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giovedì 4 febbraio 2021

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII

 


BIANCO PADRE...

La Storia ha scritto vive pagine su questo Grande Papa; grande, come “Maestro” di verità; grande, come “Padre” tenerissimo, verso tutti i suoi figli; grande, come “Giudice” di una umanità che si avvilì fino a gloriarsi delle proprie colpe; grande, come “Pacificatore” dei popoli; grande, come “Consolatore” e “Salvatore” degli oppressi; grande, come “Anima” superiore, di continuo protesa verso le vette della mistica cristiana; grande, come “Vita”, sublimata e consumata da un ardente fuoco d’amore divino, per cui può ben essere detta “sovrumana”.

In una situazione mondiale veramente tragica, Pio XII ne fu il reale “Dominatore”, ma, anche, assieme, la “Vittima”.

Possono essere sue le parole dell’ Apostolo Paolo: “lo sono inchiodato con Cristo alla Croce” (ad Gal. 2,19).

Ma la “Croce” sarà anche per Lui, (il “Servo dei Servi”,

il “Rivendicatore” di tutti i più sacrosanti diritti del genere umano, il “Giudice” che amministrò con la prudenza e la magnanimità dei giusti; il “Nocchiero” che guidò, da esperto, per le vie del cielo ogni uomo di buona volontà; il “Pastore Angelico” del mistico gregge la Chiesa), il suo trono di maestà, la sua cattedra di verità e il suo vessillo di gloria e di trionfo!

Dall’alto del suo piedestallo, Egli rimarrà, ancora e sempre, al di sopra di tutte le povere e labili vicende umane, fatte di basse passioni, e ricorderà, ancora e sempre, all’umanità, quel SUO chiaro monito del Natale 1942: «Chi vuole che la stella della pace spunti e si fermi sulla società umana... promuova il riconoscimento e la dif fusione della verità, che insegna - anche nel campo terreno - come il senso profondo e la ultima morale e universale legittimità del “regnare” è il “servire”».

Questo suo sentire e modo di vita rimane, ancora oggi, la Sua testimonianza più bella alla Verità e alla Carità.

Davanti a questo gigante di bontà e di intelligenza, ogni voce che sale dalle paludi delle passioni, si smorza e svanisce, come una sassata di ragazzo maleducato.

Per questo, l’opera teatrale di Rolf Hochhuth appare ormai, come una messa in scena di una mentalità misera e asservita; come il gesto di un “povero untorello”; come un segno, dei nostri tempi che soggiacciono al fascino della moda e dello scandalo; come una vittoria da Pirro; come un bacato frutto di stagione; come uno scrivere da adolescente, corrotto e presuntuoso. Il suo gridare: “il fallait que le scandale éclatát!”, ricorda, invece, come ho detto, il volteriano: “calunnia, calunnia! che qualcosa resta”!

Anche le parole del troppo facile, e, spesso, superficiale, affrettato o partigiano scrittore francese, Francois Mauriac, utilizzate da Hochhuth, in apertura del suo lavoro, (“un crimine di tanta ampiezza ricade, in parte non indif ferente, su tutti i testimoni che hanno taciuto, qualunque sia stata la ragione del silenzio”), dicono solo che Mauriac ha scambiato per silenzio quello che, in Pio XII, fu piuttosto una “voce nel deserto” della delinquenza nazista!

E ci fa riflettere, ancora una volta, che l’umanità ha un solo punto su cui rivolgere lo sguardo e la speranza: il Vaticano!

l’unica Cattedra di Verità, l’unica forza, con la quale essa può risalire a vette di giustizia; perché, in ogni ora della Storia, il Papa rimane la sola realtà che, nel sorgere e tramontare di affermazioni e di dinieghi, di opinioni e di ipotesi, di tirannie e di rivoluzioni, di fittizi trionfi e di lutti irreparabili, custodisce e dice la parola che salva, e traccia sul mondo, con mano infallibile, le vie della civiltà, della salvezza e della pace!

«Nulla possiamo contro la Verità!».

(2.a Cor. 13,8)


sac. Luigi Villa

martedì 29 dicembre 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII

 


TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE DI NON EBREI DI NON EBREI 

A testimonianza degli sforzi e tentativi che Pio XII condusse in favore della pace e degli Ebrei perseguitati, si potrebbero leggere numerosissime dichiarazioni di “personalità” di diversi Paesi. Come: – quella del Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Luebke: “Chiunque abbia conosciuto Papa Pio XII conserverà grato ricordo della elevatezza spirituale con cui fermamente si adoperò per sostenere i diritti e la libertà di tutti gli uomini di qualunque nazionalità o razza essi fossero”; – quella di Schroeder, Ministro degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca; – quella di Albrecht von Kessel, collaboratore dell’Ambasciatore germanico presso il Vaticano1; – quelle dei Ministri belgi, Paul Struye, presidente del Senato, e Paul von Zecland, e dell’ex-ministro conte Moens de Fernig; – quella del prelato lussemburghese Mons. Jean Bernard, internato a Dachau, il quale scrisse che i sacerdoti internati in quel campo tremavano ogni qualvolta avevano notizia di qualche protesta da parte delle Autorità religiose e, particolarmente, dal Vaticano; – quella di Sua Ecc.za Mons. Carlo Manziana (già Vescovo di Crema), anch’egli internato a Dachau, il quale, pure, scrive: “Ogni intervento dall’esterno, in nostro favore, e ogni notizia dal campo si traducevano in un aggravamento della situazione”; – quella di Kolfshooter, borgomastro dell’Aja ed ex-segretario del partito cattolico olandese e ministro di Giustizia nel primo Governo del dopoguerra nei Paesi Bassi; – quella del Nunzio Apostolico a Budapest, durante la seconda guerra mondiale, Mons. Angelo Rotta; e quella di Mons. Walerian Meystoxvicz, presidente dell’Istituto di studi storici; – quella dell’ex-console di Israele a Milano, Pinhas E. Lapide; – quella di Padre Paolo Dezza, già Rettore Magnifico dell’Università Gregoriana2.

