I
Raccoglimento
''L'uomo, dice Pascal, visibilmente è fatto per pensare; in questo sta tutta la sua dignità e tutto il suo merito; il suo unico dovere consiste nel pensare bene; e l'ordine del pensiero sta nel cominciare da sé, dal suo autore e dal suo fine.
Ora, a cosa pensa il mondo? Mai in queste cose; ma a ballare, a suonare il liuto, a cantare, a fare versi, a fare escursioni, a costruirsi, a farsi re, senza pensare a cosa significa essere re e essere uomo.
Questa osservazione, gettata in fondo a un cassetto, poco rifinita, quasi scorretta, ha, tuttavia, tale portata da provocare la riflessione.
Noi siamo pensiero. Il pensiero ci dirige. Il segreto del destino allora è qui: regolare i pensieri, dar forza dentro di noi a rappresentazioni che corrispondano alla nostra vera natura e al nostro destino, identificare l'alto con ciò che ha di migliore e tagliare ciò che degrada.
È preciso meditare molte volte su Dio, concepire l'unità della vita e la sua esigenza di progresso, avere una visione semplice delle nostre relazioni e del nostro destino, così confusi dal movimento abituale del mondo.
La pianta per lungo tempo si espone al sole per fortificare i tessuti, elaborare la linfa, il profumo, il colore; essa non passa, per così dire, da luce trasformata: così l'anima che agisce è solo pensiero che si trasforma in opere e, retta, direttamente o indirettamente, va a cercare la sua luce nel Sole divino.
La nostra attenzione, attratta da un oggetto centrale – e con maggior ragione dal Centro universale – da esso vede emanare come irradiazioni, onde, che si allargano sempre di più e si dispongono in un'unica sintesi coerente, dove il pensiero si arricchisce e si organizza.
In questo modo la vita si appropria di sé stessa, legandosi a ciò che la domina, la avvolge e le dà la sua legge. Tutto il mondo pensa; però molti raramente pensano di rivolgersi al pensiero al fine di dirigerlo, ordinarlo, correggerlo se necessario e, penetrando fino in fondo a se stessi, lì ascoltare il rumore delle fonti.
Tuttavia, Natura, Divinità, umanità individuale e umanità collettiva risuonano lì. Chi pensa a questo o si propone persino di immaginarlo? Sotto pretesto di azione, si dimentica il significato dell'azione, si dimentica la finalità dell'azione, come quel viaggiatore di Marco Aurelio che, sul cammino, si è dimenticato dove stava andando.
In cerca di un principio direttore per servire, quando necessario, da freno e, sempre, da guida: tale è la formula di una vita sapientemente contemplativa e l'espressione della sua necessità.
UN. D. Sertillanges, OP
.png)