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venerdì 1 novembre 2024

La sapienza ha vinto sopra ogni stoltezza ed insipienza e ha vinto la benedizione eterna di Dio sulla vita di chi l’ha esercitata.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

1Meglio essere senza figli e possedere la virtù, perché nel ricordo di questa c’è immortalità: essa è riconosciuta da Dio e dagli uomini. 

Il Libro della Sapienza legge tutto in vista dell’eternità. Un figlio ti dona l’eternità per se stesso? No. Anche il figlio deve essere frutto della verità della persona. 

Qual è la verità della persona? Il possesso della virtù. Avere figli e non possedere la virtù, a nulla giova. Non conduce all’eternità beata. 

Non avere figli e possedere la virtù, questo giova. Porta nel Cielo, nella Casa di Dio. Dona l’eternità beata. 

Qual è la virtù necessaria agli uomini per raggiungere l’eternità? Essa è la sapienza. Tutto deve essere dalla sapienza, anche la maternità. 

È la sapienza che dona l’immortalità. La sapienza infatti è riconosciuta da Dio e dagli uomini. La sapienza è la virtù che dichiara nulla la stoltezza. 

Maternità, paternità, sterilità, fecondità non sono vie per l’immortalità. Esse diventano vie se illuminate dalla sapienza.  

La sapienza vede ogni cosa nella più pura luce della verità di Dio. La sapienza è luce di Dio che illumina tutta la vita dell’uomo.  

Anche per conoscere il vero bene e separarlo dal bene che non è il vero, occorre la sapienza. Si necessita di questa luce potente del Signore. 

Attenzione! Qui non si fa un discorso sulla sterilità da preferire alla fecondità. Si vuole solo insegnare che la fecondità senza la sapienza non dona immortalità. 

La vita eterna non è il frutto di ciò che la natura produce naturalmente. Essa è il frutto di una vita illuminata interamente dalla sapienza. 

2Presente, è imitata,  assente, viene rimpianta; incoronata, trionfa in eterno, avendo vinto, in gara, premi incontaminati. 

Tutto deve essere dalla sapienza, perché la sapienza è la luce divina attuale che illumina la vita dell’uomo. 

Quando è presente, la sapienza è imitata. Quando è assente, essa viene rimpianta. Quando viene incoronata, trionfa in eterno.  

Riceve la corona della vittoria, trionfa in eterno, perché in gara ha vinto premi incontaminati. Quali sono questi premi incontaminati?  

La sapienza ha vinto sopra ogni stoltezza ed insipienza e ha vinto la benedizione eterna di Dio sulla vita di chi l’ha esercitata. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

lunedì 16 settembre 2024

La fine di una generazione ingiusta è dura perché essa cammina verso la perdizione eterna. Questa non è di un attimo. È eterna.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


19poiché dura è la fine di una generazione ingiusta. 

La fine di una generazione ingiusta è dura perché essa cammina verso la perdizione eterna. Questa non è di un attimo. È eterna. 

La generazione ingiusta è quella degli empi. Essi hanno scelto di vivere senza Dio sulla terra, vivranno senza di Lui per l’eternità. 

Poiché solo la luce di Dio è vita per l’uomo, nell’inferno nessuna luce di Dio raggiunge i dannati ed è la morte eterna. 

Chi vuole la luce domani, dovrà oggi camminare nella luce, progredire di luce in luce. È la luce di oggi che ci conduce nella luce eterna. 

Questa verità oggi è scomparsa dalle menti credenti. Ognuno pensa ormai che la luce eterna sia per tutti. Questa è falsità, menzogna, inganno. 

Un cristiano che inganna i suoi fratelli non è degno di portare questo nome. Lui è luce di Cristo nel mondo per condurre i suoi fratelli nella luce eterna. 

Se insegna una via di tenebra, lui non è più luce. Non può dirsi più cristiano. Non è vera luce. Il cristiano è vera luce.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 18 agosto 2024

Anche il giusto, se diviene empio, svanirà come pula dal regno di Dio. Anche di lui non resterà traccia nella casa del suo Dio.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


Anche il giusto, se diviene empio, svanirà come pula dal regno di Dio. Anche di lui non resterà traccia nella casa del suo Dio. 

Quando Èfraim parlava, incuteva terrore, era un principe in Israele. Ma si è reso colpevole con Baal ed è decaduto. Tuttavia continuano a peccare e con il loro argento si sono fatti statue fuse, idoli di loro invenzione, tutti lavori di artigiani. 

Dicono: «Offrite loro sacrifici» e mandano baci ai vitelli. Perciò saranno come nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce, come pula lanciata lontano dall’aia, come fumo che esce dalla finestra.  

«Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d’Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c’è salvatore fuori di me. 

