In forma di elevazione a Dio sopra il mistero della incarnazione
Le tre vite di Gesù
Nella creazione del mondo Dio, che è vita, ha voluto come tale imprimervi un’ombra e una immagine di se stesso, quindi ha voluto stabilire tre vite che si muovono sulla
terra, tre vite ch’Egli ha riunite e congiunte in Adamo e nei suoi discendenti: la vita vegetativa, la vita animale e la vita umana. Ma nel secondo Adamo, oltre queste tre vite come in tutti gli uomini, Egli ha stabilito
e organizzato, sulla terra, tre altre sorte di vite, tutte nuove, tutte sante, tutte divine e tutte degne di un uomo nuovo e di un novello Adamo: la Vita divina in virtù della unione della Essenza e della persona divina alla umana natura; la Vita viatrice e di merito per la salvezza del mondo, in virtù della unione dell’anima al Verbo eterno e ad un corpo deificato ed insieme passibile; la Vita gloriosa per la unione di quest’anima alla gloria della divina Essenza e delle persone divine. Tre unioni e tre vite tutte celesti, divine, incomprensibili, miracolose.
Chi ci introdurrà nella contemplazione di queste tre vite di Gesù, l’una divina, l’altra viatrice, l’altra gloriosa? Chi ce ne aprirà i tesori
e i segreti, le grandezze e i misteri? Chi ci rivelerà gli effetti della divinità gli uni operati, gli altri sospesi, per un tempo, nella sua Umanità?
a) Vita divina
La Vita divina di Gesù è fondata sul miracolo dei miracoli, sul mistero della Incarnazione, assolutamente superiore alla potenza ed alla intelligenza di qualsiasi natura creata, il capolavoro della Divinità, la meraviglia
delle meraviglie, in confronto della quale tutti gli altri prodigi non sono che ombre e conseguenze o preparativi di questo primo miracolo. In questo mistero, infatti, Dio non trionfa soltanto del nulla, come nelle creazione;
o della polvere e della cenere, come nella Risurrezione; ma, ciò che sorpassa tutti i pensieri degli Angeli e degli uomini, Egli trionfa di se stesso, fa una specie di violenza alla sua propria Persona ed alla sua grandezza
per abbassarsi sino alla nostra piccolezza e rialzare la nostra bassezza, e con questi due movimenti differenti congiungere l’Altissimo alla polvere e al fango e costituire sulla terra un Uomo Dio.
b) Vita viatrice e mortale
Come in questa vita divina Dio ha voluto congiungere due nature sì differenti, così nella vita del Figlio di Dio vivente in mezzo agli uomini passibile e mortale,
Egli si è compiaciuto di congiungere due parti e due vite molto differenti, di cui l’una è vita di gloria, l’altra di travagli; l’una di felicità, l’altra di merito; l’una
di gaudio, l’altra di sofferenza; l’una di grandezza, l’altra di abbassamento; due Vite legate assieme, e inseparabilmente, nella stato del Figlio di Dio, dalla sua nascita nella Vergine sino alla sua morte
O stato singolarissimo, o vita considerevolissima! O stato che richiede uno sforzo del Figlio di Dio sopra se stesso e sulla propria vita! Sforzo assiduo e perpetuo per lo spazio
di trentaquattro anni, senza l’interruzione di un solo istante! Sforzo, non già sullo stato di natura o di grazia, ma sullo stato di gloria, il quale sembra pur così alto da non poter mai soffrire violazione
dei suoi diritti e privilegi! Stato, sforzo e miracolo del Figlio di Dio sopra se medesimo che non conviene che a Lui, che è proprio e singolare in Lui, che non è che per Lui e per nessuno fra tutti i Santi,
neppure per la sua Santissima Madre.
Mistero che ci insegna e ci impone di fare uno sforzo salutare per trionfare della nostra vita difettosa, miserabile ed imperfetta e così onorare Colui che per la nostra
salvezza fa uno sforzo, e quale sforzo! sullo stato potente, felice e ammirabile della sua gloria.
Due stati differenti e opposti nella vita mortale di Gesù
Il corso della vita mortale e viatrice del Figlio di Dio è diviso in due sorte di stati ben differenti e come opposti l’uno all’altro: stato di infusione
e comunicazione di grazie, effetti e qualità singolari, preziose, divine che l’Umanità riceve dalla Divinità in lei occulta e nascosta; stato di sospensione e privazione di altre grazie ed effetti
che la Divinità, secondo la sua grandezza e la sua unione strettissima con quella Umanità, doveva operare in questa e per questa sulla terra: grazie ed effetti singolari che erano dovuti alla Umanità dalla
sua entrata nello stato della unione ipostatica e che le sono abbondantemente restituiti in Cielo, dopo di essere stati sospesi nel tempo della sua vita mortale.
