GLI ULTIMI GIORNI DI TERESA NEUMANN
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, Eichstàtt era diventata una seconda patria per Teresa, che trascorreva lunghi periodi nella casa del professor Wutz. Dopo la morte della sorella Ottilia, che aveva continuato per molti anni a gestire la casa anche dopo la morte del professore, la casa fu venduta. D'accordo con Anni Spiegì, Teresa decise di trascorrere un certo tempo ad Eichstàtt per vuotare dei mobili l'abitazione, e scelse il periodo tra il 6 e il 20 agosto 1962, quando Anni aveva le ferie. Dal libro della Spiegì riportiamo la descrizione di quei giorni: «Teresa arrivò ad Eichstàtt domenica 5 agosto, alle cinque del pomeriggio.
Mi aveva telefonato prima di partire perché mi facessi trovare a casa. Io credevo che sarebbero stati giorni difficili, dato che per Resl c'erano tanti bei ricordi ed esperienze legati ad Eichstàtt e alla casa di Wutz. Ma non fu così. Appena arrivata, Resl mi confidò i suoi nuovi progetti: aveva l'intenzione di costruire a Konnersreuth un convento dedicato alla preghiera. Il progetto veniva da Sua Eccellenza il vescovo di Ratisbona, dottor Rudolf Graber, il quale aveva scritto a Teresa di pregare per la realizzazione di un convento dedicato alla preghiera che egli desiderava far sorgere nella sua diocesi: qui si sarebbe dovuto pregare soprattutto per le necessità e i bisogni della diocesi stessa. Resl aveva fatto subito suo questo progetto. Quando poco tempo dopo le fu offerto un terreno, le fu chiaro che il convento doveva sorgere a Konnersreuth. Andò quindi dal vescovo, il quale fu subito d'accordo. Si trattava ora di scegliere l'ordine per il convento. Da principio ci fu qualche difficoltà, poi Resl pensò alle Carmelitane di Ratisbona: la piccola santa Teresa, che era stata carmelitana, le aveva ispirato questa scelta? Resl discusse la cosa con la superiora, che le promise cinque suore.
Così Resl aveva bisogno della cappella e dei mobili della casa di Wutz per il nuovo convento. Era così entusiasta del suo nuovo progetto che non sentiva il dolore di interrompere il legame con Eichstàtt. Cominciammo il lavoro subito il giorno dopo: ad aiutarci c'erano anche sua nipote Maria Pflaum, suo fratello Ferdinand e un chierico dei Cappuccini. Secondo le sue consuetudini, Resl volle che tutto fosse impacchettato e pulito a fondo. Era di ottimo umore e lavorava dalla mattina alla sera. In trent' anni in una casa si finisce per ammucchiare molta roba che non vale la pena di essere conservata. Allora facemmo in cortile un fuoco per bruciare ciò che non serviva. Era Teresa a scegliere e a bruciare. Vorrei a questo proposito raccontare un piccolo episodio tipico dell'animo di Resl. Quando il fuoco era ormai molto grande, io scesi con un vecchio cuscino, lo gettai tra le fiamme e dissi a Resl: "Ecco, questo andrebbe proprio bene per un bel martirio. Che cosa faresti se dovessi salire sul rogo?".
E lei con decisione: "Se fosse il Salvatore a volerlo, ci andrei subito. Direi: Salvatore, con te! e salterei nel fuoco". E i suoi occhi brillavano mentre diceva queste parole. Io rimasi molto impressionata!». Quando il lavoro fu terminato e i mobili spediti a Konnersreuth, Resl partecipò anche alla pulizia radicale della casa, poi volle esser lasciata sola alcune ore nelle stanze dove aveva trascorso tante ore felici. Era previsto che sarebbe andata poi a dormire a casa di Anni, dove Resl non era mai stata, in quanto era sempre l'amica che la raggiungeva a casa Wutz. Quando fu nella piccola e accogliente casa di Anni Spiegì, si dichiarò felice di esserci e aggiunse: "Ora ho di nuovo una casa ad Eichstàtt!".
