Faraone e Nabucodonosor
figura dell'ultimo Anticristo.
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Non solo nel mondo vi sono e vi furono molti Anticristi, ma vi esistettero inoltre molte figure del medesimo. L'ultimo Anticristo sarà un re empio, superbo, prestigiatore, e terribile persecutore dei buoni. Or bene, non pochi re ed imperatori in ciò lo precedettero, e perciò lo prefigurarono, ed i principali che più gli rassomigliarono sono Faraone, Nabucodonosor, Antioco e l'imperatore Nerone. Iddio permise che questi mostri prefigurassero l'ultimo vuoi per i buoni, vuoi per i cattivi; per i buoni in prima affinché conoscendolo prima nelle sue figure non si spaventassero di troppo alla sua comparsa, e pei cattivi affinché vedendo quali castighi sopraggiunsero alle figure sapessero quali attendono il reale Anticristo ed i suoi, non aderiscano poi al medesimo, ma lo fuggano se non vorranno essere colti dagli stessi mali.
Se ne stavano i buoni figli d'Abramo, il popolo eletto del Signore, figura del popolo cristiano, da più anni nell'Egitto, ed erano amati da tutti gli Egiziani, vuoi per la robustezza degli uomini, vuoi per la perizia delle donne nell'arte del tessere e del tingere, vuoi specialmente per la loro bontà, e vuoi molto più per le grandi cose a loro pro operate da Giuseppe. Quando salì sul trono un re, non più come gli antichi, buono, ma di un'altra famiglia, cattivo, il quale ignorando quanto aveva operato Giuseppe, figura del Cristo, a pro degli Egiziani, non voleva più osservare le leggi saggiamente istituite dal medesimo, ma ne voleva fare delle nuove, e perciò era un re nuovo d'origine, di pensieri, di abitudini, di costumi e di governo. Surreait interea rea novus super Aegyptum, qui ignorabat Ioseph. (Exod. I).
Costui, vero tipo dei tiranni e dei persecutori, scorgendo come crescesse il popolo santo, e quanto fosse forte, temendone il potere, stabilì di opprimerlo ed umiliarlo. Raunatisi perciò attorno i principali Egiziani, si parlò loro: ecco che il popolo d'Israele è numeroso, ed è più forte di noi; su via cerchiamo d'opprimerlo con astuzia affinché non si moltiplichi più; ed affinché, se ci accada qualche guerra non si unisca ai nostri nemici, e dopo averci vinti se ne parta da noi. Piacque agli Egiziani il previdente consiglio del re, ed egli prepose agli Israeliti dei prefetti, i quali li costringevano a lavorar molto per indebolirli e farli così perire; ma quanto più costoro li vessavano tanto più si moltiplicavano e cresceano in numero. Deluso in questa sua aspettazione l'empio re chiamate le levatrici ordinò loro che uccidessero tutti i figli maschi degli Ebrei che sarebbero nati. E non facendolo quelle per timore di Dio, crescendo in barbarie, comandò che si gettassero nel fiume tutti i neonati maschi, e si riserbassero solo le figlie. Praecepit ergo Pharao omni populo suo dicens: quidquid masculini sexus matum fuerit, in flumen proicite: quidquid foeminini reservate. (Exod. I).
Piangenti d'inframezzo alle loro fatiche i figliuoli d'Israele, alzarono le loro preghiere al Signore, il quale, ricordatosi dei medesimi, mandò loro Mosè ed Aronne a liberarli. Entrati essi da Faraone sì gli parlarono: queste cose dice il Signore Iddio d'Israele; lascia andare il mio popolo affinché sacrifichi a me nel deserto. Cui superbamente Faraone: chi è il Signore che io ascolti la sua voce e lasci andare Israele? non conosco punto il Signore e non lascerò andare Israele. Quis est Dominus, ut audiam vocem eius, et dimittam Israel? nescio Dominum, et Israel non dimittam. Ed essi: il Dio degli Ebrei ci ha chiamati, affinché andiamo nella solitudine e sacrifichiamo al Signor nostro. Ed egli: perché, voi Mosè ed Aronne, allontanate il popolo dal suo lavoro? andate alle vostre fatiche. Questo popolo è numeroso, vedete che la turba crebbe, molto più ciò avverrà se gli date riposo dal lavoro. E comandò in quel giorno stesso ai prefetti che più non dessero la paglia per i mattoni, come per lo innanzi, ma che fossero costretti a procurarsela essi stessi, e che stabilissero il numero dei mattoni che ciascuno doveva fare, e che non lo diminuissero punto. Imperocché diceva egli: perché stanno oziosi van dicendo: andiamo e sacrifichiamo al Dio nostro; siano oppressi col lavoro e lo facciano, affinché non credano a parole mendaci (Exod. V).
