DIO E’ AMORE
E' facile comprendere come l’amore e la fiducia verso Gesù sono i sentimenti che animarono le prime comunioni Eucaristiche della storia cristiana, da parte degli apostoli. Ma, se ci soffermiamo un attimo a riflettere, ammetteremo che amore e fiducia verso Dio sono i sentimenti che animano la Fede della Chiesa, e che quindi la Fede della Chiesa, cioè la Chiesa stessa, è costruita su due pilastri fondamentali: l’amore e la fiducia verso Dio, che amiamo e conosciamo nella Santissima Persona di Gesù Cristo, in cui noi crediamo e che riconosciamo essere nostro Dio, Signore della nostra persona e nostro redentore.E' evidente la centralità dell’Eucaristia, che è il punto di partenza della vita cristiana, ma vedremo meglio, dopo, che Essa è anche il punto di arrivo, cioè il culmine della vita cristiana stessa.Essa è come un cerchio, da essa partiamo e ad essa tendiamo. L’Eucaristia è anche il cuore della Chiesa, ed i suoi polmoni; senza questo cuore non c’è vita e senza questi polmoni non si respira la Grazia Divina.E’ impossibile una vita cristiana senza Eucaristia: è una illusione sterile, quella di tanti cristiani, di poter vivere la fede astenendosi dalla Confessione e dalla Santa Comunione ; per questa illusoria convinzione molti non progrediscono nella loro vita spirituale, rimanendo ancorati ai loro difetti, di cui non riescono a liberarsi, come una nave incagliata in una secca, e anzi regrediscono divenendo peggiori e scandalo per coloro che non credono.
L’Eucaristia è come la pioggia, senza di essa il terreno inaridisce e non produce frutti.Non si acquistano le virtù cristiane senza l’Eucaristia, ed in breve tempo le anime che se ne privano si inaridiscono e diventano permeabili ai vizi e prossime ad una facile perdita della fede e delle altre virtù teologali, in modo particolare la speranza, sotto i colpi delle insidie sataniche, e delle tentazioni del mondo e dei nostri peggiori istinti, che sono i nostri più temibili nemici.
Al contrario, le anime che si cibano frequentemente e degnamente dell’Eucaristia sono come piante bagnate dalla rugiada e come fiori profumati, che si aprono sotto i raggi del sole, o piuttosto come alberi di frutta pingui e sovrabbondanti. Non a caso il Signore Gesù ha usato l’allegoria della vite e dei tralci: noi siamo tralci della vite sinchè siamo parte della vigna e riceviamo la linfa vitale dalla pianta, che ci consente di portare frutto; ma nel momento in cui non riceviamo più la linfa vitale i tralci si seccano e diventano legna inutile, da tagliare e bruciare.
La vite è il Signore Gesù, i tralci siamo noi, la linfa è la Grazia Divina veicolata dai Sacramenti tutti, ma in modo particolare dall’Eucaristia, i frutti sono le nostre buone opere ed in particolare i nostri progressi spirituali, di cui le nostre azioni sono la conseguenza naturale; la potatura è l’azione della Divina Provvidenza, che mette a frutto tutti gli eventi della nostra vita, al fine della nostra santificazione, persino i nostri errori, persino i nostri peccati (“Tutto concorre al bene di coloro che il Signore ama” S.Paolo) ; i tralci tagliati simboleggiano la fine irreversibile della vita di Grazia, che il rifiuto dell’Amore Divino e dei suoi precetti ci procura, se siamo ostinati sino al momento della morte ; il fuoco è il destino dell’eterna separazione da Dio, nostro unico e sommo bene, questo è l’inferno: per evitare che la nostra vita si concluda con un dramma, con una tragedia senza fine, non c’è che un solo rimedio: amare l’Eucaristia, nutrirci frequentemente di questo Cibo prezioso, adorare la presenza Eucaristica di Gesù nel mondo, ed infine vivere l’Eucaristia, che è la cosa più difficile da fare, perché significa testimoniare la presenza eucaristica in noi, e comportarci come Gesù si comporta con noi.
Egli infatti divenuto sostituto vittimale per i nostri peccati, volontariamente, ha offerto la sua vita per noi e dopo aver fatto questo si è fatto cibo per noi, come una madre farebbe, non avendo altro da dare ai suoi piccoli.L’esempio del Pellicano, che ha fatto si che S.Tommaso D’Aquino paragonasse il Cristo a questo volatile, è perfetto: infatti mamma Pellicano, non trovando cibo per i suoi piccoli, si ferisce il petto con il becco e procura di somministrare il suo stesso corpo ed il suo sangue ai suoi pulcini, felice di farlo, perché sa che così vivranno e non morranno.
Gioacchino Ventimiglia
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