Si leggano le risposte del re del Belgio, Leopoldo; della granduchessa del Lussemburgo, Carlotta, e della regina di Olanda, Guglielmina, ai “messaggi” scritti da Pio XII, di suo pugno, ed inviati subito dopo l’aggressione nazista ai loro Paesi. Si legga il dispaccio, cifrato, del 30 aprile 1937, scritto dal Cardinal Pacelli, allora Segretario di Stato, e inviato al Nunzio Apostolico a Bucarest. 3 Si legga la bella difesa di Pio XII dell’Ambasciatore di Francia Wladimir d’Omerson, in cui afferma: “... tutto quello che ho richiesto per la Francia ferita, Egli lo ha fatto. E Gli ho domandato molte cose! Sempre Egli ha risposto ai miei appelli. Ed ha risposto con il suo cuore di Padre!”. Si legga la “dichiarazione” dell’Episcopato germanico, “Noi Vescovi tedeschi, radunati in conferenza plenaria, rivolgiamo un Pensiero rispettoso e riconoscente a Papa Pio XII... compì il suo dovere di Pastore supremo della Chiesa con ammirevole senso di responsabilità e di giustizia, in un tempo particolarmente difficile e gravido di conseguenze... Noi ricordiamo con riconoscenza che Papa Pio XII si è sforzato con tutti i mezzi, per impedire lo scoppio della guerra, e, durante il conflitto, ha messo tutto in opera per por fine allo spargimento di sangue tra i popoli. In specialissimo modo, l’umanità deve a questo Pontefice riconoscenza per aver Egli alzato la Sua voce contro terribili crimini - in particolare l’oppressione e la distruzione di uomini e popoli - che si sono commessi durante e dopo la guerra. Ricade sui responsabili la colpa se la voce di Pio XII non fu ascoltata. Il popolo tedesco deve a Pio XII, soprattutto, riconoscenza per la benevolenza Paterna, dimostrata dopo una guerra perduta. Il suo aiuto ed il suo senso di giustizia hanno dischiuso al Popolo tedesco la via nella comunità dei popoli. Riteniamo, quindi, particolarmente vergognoso che proprio tra il popolo tedesco sia presentata falsamente l’opera di Pio XII, infangando, in tal modo, la Sua memoria”. L’Ambasciatore G.A. Gripenberg, Ministro presso la Santa Sede durante la guerra (tra il 1942 e il 1943), nel suo articolo, pubblicato nel dicembre 1963 sul quotidiano di Helsinki, scrisse: «Quando Gli comunicai, per assicurarLo, che gli ebrei di Finlandia non erano stati sottoposti ad alcuna persecuzione... il suo volto si illuminò, la sua voce divenne intensa. Era felice - “heuheux, très heureux!” - per quanto Gli avevo detto»4. Le parole del Ministro Gli avevano dato una grande soddisfazione. “Je suis content, très content!”, disse, ed aggiunse che era terribile perseguitare persone buone e del tutto innocenti, a causa della loro razza o nazionalità. «È vero che non ho mai creduto che la Finlandia si sarebbe macchiata di simili atrocità”; ma, ciò nonostante ascoltava con piacere quello che Gli dicevo».

Tornando sull’argomento, parlò del terrorismo contro gli ebrei e ripeté che esso era iniquo! Per la ricostruzione della Sua vera personalità, si ascolti la voce dei diplomatici di carriera, i quali, per il loro ufficio, ebbero modo di giudicare meglio il Papa, e nel Suo ufficio spirituale, come testimone di Dio, e come reggitore spirituale dei popoli, in quel periodo così aggrovigliato di fatti contingenti, ma che, purtuttavia, formano il tessuto della storia dell’uomo. Si legga, per esempio, le “memorie” di Weizsâcker, Ambasciatore di Germania, presso la Santa Sede, sulla fine della guerra. Si leggano anche quelle del suo collaboratore, von Kessel. Si legga la lettera, mandata al “Times” nel maggio, e pubblicata il 20, da Osborne, il Ministro inglese presso la Santa Sede. Si legga l’articolo, apparso a Stoccolma il 29 sett. 1963, scritto dall’Ambasciatore di Svezia, a Londra, Hâggelôf. Si legga l’articolo, apparso in un giornale di Helsinki del 5 dic. 1963, e ripubblicato, in inglese, nell’aprile, scritto dal Ministro di Finlandia, presso la Santa Sede, Gripenberg... Ho citato questi cinque personaggi di primo piano, appunto perché “protestanti”, e, quindi, meno sospetti di partigianeria e più disposti a un esame piuttosto critico che benevolo. L’Osborne, per esempio, scrive: « Pio XII fu il carattere più caldamente umano, gentile, generoso, (e, detto incidentalmente: santo!) che io ho avuto il privilegio di incontrare nel corso di una lunga vita”. Il Gripenberg riassume le sue impressioni riportate al contatto con Pio XII, così: “... spirituale, di nobili sentimenti, disinteressato, affabile, saggio, affranto dalla follia disumana di popoli in guerra”. Lo Hâggelôf afferma che la sua “personalità religiosa” soverchiava l’antiveggenza politica, pur superiore a qualsiasi altro uomo di Stato; ma pone la caratteristica della sua personalità nella sua “purezza di cuore”. Per “l’opera instancabile diretta ad alleviare la miseria delle vittime della guerra”, Re Gustavo V, di Svezia, benché protestante, volle conferire, nel febbraio 1947, a Pio XII, una medaglia “per eminenti servizi umanitari”.

Francesco Nitti, il vecchio parlamentare italiano, parlando al teatro S. Carlo di Napoli, il 3 ott. 1945, parlando di Pio XII ebbe a dire: “Non ha voluto, quando i tedeschi chiedevano maledicesse la Russia, usare alcuna parola di maledizione, proclamando, per tutti, gli stessi principii di solidarietà cristiana e umana. Nell’ora più triste della vita dell’Europa, durante il razzismo e la crudeltà scientifica del nazismo, Pio XII ha difeso la causa dell’umanità, in nome del cristianesimo, che è umanità. Ha inteso che tutti i perseguitati appartenevano alla stessa famiglia, anche quelli che, per la loro origine, per le loro idee, per la loro azione, erano considerati come nemici della Chiesa... Il Papa ha fatto aprire loro, come rifugio, in Italia e fuori, le chiese, i monasteri, i conventi; monaci, preti e monache si sono prestati, per Volontà del Pontefice, a salvare quanti erano in pericolo e, nel nome di Cristo, sono stati salvati anche non pochi che erano ritenuti nemici di Cristo” 5. E Panfilo Gentile disse che Pio XII rimarrà alla Storia “come l’intrepido, alacre, instancabile consolatore e soccorritore di quanti gemevano sotto la bufera della guerra, e non Gli verrà addebitato a sua colpa se i mezzi accordati alla sua misericordia furono al di sotto della furia sterminatrice dell’Anticristo. Nella misericordia, Egli fece tutto quello che era in Suo potere, e, perciò, Egli fece tutto il Suo dovere”. Il Ministro degli Esteri, l’on. Saragat, respingendo, alla Camera, le offese alla memoria di Pio XII, l’11 giugno 1964 ebbe ad affermare: “Personalmente, io sono convinto che Pio XII sia stato un grande Papa, e che la campagna condotta contro di Lui, per fini di parte ed a diversi anni dalla sua morte, sia inaccettabile, non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini di buona volontà”. “Come individui abbiamo il diritto, e, molti di noi, il dovere di respingere le accuse ingiuste ed infamanti rivolte alla memoria di un Uomo che dedicò la sua vita alla pace ed alla giustizia”. “Non abbiamo esitato a dire che la campagna condotta contro la memoria di Pio XII trae origine e mira a scopi che nulla hanno a che vedere con la giustizia e con l’umanità. Abbiamo voluto combattere la faziosità in maniera pubblica...”. “Aggiungo che la questione delle calunnie contro la memoria di Pio XII si presenta, altresì, sotto un profilo del tutto particolare. Noi viviamo ancora nel periodo storico di cui Pio XII fu una delle figure più importanti. Testimonianze viventi della sua paterna sollecitudine, per i perseguitati e i sofferenti, contribuiscono a creare una rievocazione commossa del suo pontificato”. “La valutazione del pontificato di Pio XII, d’altronde, è già avviata sulla base di fonti, non solo cattoliche, ma di parte diversa, o addirittura avversa”... “La polemica, accesasi attorno alla memoria di Pio XII non è un “dibattito culturale”. Essa nasce da una raffigurazione calunniosa, faziosa, che non ha nulla a che vedere con la ricerca storica e la cultura...”. “Alcuni confondono la teoria con la pratica, la ricerca storica con la propaganda del partito, la verità con la passione politica”. “Nelle polemiche contro Pio XII... noi vediamo il freddo calcolo propagandistico, il cui lato più grave consiste, almeno per alcuni, nel tentativo di scagionare parzialmente il nazismo dai suoi orrendi delitti, rendendone corresponsabile la Chiesa di Roma. In questa polemica contro Pio XII, invece del volto composto a serietà, vediamo il volto scomposto del fanatismo; invece del rispetto per le opere del passato e i monumenti che lo attestano, noi vediamo il dileggio e la profanazione di una tomba e di un luogo santo...”. A riassumere i sentimenti di tutti i beneficati dalla smisurata carità del cuore di Pio XII, valgano, più di tutte, le parole di Papa Paolo VI, nel Suo commosso ricordo di Pio XII: “... Noi più di tutti dobbiamo compiacerci, che avemmo la fortuna e l’onore di prestarGli, per lunghi anni in intima e quotidiana conversazione, i Nostri umili, ma fedelissimi servizi... Noi che fummo testimoni ammirati... dell’assoluta dedizione al Suo apostolico ufficio, da Lui compreso e meditato con insonne coscienza... Noi che potemmo cogliere le espressioni intime e native del suo trepidante e intrepido senso di responsabilità... sotto il sovrano lume del divino volere, nel rigoroso ossequio del Suo mandato apostolico, nel profondo amore alla Santa Chiesa... la dif ficile, l’ardua, spesso, dapprima quasi indecifrabile, ma poi immancabile e chiara, e, quindi, inflessibile linea del suo sacro dovere... “Per quanto le circostanze, misurate da Lui con intensa e coscienziosa riflessione, glielo permisero, voce ed opera Egli impiegò per proclamare i diritti della giustizia, per difendere i deboli, per soccorrere i sofferenti, per impedire mali maggiori, per appianare le vie della pace. Non si potrà imputare a viltà, a disinteresse, a egoismo del Papa, se malanni senza numero e senza misura devastarono l’umanità. Chi sostenesse il contrario, of fenderebbe la verità e la giustizia. Se i risultati degli studi, degli sforzi, dei tentativi, delle preghiere e dell’opera umanitaria e pacificatrice di Pio XII non furono pari ai suoi desideri ed agli altrui bisogni, non mancò a Lui il cuore per far suo il dramma d’iniquità, di dolore e di sangue del mondo straziato in guerra e invasato dal furore del totalitarismo e dell’oppressione... RicordarLo è pietà, riconoscerLo è giustizia”. 6 “Quel gesto di immensa benedizione - voglio dire con belle Parole di Pietro Trompeo - con le braccia spalancate, che caratterizza l’apparizione di Pio XII alle folle, ora noi sapevamo che rispondeva a un immenso slancio di carità... In quei sei anni di orribile guerra... noi abbiamo visto come nasce il diritto di asilo. 7

