giovedì 19 dicembre 2019

VI PRESENTO L'AMORE



L'amore, questo profanato!

E' destino delle grandi parole l'essere trasportate sui più alti vertici e l'essere sprofondate  sui  più  bassi  abissi.  Tale destino  è  indizio  della  ricchezza  che contengono talune parole, che, per questo, possono significare tanto le sublimità come le miserie.
Pensate  alla  parola madre, rapportandola  alla  Vergine  Maria  e  alla  madre snaturata.  Pensate  alla  parola amico, rapportandola  all'apostolo  Giovanni  e a Giuda. Pensate alla parola cuore, rapportandola alla madre e alla matrigna.
Tale destino doveva accompagnare la parola amore, appunto perché questa parola può significare il più alto palpito del cielo e il più basso fremito della corruzione.
La povertà d'ogni linguaggio umano ha dovuto rassegnarsi a usare la stessa parola amore anche quando se lo sente bruciare in bocca, come profanazione, quando è usato a esprimere quel fremito istintivo che nell'animale rispetta il limite, mentre nell'uomo, travolgendo il limite, viene deformato nelle più ripugnanti aberrazioni.
Il Cristianesimo, nei suoi libri sacri, ha disseminato a piene mani la parola amore, guidato in ciò da quella definizione che diede l'apostolo Giovanni e che è la più alta definizione: Dio è amore.
La Chiesa, però, si trovò di fronte il mondo pagano che aveva profanato l'amore nelle più ripugnanti aberrazioni della sessualità indisciplinata e corrotta. Quasi tutti i miti della Grecia e di Roma prendono lo spunto o si abbandonano nei racconti inverecondi dei mostruosi rapporti fra divinità indegne e donne ancora più indegne. 
S. Agostino, nelle Confessioni, osserva che nelle scuole pagane le famiglie pagavano affinché i loro figli imparassero le favole di Giove adultero, di Venere impudica, di Mercurio ladro, ecc. Quasi tutta la letteratura latina e greca canta l'amore sessuale e assai  raramente  l'amore  sano  della  famiglia  e  l'affetto  soave  dell'amicizia.  La degradazione dell'amore aveva spinto gli uomini ad adorare le creature al posto del Creatore.  Ed  ecco  perché  il  cristianesimo,  per  espellere  dalle  vene  spirituali dell'umanità il veleno pagano, che consiste nell'amare le creature al posto del Creatore, ispirò i fedeli a ritirarsi nei deserti e nelle grotte, per sottrarsi al fascino delle creature, che domandavano quell'amore che essi sapevano esser dovuto al solo Dio.
Questa osservazione è del convertito inglese Chesterton, il quale, nella Vita di S. Francesco d'Assisi acutamente conclude: «dopo mille anni di tale purificazione, praticata nelle grotte, nei deserti, nei monasteri, quando l'umanità cristiana si sentì come vaccinata contro il veleno pagano, adorare le creature al posto del Creatore, sui  colli  dell'Umbria,  un uomo vestito  di  sacco  alzò  verso  il cielo le braccia, intonando il cantico delle creature: Lodato sii, mio Signore, per mio frate sole, fuoco, vento, per mia sorella acqua, terra, aria, ecc.
In tal modo il Cristianesimo, con gigantesco sforzo, raddrizzò l'asse dell'amore dalla posizione orizzontale, da creatura a creatura, a posizione verticale, da creatura al Creatore. Ecco nascere così il vero amore, purificato dalla profanazione pagana e dalla corruzione universale.
Non  contenta  di  aver  operato  tale  gigantesco  raddrizzamento,  la  Chiesa,  con sapienza tutta sua, volle anche sostituire una parola più sacra alla parola con tanta fatica purificata: carità al posto di amore.
Giovanni  Pascoli  genialmente  rappresentò  questo raddrizzamento  dell'amore, diventato carità, per opera del Cristianesimo, nel poemetto latino Roma.
Dopo aver presentato una nave che arriva alle foci del Tevere, portando i primi cristiani, il poeta si sofferma sugli antecedenti. Quando, per mezzo della letteratura greca, gli dei aristocratici di Atene entrarono in Roma e cacciarono gli dei agresti del Lazio, questi, andandosene, dicono agli dei greci:
—Noi siamo cacciati da voi; ma verrà Uno che a sua volta caccerà anche voi.
—No, sottentra a dire il Pascoli; nessuno caccerà quell'Uno che è Cristo.
— E perché, domandano gli dei.
—Perché quell'Uno innalzerà i suoi tempi all'amore e al dolore; cioè ai due sentimenti che non saranno mai sradicati dall'umanità. L'amore dolorante e il dolore amante renderanno indistruttibile la religione di Cristo nel mondo.

FULTON J. SHEEN

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