Ildegarda è l’ultima figlia, la decima, di una famiglia numerosa e come tale viene offerta dai genitori, gente molto pia, a Dio come la loro “decima”, secondo le prescrizioni della Scrittura, come troviamo nei libri di Esodo e Levitico per esempio. Del padre e della madre conosciamo solo i nomi: il padre, Ildeberto, e la madre, Metilde. Essi, benché impegnati negli affari del mondo e dispondendo di una ricchezza fuori dell’ordinario, ricchi di beni terreni e di beni spirituali, non erano ingrati nei confronti del Creatore e offrirono la loro figlia al servizio di Dio. Ildegarda era una bimba dalla salute cagionevole, intelligentissima, e dotata sin dalla più tenera età di un dono mistico straordinario. I genitori si sentivano la responsabilità per questa loro figliola e, secondo quanto leggiamo nella Vita e, forse proprio per questo motivo, l’offrirono a Dio.
Il dono straordinario di Ildegarda ha una certa attinenza alla mistica di San Benedetto. Nel racconto della Vita del Santo, troviamo nel secondo libro dei Dialoghi di San Gregorio Magno che Benedetto, dopo un colloquio spirituale con il diacono che l’osservava, si era portato al piano superiore della torre dove abitava; non era ancora l’ora della preghiera notturna. Stando in piedi davanti alla finestra, si era messo a pregare, quand’ecco nel cuore della notte una luce abbagliante, più chiara della luce del giorno, rompere le tenebre e, fatto ancora più straordinario, come egli stesso raccontava in seguito, si presentò ai suoi occhi il mondo intero, quasi raccolto tutto insieme in un solo raggio di sole. Ildegarda sperimenta qualcosa di simile e non una sola volta, ma in maniera continua. Ascoltiamo quanto lei ci dice:
“Dio, già nel formarmi, quando nel seno di mia madre mi spirò l’alito vitale, impresse nell’anima mia questa visione”. Così dice nei ricordi autobiografici che troviamo nella Vita scritta da due monaci. E prosegue: “Già all’età di tre anni vidi una luce così grande che la mia anima ne fu sgomenta, ma a causa della mia tenera età, non ero capace di esprimere quanto provavo. Da quando a otto anni avevo lasciato i miei per essere offerta alla vita spirituale fino a quindici anni, ero solita a raccontare con semplicità quanto vedevo nella mia visione, sicché chi mi ascoltava se ne stupiva, chiedendosi da dove e da chi io conoscessi quanto dicevo. E io stessa me ne meravigliavo, perché mentre nell’anima mia avevo la visione di tante cose, continuavo a vedere anche quanto mi stava intorno”. Ildegarda insiste sempre che aveva questa visione, per così dire, continua, senza mai perdere contatto con la realtà e dice di non aver mai avuto nessun’estasi.
“Queste cose però non succedevano ad altre persone, me l’aveva assicurata la mia nutrice (= governante), mentre invece avevo sempre creduto che fosse così e allora mi spaventai e cercai perciò per quanto mi era possibile di tener nascosto quello che provavo. D’altro canto, debole com’ero di salute, avevo pochi rapporti con le altre persone e conoscevo poche cose della vita comune. Questa visione, invece, mi metteva a contatto con tutto il mondo”.
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