venerdì 25 luglio 2025

Cosa fare con questi diavoli

 


LE PRESENZE 


Durante un colloquio con una signora, ebbi la chiara sensazione che a un certo punto lei non mi seguisse più nel ragionamento. Domandai: «Hai capito bene quello che ti sto dicendo?». Rispose: «Mi ripeta per favore, padre, le ultime sue espressioni, perché in questo momento lo spirito mi stava dicendo alcune cose e non ho capito quello che diceva lei». Più simpatico ancora il fatto di una ragazza che mi interruppe mentre parlavo dicendomi: «Lo spirito mi suggerisce di dirti che sei un imbecille». Risposi con calma: «Digli che gli ricambio volentieri il complimento». 

Nel dilagare dei fenomeni occulti, diventa sempre più frequente, anche se non è una esperienza nuova, il fatto delle cosiddette «presenze». Sono molte le persone che sentono interiormente parlare delle presenze invisibili che le accompagnano ininterrottamente. È come uno strano compagno di vita e di viaggio che ti affianca in continuazione, si interessa della tua vita e dei tuoi problemi, parla, ti spiega, ti consiglia e, anche volendo, non riesci a liberartene. 

Un grande esperto, come il padre Matteo La Grua, riesce ottimamente a fare una variegata panoramica su di un fenomeno così particolare. 

«Un punto difficile di diagnosi restano sempre le presenze estranee che si autorivelano. Anche sotto il profilo teologico la questione non si può dire risolta. Nel corso della preghiera si presentano delle entità, le più diverse, come talvolta avviene nelle sedute spiritiche. Parlano in lingua volgare, nel dialetto del luogo o in altri dialetti, spesso in lingue, francese, inglese, tedesco, giapponese, arabo, qualche volta correttamente, più spesso approssimativamente. 

Le entità si qualificano come persone morte, di epoca recente o anche antica, in incidenti di strada o di lavoro, più spesso uccise. Appartengono alle più disparate categorie sociali, professionisti, operai, commercianti, casalinghe, pastori, contadini, soldati, preti, frati, suore. 

Narrano i particolari della loro vita prima della loro morte violenta, dando le loro generalità, che tante volte alla verifica risultano vere, altre volte invece false. 

Alcuni di questi «individui» sono entrati spontaneamente, altri sono stati mandati, o per fare del male o per proteggere una persona. Alcuni si mostrano cattivi, pieni di livore e di odio, altri invece si mostrano buoni, religiosi, credenti in Dio. Altri si dicono dannati per sempre, in attesa di cadere nell'inferno, altri invece sono in viaggio verso Dio, come in uno stato di purificazione. Tanti esortano la persona a fare opere buone, persuasi che le opere buone della persona posseduta giovino anche a loro. Ne ho incontrati di quelli che, rammaricati di non poter amare Dio, tentano di avvicinarsi a lui e di sentire l'eco dell'amore nella persona posseduta. Spesso aiutano la persona a pregare, pregano essi stessi nella persona rispondendo con devozione alle preghiere, o anche pregando spontaneamente. 

Alcuni, che si qualificano inviati da Dio, indicano lo stato in cui si trova la persona posseduta, quanti spiriti ha in corpo, e danno consigli per liberare la persona. Tanti domandano suffragi, e quando si è pregato per loro mostrano quiete, gioia, e ringraziano l'orante» (M. La Grua, La preghiera di liberazione, cit., p. 72). 

Il fenomeno delle «presenze» crea un interrogativo che ha anche una grande importanza sul piano pastorale: «Sono sempre e solo i demoni che in modo ingannevole cercano di avvicinarsi all'uomo o invece ci sono "spiriti vaganti” di uomini che, non trovando pace dopo la loro morte, sono alla ricerca di una compagnia umana a volte con scopi positivi, a volte invece con scopi devastanti?». 

Mons. Corrado Balducci scrive: «In questo campo di supposizioni circa la presenza del preternaturale, vorrei avanzare una eventualità, che ha vari motivi per essere sospettata come non solo possibile ma reale. Certi disturbi strani, persistenti non potrebbero anche far pensare a volte alla presenza di anime di defunti? Non potrebbe essere questa una maniera per attirare la nostra attenzione, per chiedere suffragi, particolari preghiere, o altro?... 

Non sappiamo, per altro, quali siano i modi più o meno opportuni, cosa possa essere congruo o non congruo a certe entità, quali sono le anime dei defunti, per manifestarsi o meno, per farsi o meno sentire presenti, dal momento che esse vivono in una situazione e in categorie completamente diverse e da noi, inimmaginabili, trattandosi del regno dello spirito: sappiamo poco o nulla di loro, della loro parentesi purgativa più o meno lunga e di quelle che in purgatorio fossero nello stato più grave e più tragico, senza per questo pensarle all'inferno, dal momento che di nessuna possiamo affermare con certezza che vi sia» (C. Balducci, Il diavolo, cit., p. 323). 

La supposizione che almeno nella gran parte di questi casi non si tratti di autentici demoni, ma di spiriti vaganti in difficoltà, nasce dalla marcatissima diversità che c'è tra l'indemoniato e colui che invece sente le presenze: 

nei casi di ossessione i demoni manifestano violenza, odio, rabbia, linguaggi e gesti di incredibile forza e potenzialità negativa; al contrario il rapporto con le presenze non è mai violento, anche se spesso fastidioso. A volte è addirittura sereno e finalizzato a offrire un sincero aiuto. 

Sembrerebbe perciò più logico escludere i demoni e pensare a spiriti vaganti. 

Ma c'è un però... E il però viene da una paroletta latina di tre sole lettere: «mox» che significa «subito». Il Concilio Ecumenico di Lione del 1274, sotto il titolo «Sorte dei defunti» (numeri 856-859), dice che, dopo la morte, le anime dei defunti vengono «subito» (mox) assegnate al loro destino eterno di salvezza o di perdizione. Questa affermazione è stata successivamente ripresa con parole quasi identiche dal Concilio Ecumenico di Firenze del 1439. 

Dunque la dottrina della chiesa non ammette questo libero e indiscriminato vagare degli spiriti umani dopo la loro morte? Il discorso rimane aperto e andrebbe affidato ai teologi, che in questi tempi però sembrano in tutt'altre faccende affaccendati. 

La questione, come dicevo, ha una notevole rilevanza sul piano pastorale. L'esorcismo, che ordinariamente usiamo anche in questi casi, forse non è un mezzo idoneo perché espressamente diretto contro gli angeli ribelli. Che fare allora? Io penso, e lo dico quando mi capitano questi casi, che bisogna ricordare l'inizio del nostro Credo: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili». 

Iddio è creatore e signore di tutte le realtà, anche invisibili e di qualunque genere siano. Perciò affidarsi a lui, con la preghiera e con la fiducia, è sempre efficace per ottenere la liberazione dalle strane «presenze». 

Sacerdote Esorcista Raul Salvucci 


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