Iddio mandò di nuovo Mosè ed Aronne a Faraone, col potere di far miracoli onde provare la divinità della loro missione. Come gli furono innanzi, fatta di nuovo l'ambasciata, avendo egli domandato loro dei segni in prova della verità della loro asserzione, Mosè presa in mano la sua verga la gettò innanzi al re, ed essa si convertì tosto in serpente. Non si arrese Faraone al miracolo, ma fatti chiamare i sapienti ed i maghi, essi con incantazioni e misteri, loro solo noti, gettate le loro verghe restarono anch'esse serpenti. Ma quel di Mosè di voratili tutti restò di nuovo verga come prima.
Non cedendo ai miracoli, Dio mise mano ai castighi, l'ultimo dei quali fu terribilissimo ed operato dallo stesso Cristo. Essendo Mosè ed Aronne comparsi di nuovo innanzi a Faraone, così gli parlarono: queste cose dice il Signore: Israele è il mio Figliuolo primogenito. Io ti ho detto di lasciare andare il mio figliuolo affinché mi serva; e non hai voluto lasciarlo partire. Ecco che io darò morte al tuo figliuolo primogenito (Es. IV).
Il che avvenne e si estese il castigo ai primogeniti di tutti gli Egiziani e fino a quelli delle loro bestie. Ma ascoltiamo la Sacra Scrittura. Mentre un tranquillo silenzio occupava tutte le cose, e la notte facendo il suo corso era alla metà del viaggio, la onnipotente tua Parola (il Cristo), o Signore, dal cielo, dal trono reale, quale terribile campione discese in mezzo alla terra destinata allo sterminio. Essa, come acuta spada portante il tuo irresistibile comando, al suo venire empì tutto di morte. Cum enim quietum silentium continerent omnia, et noa in suo cursu medium iter haberet, omnipotens Sermo tuus de coelo a regalibus sedibus, durus debellator in mediam extermini terram prosilivit, gladius acutus insimulatum imperium tuum portans, et stans replevit omnia morte. (Sap.-XVIII).
Tutto spaventato per questo castigo, Faraone e tutti i suoi consiglieri, fatti chiamare Mosè ed Aronne, in sul momento disse loro: alzatevi ed uscite dal mio popolo, voi e i figli d'Israele; andate e sacrificate al Signore, come dite, e partendovene beneditemi. Gli Egiziani poi facevano loro fretta, dicendo loro: partitevene affinché non moriamo tutti. E perché pentitosi di poi si mise ad inseguire il popolo santo, il Signore lo distrusse egli ed i suoi e li seppellì tutti in questo modo. Aveva Faraone col suo esercito in numero di cinquantamila cavalieri e duecentomila pedoni, secondo scrive Giuseppe, raggiunto gli Israeliti vicino al Mar Rosso, quando essendosi essi cacciati nel medesimo, diviso a mo'di canale, da Mosè, Faraone con tutto il suo esercito, accecato e non badando al miracolo, si gettò anche nel medesimo. Come gli Ebrei raggiunsero l'opposta riva, essi già erano nel mezzo del mare, quando il Signore dalla nube, guardando sdegnato Faraone co' suoi, li gettò giù dai loro cavalli, e sconvolse i loro carri. Un sol grido si fece allora sentire: fuggiamo Israele perché Dio combatte per esso contro di noi; ma non furono nemmeno più in tempo a rialzarsi, che le onde riunitesi li seppellirono. (Esod. XIV).
Lo stesso sarà dell'Anticristo; egli sarà in prima un re nuovo, nuovo nei suoi disegni, nuovo nelle sue opere, e nuovo nei suoi pensieri, e nella sua fede; egli non crederà come quelli che lo precedettero, in Dio e nel suo Cristo, ché anzi egli lo conoscerà nemmeno; egli perseguiterà il popolo cristiano, e sebbene sarà pregato e minacciato a desistere da un tanto male dal Papa, da Enoch e da Elia, egli non cesserà punto, e come Faraone loro risponderà: Quis est Dominus ut audiam vocem eius? nescio Dominum. Che anzi agli innumerevoli miracoli operati dal Signore a provare, che egli è il Cristo, ed a quelli che egli opererà per Enoch ed Elia egli opporrà i suoi prestigi diabolici, e quelli de' suoi ministri, onde provare che è lui stesso il Cristo! Ma come Faraone, co' suoi anch'egli perirà.
Uno fra i più grandi re dell'antichità fu Nabucodonosor, a lui diceva Daniele: tu sei il re dei regni, e il Dio del cielo ha dato a te regno e fortezza, e impero, e gloria. E al tuo potere ha assoggettato tutti i luoghi dove abitano i figliuoli degli uomini, e le bestie del campo, e gli uccelli dell'aria ha dato in tuo potere e sotto il tuo dominio ha poste tutte le cose. Tu re sei divenuto grande e la tua grandezza è cresciuta e si è innalzata sino al cielo, e la tua possanza sino all'estremità di tutta la terra. Vedendosi sì grande e non iscorgendo alcuno che si opponesse ai suoi voleri, pensò di farsi adorare per Dio. A tal fine, l'anno trentesimo settimo del suo regno, fece una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e la fece innalzare nella campagna di Dura, provincia di Babilonia. Nabuchodonosor rea fecit statuam auream altitudine cubitorum sexaginta, latitudine cubitorum sex, et statuit eam in campo Dura, provinciae Babylonis. (Dan. II et III).