Abbiamo visto come nella carenza del potere civile, le plebi, indifese, invocano l’intervento del potere spirituale anche nell’ordine temporale. ... “Defensor Civitatis”, sì! ma di una “civitas” che oltrepassa Roma di gran lunga; che racchiude, cioè, nelle sue mura, la civiltà tutta quanta”!8

sac. Luigi Villa



mercoledì 2 dicembre 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII

 


TESTIMONIANZE DI EBREI...

Tutto il mondo ebraico riconobbe a Pio XII i Suoi altissimi meriti e Gli tributò le attestazioni più commosse. 

- Pihas Lapid, poco prima di essere al Ministero degli Affari esteri di Israele, af fermò che Pio XII salvò, personalmente, o per mezzo di ecclesiastici, non meno di 150.000 ebrei, e, forse, più del doppio. - Il Rabbino di Roma, Israele Zolli, ringraziò Pio XII per la Sua opera in favore degli ebrei, a nome di tutti i suoi correligionari. - Il Capo Rabbino Elio Toaff, scrisse: «Più degli altri abbiamo avuto occasione di sperimentare la grande compassionevole bontà e magnanimità del Papa, negli anni infelici della persecuzione e del terrore, quando sembrava che per noi non ci fosse più alcuno scampo». - La Comunità israelitica di Roma (dove è sempre vivissimo il senso di gratitudine per quello che la Santa Sede ha sempre fatto in favore degli Ebrei romani) ci ha autorizzato a riferire, nella maniera più esplicita, la convinzione che quanto è stato fatto dal Clero, dagli Istituti religiosi e dalle Associazioni cattoliche, per proteggere i perseguitati, non può essere avvenuto che con l’espressa approvazione di Pio XII. - Il Ministro degli Affari esteri, Golda Meir, alla morte di Pio XII, esternò la sua gratitudine e quella di tutto il popolo ebraico a Colui che aveva alzato la voce e tanto operato in favore dei perseguitati. - Il Gran Maestro dei B’nai B’rith, dott. J.L. Lichten, scrisse: «Nessuno di coloro che conoscono il complesso dell’opera di soccorso espletata da Pio XII, può ritenere giusta codesta accusa (di Hochhuth). L’opera di Pio XII fu di un valore incalcolabile». - Il dott. Marcus Melchior, Rabbino-capo della Comunità ebraica di Danimarca, scrisse: «È veramente triste quello che noi dobbiamo vedere oggi: che si of fenda la memoria di un morto che non ha alcuna possibilità di difendersi. Ritengo che solo un errore di intelligenza possa suggerire a qualcuno l’idea che Pio XII avrebbe potuto esercitare un qualche influsso sul cervello di un uomo tarato (Hitler). Se solamente il Papa avesse aperto la bocca (e sappiamo che l’ha aperta sovente, a suo tempo!), Hitler avrebbe, forse ucciso molto di più che sei milioni di ebrei trucidati; forse avrebbe ucciso altrettanti cattolici, solo se si fosse convinto di guadagnarci qualcosa»1.

 - Pinhas Lapile, Console d’Israele a Milano durante il pontificato di Pio XII, in seguito alto funzionario del Ministero degli Esteri, afferma: «... Dallo stesso comandante del campo (di Ferramonti-T rasia) appresi con commozione quanto aveva fatto il Papa Pio XII, intervenendo, personalmente, a favore dei 3.200 ebrei ivi internati. Questi sentimenti trovarono una toccante espressione nella lettera di ringraziamento consegnata allo stesso Pontefice, il 29 ottobre 1944, dallo Stesso direttore del campo, Giovanni Herrmann, e dal rappresentante di questa comunità israelitica, dott. Max Perels, con altri superstiti, il 29 ottobre 1944». «Quando nel 1942 eravamo minacciati di deportazione in Polonia, la Santità Vostra ha steso protettrice e paterna la Sua mano, impedendo la deportazione degli Ebrei internati in Italia e salvandoci da morte quasi sicura». - Nell’inverno 1944-45 tre Delegazioni ebraiche vennero a Roma, per ringraziare il Pontefice. - Il 29 novembre 1945, un gruppo di 12 ebrei, ex internati in Germania, presentarono a Pio XII, in segno di riconoscenza, albi, scritti biblici e altre piccole cose che avevano potuto salvare nella catastrofe. - Nella primavera seguente, un altro folto gruppo di ebrei Lo ringraziò «per la Sua generosità d’animo nel periodo della persecuzione». Pio XII rispose, commosso, che la Chiesa «può elevarsi al di sopra di ogni barriera stretta, dispotica, formata dall’egoismo umano e da odio di razza». - Nel giornale da campo della “Brigata ebraica”, combattente con la VIII armata, si legge: «... A perenne onore del popolo di Roma e della Chiesa Cattolica Romana, la sorte degli ebrei è stata mitigata, grazie alla loro of ferta, veramente cristiana, di aiuto e di ricovero... Per evidenti motivi non può essere ancora raccontata tutta la storia degli aiuti concessi dalla Chiesa cattolica al nostro popolo...».

