giovedì 16 settembre 2021

LA VITA DI SAN BENEDETTO

 


Il miracolo di sua sorella Scolastica 

Gregorio: Credi, Pietro, che al mondo ci sia stato uno più degno di Paolo?  Eppure egli supplicò tre volte il Signore per essere liberato dallo stimolo della  carne, e non riuscì ad ottenere quanto voleva.

Perciò è necessario che io ti racconti come ci fu una cosa che il venerabile  Benedetto, desiderò, ma non gli fu concesso di ottenerla.

Egli aveva una sorella di nome Scolastica, che fin dall'infanzia si era anche lei  consacrata al Signore. Essa aveva l'abitudine di venirgli a fare visita, una volta  all'anno, e l'uomo di Dio le scendeva incontro, non molto fuori della porta, in un  possedimento del Monastero.

Un giorno, dunque, venne e il suo venerando fratello le scese incontro con  alcuni discepoli. Trascorsero la giornata intera nelle lodi di Dio ed in santi colloqui,  e quando cominciava a calare la sera, presero insieme un po' di cibo. Si  trattennero ancora a tavola e col prolungarsi dei santi colloqui, l'ora si era protratta  più del consueto.

Ad un certo punto la pia sorella gli rivolse questa preghiera: "Ti chiedo proprio  per favore: non lasciarmi per questa notte, ma fermiamoci fino al mattino, a  pregustare, con le nostre conversazioni, le gioie del cielo... ". Ma egli le rispose:  "Ma cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del  monastero".

La serenità del cielo era totale: non si vedeva all'orizzonte neanche una nube. Alla risposta negativa del fratello, la religiosa poggiò sul tavolo le mano a dita  conserte, vi poggiò sopra il capo, e si immerse in profonda orazione. Quando  sollevò il capo dalla tavola si scatenò una tempesta di lampi e tuoni insieme con un diluvio d'acqua, in tale quantità che né il venerabile Benedetto, né i monaci  ch'eran con lui, poterono metter piedi fuori dell'abitazione.

La santa donna, reclinando il capo tra le mani, aveva sparso sul tavolo un  fiume di lagrime, per le quali l'azzurro del cielo si era trasformato in pioggia.  Neppure ad intervallo di un istante il temporale seguì alla preghiera: ma fu tanta la  simultaneità tra la preghiera e la pioggia, che ella sollevò il capo dalla mensa  insieme ai primi tuoni: fu un solo e identico momento sollevare il capo e  precipitare la pioggia.

L'uomo di Dio capì subito che in mezzo a quei lampi, tuoni, e spaventoso  nubifragio era impossibile far ritorno al monastero e allora, un po' rattristato,  cominciò a lamentarsi con la sorella: "Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella  benedetta; ma che hai fatto?". Rispose lei: "Vedi, ho pregato te e non mi hai  voluto dare retta; ho pregato il mio Signore e lui mi ha ascoltato. Adesso esci  pure, se gliela fai: e me lasciami qui e torna al tuo monastero".

Ormai era impossibile proprio uscire all'aperto e lui che di sua iniziativa non  l'avrebbe voluto, fu costretto a rimaner lì contro la sua volontà. E così trascorsero  tutti la notte vegliando e si riempirono l'anima di sacri discorsi, scambiandosi a  vicenda esperienze di vita spirituale.

Con questo racconto ho voluto dimostrare che egli ha desiderato qualcosa, ma  non riuscì ad ottenerla. Certo, se consideriamo le disposizioni del venerabile  Padre, egli avrebbe voluto che il cielo rimanesse sereno come quando era  disceso; ma contrariamente a quanto voleva, si trova di fronte ad un miracolo,  strappato all'onnipotenza divina dal cuore di una donna.

E non c'è per niente da meravigliarsi che una donna, desiderosa di trattenersi  più a lungo col fratello, in quella occasione abbia avuto più potere di lui perché,  secondo la dottrina di Giovanni: "Dio è amore"; fu quindi giustissimo che potesse  di più colei che amava di più!

Pietro: confesso che mi piacciono moltissimo questi racconti.

tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno

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