Sospensione della gloria di Gesù nella vita mortale e contrasti di grandezza e di debolezza
Ammirabile degnazione! benché possedesse la pienezza della Divinità, sì intimamente congiunta alla sua natura umana, Gesù Cristo nostro Signore ha voluto comparire in mezzo agli uomini in forma di peccatore. Per l’economia della nostra salvezza, Egli ha voluto, alla vista degli Angeli,
subire sulla terra, quale contrassegno della somiglianza con la carne di peccato, la privazione della gloria dovuta alla sua Umanità e così espiare in se medesimo la privazione che i peccatori subiscono di tante
grazie che riceverebbero da Dio se non fossero in stato di inimicizia con Lui; e inoltre onorare sulla terra, con questo stato di privazione santa e divina, Colui che i peccatori disonorano in terra e sotto terra con la privazione
maligna e miserabile della grazia e dell’amore di Dio.
Questi due stati di privazione e di abbondanza di grazie e di effetti, di gloria e di debolezza, sono degnissimi di considerazione nel corso della vita del Figlio di Dio e dell’uno
e dell’altro abbiamo chiari indizi nel Santo Vangelo.
Indizio segnalato di questo contrasto è la Trasfigurazione, stato che durò così poco e che avrebbe dovuto durar sempre; non era soltanto un raggio della gloria
dell’anima di Gesù, ma un raggio e una manifestazione della Divinità sempre vivente in quell’anima e in quel corpo, come dice S. Giovanni Damasceno. Eppure vediamo la sua Umanità, spogliata
di questo splendore, rientrare subito nel suo stato precedente, stato comune e ordinario per la umiltà di quella santa Umanità ma altamente straordinario per la grandezza e dignità di essa.
Troviamo del pari un indizio di quell’altro stato di abbondanza di grazie ed effetti nella emanazione di tante meraviglie rapportate dal Vangelo, nelle quali, per lo spazio
di tre anni, Gesù si è compiaciuto di imprimere nel mondo i segni della sua grandezza e della sua potenza, sulla terra, sulle acque, sulle cose animate e inanimate, sulle intemperie e gli uragani, sugli uomini e sugli stessi Demoni, sulle anime e sui corpi, sui vivi e sui morti e sopra ogni sorta di malati da Lui guariti.
Ammirabili guarigioni operate da Gesù le une per la semplice sua parola, altre per l’imposizione delle sue mani sante e potenti, altre per il tocco della sua carne sacratissima e deificata, e qualcuna col semplice tocco della sua veste. In questi
prodigi non v’era soltanto un segno del suo potere sulle cose animate e inanimate, ma ancora un segno della virtù che risiedeva in quella Carne deificata e preziosa e ne emanava, virtù ben più efficace
di tutti i rimedi della terra, virtù divinamente efficace per la guarigione di ogni sorta di infermità. Per farci entrare nella conoscenza delle Emanazioni sante e divine che da Lui uscivano, il Figlio di Dio
si è compiaciuto, in una di quelle miracolose guarigioni, di proferire queste parole degne di grande considerazione: Chi mi ha toccato? Perché so «che una forza è uscita da me» (Lc 8, 46).
Ed Egli ha pure ispirato ad uno dei suoi Evangelisti di dire in altra occasione: Una forza da Lui usciva e guariva tutti (Lc 6, 19).
Potere ed efficienza della Umanità di Gesù
L’Umanità di Gesù, essendo il sacro domicilio della Divinità che contiene in eminenza ogni cosa, è pure 1’Oceano e il tesoro di ogni sorta di grazie, di virtù, di proprietà singolarissime, da cui
possono emanare una infinità di effetti prodigiosi, eccellenti e divini, in Cielo e sulla terra, negli uomini e negli Angeli, e sopra tutti i soggetti dove gli piacerà di esercitare la sua potenza e la sua virtù.
Come le creature sono emanate da Dio, e Dio produce continuamente nuovi esseri che da Lui escono come dalla viva sorgente di ogni realtà: così dall’Uomo Dio
deve emanare continuamente un mondo di effetti preziosi di vita, di grazia, di gloria, di splendore, degni della Divinità, e degni di una Umanità che sussiste nella Divinità, che vive nella Divinità.
Il sole ha soltanto una o due emanazioni che ci siano conosciute, e sono continue emanazioni, cioè, incessanti di luce e di influenza: e non vorremmo noi che quel Sole del
sole, che è Gesù Uomo Dio, viva sorgente di grazia e di gloria, che ha tutto in se stesso e tutto contiene in realtà o in eminenza, abbia una
emanazione continua di grazia, di luce, di vita, di santità e di amore, e di ogni altra sorta di qualità e di operazioni insigni e divine? E non vorremmo che Egli abbia tale emanazione con una potenza, una continuità,
una attività molto maggiore di quelle del sole visibile, semplice ombra e figura di Gesù?