I giorni successivi furono dedicati alle visite, agli incontri con gli amici di Eichstàtt; quando le ferie di Anni finirono, Resl tornò a Konnersreuth. Già il 27 agosto scriveva però all'amica che sarebbe tornata il 1° settembre insieme al pastore Naber, che nonostante i suoi 92 anni era ancora vivace e in ottima salute. Il progetto fu realizzato e i tre amici trascorsero ancora alcune belle ore insieme ad Eichstàtt. Poco dopo il suo arrivo Resl ebbe però un piccolo attacco cardiaco: siccome non poteva ingoiare nulla, non prese alcuna medicina e si limitò a farsi massaggiare con acqua di Colonia, cosa che le faceva bene. Dato che era molto abituata alle sofferenze da cui ben di rado era esente, accettò senza problemi anche questo piccolo malore, da cui peraltro la mattina dopo sembrava essersi completamente ripresa. Fu infatti in grado di ricevere alcuni amici, di ascoltare la Messa e poi di proseguire il viaggio per Weingarten, come progettato.
Il 9 settembre lei e padre Naber erano di ritorno ad Eichstàtt, sereni e in buona salute. Teresa avrebbe voluto trattenersi più a lungo, ma aveva fretta di tornare a Konnersreuth per dare inizio ai lavori del convento. Un paio di giorni in compagnia dell'amica, e poi si rimise in viaggio per Konnersreuth, con la promessa ad Anni Spiegì di tornare presto insieme a padre Naber. Era il 10 settembre: otto giorni dopo, il 18 settembre 1962, Anni veniva informata per telefono della morte di Resl.
La morte
Da anni Teresa Neumann soffriva di angina pectoris, e con ogni probabilità il viaggio, intrapreso ad Eichstàtt e Weingarten per mandare avanti il progetto del convento fu uno strapazzo. Tornata a Konnersreuth si dedicò alle abituali occupazioni, andò in chiesa, ornò l'altare di fiori, ebbe le visioni. Il 15 settembre subì un violento attacco cardiaco, contro il quale a nulla valsero le punture e i massaggi al cuore che il medico le praticò. Aveva dolori tanto forti da non riuscire a stare sdraiata, per cui fu sistemata a sedere sul letto, sorretta da cuscini: rimase così fino al 18 settembre, quando spirò fra le braccia della sorella Maria. La mattina alle undici aveva ricevuto per l'ultima volta la comunione dalle mani di padre Naber, il quale nel suo Diario così ricorda quei momenti: «Ricordo l'ultima comunione di Resl. Mi aveva chiesto di portargliela a mezzogiorno, ma alle undici mi mandò a chiamare dicendo che desiderava comunicarsi subito. Andai e la trovai molto debole. Chiese anche a Maria di portarle un po' d'acqua perché si sentiva la bocca molto riarsa. Dal 1927 non aveva più preso neppure una goccia d'acqua e rimanemmo molto stupiti alla sua richiesta. Tuttavia né Maria né io avemmo la percezione della fine, perché già molte volte era stata in condizioni altrettanto penose. Presi un cucchiaio con qualche goccia d'acqua e posai la particola sulla punta, avvicinandola alla sua bocca. Ma appena mi avvicinai col cucchiaio, l'ostia sparì senza che Resl l'inghiottisse. A lei succedeva sempre che la specie del pane non si dissolvesse, come capita a noi, in circa un'ora, ma restava intatta fino a poco prima della comunione successiva: così aveva sempre la percezione della presenza del Salvatore in lei.
Questo le dava forza e gioia. Quando le domandavo: "Di che vivi?", lei rispondeva semplicemente: "Del Salvatore". Noi avemmo l'impressione che poco prima della morte il Salvatore fosse voluto andare ancora una volta da lei. Dopo aver comunicato Resl, fui chiamato in confessionale e poi a tavola. All'improvviso sentimmo il campanello della camera della Resl, Maria corse su e qualche minuto dopo la sentimmo gridare: "Signor parroco, signor parroco!". Salii anch'io, ma era troppo tardi: la vita era fuggita. Maria disse: "Pare la morte dell'estasi della passione!", e non voleva credere che fosse morta davvero. Aveva visto almeno cinque o seicento volte sua sorella soffrire col Salvatore l'agonia del venerdì e alla fine reclinare la testa esausta, senza dar segno di vita. Maria si aspettava che da un momento all'altro la sorella si riprendesse, ma non fu così. Resl era davvero morta fra le sue braccia».