 - Lo storico Leone Poliakov, nella sua opera “Harvest of Hate”, afferma: «... contro il terrore hitleriano, la Chiesa ha svolto un’attività instancabile ed indimenticabile sul campo dell’azione umanitaria diretta, con l’approvazione e sulle insistenze del Vaticano». Leone Poliakov, storico imparziale dell’antisemitismo, evocando quello che Pio XII fece in favore degli ebrei d’Italia, scrisse: «Questo aiuto accordato dal Papa, nella Sua qualità di Vescovo di Roma, agli ebrei perseguitati, non era che l’espressione simbolica di una attività che si estendeva all’Europa tutta intera, incoraggiando e stimolando gli sforzi spiegati dalle Chiese cattoliche nella maggior parte dei Paesi. È certo che delle istruzioni segrete pervenivano dal Vaticano, raccomandando alle Chiese Nazionali di intervenire a favore degli ebrei» 2. - Al Presidente delle Associazioni ebraiche di Baltimora, Harry Greenstein, che Gli portava i ringraziamenti del suo amico, il grande rabbino Herzog di Gerusalemme, per tutti gli sforzi da Lui fatti per salvare e aiutare gli ebrei, Pio XII rispose: «Il mio unico rammarico è di non essere stato capace di salvare un numero più grande di ebrei»! - Uno degli ebrei salvati dall’intervento di Pio XII in Ungheria, Leone Kubowitzki, rifugiato in Israele, mutato il suo nome in quello di Kubowi, il 21 settembre 1945, ricevuto da Pio XII nella sua qualità di Segretario Generale del Congresso Ebraico Mondiale, offrì al Papa, per le opere di assistenza della Santa Sede, la somma di due milioni di lire, in segno di “riconoscenza” per l’opera compiuta da Pio XII a favore degli ebrei. - La Comunità israelitica di Roma «ha autorizzato a riferire, nella maniera più esplicita, la convinzione che quanto è stato fatto dal Clero, dagli Istituti Religiosi e dalle Associazioni Cattoliche per proteggere i perseguitati, non può essere avvenuto che con la espressa approvazione di Pio XII». - È ancora il Console Pinhas Lapide che, al giornale parigino “Le Monde” del 13 dicembre 1963, scriveva: «Posso affermare che il Papa personalmente, la Santa Sede, i Nunzi e tutta la Chiesa Cattolica hanno salvato da 150. 000 a 400. 000 Ebrei da morte sicura. Quando, a Venezia, fu ricevuto dal Cardinal Roncalli, che sarebbe divenuto Giovanni XXIII, e gli dissi la riconoscenza del mio Paese per quanto aveva fatto, allorché era Nunzio in Turchia, m’interruppe più volte per ricordarmi che ogni volta aveva agito su ordini precisi di Pio XII»3.

- Alla fine del novembre 1945, Pio XII ricevette ottanta rappresentanti degli ebrei profughi dai campi di Germania, venuti per “ringraziarlo” della «generosità mostrata loro durante la persecuzione». Il Papa parlò del carattere anticristiano delle ideologie dalle quali era partita quella persecuzione, condannata dalla legge del Sinai e dal “Discorso della Montagna”, e condannata dalla Santa Sede, insorta, fin dall’inizio di quelle concezioni, «le quali, nella storia della civiltà, saranno annoverate tra i più deplorevoli e disonorevoli traviamenti del pensiero e del sentimento umano». - Nel 1946, il 2 marzo, Raffaele Cantoni, presidente della giunta dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, faceva questa dichiarazione all’Indipendente: «La gratitudine imperitura degli ebrei, per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana, è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo, nei riguardi di Pio XII, per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni; e, poi, in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento, e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli ebrei». - In una circolare alle comunità ebraiche, si legge una analoga dichiarazione di riconoscenza, primamente «al Sommo Pontefice, ai religiosi e religiose, che, attuando le direttive del Santo Padre Pio XII, non hanno veduto, nei perseguitati, che dei fratelli»4. - Il Ministero israelitico della Quinta Armata, dopo la liberazione, così dichiarò alla Sinagoga di Roma: «Se non fosse stato per il soccorso veramente reale e sostanziale e l’aiuto dato ad essi dal Vaticano e dalle autorità ecclesiastiche di Roma, centinaia di rifugiati e migliaia di ricercati ebrei sarebbero, indubbiamente, periti molto prima che Roma fosse liberata» 5.

 - Il Capo-Rabbino della comunità ebraica di Romania, dott. Safrau, ringraziò, uf ficialmente, il Nunzio Apostolico, Mons. Cassulo, «per aver fatto cessare le deportazioni degli ebrei e fatto affluire soccorsi nei loro campi di concentramento»6. 

- Nel giugno 1955, un complesso orchestrale, composto da 95 artisti ebrei di 14 nazionalità, componenti l’Orchestra filarmonica d’Israele, eseguiva una sinfonia di Beethoven davanti al Santo Padre, in segno «di riconoscenza e di gratitudine per la immensa opera di assistenza umana, prodigata da Sua Santità, per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale». - Al dott. Irvin M. Engel, presidente della “American Jewish Committee” di New York, venuto (28 giugno 1957) con alcuni membri a ringraziarlo per quanto aveva fatto a favore degli ebrei, Pio XII ricordò la difesa di quegli infelici «assoggettati alla violazione dei diritti fondamentali, inerenti alla persona umana». E aggiunse: «Ad ogni occasione... abbiamo dichiarato, ener gicamente, che i principi fondamentali di giustizia e di carità, e la pratica, da lungo tempo seguita, di offrire asilo a coloro che non sono dei criminali, debba essere norma di governi, ai nostri giorni».

 L’opera silenziosa, ma attiva, pratica intelligente, accorta, benefica e caritatevole di Pio XII, servì ad avvicinare alla Chiesa cattolica anche tanti spiriti che, poi, passarono dall’ebraismo al cattolicesimo; come un Bergson, uno Scholem, un Asch Franz Werfel, un Israel Zolli, Rabbino di Roma7, e tanti altri. Sono patrimonio storico, ormai, le innumerevoli “Lettere” e “documenti”, pervenuti al Vaticano, attestanti la riconoscenza verso la Chiesa cattolica per l’opera Sua verso gli ebrei.

- Dopo la morte di Pio XII, William Zukermann, direttore del “Jewish Newsletter”, ne scrisse l’elogio. Parlò della “commozione generale” degli ebrei di tutta l’America; disse che “nessuno statista” aveva dato agli ebrei un più poderoso aiuto; e che quanto fatto dal Vaticano fu una delle maggiori manifestazioni di “umanitarismo” del secolo XX! - Il Procuratore Generale israeliano, Gideon Hausner, nell’illustrare l’atto di accusa contro Eichmann, a Gerusalemme, il 18 aprile 1961, disse che a Roma, durante il rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943, «il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri, e il Papa Pio XII intervenne, personalmente, a favore di quelli arrestati dai nazisti». - L’ex Rabbino di Roma ha lasciato scritto: «Nessun eroe della storia ha mai comandato un esercito più combattivo ed eroico di quello guidato da Pio XII nella battaglia della Carità cristiana»! - All’inaugurazione del cippo marmoreo, (27 giugno 1948), in Roma, ricordante la visita di Pio XII alle rovine fumanti di San Lorenzo, c’era anche il Rabbino-capo di Roma, David Prato.

