biblista padre Alberto Salvatore Panimolle, dopo quindici anni di appassionata ricerca scientifica e di approfondita meditazione sul Vangelo di Giovanni, ha espresso chiaramente questa realtà.
«In effetti la luce e l'amore del Figlio di Dio suscitano spontaneamente l'odio del mondo satanico che ha fatto l'opzione fondamentale per le tenebre e il male. Di qui la situazione di conflitto permanente e insanabile fra il Cristo e il principe di questo mondo, fra il popolo del Signore e i satelliti di satana. Il simbolismo dell'antitesi "luce-tenebre" appare in merito molto eloquente e significativo. In effetti le due realtà espresse da questo binomio si escludono a vicenda: l'una combatte l'altra, se avanza l'una, retrocede l'altra» (A.S. Panimolle, L'Evangelista Giovanni, Boria, Roma 1985, p. 358).
Con questa attenzione leggiamo ora la realtà della società italiana di oggi. Ci serviamo di un esempio: L'esempio delle finestre.
A sera inoltrata guardiamo dall'esterno una bella villa con dieci stanze e le relative finestre.
Inizialmente ognuna delle dieci finestre è illuminata: segno che nell'interno tutta la villa è nella luce. Poi da cinque finestre non viene più luce: vuol dire che metà della casa è ormai all'oscuro, mentre l'altra metà è illuminata. Passa del tempo e da due sole finestre promana all'esterno la luce; valutiamo che ormai solo il 20% della villa è internamente illuminato, mentre l'80% è nell'oscurità della notte.
Rapportiamo l'esempio alla religiosità della nostra popolazione. Dal dopoguerra ad oggi, in meno di mezzo secolo, la religiosità della nostra comunità è diminuita con una imprevedibile rapidità: nella visione della vita e nella pratica religiosa.
Siccome non vi è «terra di nessuno», non c'è fascia neutra di terra che non sia né nella luce né nelle tenebre. O si è nella luce, dice la Scrittura, o nelle tenebre. O nel regno di Cristo o in quello di satana. Perciò, per quanto è diminuita la religiosità negli ultimi decenni, di altrettanto si è esteso il regno di satana.
La mia esperienza: vivo in una grande diocesi, la più grande della mia regione. Prima di me non c'è mai stato un esorcista incaricato dal Vescovo.
Da giovane, studiando in seminario, parlavamo a volte di indemoniati, ma come di cose strane e rare. A memoria di uomo non c'era mai stato un caso in diocesi. Ora, invece, ci lavoro quasi a tempo pieno e non basta. Solo di ossessioni vere e proprie, escludendo forme minori e più diffuse, ne incontro molte, più o meno una media di una decina all'anno.
Altro elemento: in genere chiedo a quelli che vengono da me, dove sono stati prima. Fino a qualche anno fa mi facevano sempre gli stessi nomi di maghi e fattucchieri, oggi sento parlare di nomi nuovi, in continuazione; c'è una vera proliferazione.
La visione biblica della luce e delle tenebre viene ampiamente confermata dagli studi e dalle statistiche dei mezzi moderni di ricerca sociale.
L'ISPES è un istituto statale, un po' simile al CENSIS, le cui iniziali significano: Istituto di Studi Politici Economici e Sociali. Nella prima decade di ottobre 1989 ha pubblicato un volume di 700 pagine dal titolo: Rapporto Italia '89; a pagina 661 c'è la scheda 57 che dedica alcune pagine alle ricerche sul mondo dell'occulto. Le vie della ricerca su questo argomento sono riportate ampiamente su un quaderno a parte, dal titolo: I soldi del diavolo.
Dalla Premessa di tale opuscolo, riporto solo qualche breve stralcio.
Innanzitutto c'è un'affermazione esplicita sulla vastità del fenomeno della magia e dell'occulto in Italia.
«Nell'ambito del costume, poi, la tradizione magica è ben viva e fiorente: la moda dell'occultismo e dell'astrologia, della parapsicologia e dell'esoterismo non si è mai spenta nella cultura contemporanea. Sono proprio i canali di una fiorente industria della superstizione. Il mago "moderno" è una persona "istruita" che ostenta diplomi e attestati accademici, che utilizza il computer per preparare gli oroscopi, che si fa pubblicità sulle 'pagine gialle' e sui giornali specializzati, che tiene rubriche di successo alla radio e alla televisione. La magia è oggi un affare che muove un vertiginoso giro di miliardi. Le tariffe sono le più differenziate: possono andare dalle 20.000 lire per un consulto, alle 80.000 lire per togliere il malocchio, fino a 20 milioni per una 'fattura a morte'» (I soldi del diavolo a cura dell'ISPES, via Terme di Traiano 5, Roma, 1989).
Nel tentativo di spiegare questa improvvisa proliferazione, si accenna a due motivi di fondo:
l'insoddisfazione per l'eccessivo tecnicismo, che non risolve i problemi esistenziali della vita umana e l'allontanamento dalla pratica e dalla concezione religiosa della vita; esattamente come dicevo anch'io poco prima.
Da I soldi del diavolo leggiamo ancora:
«L'industria dell'occulto ripropone esplicitamente l'ideologia che vede il mondo "tradito" dalla scienza e dal pensiero razionale, considera la natura "violata" dalla tecnica e l'uomo abbandonato in un cosmo che non comprende e che è votato alla rovina. Ecco allora riaffiorare l'idea sotterranea dell'onnipotenza del desiderio e il vecchio tentativo di forzare la realtà con pratiche rituali. Tali idee hanno raggiunto il pubblico di massa e sono penetrate nella visione del mondo di migliaia di persone. L'esigenza di spiegazioni totalizzanti, la ricerca di salvezza dal dolore e dal rischio dell'esistenza, la ricerca di consolazione e rassicurazione, le incertezze del, danno in parte ragione delle attuali regressioni verso il pensiero magico. A ciò va aggiunta la perdita del fascino che la religione istituzionale ha subìto, il suo supposto 'svuotamento' della carica salvifica interiore».
Il 3 marzo 1991 si è concluso a Perugia un importante convegno sul tema «Magia, spiritismo e razionalità a confronto». Promotrice ne è stata la prof. Cecilia Trocchi Gatto, docente di antropologia culturale all'Università di Perugia e autrice dell'affermato volume: Magia ed esoterismo in Italia. Nel corso del Convegno sono emerse queste cifre:
«L'universo dell'esoterico attira per credulità, curiosità o addirittura iniziazione, ben 12 milioni di italiani e produce un fatturato annuo di 1.000 miliardi, mentre 170.000 sarebbero gli operatori del settore» (dalla «Stampa»).
Queste parole andrebbero riascoltate: porgono l'inquietante interrogativo del perché la cultura laica e agnostica sul dilagante fenomeno dell'occultismo, sia pure qualche rara volta, riesca a dire con tanta chiarezza quello che si vergognano di ammettere certi ambienti ecclesiali.
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