Il che fatto, mandò a raunare i satrapi, i magistrati e i giudici, i capitani, i dinasti, e i prefetti, e tutti i governatori delle provincie affinché tutti insieme si recassero alla dedicazione della statua da lui alzata. Venuti da ogni parte e stando raunati attorno alla medesima, il banditore si mise a gridare ad alta voce. S'ordina a voi popoli, tribù e lingue, che nel punto istesso in cui udirete il suono della tromba, del flauto, della cetra, della zampogna, del saltero, del timpano, e degli strumenti musicali d'ogni genere, prostrati adorate la statua eretta dal re Nabucodonosor.
Che se alcuno non si prostra ed adora, nello stesso punto sarà gettato in una fornace di fuoco ardente: se qualcuno infatti non si prostrerà ad adorare, sarà gettato nella fornace di fuoco ardente. Sentito ciò, tutti quei vili si prostrarono e la adorarono: tutti i popoli adoravano la statua d'oro che Nabucodonosor aveva eretta. (Dan. III). Tra tanti vili si trovarono tre uomini coraggiosi, i quali credevano nel vero Dio ed avevano fede nel suo Cristo; essi erano Ebrei, e prefetti della provincia di Babilonia, i quali non si inginocchiarono affatto. La cosa fu subito riferita al re, il quale si adirò e ordinò che fossero condotti davanti a lui. Quando li vide, così parlò loro: è vero, o Sidrach, Misach ed Abdenago, che voi non rendete culto ai miei Dei e non adorate la statua d'oro eretta da me? Ora, se siete disposti a farlo, bene per voi; ma se no, sarete nello stesso punto gettati in una fornace di fuoco ardente, e chi è quel Dio che vi possa sottrarre dalla mia mano? A cui essi risposero: non è necessario che ti diamo risposta su questo; poiché certamente il nostro Dio, che noi adoriamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e sottrarci al tuo potere, o re. E se non vorrà, sappi tu, re, che noi non rendiamo culto ai tuoi Dei, né adoriamo la statua d'oro da te eretta. Se non lo farà, sappi che noi non adoriamo i tuoi Dei, e non adoriamo la statua d'oro che hai eretta. A quella risposta libera e nobile, Nabucodonosor andò in furia e comandò che si facesse il fuoco nella fornace sette volte di più di quanto si suole fare, e ordinò a uomini fortissimi del suo esercito di gettarli vivi dentro. (Dan. III). Fu subito ubbidito, perché l'ordine del re era pressante, ma le fiamme uscite dalla fornace bruciarono quei scellerati ministri e tutti i curiosi spettatori. E l'Angelo del Signore disceso con essi allontanò da loro la fiamma del fuoco, e fece sì che nel mezzo della fornace soffiasse come un umido vento e il fuoco non toccasse in alcun modo, né li afflisse, né diede loro molestia alcuna. A quel miracolo, estatici, sciolsero le loro lingue e così iniziarono a lodare il Signore. Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, lodevole e glorioso, ed esaltato sopra tutte le cose per i secoli. Piogge e rugiade, benedite il Signore, lodatelo ed esaltatelo sopra tutte le cose per i secoli. Venti di Dio, benedite tutti il Signore, lodatelo ed esaltatelo sopra tutte le cose per i secoli. Fuochi e calori, benedite voi il Signore, lodatelo ed esaltatelo sopra tutte le cose per i secoli. E voi Anania, Azaria e Misael, benedite il Signore, lodatelo ed esaltatelo sopra tutte le cose per i secoli. Poiché egli ci ha liberati dall'inferno, e ci ha salvati dalle mani della morte, e ci ha tratti di mezzo all'ardente fiamma, e ci ha cavati di mezzo al fuoco. Rendete grazie al Signore perché egli è buono, perché la sua misericordia è eterna. (Dan. III).
Dio castigò la superbia di Nabucodonosor facendolo restare, senza però cessare di essere uomo, nella figura e negli istinti di una bestia. Prese nella faccia un aspetto ferino, e gli crebbero tanto i capelli da coprire tutto il corpo. Lasciato il camminare retto proprio dell'uomo, prese a camminare curvo sui piedi e sulle mani come i quadrupedi, s'inselvì e si mise come le bestie a mangiare l'erba delle selve. Uguale, anzi più grande sarà la superbia dell'Anticristo, scorgendosi il più grande e potente re del mondo, e vedendosi da tutti i suoi vilmente adulato, vorrà essere adorato per Cristo e per Dio. Farà quindi innalzare ovunque la sua statua, che vorrà essere adorata da tutti i suoi sudditi sotto pena di morte. Ma Dio umilierà la sua superbia, come e molto più di quella di Nabucodonosor.
DEL PADRE VIATORE C0MBA

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