venerdì 12 febbraio 2021

Il canto dell’umiltà

 


La Stolta Superbia Soave Umiltà

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore!

Perché ha guardato l’umiltà della sua serva: d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, santo è il suo Nome!

Di generazioni in generazione stende la sua misericordia su coloro che Lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, rovesciato i potenti dai loro troni.

Ha innalzato gli umili, ricolmato di beni gli affamati, rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Lc. 1, 45-46).

E’ il canto della gratitudine fatta di umiltà e di amore. “L’umiltà è amore”, che trasforma in lode i doni del Signore, mentre l’orgoglio trasforma le grazie di Dio in ribellione” (Poema 5°, p. 382).

L’umiltà, secondo il Magnificati, è la più grande grazia, calamita di ogni grazia, come la superbia è la più grande disgrazia, fonte di ogni disgrazia.

E’ la base, il vertice della santità che senza umiltà rischia la superbia. Meglio un peccatore umile che un santo superbo. Se il peccatore è umile, non è più peccatore. Se il santo è superbo, non è più santo.

La presenza dello Spirito Santo nell’anima costituisce la vera Santità. Ci sta nella misura che ci trova il posto con l’umiltà.

“Ti ho confidato questa parola. Più alta e necessaria, non ce n’è!” (Quad. 1943, p. 369).


IN  PRATICA

l’umiltà si acquista con l’accettazione dell’umiliazione, il massimo disonore di fronte al mondo e il massimo onore di fronte a Dio.

René Vuilleumier


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