LA LIBERTA’ E LA CONCUPISCENZA
Abbiamo accennato prima alla collaborazione della donna con l’uomo nella moltiplicazione dei figli di Dio. Ma non si deve dimenticare che Dio, creando la donna, l’ha fatto per eliminare la solitudine dell’uomo: «Non è bene che l’uomo sia solo» Se quella solitudine si fosse fatta notare dopo il peccato, ci sarebbe una spiegazione. Ma no, l’uomo era pieno di grazia, Dio viveva in lui e ciononostante il suo creatore trova che «non è bene che l’uomo sia solo». In ciò vediamo l’umiltà profondissima di Dio: nell’uomo che gli appartiene totalmen- te, lascia come un’apertura spirituale perché un’altra creatura lo completi. Non potrà farlo Lui stesso? Si, ma Dio ha voluto dare all’uomo la gioia di parlare con una creatura simile a sé. Per questo fa “dipendere” la donna da lui stesso, lasciando nell’uomo quell’apertura, non solo nella carne ma anche nello spirito. L’“aiuto” che Dio ha dato all’uomo è di carattere tale che tocca la radice dell’esistenza umana. Esiste un principio che dice: “La grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona”.
Ora possiamo già tirare una conseguenza: lo sviluppo completo della personalità dell’uomo si realizza quando la sua anima s’incontra con l’anima della donna. Il sessuale è una realtà successiva, che può perfino non esistere. Guardiamo la vita dei santi. Accanto a loro c’è sempre una donna, che compie la missione di essere l’”aiuto” voluto da Dio. Questo “aiuto” spesso non è manifesto agli occhi mondani, perché lo infangherebbero; resta nascosto, realizzando la sua umile, ma sublime missione. E non pensiamo che ai santi bastasse Dio. Il primo uomo aveva più grazie che i santi e Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo». Non riconoscere questo “aiuto”, è rifiutare il piano divino.
Nell’uomo si possono dare due diverse anormalità in relazione all’atteggiamento che assuma di fronte alla donna: l’indurimento e l’abbrutimento. L’indurimento si verifica quando egli disprezza quell’“aiuto”, l’abbrutimento quando egli abusa di esso.
L’abbrutimento si verifica quando l’uomo fa dell’“aiuto” un dio, credendo che la soddisfazione carnale gli possa dare la felicità. E siccome quella felicità dura alcuni istanti, l’uomo pensa che, moltiplicando quegli istanti, la felicità si possa prolungare. Questo modo di pensare non porta con sé che tedio. Questo comportamento non procura alcun sviluppo della personalità umana, ciò che procura è la comparsa della bestia nell’uomo, comparsa da lui giustificata con un minimo de ragione poiché, dato il suo grado di evoluzione, gli risulta impossibile dominare le sue passioni disordinate. Il demonio ha ottenuto che l’uomo sostituisca Dio col sesso: questo è il dio le cui esigenze sono sempre più imperiose; in esso non c’è né amore, né giustizia. Esiste solo una norma: l’egoismo. Siamo nella piena schiavitù della carne, fomentata dal demonio costantemente.
Questo può dar motivo a che altri uomini, desiderosi della libertà, per andar meglio a Dio, disprezzino l’“aiuto”, veden- dolo quasi esclusivamente come uno strumento che il demo- nio impiega per allontanarli da Dio. Con questo ragionamento si cerca di prescindere radicalmente da quel’“aiuto”, forse con buona intenzione, perché si i rede che esso sia un impedimen- to. Ma il piano di Dio non si può cambiare senza sentirne le conseguenze. Il disprezzo dell’“aiuto” voluto da Dio produce una distorsione interiore che termina nell’indurimento, causando nell’anima una freddezza simile a quella di coloro che si sono abbrutiti abusando dell’“aiuto”. Perché l’uomo che si dà sinceramente a Dio, non deve mai disprezzare ciò che Dio ha creato per lui, benché altri, abusandone, siano andati contro il piano divino. L’indurimento non avviene quando l’uomo ha cercato primariamente il servizio di Dio, ma quando invece quella priorità l’ha data al suo egoismo, al vivere più comodamente. Cioè, tanto nell’abbrutimento che nell’indurimento, abuso e disprezzo della donna, il fattore che muove ambedue gli atteggiamenti è il medesimo: l’egoismo.
E così il demonio ha fatto vedere che il nemico dell’uomo è la donna e viceversa. Non è facile riconoscere il demonio in tutte queste valutazioni. Ma è lui che desidera ostacolare il piano divino, fin dall’inizio, poiché proprio lui si è servito della donna per introdurre il suo spirito nell’anima umana e poggiarsi sull’uomo per realizzare le sue ambizioni di essere uomo e regnare sugli uomini. Nella rigenerazione dell’uomo non si può prescindere dalla donna, perché Dio stesso, nella sua umiltà e nella sua giustizia, si è servito di lei, Maria, per introdursi in questo mondo. Spesso, data la natura caduta, si tiene in considerazione solo l’opera devastatrice che il “nemico” ha realizzato per mezzo della donna, ma è arrivata l’ora, ed è questa, in cui cuori pieni di Spirito Santo, infiam- mati nel suo fuoco purissimo, guardano dritto il modo di operare di Dio.
