martedì 16 marzo 2021

1962 Rivoluzione nella Chiesa

 


Cronaca dell’occupazione neomodernista della Chiesa Cattolica


L’influsso dei nuovi teologi sulla “Chiesa del Vaticano II”

Come si sarà notato, questa rapida panoramica ha voluto mettere in evidenza, sia pure affondando solo brevi colpi di sonda qua e là nelle sabbie mobili della “nuova teologia”, soprattutto il naturalismo, il relativismo e l’evoluzionismo dogmatico dei “nuovi teologi”, fonte di ogni altra loro deviazione dottrinale, ma soprattutto della tragedia del Vaticano II e del disastro postconciliare.

Non pochi dei già citati esponenti della nouvelle théologie, unitamente ad altri che menzioneremo in seguito, divennero infatti i teologi-guida dei Padri conciliari durante i lavori del Concilio Vaticano II, che, per questo motivo, è stato chiamato, a ragione, il “Concilio dei teologi”.24

La conseguenza è che oggi i cattolici stanno morendo, senza neppure accorgersene, di nuova teologia (cioè, in ultima analisi, di blondelismo e di teilhardismo accortamente filtrati) il cui spirito, passato nei documenti conciliari e nel magistero postconciliare, impregna oggi buona parte della Gerarchia, e viene diffuso a piene mani nei corsi teologici di formazione per il clero e per i cosiddetti “laici impegnati”.

Le prove? Eccone intanto alcune:

1) “Blondel è a casa sua nelle Università e nelle Facoltà cattoliche”, sottolineava il p. Xavier Tilliette S.J., “nuovo teologo”, in un articolo celebrativo del Blondel su La Civiltà Cattolica del 4/9/‘93, e precisava:

“l’Università Gregoriana sotto l’impulso, in un recente passato, di mons. Peter Henrici, non è la meno dedita al filosofo di Aix” (ivi, p. 389).

Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, poi, in occasione del centenario dell’opera principale del Blondel (“L’Action”), inviò una lettera di elogio, a firma propria, in cui così lo esaltava: 

“ricordando l’opera, intendiamo innanzitutto rendere onore al suo autore, che nel suo pensiero e nella sua vita, ha saputo far coesistere la critica più rigorosa... con il cattolicesimo più autentico...”.25

3) Quanto al p. Teilhard de Chardin, lo stesso “Osservatore Romano” pubblicava, in prima pagina, una lettera inviata dalla Segreteria di Stato, a firma del Card. Casaroli e a nome di Giovanni Paolo II, con la data del 12 maggio 1981 (il giorno precedente l’attentato in Piazza San Pietro), inviata all’allora Rettore dell’Institut Catholique di Parigi, mons. Poupard (oggi ovviamente anche lui Cardinale) in occasione dei festeggiamenti per il centenario della nascita di quel gesuita apostata, lettera nella quale si esaltavano “la stupenda risonanza delle sue (di Teilhard de Chardin) ricerche, insieme con l’irraggiamento della sua personalità e la ricchezza del suo pensiero”, definendolo come “un uomo afferrato da Cristo nel profondo del suo essere, premuroso di onorare allo stesso tempo la fede e la ragione”, rispondendo in questo, quasi in anticipo, all’appello di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, aprite, spalancate a Cristo le porte, gli immensi spazi della cultura, della civiltà, dello sviluppo”».26

E nonostante che la reazione di un gruppo di Cardinali abbia costretto il medesimo quotidiano ufficioso della Santa Sede ad un successivo ridimensionamento di questa lettera incredibile, il fatto rimane altamente significativo.

4) Come se non bastasse, il loro amico e discepolo p. Henri de Lubac S.J. è stato in seguito addirittura nominato Cardinale, e, insieme a lui, hanno ricevuto la porpora cardinalizia altri esponenti di punta della “nouvelle théologie”: Jean Daniélou, Hans Urs von Balthasar, Yves Congar, con altri loro “amici”, mentre per l’appunto la loro gnostica nouvelle théologie, condannata da Papa Pio XII, è diventata, come ci informa autorevolmente il solito p. Henrici S.J. (cugino del von Balthasar, già docente alla Gregoriana e oggi naturalmente Vescovo) nientemeno che “la teologia ufficiale del Vaticano II”.27

5) E, di conseguenza, anche la teologia dell’attuale “Gerarchia conciliare”...

Sac. Andrea Mancinella

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