venerdì 10 settembre 2021

VITA DI CRISTO

 


La prima tentazione  

Sapendo che Nostro Signore aveva fame, Satana indicò alcune piccole pietre nere che somigliavano rotonde forme di pane, e disse:  «Se tu sei il Figlio di Dio, comanda a queste pietre di trasformarsi in pane. (Mt. 4: 3)  

La prima tentazione del Nostro Signor Benedetto fu quella di divenire una specie di riformatore sociale, e dar pane alle moltitudini che nel deserto non avrebbero potuto trovare che pietre. La visione di un miglioramento sociale non accompagnato da una rigenerazione spirituale ha costituito una tentazione alla quale, durante tutto il corso della storia, molti uomini importanti hanno ceduto; ma questo, per Lui, non avrebbe significato servire debitamente il Padre: nell'uomo ci sono esigenze più profonde che non il grano macinato, e gioie più grandi che non la pancia piena.  

Disse lo spirito del male: «Afferma il principio del predominio dell'economia! Lascia stare il peccato!» E tuttora, con parole diverse, dice: «Il mio Commissario va nelle aule scolastiche a sollecitare i fanciulli a pregar Dio perché ottenga loro il pane; e quando alle loro preghiere non vien data risposta, ci pensa il mio Commissario a nutrirli. Il Dittatore dà il pane; Dio no, perché Dio non esiste, perché non esiste l'anima; solo il corpo esiste, e il piacere, e il sesso, e l'animale; e quando moriamo, tutto questo finisce». Satana si sforzò d'ispirare a Nostro Signore il sentimento del terrificante contrasto tra la grandezza divina, da Lui asserita, e l'attuale Sua miseria, e Lo tentò a rifiutare le ignominie della natura umana, le sofferenze e la fame, e ad usare il potere divino, se effettivamente lo possedeva, per salvare la Propria natura umana, nonché per guadagnarsi il favor delle folle. Invitò quindi Nostro Signore a cessare di agire come un uomo, e in nome dell'uomo, e ad usare i Suoi poteri soprannaturali per dare alla Sua natura umana benessere, agi e immunità dal dolore. L'aver fame non era forse, per Iddio, quanto di più stolto si potesse immaginare, dal momento che altra volta, per Mosè e il suo popolo, aveva dispiegato nel deserto una tavola miracolosa? Giovanni aveva detto che Dio avrebbe potuto suscitar figli ad Abramo dalle pietre medesime; perché, allora, Egli non le trasformava in pani per Sé? Il bisogno era una realtà di fatto; e una realtà di fatto era anche il potere, se Egli era davvero Dio; perché, allora, sottoponeva la Sua natura umana a tutti i mali e a tutte le sofferenze che sono il retaggio dell'umanità? Perché Dio accettava una simile umiliazione al solo scopo di redimere le Sue creature? «Se tu sei il Figlio di Dio, come affermi di essere, e sei qui per annullare la distruzione operata dal peccato, allora salva te stesso». Era, in tutto, il medesimo genere di tentazione che gli uomini Gli avrebbero lanciato nell'ora della Crocifissione:  

«Se tu sei il Figlio di Dio, scendi giù dalla Croce!» (Matt: 27: 40)  

La risposta del Nostro Signor Benedetto fu che, pur avendo accettato la natura umana con tutte le sue debolezze e tentazioni e rinunzie, Egli non era senza l'aiuto di Dio.  

«Sta scritto: 'Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".» (Matt. 4: 4)  

Tali parole erano tolte dall'Antico Testamento là dove esso fa menzione del modo miracoloso come gli Ebrei si erano nutriti nel deserto allorché la manna gli era caduta dal cielo. Egli dunque si rifiutò di appagare l'ardente curiosità di Satana bramoso di sapere se Egli fosse, o non fosse, il Figlio di Dio, ma asserì che Dio può nutrire con qualcosa di ben più grande che non il pane. Nostro Signore non ricorse a poteri miracolosi per provvedere cibo a Se stesso, come più tardi non avrebbe fatto ricorso a poteri miracolosi per scender giù dalla Croce: in tutti i tempi gli uomini avrebbero avuto fame, ed Egli non si sarebbe disgiunto dai Suoi fratelli affamati. Si era fatto uomo e voleva assoggettarsi a tutti i mali dell'uomo, fino all'avvento finale della Sua gloria.  

Nostro Signore non disse che gli uomini non debbano essere nutriti, o che non si debba predicare la giustizia sociale, ma negò la priorità di tali cose. A Satana, in effetti, disse: «Tu mi tenti a una religione che allevierebbe il bisogno; tu vorresti che io fossi un fornaio, invece che un Salvatore; un riformatore sociale, invece che un Redentore. Tu mi tenti ad allontanarmi dalla mia Croce, proponendomi d'essere un capopopolo da dozzina, di quelli che nutrono i ventri invece delle anime. Tu vorresti ch'io cominciassi con la sicurezza, invece di finire con essa; e recassi l'abbondanza esteriore, invece della santità interiore. Tu e i tuoi seguaci materialisti dite: 'L'uomo vive di solo pane', ma io ti dico: 'Non di solo pane'. Il pane, sì, dev'esserci, ma ricordati che perfino il pane prende da me tutto il potere ch'esso ha di nutrire il genere umano. Senza di me, il pane può nuocere all'uomo; e non c'è vera sicurezza fuori della Parola di Dio. Se io dessi solo pane, l'uomo non sarebbe più che un animale, e i cani potrebbero ben venir primi al mio banchetto. Coloro che credono in me devono star saldi in questa fede, pur se affamati e infermi, pur se imprigionati e flagellati.  

«So bene che cos'è la fame umana! Ché senza cibo ho trascorso quaranta giorni. Ma mi rifiuto di diventare un semplice riformatore sociale che provveda soltanto ai ventri. Non puoi dire che sia insensibile alla giustizia sociale, perché in questo momento io provo la fame del mondo. Io sono una cosa sola con ciascun povero membro affamato della stirpe umana. Ecco perché ho digiunato: affinché essi non possano mai dire che Dio non sa che cos'è la fame. Vattene, o Satana! Io non sono propriamente un agitatore sociale che non abbia mai avuto fame, ma Colui che dice: 'Respingo ogni disegno che prometta di far gli uomini più ricchi senza farli più santi'. Ricordati: io che dico: 'Non di solo pane', non ho assaggiato il pane per quaranta giorni!»  

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

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