l. I pastori e i magi giunti alla grotta Vi trovarono, col Bambino, Maria e Giuseppe. Il Bimbo non parlava ancora; Maria e Giuseppe accoglievano, spiegavano, offrivano: erano i presentatori di Gesù, gli interpreti della sua voce.
Dio giunge a noi attraverso mediazioni create, il Trascendente comunica con noi attraverso varie specie visibili della sua presenza. Possiamo distinguere innumerevoli mediazioni gerarchizzate secondo la loro maggiore o minore connessione con lo Spirito di Dio. Così, ad esempio, il pane e il vino sono segni sensibili della presenza eucaristica di Gesù, e la sua umanità è rivestimento visibile del Verbo invisibile di Dio.
2. Tra le varie mediazioni c'è Maria. Essa è l'annunzio materno del Cristo: lo rende presente e comprensibile ai pastori e ai magi, e anche a noi. Non solo: prima della venuta di Gesù, essa, che già ne possiede lo Spirito, lo prennunzia con la propria fisionomia immacolata e verginale; quando Gesù nasce, lei gli dà un volto fatto a sua somiglianza, poi gli insegnerà un linguaggio, le prime abitudini, lo stile umano e sociale.
È vero che col tempo il Figlio trascenderà l'impalcatura educativa impressagli dalla Madre e sarà sempre più lui il maestro di lei, ma nel frattempo ne accetta tutta la mediazione materna: attinge da Maria la propria impalcatura infantile come degno supporto del suo ulteriore sviluppo, per irradiare a sua volta sulla Madre le perfezioni insondabili della sua maturità.
Gesù tra le braccia di Maria ci insegna ad accogliere con rispetto tutte le mediazioni: della Chiesa, dei Santi, del Vicario di Cristo, del sacerdote, dei genitori, dei superiori, dei buoni amici, di ogni creatura, e in modo particolarissimo quella di sua Madre. Il rifiuto delle mediazioni comporterebbe la rottura dell'armonia sapientissima con cui Dio provoca la nostra crescita.
3. Darsi a Maria significa aprirsi al rispetto, addestrarsi con amore al gioco provvidenziale degli eventi con cui Dio stimola la nostra maturazione, e cogliere, al di là di ogni mediazione creata, il volto amante di Dio.
La realtà terrena, nel suo insieme, è segno della presenza di Dio. Questa presenza ha certo dei luoghi privilegiati, quali la Chiesa, e soprattutto l'Eucaristia, dove Gesù è presente come Dio e anche come Uomo. Attraverso tutte le specie create, noi siamo chiamati e comunicare con Dio stesso, «Colui che sta al di là di tutte le case» (S. Gregorio Nazianzeno ).
I pastori e i magi si unirono all'adorazione di Maria e Giuseppe. Noi pure ci metteremo in adorazione d'amore verso il Verbo di Dio fatto Uomo.
Più che un atto, l'adorazione è un modo di essere. L'adorazione è la prostrazione del cuore verso Colui che ci ha creati, e che quindi ha su di noi il diritto di essere considerato come il Primo Amore. Egli solo può dire parole di una esigenza radicale: «Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me. Chi non rinuncia alla sua stessa vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 25 s e paralleli).
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