Se il peccato ha lasciato la donna meno ferita dell’uomo, vuol dire che ora essa si trova “naturalmente” più vicina a Dio. Il significato di “aiuto”, per il quale è stata creata, prende ora un nuovo rilievo. Essa deve stare soggetta all’uomo (perché questo fu il decreto divino dopo il peccato). Ma questa soggezione non la esime dal-l’utilizzare tutto il meglio che possiede per portare l’uomo ad assoggettarsi a Dio.
In realtà non sappiamo come è avvenuto il peccato origina- le, ma attraverso le conseguenze si vede che l’uomo è stato più colpevole; perché non è giusto, né ragionevole, che esista un disordine maggiore in colui che ha peccato meno. Quindi se nell’uomo c’è maggior disordine, è perché il suo peccato è stato più grande. Ebbene, se la donna ha collaborato con l’uomo – non sappiamo in che misura – nel peccato, essa deve collaborare e “aiutare” l’uomo a rigenerarsi. È certo che egli ha la grazia a sua disposizione, come aiuto, ma anche prima del peccato l’aveva e tuttavia Dio vide l’uomo solo e giudicò necessario dargli un «aiuto simile a lui»: la donna.
Ebbene, in questa rigenerazione dell’uomo, l’elemento umano, la donna, deve responsabilizzarsi della sua altissima e delicata missione salvatrice. È certo che l’uomo deve avere la volontà decisa di sollevarsi, e in definitiva da lui dipende; ma la donna con la sua intuizione deve “aiutarlo”, perché diversamente gli sarebbe molto difficile. È proprio qui, nel disordine della concupiscenza, che la donna è più ordinata e libera, conservando meglio l’equilibrio primitivo.
Lo squilibrio nella donna non è così profondo come nell’uomo, ma è più sottile, e può rendere infeconda la sua missione. Questo succede quando essa, approfittando dei doni e delle grazie che Dio le ha dato, li usa in una compiacenza egoistica. Allora, anziché essere un anello di congiunzione tra Dio e l’uomo, diventa un vero ostacolo, e il demonio la utilizza come strumento per abbrutire e far ancor più schiavo l’uomo. La superficialità non permette alla donna di responsa- bilizzarsi della sua missione elevata e profonda. Se Dio l’ha data all’uomo come un complemento, ciò abbraccia tutto l’essere di entrambi. L’anima della donna deve apportare qualcosa di positivo, di cui l’anima dell’uomo ha bisogno, e quel positivo è qualcosa di divino, che dopo il peccato l’uomo ha perduto. E questo la donna non riuscirà a realizzarlo con la superficialità di una vana compiacenza.
Oltre alla grazia, sono l’amore e il sacrificio che daranno alla donna la forza e la visione soprannaturale per realizzare la sua delicata missione. Comprenderà che è un errore e una ingiustizia approfittare dei doni di Dio in una insensata e assurda compiacenza per trattenere l’uomo con sé, anziché portarlo a Dio, rendendo così infecondi i suoi doni. Essa dev’essere un punto d’appoggio che non ostacoli mai il ritorno dell’uomo a Colui che l’ha creato. La missione della donna è sublime, ma anche molto umile; perdere l’umiltà per il fatto che la sua missione è sublime, è non averla capita. Tutta la tendenza spirituale e carnale che l’uomo sente verso la donna deve essere utilizzata per dirigerlo verso Dio. Se la donna si appropria di quella tendenza per i suoi interessi egoistici, sta defraudando il piano divino. Inoltre essa ne soffrirà le conseguenze, perché volendo trattenere l’uomo in sé stessa, questi la dominerà fino a renderla schiava con una concupiscenza sempre insaziabile, portando anche lei all’abbrutimento e all’indurimento.
Perché la donna riesca ad essere quell’“aiuto naturale” voluto da Dio per rigenerare l’uomo, essa deve raggiungere quella libertà interiore della quale abbiamo già parlato, sacrificando il suo egoismo sottile che si riassume in una parola molto significativa: vanità. Cesserà di essere vana quando cesserà di essere superficiale e cesserà di essere superficiale quando affonderà nell’amore che Dio le ha dato, che è un raggio dell’Amore infinito. Una collaborazione assidua e seria con la grazia la condurrà a scoprire la sua vera bellezza. È in questa che l’uomo si deve appoggiare per raggiungere la bellezza infinita, che è Amore e Verità nella perfetta libertà.
JOSÉ BARRIUSO