Peccato, affare sociale
L'amore mi ha insegnato a confessarmi spesso. A dirti il vero non è stato solo il mio amore per Gesù e per il Padre a farlo. Ha giocato un ruolo grande anche il mio piccolo amore per i fratelli, per te. È andata così.
Da prete mi trovavo - come ora del resto - a continuo contatto con la gente, piccoli e grandi. Tutti si aspettavano da me non solo santità di pensieri, ma anche generosità d'azione, disponibilità immediata, libertà interiore a ridere con loro come pure a piangere per le loro tristezze, a meravigliarmi dei loro stupori. Non era solo una loro aspettativa, era anche mio desiderio essere così. Mi accorgevo però, con sempre maggior chiarezza, che i miei peccati, anche quelli piccoli (il Signore mi perdoni se chiamo piccole le offese al suo amore!), creavano un ostacolo. I peccati, se non erano ancora perdonati nel sacramento della Riconciliazione, bloccavano il mio spirito, non gli permettevano di essere del tutto attento ai fratelli, al loro spirito; bloccavano o indebolivano la mia generosità, la mia prontezza, la mia spontaneità, la mia gioia, cose da cui tutti avrebbero avuto vantaggio: in una parola, i miei peccati bloccavano la mia capacità di essere testimone gioioso di Gesù Cristo.
Questo succedeva a me prete. Ero prete e non posso dirti una cosa per un'altra. Credo però che la stessa esperienza la faccia anche tu, anche se non sei prete. Anzi, ti assicuro che è così anche per te: tu forse non te n'accorgi, se ancora non hai sensibilizzato la tua anima ed il tuo spirito a recepire questi fatti. Io però ho esperienza di uomini e donne, giovani, adulti e anziani di ogni condizione: per questo posso assicurarti che succede così anche per te.
L'amore per i miei fratelli dunque, accanto all'amore per Dio, in definitiva "l'amore", mi ha convinto e spinto a cercare spesso un prete. Lo cercavo anche di giovedì, non solo al sabato, e - occorrendo - usavo le ruote di qualche mezzo privato o pubblico: bici, moto, auto. L'amore è capace di queste cose.
Ti ho detto come ho fatto io. Un giorno mi dirai come avrai fatto tu: ci terrei che tu me lo raccontassi!
L'amore a Dio e l'amore ai fratelli è un unico amore. Il cuore che ama non è diviso tra Dio e i fratelli. Il cuore che ama è in Dio e raggiunge i fratelli amati da Dio.
Così pure il male che io faccio è contro Dio ed è contemporaneamente contro i fratelli. Il peccato più nascosto estende le sue conseguenze malvagie su tutti i miei rapporti sociali. Ogni mio peccato rende meno bello, meno credibile il volto della Chiesa, le toglie la dimensione divina, abbassa il tono generale della parrocchia e della comunità cui appartengo, sostiene gli altri nella loro tiepidezza, se non ve li attira addirittura.
Dal momento che io sono membro della Chiesa, ogni mio peccato le appesantisce il cammino. La Chiesa è resa leggera e vivace dallo Spirito Santo che l'avvolge e la riempie. Se io introduco in essa un altro "spirito", e lascia che il Maligno - attraverso il mio peccato - vi ci metta lo zampino... la sua testimonianza non è più chiara, la sua preghiera diventa menzogna: con la bocca dice "venga il tuo regno" e con le opere compie il male.
Ogni peccato di un cristiano è aggravato proprio per il fatto che non è solo offesa a Dio, ma anche offesa alla famiglia di Dio, la Chiesa.
Ancora peggio se il mio peccato è nascosto agli occhi degli uomini: se lo vedessero almeno saprebbero difendersi! non vedendolo credono ancora al mio esempio, divenuto per nulla carico di fede e d'amore. Ogni mio peccato contro Dio è, quindi, un furto alla comunità cristiana, come pure ogni peccato che offende un uomo è offesa diretta a Dio, che lo ama.
Anche il perdono che io ricevo dal prete è perdono sia di Dio che degli uomini. I membri della comunità cristiana riconoscono al prete, oltre alla rappresentanza di Dio, anche quella del Vescovo e dei membri della Chiesa. Il Vescovo, che ha ricevuto per successione apostolica i poteri affidati da Gesù agli apostoli, è il solo a poter perdonare i peccati nel nome di Dio; egli dà partecipazione di questo compito ai suoi preti. (Difatti, se io vado in un'altra diocesi devo chiedere al Vescovo di quel luogo il permesso di confessare. Il mio Vescovo me l'ha dato per la sua Diocesi, per la sua comunità diocesana. Questa legge è una garanzia per te, perché tu non possa essere imbrogliato da qualcuno che voglia spacciarsi per prete)!
I cristiani che ricevono il perdono di Dio sentono di essere pure già perdonati da tutta la Chiesa, da tutti i cristiani: ciò che fa il Capo è accolto dal Corpo, quello che fa Cristo lo fa pure la Chiesa. Il perdono che io prete ti dò è anche il perdono dei cristiani. Essi lo sanno e, quando vedono che mi dispongo ad ascoltare i peccati dei loro fratelli per perdonarli, essi pure dispongono il proprio cuore a perdonare tutto a tutti.
Questa del resto è una condizione essenziale per esser noi stessi perdonati da Dio. Se io non perdono agli altri le loro offese non sono in grado di ricevere il perdono da Dio. Gesù ce lo ha voluto mettere in testa così profondamente: "Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori"! Ma gli altri mi offendono spesso! C'è qualcuno poi che me le combina grosse! Quante volte posso perdonare? Non ti meravigliare. San Pietro aveva questo problema. Sai già cosa gli ha risposto Gesù (Mt 18,21-35).
Mi sembra di capire così il pensiero di Gesù: se perdoni veramente una volta, sei di nuovo in piena unità di amore col fratello che ti aveva fatto torto. Il prossimo perdono che gli darai sarà soltanto ancora il primo. Come fai a contare quante volte hai perdonato? Questi calcoli sarebbero il segno che non hai mai veramente perdonato.
Don Vigilio Covi
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