sabato 22 febbraio 2020

L'ultimo Papa canonizzato



LE VACANZE DI GIUSEPPE SARTO 

E qui ci piace accennare al modo, con il quale Giuseppe Sarto era solito  passare le sue vacanze. 
Nei tre mesi estivi che gli alunni dei Seminari passavano allora in famiglia,  egli dava sempre a vedere quanto fosse compreso del suo nuovo stato di vita  e la grande stima che faceva della vocazione sacerdotale. 
I suoi giorni scorrevano limpidi e tranquilli tra la sua casetta, la Canonica e la  chiesa (38). 
Le sue occupazioni erano lo studio, la preghiera e la musica sacra, interrotte  da un po' di svago all'aria aperta tra la pace serena dei campi. 
Qualche sera la passava in casa della sorella Teresa e del cognato Giovanni  Battista Parolin che teneva la piccola osteria delle “Due Spade”, e, qualche  rara volta, insieme al Parroco ed al Cappellano, si recava alla villa della Contessa Marina Loredan-Gradenigo: una vecchietta di spirito che era stata  dama di corte di Napoleone I. (39). 
Ma poi veniva la stretta al cuore. Quando le vacanze volgevano al termine,  un pensiero lo tormentava: la sua povertà. 
Don Jacuzzi — è vero — di quando in quando gli mandava qualche “fiorino”  per i suoi minuti bisogni (40). 
Ma questo non bastava. E allora, prima di rientrare in Seminario, non senza  un sentimento di confusione e di rossore, si presentava umilmente alla porta  della buona gente di Riese per domandare quel poco di denaro che gli doveva  servire per le sue piccole spese, le quali si riducevano ai libri che gli  occorrevano per continuare gli studi (41). 
I buoni Riesini erano con lui generosi, ma più ancora perché sapevano che  egli sentiva profondamente la santità della propria vocazione ed aveva  nell'anima il fascino di quella bella virtù che il Maestro Divino nel Sermone  della Montagna elevò al senso divino di una Beatitudine: “Beati i mondi di  cuore” (42). 
Su questo punto, nessun dubbio. Non si ricorda, forse, a sua lode, che mai dal  suo labbro uscì parola meno che misurata, meno che pura, meno che santa e  che, non solamente con gli estranei, ma con gli stessi parenti più stretti  conservò sempre la più scrupolosa riserbatezza? (43). 
Alla fine dell'anno scolastico 1856-1857, mentre Giuseppe Sarto si preparava  di ritornare in famiglia per le solite vacanze autunnali, la buona Margherita  Sanson pregò il genero Giovanni Battista Parolin di andare a rilevarlo a  Padova con la sua “timonella” (44). 
Andò il buon uomo, conducendosi dietro anche la giovane sposa Teresa. Ma  la cosa non piacque al Seminarista, che, preso pretesto di dare una occhiata  alle diverse contrade della città, si incamminò a piedi, obbligando il cognato  a seguirlo a distanza. Solamente quando si trovò fuori di città accondiscese a  salire sulla “timonella”, discendendone, però, all'ingresso dei diversi paesi  scaglionati lungo la non breve strada da Padova a Riese, con quanto disagio  suo, del cognato e della sorella è facile immaginarlo (45). 
Arrivato a casa, raccontò alla mamma come aveva fatto il viaggio, ma la  pregò che se un'altra volta avesse mandato a prenderlo in Seminario, badasse  che non ci fossero donne. 
— Ma Teresa non è forse tua sorella? — osservò la madre. 
— Sì, è mia sorella, ma questo lo sappiamo noi, lo sanno i parenti, non lo  sanno gli altri! (46) 
Una risposta degna di un candidato al sacerdozio! 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.

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