Dal martedì, giorno della morte, al sabato, giorno del funerale, Teresa rimase composta nella bara nella stanza di soggiorno della sua casa: davanti a lei sfilarono migliaia di persone, accorse a dare l'estremo saluto alla Resl. Fu constatato dai medici presenti che sebbene la bara fosse rimasta aperta per più di tre giorni in una stanza non grande e dal soffitto basso, con la stagione ancora calda e i ceri accesi in permanenza, non era avvertibile nessun segno di decomposizione né alcun odore cadaverico. Una folla di almeno diecimila persone, giunta con i pullman anche da molto lontano (Olanda, Svizzera, Francia, Belgio, Austria, oltre che da tutte le regioni della Germania) accompagnò Teresa Neumann al piccolo cimitero di Konnersreuth, dove fu sepolta accanto alla sorella Ottilia, presso la grande croce di granito che Teresa stessa poco tempo prima aveva contribuito a far collocare nel camposanto.
La tomba di Teresa è tuttora meta di un incessante pellegrinaggio; è coperta di fiori e di ex voto attestanti le grazie ottenute per sua intercessione.
Discorso commemorativo del parroco T Schuhmann al funerale di Teresa Neumann
Il 22 settembre 1962 Teresa Neumann fu sepolta nel piccolo camposanto di Konnersreuth. Il nuovo parroco del paese, Josef Schuhmann, pronunciò un discorso commemorativo che riportiamo, perché esprime bene i sentimenti che la morte inattesa e improvvisa della stigmatizzata di Konnersreuth suscitò negli animi di tutti e ripercorre inoltre in maniera esemplare le tappe fondamentali della sua vita e il loro significato autentico.
«La mia beatitudine è essere vicino a Dio; Dio è il mio rifugio (Salmo 72,28). Con queste parole ci presentiamo alla tomba ancora aperta della nostra sorella Teresa Neumann, che è tornata al Padre. "E vero? E davvero morta? Forse tornerà in sé: già tante volte è stata molto malata e vicina alla morte, e poi il suo cuore ricominciava a battere". Così si chiedevano e speravano i fratelli Neumann mentre vegliavano al letto della loro sorella stigmatizzata. Non riuscivano a credere e a rendersi conto che la loro cara Patin (madrina), come era chiamata da tutti i parenti più stretti, se ne fosse andata così in fretta, senza una parola di commiato. Pregando in silenzio, assorto in meditazione, il suo anziano confessore e amico padre Naber stava seduto insieme a loro al letto di morte. "É vero? É davvero morta?". Se lo chiedevano anche i vicini e la gente della strada, amici e conoscenti, le autorità e i giornalisti di Ratisbona e di Monaco che ricevettero la notizia nel giro di poco tempo. Sì, questa è la dolorosa verità.