 Forse, Hochhuth non ha mai visitato l’urna di Pio XII, così perennemente adorna di fiori, a riconoscenza per la sua diuturna fatica e sollecitudine pastorale verso i perseguitati e gli oppressi di qualsiasi nazionalità e opinione politica. Il suo libello, anche per questo, è un insulto all’anima cristiana. É ancora vivo il ricordo del 14 giugno 1945, quando la piazza S. Pietro brulicava, non solo di cattolici, ma anche e, soprattutto, di israeliti, di protestanti e di comunisti. Mai si videro tante bandiere rosse, in piazza S. Pietro, come quel giorno! E tutti erano lì, venuti da ogni dove, in quel giorno della liberazione (e, allora, la memoria di quanto aveva fatto Pio XII era fresca, e nessuno la poteva contraf fare!), per acclamare il “Padre”, e per ringraziare Pio XII, il Pastore angelico che custodì, difese, intrepidamente, Roma, l’Italia e tutta l’umanità, nell’ora del più bestiale conflitto! L’Abate Toulat direbbe: «Gli Ebrei hanno compreso molto meglio di Hochhuth (e dei comunisti!) i sentimenti profondi del Vicario di Cristo»!

sac. Luigi Villa









domenica 27 settembre 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII

 


L’AZIONE SILENZIOSA DI SALVEZZA DI PIO XII 

Il Pontificato di Pio XII fu di una grande e santa politica, nel significato più sano della parola, e cioè: come scienza e arte di procurare il bene comune, nella vita pubblica nazionale e internazionale.1 Chi più di Pio XII, infatti, si adoperò, in ogni modo, prima, per evitare la guerra, e poi, per limitarne gli orrori? Chi più di Lui si adoperò per il ristabilimento della pace? Chi, come Lui, più sapientemente, indicò ai Governanti e ai popoli le vie della civiltà e del vero progresso? 

Del resto, quando la politica umana tocca l’Altare, la Chiesa ha il diritto e il dovere di intervenire. E non solo si è toccato l’Altare, ma, addirittura, si è attaccato l’Altare! La Chiesa, infatti, è stata perseguitata; si sono messi in prigione Vescovi, clero e fedeli; si si sono chiusi e profanati i templi; distrutta la libertà di coscienza; si sono usate arti diaboliche per annientare le resistenze psicologiche delle vittime; degradata sempre più la famiglia; si è continuato con le discriminazioni razziali; si è dato sempre maggiore spazio all’immoralità; si è idolatrata la tecnica; si sono create forme di materialismo; si è dato fondo a tutto il sudiciume delle passioni; in una parola, si è calpestato il Vangelo, la legge di Dio, si è irriso alla Chiesa, si è criticato il Papa... Ora: chi tocca Cristo, tocca la Chiesa, tocca il Papa! Pio XII è insorto, per questo; ha parlato, ha stigmatizzato, ha condannato, anche i Partiti politici, talvolta; non per immischiarsi in misere competizioni personali o di parte, ma per combattere deleterie ideologie che detti Partiti hanno seguito e propugnato; come: il materialismo, l’ateismo, l’indif ferentismo, il laicismo. Pio XII, però, non si è fermato alla parola. Per lenire le innumerevoli e inenarrabili miserie, conseguenze della guerra, donò tutto se stesso. Mobilitò la diplomazia e la radio; creò la “Pontificia Commissione di Assistenza”2; accolse nei palazzi pontifici 3 e negli Istituti e case religiose,4 gli sfollati, i perseguitati politici d’ogni colore 5; sfamò e salvò Nazioni intere coi suoi interventi; come sfamò e salvò Roma (che, poi, Lo proclamerà “Defensor Civitatis”); corse a S. Lorenzo e a S. Giovanni, dopo i bombardamenti; istituì gli “Uffici di ricerca”6 per i dispersi; ordinò ai “Suoi Rappresentanti” di visitare e recare aiuti ai prigionieri; of frì, Lui stesso, l’oro richiesto dai nazisti, per la salvezza degli ebrei; intercedette per i deportati, i condannati a morte; ecc. ecc. 7

La Sua coscienza era tranquilla; veramente, tutto quello che poteva e doveva fare, per la pace, per gli ebrei, per tutti, lo aveva voluto e fatto. «Ad imitazione del Redentore Divino, Noi stessi, da quando il Signore volle elevarci, sebbene indegni al Sommo Pontificato, nulla abbiamo omesso per difendere la pace, per avvertire reggitori e popoli dei pericoli della guerra, per proporre norme, atte ad evitare nuovi conflitti, per circoscrivere e mitigarne le disastrose conseguenze. Veramente, in spirito di sincerità, Noi possiamo chiederci: «Quid est quod ultra debuimus facere, et non fecimus? (Is. 5, 4) Che cosa potevamo fare di più, e non abbiamo fatto?» 8. Pio XII sacrificò anche se stesso, per unirsi ai poveri, e per provare Lui stesso la loro indigenze. Ridusse il suo cibo; moltiplicò le penitenze; si vietò qualsiasi riscaldamento nelle stanze. Alle fine della guerra, era così dimagrito, per i digiuni e le penitenze, da essere ridotto a solo 57 chilogrammi di peso! 9 Rolf Hochhuth, tutto questo non lo ha accertato? 

Non ha accertato che quando, nel luglio 1938, anche il Governo Fascista italiano emanò la “Carta della Razza”, e i conseguenti provvedimenti antisemiti, subito, si costituì, a Roma, un “Comitato” per l’assistenza degli ebrei perseguitati dal fascismo? Gli ebrei italiani, infatti, avevano subito compreso che, per loro, non c’era altra speranza di salvezza che nella Chiesa Cattolica! E fu così. Tutti i Vescovi si prodigarono in loro difesa, salvando tutti quelli che poterono salvare. «E questo avvenne per le disposizioni che Pio XII ebbe a dare alla Santa Sede, per noi». ( Raffaele Cantoni, membro onorario dell’Esecutivo mondiale ebraico, e che ricoprì la carica di Presidente del “Comitato d’Assistenza per gli ebrei d’Italia”, dal luglio 1938 al 1943). Fin da quando i regimi di Hitler cominciarono a guardare a noi ebrei come a dei cani appestati che avrebbero potuto infettare la razza ariana, subito noi guardammo e pensammo ad una protezione da parte della Chiesa e del Papa. Noi eravamo certi che avremmo potuto Contare sul Papa e sulla Chiesa nell’ora del pericolo, e non ci ingannammo». Rolf Hochhuth non ha accertato che, nella sola Roma, tra il 1940 e il 1944, circa 25.000 ebrei trovarono scampo e aiuto nell’“Opera San Raffaele”10, sostenuta e protetta dal Vaticano?

