martedì 16 febbraio 2021

E’ impossibile una vita cristiana senza Eucaristia: è una illusione sterile, quella di tanti cristiani, di poter vivere la fede astenendosi dalla Confessione e dalla Santa Comunione - L’Eucaristia è come la pioggia, senza di essa il terreno inaridisce e non produce frutti.

 


DIO  E’ AMORE

E' facile comprendere come l’amore e la fiducia verso Gesù  sono i sentimenti che animarono le prime comunioni  Eucaristiche della storia cristiana, da parte degli apostoli.  Ma, se ci soffermiamo un attimo a riflettere, ammetteremo  che amore e fiducia verso Dio sono i sentimenti che animano  la Fede della Chiesa, e che quindi la Fede della Chiesa, cioè la  Chiesa stessa, è costruita su due pilastri fondamentali: l’amore   e la fiducia verso Dio, che amiamo e conosciamo nella  Santissima Persona di Gesù Cristo, in cui noi crediamo e che  riconosciamo essere nostro Dio, Signore della nostra persona  e nostro redentore.E' evidente la centralità dell’Eucaristia, che  è il punto di partenza della vita cristiana, ma vedremo meglio,  dopo, che Essa è anche il punto di arrivo, cioè il culmine della  vita cristiana stessa.Essa è come un cerchio, da essa partiamo  e ad essa tendiamo. L’Eucaristia è anche il cuore della Chiesa,  ed i suoi polmoni; senza questo cuore  non c’è vita  e senza   questi polmoni non si respira la Grazia Divina.E’ impossibile  una vita cristiana senza Eucaristia: è una illusione sterile,  quella di tanti cristiani, di poter vivere la fede astenendosi  dalla Confessione e dalla Santa Comunione ; per questa  illusoria convinzione molti non progrediscono nella loro vita  spirituale, rimanendo ancorati ai loro difetti, di cui non  riescono a liberarsi, come una nave incagliata in una secca, e  anzi regrediscono divenendo peggiori e scandalo per coloro  che non credono. 

L’Eucaristia è come la pioggia, senza di essa il terreno  inaridisce e non produce frutti.Non si acquistano le virtù  cristiane senza l’Eucaristia, ed in breve tempo le anime che se  ne privano si inaridiscono e diventano permeabili ai vizi e  prossime ad una facile perdita della fede e delle altre virtù  teologali, in modo particolare la speranza, sotto i colpi delle  insidie sataniche, e delle tentazioni del mondo e dei nostri  peggiori istinti, che sono i nostri più temibili nemici. 

Al contrario, le anime che si cibano frequentemente e  degnamente dell’Eucaristia sono come piante bagnate dalla  rugiada e come fiori profumati, che si aprono sotto i raggi del  sole, o piuttosto come alberi di frutta pingui e sovrabbondanti.  Non a caso il Signore Gesù ha usato l’allegoria della vite e dei  tralci: noi siamo tralci della vite sinchè siamo parte della  vigna e riceviamo la linfa vitale dalla pianta, che ci consente  di portare frutto; ma nel momento in cui non riceviamo più la  linfa vitale i tralci si seccano e diventano legna inutile, da  tagliare e bruciare. 

La vite è il Signore Gesù, i tralci siamo noi, la linfa è la  Grazia Divina veicolata dai Sacramenti tutti, ma in modo  particolare dall’Eucaristia, i frutti sono le nostre buone opere  ed in particolare i nostri progressi spirituali, di cui le nostre  azioni sono la conseguenza naturale; la potatura è l’azione  della Divina Provvidenza, che mette a frutto tutti gli eventi  della nostra vita, al fine della nostra santificazione, persino i  nostri errori, persino i nostri peccati (“Tutto concorre al bene  di coloro che il Signore ama” S.Paolo) ; i tralci tagliati  simboleggiano la fine irreversibile della vita di Grazia, che il  rifiuto dell’Amore Divino e dei suoi precetti ci procura, se  siamo ostinati sino al momento della morte ; il fuoco è il  destino dell’eterna separazione da Dio, nostro unico e sommo  bene, questo è l’inferno: per evitare che la nostra vita si  concluda con un dramma, con una tragedia senza fine, non c’è  che un solo rimedio: amare l’Eucaristia, nutrirci  frequentemente di questo Cibo prezioso, adorare la presenza  Eucaristica di Gesù nel mondo, ed infine vivere l’Eucaristia,  che è la cosa più difficile da fare, perché significa testimoniare  la presenza eucaristica in noi, e comportarci come Gesù si  comporta con noi.

Egli infatti divenuto sostituto vittimale per i nostri peccati,  volontariamente, ha offerto la sua vita per noi e dopo aver  fatto questo si è fatto cibo per noi, come una madre farebbe,  non avendo altro da dare ai suoi piccoli.L’esempio del  Pellicano, che ha fatto si che S.Tommaso D’Aquino  paragonasse il Cristo a questo volatile, è perfetto: infatti  mamma Pellicano, non trovando cibo per i suoi piccoli, si  ferisce il petto con il becco e procura di somministrare il suo  stesso corpo ed il suo sangue ai suoi pulcini, felice di farlo,  perché sa che così vivranno e non morranno. 

Gioacchino  Ventimiglia 

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