Teresa Neumann è morta, è davvero morta. Il suo cuore aveva appena cessato di battere quando fui chiamato a darle l'estrema unzione, il sacramento della morte. Giovedì della settimana scorsa, vigilia della festa dell'Esaltazione della croce, aveva assistito per l'ultima volta alla santa Messa serale nella chiesa parrocchiale. Subito dopo aveva ornato la grande croce del Salvatore sofferente e della Mater Dolorosa. Il sabato successivo, festa dei sette dolori di Maria, si presentò l'infermità che dopo tre giorni di sofferenze provocò la rapida fine. Martedì scorso verso mezzogiorno il Signore della vita e della morte posò su di lei la sua mano; la portò a casa con le parole del Salmo 44: "Sorella, ascolta! Odi ciò che ti dico: dimentica la patria e la casa paterna, perché, vedi, il re ha desiderio di te, lui, il tuo Signore e Dio". La sua risposta può esser stata questa: "La mia beatitudine è essere vicino a Dio; Dio è il mio rifugio Amata nel Signore! Molti libri sono stati scritti sulla sua vita che ora si è conclusa. Non può né deve essere mio compito descrivere dettagliatamente su questa tomba la vita della nostra sorella e i fatti straordinari ad essa legati. Citerò brevemente ciò che la sua vita ci ha mostrato. Teresa Neumann nacque l'8 aprile 1898 nell'ultima ora del venerdì santo. Il 10 aprile, domenica di Pasqua, rinacque nell'acqua e nello Spirito Santo e le fu donata la vita divina. Teresa bambina era devota e diligente; fu educata bene e con severità. La defunta parlava sempre dei suoi genitori con rispetto e timore infantile. Essendo la maggiore di dieci fratelli, imparò presto a conoscere i bisogni e la serietà della vita. Era ancora una scolaretta quando fu messa a servizio da un contadino per guadagnarsi personalmente il pane quotidiano e aiutare la numerosa famiglia. La nostra sorella aveva già allora un grande amore per i fiori; la bellezza della natura le ricordava il Creatore. Il suo desiderio e il suo ideale era diventare suora missionaria, quando i suoi genitori non avessero avuto più bisogno di lei. La provvidenza però aveva deciso diversamente. Nella primavera del 1918 ebbe un grave incidente mentre aiutava a spegnere un incendio. Nonostante le lunghe cure mediche si presentò una grave infezione: ella divenne cieca, quasi sorda e in parte paralizzata; a ciò si aggiunse perdita della sensibilità, paralisi dei muscoli preposti alla deglutizione e molti altri disturbi. Per la nostra sorella questo periodo di prova e sofferenza divenne un periodo di preparazione e di grazia. Sotto la guida spirituale del pastore Naber la sua anima maturò e accettò il sacrificio. Nonostante il suo stato miserevole, ella era serena e felice.
Alla scuola del dolore imparò a seguire Cristo, della cui croce divenne fedelissima portatrice. Il suo unico desiderio era che attraverso il suo dolore Cristo fosse glorificato. Oltre alla Madre di Dio, ella già allora venerava Teresa di Lisieux. Quando il 29 aprile 1923 ella fu beatificata, la nostra sorella sofferente sperimentò la prima improvvisa guarigione: dopo quattro anni di cecità poté di colpo vedere di nuovo. Due anni più tardi, il giorno della proclamazione a santa della piccola Teresa, avvenne la guarigione dalla paralisi. Dopo sei anni e mezzo poté di nuovo alzarsi e camminare. Quando dopo queste straordinarie e improvvise guarigioni nel suo corpo apparvero le ferite di Cristo e la sanata non ebbe più bisogno di nutrirsi, Konnersreuth divenne improvvisamente famosa e meta di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo.
Dopo la guarigione Teresa Neumann si dedicò con molto amore ai malati. Fino al 1947 a Konnersreuth non risiedeva alcun medico e neppure c'erano infermiere; per questo per decenni ella ha visitato e curato gli ammalati. Aveva per loro una grande capacità di comprensione, essendo stata ella stessa malata per anni; ed era molto abile nel praticare le cure. Per questo molti si recavano anche nella sua casa per farsi medicare le ferite e dare medicine. Con amore particolare la defunta ornava la sua chiesa parrocchiale. Nessuno potrà mai dedicare tanto amore e tanto tempo ad adornare la casa di Dio come ha fatto lei. La vigilia delle grandi feste capitava che a mezzanotte non avesse ancora terminato il suo lavoro.
Ogni settimana portava in chiesa i fiori più belli e le rose più splendide del suo giardino e della sua serra. Cara anima! Dio ti rimeriti in nome di tutta la comunità parrocchiale per tutto quello che hai fatto e sacrificato per la casa di Dio e per il cimitero. Un grande impegno di Teresa Neumann era dedicato alle vocazioni sacerdotali. Dato che il suo progetto di diventare suora missionaria non rientrava nei piani della Provvidenza, ella voleva aiutare gli altri a realizzare la loro aspirazione. Non pochi, avvalendosi del suo consiglio, hanno optato per il sacerdozio. Dobbiamo alla sua iniziativa e al suo impegno instancabile se Fockenfeld è divenuto di nuovo un convento. La scuola per le vocazioni adulte che nel frattempo vi è stata istituita darà nei prossimi anni e decenni infinite benedizioni attraverso i sacerdoti che vi si formeranno. La grande benefattrice di questa casa è morta con la consolazione di sapere che anche dopo la morte non sarà mai dimenticata. L'ultimo desiderio della defunta era la fondazione di un convento dedicato alla preghiera nella nostra parrocchia.