Non ha accertato che oltre 40.000 altri ebrei furono “ospitati”, con falsi nomi, in case religiose? Non ha accertato che fu Pio XII ad assicurare il Gran Rabbino, Herzog, rifugiato in Asia Minore, che la Santa Sede avrebbe fatto ogni sforzo per venire in aiuto agli ebrei? Non ha accertato che Pio XII, nel discorso ai Cardinali, del 2 giugno 1943, ribadì il diritto della Chiesa a difendere gli ebrei, «destinati... a costrizioni sterminatrici»? 11 Non ha accertato che tutta l’opera diplomatica della Santa Sede, in quegli anni di guerra, era rivolta, in tutti i Paesi d’Europa, senza alcuna eccezione, a difesa degli ebrei e di tutti gli internati politici?12 Non ha accertato che la “legge anti-ebraica”, applicata nella Croazia del Nord, fu “ostacolata dall’opposizione italiana”, nel sud; e che questa opposizione “era validamente appoggiata dal Nunzio di Zagabria”; e che lo stesso Ambasciatore Kasche la spiegò come dovuta “ampliamente all’influenza del Vaticano”?13 Non ha accertato che, occupata la Francia dagli eserciti tedeschi, la Chiesa protesse gli Israeliti contro lo stesso Governo, tanto che il 13 maggio 1941, il “Paris Soir” si chiedeva: «Chi comanda ai cattolici: il Papato o gli ebrei?»; e il periodico “Je suìs partout”, il 30 ott. 1942, sottolineava: «Tutto è accaduto e continua ad accadere come se la Chiesa sia degli ebrei». Anche la “Oeuvre” del 22 ottobre 1942, scriveva: «Non ci illudiamo: l’alleanza dei grandi arrivisti della Chiesa cattolica con la comunità giudaica resta totale, assoluta» 14.

Rolf Hochhuth non ha accertato che, appunto per questo, Vescovi e Cardinali francesi furono insultati; si chiese, perfino, la testa del Card. Gerlier , e più tardi, anche quella di Mons. Feltin. Il Governo francese comunque, nella persecuzione antisemita, attribuì il suo scacco alla Chiesa. Ed era vero! Ma Hochhuth era un ragazzino, quando capitavano queste cose; quando, alle frontiere svizzere, furono respinti in braccio ai loro persecutori, oltre 40.000 ebrei; quando la Chiesa sola sottraeva Ebrei, quanto più poteva, alla persecuzione, al massacro, ai campi di concentramento e di eliminazione; quando tutto l’Episcopato reagiva e protestava, reiteratamente, per attutire, almeno, la persecuzione. 15

Hochhuth era un ragazzino quando la sera del 16 ott. 1943, le S.S. naziste catturarono, in Roma, più di mille ebrei e Mons. Luigi Hudal, tedesco, per ordine diretto di Pio XII, scriveva al comandante della città: «... Nell’interesse del pie-no accordo tra il Vaticano e l’Alto Comando militare tedesco... io la prego di voler dare ordini perché, immediatamente, vengano sospesi questi arresti, sia a Roma che nelle vicinanze; diversamente, io temo che il Papa prenda, pubblicamente, posizione contro tali arresti; il che darebbe armi alla propaganda»16. Hochhuth era ancora un ragazzino quando Pio XII ordinava ai suoi Nunzi Apostolici di rilasciare “passaporti protettivi” vaticani, a tutti gli ebrei perseguitati dal nazismo;17 quando Pio XII fece organizzare dal clero, d’ogni Paese interessato, un “movimento clandestino”, per sottrarre alla furia nazista e alla deportazione, migliaia e migliaia di ebrei. 18 Hochhuth, inoltre, non ha mai letto le “coraggiose Encicliche”19 di Pio XII, né le chiare “Pastorali” dei Vescovi che denunciavano all’umanità i crimini nazisti, né ha mai letto i famosi “14 discorsi” di Pio XII alla nazione tedesca. Come pure ha ignorato la “decisione” di Hitler, nel 1941, di arrestare, in massa, tutto l’Episcopato cattolico tedesco... (segno evidente, questo, che, anche in Germania, le Gerarchie, dietro chiare direttive pontificie, si erano spinte fino al punto massimo nella loro attività caritativa verso gli Ebrei! Hochhuth ha ignorato che, nei soli anni 1933-39, la Santa Sede ha inviato ben “55 Note” di “proteste” ufficiali, alla Cancelleria tedesca; ha ignorato che Mons. Borgoncini-Duca, Nunzio Apostolico in Italia, riuscì a impedire il trasferimento nei campi di sterminio di quegli ebrei stranieri che i tedeschi avevano rastrellato, in Italia. Ma, forse, Hochhuth ha voluto anche ignorare la macabra frase di Adolf Eichmann: «Io salterò, ridendo, nella tomba perché l’impressione di avere sei milioni di vite sulla coscienza è, per me, la fonte di una soddisfazione straordinaria»! 20

Inutile voler nascondere alla Storia da quale parte pende la paurosa responsabilità morale di quell’eccidio che non ha riscontro (almeno come durata e numero!) nella storia dei popoli, anche più barbari! Il “successo” di quell’ignobile lavoro da scarabeo, che avvoltola lo sterco fuori del proprio recinto, è avvenuto proprio in quegli ambienti sui quali pesa il fatto di aver eliminato21 i sei milioni di ebrei, due milioni dei quali erano bambini! “Il Vicario” ha fornito un “alibi” al tremendo peso della loro coscienza, la quale “sapeva” che c’era tutto un esercito di medici, di infermieri, di soldati aguzzini, impegnati in questo sterminio! Solo Pio XII ha avuto il coraggio evangelico di “condannare” il nazismo e la sua teoria razzista, divenendo, così, il più grande e sincero protettore, il più valido aiuto dei poveri perseguitati. Nel discorso che, il 2 giugno 1948, festa di S. Eugenio, tenne agli Em.mi Cardinali, disse: «... Terrena non metuit! Non temé nulla sulla terra! Ecco il tratto caratteristico che riepiloga la vita e l’attività di tutti i grandi Papi; il tratto di cui la Chiesa ha voluto fare il titolo di onore di tutti i Papi santi. Dal primo momento in cui, nonostante la Nostra indegnità, fummo chiamati a porci al loro seguito, Noi lo abbiamo sentito come un perenne ammonimento per la Nostra condotta, ne abbiamo fatto l’ideale, verso il quale, con tutte le Nostre deboli forze, dobbiamo tendere. In un tempo come il nostro, agitato e agitante, in un tempo in cui la verità e l’errore, la fede di Dio e la negazione di Dio, la supremazia dello spirito e il predomi-nio della materia, la dignità umana e l’abdicazione di questa dignità, l’ordinamento della ragione e il caos della irragionevolezza si af frontano su tutta la superficie del globo, in una lotta definitiva, la missione della Chiesa e del Suo Capo visibile, non può svolgersi ed adempiersi... se non sotto la divisa: terrena non metuit. Aver timore? e di che cosa?». E veramente, la Storia attesta, ormai, come Pio XII si elevò a fermezza apostolica, sempre, nella coscienza di un bene superiore, oltre ogni viltà e opportunismo, proclamando la verità in ogni direzione, e condannando l’errore in ogni sua manifestazione, facendosi difensore della Fede contro ogni materialismo e ateismo. Certo, per un Papa, non è mai facile tracciare un sentiero che passi attraverso il terreno viscido dei partiti e degli Stati. Ma la Chiesa di Cristo, con la sua riga divina e il suo compasso, ancorato all’eterno, ha sempre saputo esplorare e disegnare una sua linea personale, incisiva, che le dà il sicuro movimento della Storia. «Abbracciando, con uno sguardo d’assieme, i trascorsi anni del Nostro Pontificato... Ci sembra che la Divina Provvidenza abbia inteso assegnarci la particolare missione di contribuire a ricondurre, con paziente e quasi estenuante azione, la umanità sui sentieri della pace» 22. Oggi, la Storia, può dare solenne testimonianza a queste Sue parole, a questa Sua generosa, eroica fedeltà con cui adempì alla sua grande missione!

