LIBRO DEL PROFETA DANIELE
Lettera di Geremia
Copia della lettera che Geremia mandò a coloro che stavano per essere condotti prigionieri a Babilonia dal re dei Babilonesi, per annunciare loro quanto era stato ordinato a lui da Dio.
Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri a Babilonia da Nabucodònosor, re dei Babilonesi. Giunti dunque a Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace. Ora, vedrete a Babilonia idoli d’argento, d’oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore alle nazioni. State attenti dunque a non divenire in tutto simili agli stranieri; il timore dei loro dèi non si impadronisca di voi. Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, dite a voi stessi: «Te dobbiamo adorare, Signore». Poiché il mio angelo è con voi, ed è lui che si prende cura delle vostre vite.
Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono coperti d’oro e d’argento, ma sono simulacri falsi e non possono parlare. E come per una ragazza amante degli ornamenti, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dèi. Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro e argento, lo spendono per sé, e lo danno anche alle prostitute nei postriboli. Adornano poi con vesti, come gli uomini, gli dèi d’argento, d’oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli. Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi. Come il governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende. Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libererà dalla guerra e dai ladri. Per questo è evidente che essi non sono dèi; non temeteli, dunque!
Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi. I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano. Come per uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con porte, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri. Accendono lucerne, persino più numerose che per se stessi, ma gli dèi non possono vederne alcuna. Sono come una trave del tempio il cui interno, si dice, viene divorato, e anch’essi, senza accorgersene, insieme con le loro vesti sono divorati dagli insetti che strisciano fuori dalla terra. Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio. Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini, gli uccelli, come anche i gatti. Di qui potrete conoscere che essi non sono dèi; non temeteli, dunque!
L’oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la ruggine; persino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano. Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale. Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro vile condizione; provano vergogna anche coloro che li servono, perché, se cadono a terra, non si rialzano più. Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno, ma si pongono offerte innanzi a loro come ai morti. I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; allo stesso modo le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi. Anche una donna mestruata e la puerpera toccano le loro vittime. Conoscendo dunque da questo che essi non sono dèi, non temeteli!
Come dunque si potrebbero chiamare dèi? Poiché anche le donne sono ammesse a servire questi dèi d’argento, d’oro e di legno. Nei loro templi i sacerdoti guidano il carro con le vesti stracciate, le teste e le guance rasate, a capo scoperto. Urlano alzando grida davanti ai loro dèi, come fanno alcuni durante un banchetto funebre. I sacerdoti si portano via le vesti degli dèi e le fanno indossare alle loro mogli e ai loro bambini. Gli idoli non potranno contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re. Allo stesso modo non possono dare né ricchezze né denaro. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non lo ricercheranno. Non libereranno un uomo dalla morte né sottrarranno il debole dal forte. Non renderanno la vista a un cieco, non libereranno l’uomo che è in difficoltà. Non avranno pietà della vedova e non beneficheranno l’orfano. Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli dèi di legno, d’oro e d’argento. Coloro che li servono saranno disonorati. Come dunque si può ritenere e dichiarare che essi sono dèi?
Inoltre, persino gli stessi Caldei li disonorano; questi, infatti, quando vedono un muto incapace di parlare, lo presentano a Bel, pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse capire. Ma, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli dèi, perché non hanno senno. Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca. Quando qualcuna di loro, tratta in disparte da qualche passante, si è coricata con lui, schernisce la sua vicina perché non è stata stimata come lei e perché la sua cordicella non è stata spezzata. Tutto ciò che accade loro, è falso; dunque, come si può credere e dichiarare che essi sono dèi?
Essi sono stati costruiti da artigiani e da orefici; non diventano nient’altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano. Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dèi? Essi hanno lasciato ai loro posteri menzogna e vergogna. Difatti, quando sopraggiungono la guerra e i mali, i sacerdoti si consigliano fra loro dove potranno nascondersi insieme con i loro dèi. Come dunque è possibile non comprendere che non sono dèi coloro che non salvano se stessi né dalla guerra né dai mali? In merito a questo si riconoscerà che gli dèi di legno, d’oro e d’argento sono falsi; a tutte le nazioni e ai re sarà evidente che essi non sono dèi, ma opere degli uomini, e non c’è in loro nessuna opera di Dio. A chi dunque non è evidente che essi non sono dèi?
Essi infatti non potranno costituire un re sulla terra né concedere la pioggia agli uomini; non risolveranno le contese né libereranno chi è offeso ingiustamente, poiché non hanno alcun potere. Sono come cornacchie fra il cielo e la terra. Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dèi di legno, d’oro e d’argento, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi bruceranno là in mezzo come travi. A un re e ai nemici non potranno resistere. Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dèi?
Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi dèi di legno, d’oro e d’argento, ai quali i ladri toglieranno l’oro e l’argento e le vesti che li avvolgevano, e fuggiranno; gli dèi non potranno aiutare neppure se stessi. Per questo è superiore a questi dèi bugiardi un re che mostri coraggio oppure un oggetto utile in casa, di cui si servirà chi l’ha acquistato; anche una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa, è superiore a questi dèi bugiardi, o persino una colonna di legno in un palazzo. Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo, obbediscono volentieri. Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione. Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, esse eseguono l’ordine; il fuoco, inviato dall’alto per consumare monti e boschi, esegue l’ordine. Gli dèi invece non assomigliano, né per l’aspetto né per la potenza, a queste cose. Da questo non si deve ritenere né dichiarare che siano dèi, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini. Conoscendo dunque che essi non sono dèi, non temeteli!
Essi non malediranno né benediranno i re; non mostreranno alle nazioni segni nel cielo né risplenderanno come il sole né illumineranno come la luna. Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e aiutare se stesse. Dunque, in nessuna maniera è evidente per noi che essi siano dèi; per questo non temeteli!
Come infatti uno spauracchio che in un campo di cetrioli nulla protegge, tali sono i loro dèi di legno, d’oro e d’argento; ancora, i loro dèi di legno, d’oro e d’argento si possono paragonare a un arbusto spinoso in un giardino, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre. Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro comprenderete che non sono dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna. È migliore dunque un uomo giusto che non abbia idoli, perché sarà lontano dal disonore. (Bar 6,1-72).
Nabucodònosor può anche costruire una statua alta duecento cubiti e larga trenta, ma è sempre un’opera delle sue mani. È lui il suo autore.
Nella verità delle cose è invece Dio che ha fatto l’uomo. Mai l’uomo potrà fare un Dio. L’opera fatta è sempre inferiore a colui che la fa.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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