La Battaglia Finale del Diavolo
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Circostanza sospetta #4: non viene fornita alcuna trascrizione o registrazione dell’intervista.
Perché non venne fornita alcuna trascrizione audio e video dell’intervista, né una qualsiasi registrazione indipendente di essa, in modo da far conoscere con precisione le domande poste da Bertone, le risposte complete di Suor Lucia, l’intera sequenza di domande e risposte, nonché ogni eventuale commento che Monsignor Bertone o altri potessero aver fatto durante quell’incontro durato “più di due ore”, mentre si trovavano assieme nella stessa stanza? Dov’era il normale scambio tra due persone, che si può leggere tranquillamente in qualsiasi intervista pubblicata da un giornale?
Inoltre, perché servirono più di due ore a Monsignor Bertone per scucire a Suor Lucia la bellezza di quaranta parole sull’argomento principale del colloquio? Presumendo che Suor Lucia abbia pronunciato queste 40 parole in 1 minuto, cosa dissero Monsignor Bertone, Padre Kondor e la Madre Superiora durante i rimanenti 119 minuti dell’incontro? Fu forse ricordato a Suor Lucia il suo dovere all’“obbedienza”? Le fu forse fatto intendere che la Chiesa dipendeva interamente da lei e dalle sue risposte per concludere finalmente questa controversia che causava così tanta divisione e discordia? Le fu forse suggerito che la lealtà “al Santo Padre” le imponeva di accettare la Linea del Partito, anche se la sua presunta lettera al Papa del 1982 affermava il contrario? Le fu forse detto quanto importante sarebbe stato per la Chiesa che lei assicurasse tutti che la Russia era stata già consacrata, malgrado tutto quello che aveva detto in passato in contraddizione con una simile affermazione? Le venne forse data l’impressione che se avesse detto altrimenti, avrebbe contraddetto addirittura il Papa?
O forse Suor Lucia fornì molte risposte che risultarono sgradite a chi poneva le domande, solo per sentirsele porre di nuovo, riformulate in maniera diversa, fino a trovare la risposta “giusta”? A quali insistenti pressioni, implicite od esplicite, fu soggetta Lucia da parte dei suoi superiori che la circondavano durante quell’intervista a porte chiuse? Sicuramente, se non ci fosse stato niente da nascondere, Monsignor Bertone avrebbe fatto in modo che un‘intervista così importante all’unico testimone vivente delle apparizioni di Fatima, all’epoca novantaquattrenne, venisse ripresa su video o al limite registrata letteralmente da uno stenografo, affinché la testimonianza potesse essere preservata in caso di morte – che alla sua età era certamente vicina (morì il 13 febbraio 2005). Ma siamo pronti a scommettere che di quell’intervista di Bertone non venne fatta alcuna registrazione, indipendente o meno, né alcuna trascrizione. È ormai chiaro che negli ultimi 45 anni di vita di Suor Lucia, attorno a lei si fosse creato un vero e proprio clima di terrore all’idea che potesse parlare di persona in maniera spontanea, con parole sue, in risposta ad una serie di domande semplici e dirette. Ciascuna delle quaranta parole di “Suor Lucia” che appaiono nel comunicato di Bertone sembrano essere state misurate con grande cautela, quasi col contagocce.
Non v’è dubbio che fare una registrazione di quell’intervista sarebbe stato assai rischioso. Cosa sarebbe successo se Suor Lucia avesse fornito ripetutamente le “risposte sbagliate”? Cosa sarebbe successo se le risposte fossero state in realtà estorte da domande fuorvianti, o dalla sottile persuasione delle altre persone che partecipavano a quell’incontro? Che danni avrebbe potuto arrecare una simile trascrizione, con tutto ciò che comportava? Come la si sarebbe potuta nascondere all’opinione pubblica o anche modificarla parzialmente? Come la si sarebbe potuta distruggere del tutto, dopo averla creata?
Ci piacerebbe avere torto: forse un nastro o una trascrizione dell’intero incontro esiste davvero. Ma se c’è, allora è piuttosto significativo il fatto che il Vaticano non l’abbia mai pubblicato (ad oggi, dicembre 2009, quella registrazione non è stata ancora fornita).
Circostanza sospetta #5: il comunicato in italiano risulta essere firmato congiuntamente da Monsignor Bertone e da Suor Lucia, mentre la versione inglese non riporta la “firma” della suora.
In primo luogo, perché Suor Lucia avrebbe dovuto firmare il documento di Monsignor Bertone in italiano, quando ella aveva parlato in portoghese? Perché Suor Lucia non firmò i suoi interventi pronunciati nella sua lingua, il portoghese? Se Suor Lucia aveva realmente parlato con Monsignor Bertone per più di 2 ore, perché non venne fornita una semplice e fedele trascrizione delle sue parole in portoghese, per poi fargliela firmare, invece di farle firmare quel comunicato che serviva gli interessi di Monsignor Bertone?
Inoltre, perché la “firma” di Suor Lucia non era presente nella traduzione inglese del comunicato? In effetti, in quale documento era originariamente presente la sua “firma”? Quello italiano, o un originale in portoghese che non è stato mai pubblicato fino ad ora?
Che valore può avere una “firma” di Suor Lucia su di un documento scritto in un linguaggio che la suora non parlava, in cui viene riportata la sua testimonianza solo in modo parziale, e anche così solo nella traduzione in italiano (Suor Lucia non parlava l’italiano) e senza produrre tutte le domande che le erano state poste o le risposte complete da lei fornite?
L’unica conclusione è che Monsignor Bertone e l’apparato Vaticano non avevano alcuna intenzione di dare a Suor Lucia la possibilità di parlare a lungo, interamente e liberamente, sui grandi dilemmi che rimangono tuttora riguardo al Messaggio di Fatima. Tutto questo viene chiarito dalla seguente circostanza sospetta:
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Padre Paul Kramer
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