sabato 18 settembre 2021

LEGGENDA PERUGINA

 


( COMPILAZIONE DI ASSISI )


VIZI E VIRTÙ A GRECCIO

34. Francesco amava l’eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri, e aveva  una predilezione anche per gli abitanti di quella terra per la loro povertà e semplicità.  Perciò si recava spesso a riposare e soggiornare là, attirato inoltre da una celletta  estremamente povera e isolata, dove il padre santo amava raccogliersi.

Stimolati dall’esempio e dalla predicazione sua e dei suoi frati e ispirati dalla grazia del  Signore, molti abitanti del paese entrarono nell’Ordine. Anche numerose donne  vivevano in verginità, restando a casa propria e indossando un abito religioso. Pur  dimorando in famiglia, esse conducevano vita comunitaria, coltivando la virtù e  affliggendo il corpo con digiuni e orazioni. Alla gente e ai frati esse apparivano, benché  giovani e semplici, non come persone dimoranti nel mondo e a contatto con i familiari,  bensì come viventi in comunità di religiose sante e dedite al servizio del Signore da  lunghi anni. A proposito degli uomini e delle donne di Greccio Francesco soleva dire  tutto felice ai frati: «Non esiste una grande città dove si siano convertite al Signore tante  persone quante ne ha Greccio, un paese così piccolo».

E sovente, quando alla sera i frati di quell’eremo cantavano le !odi del Signore, – ciò  che a quei tempi i frati solevano fare m molti luoghi, – gli abitanti del paese, piccoli e  grandi, uscivano dalle case, si riunivano sulla strada davanti al villaggio, e ad alta voce  rispondevano, a mo’ di ritornello, al canto dei religiosi: «Lodato sia il Signore Dio!».  Perfino i bimbi, che non sapevano ancora ben parlare, al vedere i frati lodavano il  Signore come potevano.

In quegli anni, la popolazione di Greccio era esposta a un grave flagello, che durò  parecchi anni. La zona infatti era infestata da grossi lupi, che divoravano le persone, e  ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine. Durante una predica  Francesco ebbe a dire: «Vi annunzio, a onore e lode di Dio, che se ognuno di voi si  emenderà dai propri peccati e si convertirà di tutto cuore a Lui con il fermo proposito di  perseverare, ho fiducia nel Signore Gesù Cristo che subito, per la sua misericordia,  spazzerà via questi flagelli dei lupi e della grandine, che da tanto tempo vi tribolano, e  vi farà crescere e moltiplicare nelle cose spirituali e temporali. Ma preannunzio ancora  che, se (Dio non lo voglia!) tornerete al peccato, questo flagello e maledizione  ripiomberà su di voi, unitamente a molte altre sventure più gravi».

E accadde, per disposizione divina e grazie ai meriti del padre santo, che da quell’ora  cessarono le calamità. Di più, ciò che è grande miracolo, quando la grandine veniva a  devastare le campagne vicine, non colpiva i contigui poderi degli abitanti di Greccio. Per sedici o venti anni essi videro moltiplicarsi e accrescersi i loro beni spirituali e  temporali. Ma dopo, il benessere generò l’orgoglio. Presero a odiarsi, a fare uso delle  spade fino ad ammazzarsi fra loro, uccidevano di nascosto gli animali, di notte si  davano a rapine e furti, e commettevano molte altre malvagità.

Il Signore, vedendo che le loro opere erano perverse e che non osservavano gli ordini  dati per mezzo di Francesco suo servo, si indignò contro di essi, allontanò la sua mano  misericordiosa, e così ritornò il flagello della grandine e dei lupi, come aveva predetto il Santo, e molte altre tribolazioni più dure delle antecedenti li colpirono. Infatti, tutto il  paese fu divorato dall’incendio, e gli abitanti perdettero ogni loro avere, salvando  soltanto la vita.

I frati e quanti avevano udito il discorso di Francesco, che aveva predetto prosperità e  disgrazie, ammirarono la santità di lui, constatando come ogni cosa si era verificata a  puntino.

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

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