sac. Luigi Villa













domenica 30 agosto 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



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Non era, certo, pavidità!
Dai taccuini, pubblicati in francese, dei “resoconti”, stenografici, delle “conferenze” che Hitler, ogni giorno, teneva ai suoi generali, a Berlino, risulta che il Fuhrer, dopo il 25 luglio 1943, aveva deciso di occupare il Vaticano e far prigioniero il Papa, per deportarlo all’estero. 
Pio XII era al corrente, ma si mantenne sempre sereno, di animo inalterato, tutto abbandonato alla Divina Provvidenza che sempre vigila a difesa della Sua Chiesa. 
Il Papa, lontano dal Vaticano, significava la distruzione di Roma, e, anche, la cessazione di tutta l’opera caritativa della Santa Sede verso le vittime del nazismo. 
Ma rimase, e Roma fu salva; e gli ebrei continuarono ad avere in Lui il loro più grande “benefattore”!28
In breve: il così detto “silenzio” di Pio XII, voluto da Rolf Hochhuth, non esiste, se non quello che entra nella legge della diplomazia e della Carità 29. 
Una vita umana, (compresa ogni vita ebrea!), vale ben più di un qualsiasi discorso e di una qualsiasi “protesta” verbale, anche se pontificia! 


E Pio XII, il difensore strenuo delle libertà umane e della vita di ogni singolo come di ogni popolo, non poteva correre il rischio, parlando da tribuno, di provocare altre stragi maggiori. 
Chi dirige ed è a capo di responsabilità deve saper considerare, anche le “circostanze” e i “momenti” particolari in cui deve parlare o agire. Nessuno, del resto riesce a fare più di quello che la Storia gli acconsente! 
Un appello pubblico - qualora fosse andato a vuoto, (e con la “testa pazza” di Hitler lo sarebbe stato, senz’altro!) - avrebbe reso, dopo, impossibili tutti i delicati interventi diplomatici e l’opera, ancor più preziosa, della Carità! 30
Mons. Orsenigo, Nunzio in Germania, poté scrivere: «... nessuno, qui, può opporsi alla forza materiale, sfrenata, della Gestapo...». 
Mons. Tardini, in un suo appunto delle “note quotidiane”, dice, in data 24 luglio 1942: «La Santa Sede compie un’azione discreta, nascosta, ma continua ed efficace. Il parlar troppo, pubblicamente, può gravemente compromettere l’attività preziosa della Santa Sede...». 

Dunque: Pio XII ha parlato “come” e “quando” e nel “modo” che poté farlo, per la sua altissima posizione e delicata responsabilità.
Il 30 aprile 1943, al Vescovo di Berlino, Konrad von Preysing, scriveva: «Ti siamo riconoscenti, Venerabile Fratello, per le chiare e aperte parole che hai rivolto, in diverse occasioni, ai tuoi fedeli, e, in tal modo, alla pubblica opinione. Pensiamo, tra l’altro, alle tue dichiarazioni sulla concezione cristiana dello Stato, a quelle sul diritto alla vita e alla carità di ogni uomo, ed, in modo particolare, alla lettera pastorale dell’Avvento, sui diritti di Dio, sui diritti dei singoli e delle famiglie...».
Poi, più avanti, leggiamo ancora: «Noi lasciamo ai singoli Pastori d’anime delle diverse Diocesi, ponderare se sia il caso, “ad maiora mala vitanda”, mantenere un certo riserbo nel denunciare le misure repressive... Ed è questo uno dei motivi perché Noi ci siamo imposti dei limiti nelle Nostre dichiarazioni. L’esperienza che abbiamo fatto... giustifica, per quanto possiamo vedere, la Nostra condotta...». 
Eppure solo Lui, Pio XII, in quelle ore di terrore e di minacce, non si piegò mai, né a minacce né a imposizioni. Solo da Lui, il Vicario di Cristo, partiva la parola della verità e, soprattutto, della carità! 
Lo stesso statista italiano, F. S. Nitti, tutt’altro che tenero verso la Chiesa, ebbe a scrivere: «Nella terribile guerra che ha devastato l’Europa, il Vaticano ha avuto una ammirevole condotta, soprattutto, per opera personale di un grande spirito: il Papa Pio XII. Quando più imperversava la violenza razzista, Egli ha detto grandi e nobili parole umane. Ma ha fatto assai più, accogliendo in Vaticano e dando ordine di accogliere, nelle chiese, nei monasteri e nei conventi, tutti i perseguitati, anche ebrei, comunisti, massoni». 
Sì, Pio XII ha parlato; e le sue parole, allora, furono talmente chiare e forti da irritare tutti gli avversari del papato; e giunsero dovunque c’era chi avesse orecchie da intendere; in alto e in basso, nei palazzi delle cancellerie come nelle povere case. 

Nelle eclissi di tutte le autorità, restava, sempre, e solo, quel bianco e abbagliante Uomo, Vicario di Cristo, come unico punto di riferimento e di orientamento... tutti sentirono quella “voce”; tutti videro quel suo gesto di “Angelico Pastore” che apriva il cuore e le braccia a tutti i bisognosi, a tutti i derelitti, a tutti gli sbandati e perseguitati. 
E tutti, allora, Lo riconobbero, lo attestarono, con unanime consenso. Nessun Gli negò la legittimità dei titoli “Defensor Civitatis”, e “Pastor Angelicus”!
Ma la sua figura indifesa e innocente, è putroppo poi diventata lo scandalo dei pusilli e dei deboli. Contro di Lui si grida il “crucifige”, si lanciano sputi… A parte l’ignobiltà degli accusatori e denigratori, l’ingratitudine e la falsità dei calunniatori, la campagna contro Pio XII richiama la sua conformazione al Suo Signore e modello: Cristo Gesù! 
«Anch’io voglio essere martire - aveva detto da bambino-: ma senza chiodi»!
Il suo, infatti, fu tutto e sempre un martirio interiore; ma che ci ha reso più trasfigurata la sua santa memoria e più fulgida la sua gloria immortale! 