Gesù è dunque in uno stato di pienezza, d’infusione e di comunicazione di grazie e di effetti emanati dalla Divinità
della Umanità, e dalla Umanità deificata fluenti sopra le creature, come da una pienezza di vita e di grazia, alla quale partecipano Angeli e uomini, secondo la testimonianza dell’Apostolo prediletto (Gv
1, 16). E questa infusione e abbondanza è dovuta a Gesù fin dal primo momento della Incarnazione, ma nella sua vita mortale venne in diverse circostanze
divinamente sospesa e arrestata per divina disposizione. Così la sua vita mortale e viatrice è a buon diritto distinta in quei due stati, l’uno di privazione, l’altro di pienezza e di infusione di
grazie e effetti, di cui gli uni furono per divina potenza sospesi, e gli altri divinamente operati e comunicati alla umanità.
Ma in Gesù, Soggetto eminentemente e divinamente alto e grande, tutto è grande, tutto è divino,
tutto è ugualmente ammirabile; tanto gli effetti divinamente operati come gli effetti divinamente sospesi, tanto la sospensione di questi effetti come la loro comunicazione, tutto in Gesù deve esserci egualmente prezioso e venerabile; nello stesso modo che nella Divinità tanto il produrre come il non produrre è egualmente divino, e adorabile
nelle Persone della SS. Trinità.
Ora il Cielo non è ornato di tante stelle, né la terra di tanti fiori, come la Umanità di Gesù è abbellita, ornata e variata di un numero incalcolabile di effetti divini e soprannaturali che la Divinità, come prova della sua presenza e della sua
sussistenza, continuamente in essa operava o sospendeva. Non vi è momento, luogo o circostanza nella vita di Gesù che non abbia il pregio o della operazione, o della sospensione di qualche grazia o effetto ammirabile che la Umanità doveva avere in se stessa, o operare fuori
di sé come segno di uno splendore sì vivo, di una grandezza sì potente, di una Maestà sì augusta egualmente presente e permanente in tutti i suoi differenti stati.
Conchiudiamo dunque questo punto con l’ammirare ciò che non possiamo né esprimere con sì deboli parole, né intendere con sì scarsa luce,
e contentiamoci di esprimere al Signore la nostra ammirazione. O quanti effetti o operati o sospesi nella Santa Umanità di Gesù! Quali effetti di una Divinità così presente, potente, e attiva in una Umanità resa così degna e capace delle divine operazioni! E la sua
capacità non proveniva soltanto dalla grazia, ma dalla Essenza e Persona increata che le era unita e che in essa abitava, viveva e personalmente sussisteva.
c) Vita gloriosa
Dalla terra passiamo al Cielo e dalla vita umana di Gesù alla sua vita gloriosa: chi ci farà intendere l’alto grado di gloria che nella sua sapienza e bontà infinita Dio ha riservata a un’Anima tutta sua, a una Umanità elevata all’onore
più sublime, alla alleanza più stretta e più intima che la potenza di Dio possa operare in una natura creata, la unione personale con la Divinità? O prezioso! O singolarissimo stato della gloria
di Gesù che dobbiamo adorare senza pretendere di intenderlo, che sorpassa tutta la gloria e degli uomini e degli Angeli assieme, e la sorpassa incomparabilmente!
a) Vita intima di Gesù
Rivolgendo lo sguardo a tutto ciò che avviene nell’anima, nel corpo e nel Cuore di Gesù nei diversi stati delle sue tre vite differenti, chi mi farà
conoscere le particolarità della sua vita interiore e esteriore, sulla terra e in Cielo? Quale vita! Quali godimenti! Quali pensieri! Quali sentimenti! Quali illuminazioni! Quali elevazioni! Quali abbassamenti! Quali
lodi! Quale omaggio! Quali azioni di grazie e quale Amore in un’Anima che nell’atto stesso in cui era tirata dal nulla, veniva colmata di gloria, elevata, in un attimo, al disopra di tutto quanto può essere
creato, e unita personalmente a Dio stesso!
O Vita! O Potenza! O Maestà derivante dalla Divinità vivente e sussistente in quella natura creata! O splendore dell’eterna luce! O Re di gloria! O Sole di
giustizia! Sole che eclissate le luci del Cielo, e che, nell’ultimo dei vostri giorni avete oscurato in terra il Sole medesimo, Illumina tenebras meas(Sal 17, 29); degnatevi rivolgere uno sguardo alle mie tenebre, e fate che vi ami e vi conosca! Fate ch’io abbia parte alla fortuna dei vostri lumi,
che ammiri e contempli le vostre grandezze, e penetri nei vostri misteri.
Card. Pietro de Bérulle