Con lettera personale il nostro vescovo diocesano aveva comunicato a Teresa Neumann che sarebbe stato felice di edificare nella diocesi un convento per la preghiera, dove quotidianamente si pregasse per le iniziative cui il vescovo tiene. Teresa fece subito sua questa iniziativa e cominciò a operare concretamente per realizzarla. Proprio nelle sue ultime settimane di vita era andata a trovare un benefattore che aveva promesso il suo appoggio. Quando, qualche tempo prima della sua partenza per incontrare il benefattore, io mi intrattenni con lei, ella fece questa osservazione: "Il signor parroco (intendeva il pastore Naber) è molto lieto di questo viaggio; io non posso esserlo". E mi accennò anche alla propria morte.
In quel suo ultimo viaggio ella ebbe modo di incontrare una serie di benefattori e alti prelati; tra gli altri Sua Eminenza il cardinale Agostino Bea. Come tanti altri, anche lui le confidò le proprie preoccupazioni e le disse: "Conto sulle sue preghiere". Oltre alle sofferenze, la particolare caratteristica della vita della nostra stigmatizzata era proprio questa: migliaia di sofferenti e ammalati, persone con pene e preoccupazioni si sono raccomandati alle preghiere della nostra sorella. Essi avevano fiducia in lei, che fin dall'infanzia ha molto pregato per vivi e defunti. Molti dei numerosissimi visitatori venivano con idee e aspettative sbagliate.
Magari chiedevano: "Preghi per far guarire un malato". Se Teresa Neumann rispondeva: "Preghiamo insieme perché il malato abbia la forza di portare serenamente la propria croce per amore del Salvatore", certuni replicavano con delusione: "Non siamo venuti a Konnersreuth per sentire queste cose, ma per essere aiutati, perché il malato guarisca Konnersreuth è divenuto un messaggio per molti: "Portate la vostra croce quotidiana in espiazione dei vostri peccati e per il vostro prossimo vivo e defunto! Soffrite con Cristo e per Cristo, in armonia coi suoi scopi, il suo amore, la sua forza. Più parteciperemo alla sua sofferenza, più saremo innalzati con lui, noi in lui e lui in noi. Questo messaggio corrisponde a quello di Fatima, che è questo: "Pregate e fate molti sacrifici per la conversione dei peccatori!". Corrisponde anche al contenuto dell'enciclica in cui il Santo Padre invita alla preghiera e alla penitenza in preparazione del prossimo concilio ecumenico.
Corrisponde al richiamo del nostro vescovo diocesano che sempre ci invita alla preghiera e alla penitenza, una vera e propria crociata della preghiera. Amata nel Signore! "La mia beatitudine è essere vicino a Dio; Dio è il mio rifugio". Questa è stata la vita della nostra sorella Teresa Neumann. Noi ora l'accompagniamo all'ultimo riposo accanto alla grande croce che è stata eretta in questo cimitero su sua sollecitazione. Il ricordo della sua vita e della sua tomba possa trasformarsi in grazia per tutti noi a far sì che anche noi ricerchiamo la nostra beatitudine accanto al Crocifisso; allora anche per noi il Signore sarà rifugio e conforto.
La vita della nostra sorella stigmatizzata si è conclusa. Senza voler anticipare il giudizio della Chiesa, si può affermare che Dio si è manifestato in lei in maniera grandiosa. Dato però che noi non sappiamo che cosa ella debba scontare per debolezze ed errori, carenze e imperfezioni, preghiamo per lei affinché subito dopo la sua morte si possano realizzare le parole del salmista: "La mia beatitudine è essere vicino a Dio, egli è il mio rifugio, la mia gioia in eterno"».
Nessun commento:
Posta un commento