sac. Luigi Villa

domenica 2 agosto 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



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Nel radio-messaggio del 24 dicembre 1946, dichiarava:
«Noi ben sappiamo che le Nostre parole e le Nostre intenzioni rischiano di essere male interpretate o svisate, a scopi di propaganda politica. Ma la possibilità di tali erronei o malevoli commenti non potrebbe chiuderci la bocca.
Noi Ci stimeremo indegni del Nostro uf ficio, della Croce che il Signore ha posto sulle Nostre deboli spalle, crederemmo di tradire le anime che attendono da Noi il lume della verità e una sicura guida, se, per schivare sinistre interpretazioni, esitassimo, in un’ora così critica, a fare quanto è da Noi per ridestare le coscienze assopite, e richiamarle ai doveri della santa milizia di Cristo.
Nessun diritto di veto, da qualunque parte esso venga, potrebbe valere contro il precetto di Cristo: «Andate e insegnate». Con una obbedienza indefettibile al Divino Fondatore della Chiesa, Noi Ci adoperiamo e continueremo ad adoperarci, fino all’estremo limite delle nostre forze, per adempire la Nostra missione di difensore della verità, di tutore del diritto, di propugnatore degli eterni princìpi dell’umanità e dell’amore. Nell’esercizio di questo Nostro dovere, ben potremo incontrare resistenze e incomprensioni: ma Ci conforta il pensiero della sorte toccata allo stesso Redentore e a coloro che hanno seguito le Sue vestigia, e Ci tornano alla mente le umili, ma fiduciose parole dell’Apostolo Paolo: «A me importa pochissimo di essere giudicato... dagli uomini; chi mi giudica è il Signore!» (1. Cor. 4, 4). 20
Ma anche gli uomini onesti, intelligenti, Lo hanno saputo comprendere. 
Nelle “memorie” dell’Ambasciatore tedesco, presso la Santa Sede, Ernst von Weizsâcker, leggiamo: «Neppure istituzioni d’importanza mondiale, quali la Croce Rossa Internazionale e la Chiesa Cattolica Romana, ritennero “opportuno” di rivolgersi, in generale, a Hitler a favore degli ebrei, o di fare appello esplicito al sentimento del mondo; e questo, precisamente, perché volevano aiutare gli ebrei; temendo, con appelli pubblici, di recare più danno che aiuto ad essi». 
Da notare che, «allora, Pio XII tacque, non solo nella persecuzione contro gli ebrei, ma anche in quella contro i cattolici». «Malgrado il Suo intervento, 3.000 sacerdoti cattolici furono assassinati dai nazisti»21. «... le scuole cattoliche furono chiuse; i giornali religiosi, soppressi;22 le chiese dissacrate... al punto che il Ministro degli esteri germanico, Joachim von Ribbentrop, avendo appreso che il Vaticano stava per intervenire con un atto pubblico, telegrafò a Weizsâcker, a Roma, il 24 gennaio 1943: «se il Vaticano, politicamente o pubblicamente si opponesse alla Germania, sia, inequivocabilmente, chiaro che le peggiorate relazioni, tra Germania e Vaticano, non avrebbero ef fetti rovinosi sulla sola Germania, al contrario, il governo tedesco avrebbe materiale propagandistico sufficiente, e mezzi di rappresaglia tali da contrastare qualsiasi mossa del Vaticano»23.
È un “documento” lampante! E Pio XII, che non era un giovane scrittorello da teatro, ma un esperimentato e sapiente reggitore di popoli, valutò a pieno la portata di quella minaccia.
Con i pazzi, con gli esaltati, e i criminali non si ragiona!24.
Anche per la Polonia aveva dovuto far cessare le trasmissioni della radio Vaticana, perché, dopo le “proteste” per gli eccidi nel ghetto di Varsavia, erano state perpetrate altre e più feroci stragi, si che i Vescovi polacchi - come abbiamo già detto - avevano “pregato” il Santo Padre a far cessare quelle trasmissioni. 
Così era avvenuto per il comportamento dell’episcopato olandese, quando le loro “proteste”, pubbliche, contro le razzìe antisemitiche, avevano fatto raddoppiare le furie del Governatore tedesco, Seyss-Inquart, e delle sue S.S.25 contro gli ebrei e contro i sacerdoti e i religiosi26.
E così dappertutto. 
Gli ebrei stessi avevano, ripetutamente, pregato il Papa a non più pronunciare condanne pubbliche, contro il razzismo anti-giudaico, per non provocare un maggiore imbestialimento nazista. 
È ormai “Storia” che Hitler voleva fare di Roma la Stalingrado del Sud, dopo lo sbarco degli Alleati, in Sicilia. E, per questo, propose a Pio XII di lasciare Roma, per una sede fuori Italia. 
Ma Pio XII, Vescovo, anche, di Roma, non si mosse; e continuò a ricevere tutti, nelle sue udienze generali con bontà, compresi i soldati delle truppe tedesche che partecipavano, di loro iniziativa, a quelle udienze 27.

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sac. Luigi Villa

lunedì 15 giugno 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



PIO XII HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 


Nel radio-messaggio natalizio del 23 dic. 1950, ebbe a dire: «Eppure - summa iniuria! - da parti ben note, Ci si muove l’accusa di volere la guerra e di collaborare a tal fine con potenze imperialiste... Che altro possiamo, Noi, rispondere, a così acerbo oltraggio, se non: scrutate gli agitati anni del Nostro Pontificato; indagate ogni parola sgor gata dalle Nostre labbra, ogni periodo uscito dalla Nostra penna; voi non vi troverete che incitamenti alla pace. Rammentate, specialmente, il fatale mese di agosto del 1939, quando, mentre più assillanti si facevano i timori di un sanguinoso conflitto mondiale... elevammo la Nostra voce, scongiurando, nel nome di Dio, Governanti e popoli, a risolvere i loro dissensi con comuni e leali intese. Nulla è perduto con la pace - esclamammo - tutto può essere perduto con la guerra!.. Provatevi a considerare tutto ciò con animo sereno e onesto, e dovrete riconoscere che, se vi è ancora, in questo mondo, straziato da contrastanti interessi, un porto sicuro, ove la colomba della pace possa posare, tranquillamente, il suo piede, esso è qui, in questo territorio consacrato dal Sangue dell’Apostolo e dei Martiri, ove il Vicario di Cristo non conosce dovere più santo né più santa missione che di essere instancabile propugnatore di Pace.

Così abbiamo fatto in passato. Così faremo in futuro, finché al Divin Redentore della Chiesa piacerà di lasciare sulle Nostre deboli spalle la dignità e il peso di supremo Pastore» 15.

E, in un discorso che tenne il 1° giugno 1943, a una “imponente rappresentanza dei lavoratori d’Italia”, disse: «Noi non ignoriamo... che una propaganda di spirito anti-religioso va spargendo in mezzo al popolo, e soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra, e fornisce il denaro per continuarla; che il Papa non fa nulla per la pace. Mai, forse, fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi acconsentiteci, allo scatenarsi, e, poi, al proseguire e al dilagare della guerra, che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace! che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate né vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lacrime delle vedove e degli orfani; a consolare le famiglie in angosciosa ansietà, per i loro cari lontani o dispersi; a sovvenire i sof ferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro che non si contraddicono fra loro, perché Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno, insidiosamente, spacciando, per turbare gli operai e il popolo, e, dalle pene della vita che essi sof frono, trarre ar gomento contro la fede e contro la religione, la quale, pure, è l’unico conforto e l’unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura l’uomo sulla terra... Dall’aperta realtà dei fatti e dell’Opera Nostra, ne andranno confusi quanti, con l’ingannevole loro parola, si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie»16.

 Nel radio-messaggio natalizio del 24 dic. 1943, affermò:
«La Nostra posizione, tra i due campi opposti, è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di Nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Voi ben comprenderete, perciò, quanto Ci riesca doloroso il vedere una propaganda ostile snaturare i Nostri pensieri e le Nostre parole» 17.
E in un discorso del 27 dic. 1943, lamentava: «... del loro quasi incomprensibile odio e della loro inesplicabile avver-sione vi è una causa principale: il veleno della calunnia, versato, insidiosamente, nell’animo loro da uomini senza coscienza, i quali sistematicamente, accusano la Chiesa, travìano i discorsi del Papa, e interpretano, con animo malevolo, ogni suo gesto»18.
Naturalmente, questa malignità diabolica non chiuse, però, mai, la bocca a Pio XII. «La verità, come l’uomo, non ha che una faccia; e la verità è l’arma Nostra, come a Nostra difesa e potenza è la preghiera; come il Nostro adito ai cuori è la viva, aperta, disinteressata parola apostolica, mossa da sentimenti paterni»19.

sac. Luigi Villa