Io ti ho protetto nel deserto, in quella terra ardente. Io li ho fatti pascolare, si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato. Perciò io sarò per loro come un leone, come un leopardo li spierò per la via, li assalirò come un’orsa privata dei figli, spezzerò la corazza del loro cuore, li divorerò come una leonessa; li sbraneranno le bestie selvatiche. 

Israele, tu sei rovinata e solo io ti posso aiutare! Dov’è ora il tuo re, che ti possa salvare? Dove sono i capi in tutte le tue città e i governanti di cui dicevi: “Dammi un re e dei capi”?  

Ti ho dato un re nella mia ira e con sdegno te lo riprendo. L’iniquità di Èfraim è chiusa in luogo sicuro, il suo peccato è ben custodito. I dolori di partoriente lo sorprenderanno, ma egli è figlio privo di senno, non si presenterà a suo tempo pronto a uscire dal seno materno. 

Li strapperò di mano agli inferi, li riscatterò dalla morte? Dov’è, o morte, la tua peste? Dov’è, o inferi, il vostro sterminio? La compassione è nascosta ai miei occhi».  

Èfraim prosperi pure in mezzo ai fratelli: verrà il vento d’oriente, si alzerà dal deserto il vento del Signore e farà inaridire le sue sorgenti, farà prosciugare le sue fonti, distruggerà il tesoro e ogni oggetto prezioso (Os 13,1-5).  

Il giusto deve vigilare perché mai diventi ingiusto, si trasformi in empio, stolto, idolatra. Altrimenti subirà la stessa fine dell’empio. Sarà pula portata via. 

17Anche se avranno lunga vita, non saranno tenuti in alcun conto, e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore. 

Ecco quale sarà la vita sulla terra dei figli degli empi o degli adulteri, cioè di quanti hanno rinnegato il Signore. 

Possono avere anche una lunga vita, ma non saranno tenuti in alcun conto. Non c’è benedizione sulla loro vita. Senza benedizione, la vita è un deserto. 

Anche la loro vecchiaia sarà senza onore. Mancano della luce del Signore. Solo essa dona vero onore ad ogni uomo. 

È Dio la luce dell’uomo. Se Dio non illumina il volto di una persona, questa rimarrà sempre nelle tenebre, nel buio, sarà senza alcuna luce. 

Non vi è considerazione, non onore, non gloria per chi si pone contro il Signore, negandone l’esistenza e facendo della sua vita solo materia. 

La gloria vera di un uomo è la sua eternità che è dono di Dio per le sue virtù. 

Anche se un uomo dovesse guadagnare il mondo, senza Dio è nulla. 

Verso questa gloria eterna ogni uomo deve camminare, facendo il bene, lasciandosi illuminare da Dio. L’empio mai potrà camminare verso la vita. 

Esclude Dio come fonte della vera vita. Nega l’esistenza della stessa vita dopo la morte. Lui ha scelto di essere solo nel tempo per dare gusto alla sua carne. 

18Se poi moriranno presto, non avranno speranza né conforto nel giorno del giudizio, Se dovessero morire presto, neanche in questo caso ci sarebbe vera speranza per essi. Hanno rinnegato il Dio della vera speranza. 

Essi non avranno né speranza né conforto nel giorno del giudizio, perché nulla hanno fatto per vivere nel bene per il bene. 

Si sono consegnati al male, alla materia, all’idolatria, alla stoltezza fin dal seno della madre. Questa loro scelta li conduce alla perdizione eterna. 

Questo l’uomo deve sapere. Ogni sua scelta incide eternamente sulla vita degli altri. La famiglia che sceglie la morte, la sceglie per ogni suo membro.  

Pensiamo per un istante alla città di Sodoma. Essa ha scelto l’empietà, la stoltezza, il godimento della materia. Tutti i suoi figli perirono. 

Tutti furono arsi vivi dal fuoco e dallo zolfo caduti dal cielo. In essa tutti avevano scelto il godimento contro la volontà di Dio. 

Solo Lot fu salvato per grazia del Signore e per la preghiera di Abramo. Lot però visse nella città da giusto. Era un forestiero.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 27 luglio 2024

I figli degli adulteri non giungeranno a maturità, il seme di un’unione illegittima scomparirà.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


I figli degli adulteri non giungeranno a maturità, il seme di un’unione illegittima scomparirà. 


I figli degli adulteri, cioè degli empi, di coloro che hanno decretato la non esistenza del Signore non giungeranno a maturità.  

Non si tratta di una maturità di anni, maturità fisica. Non giungeranno alla maturità spirituale. Non costruiranno la loro vita sulla sapienza.  

Il seme dell’unione illegittima scomparirà, non certo dalla vita presente. 

Scomparirà dal regno eterno del Signore. Finirà nella perdizione eterna. 

La vera maturità di un uomo, una donna, è la maturità nella grazia, nella verità, nella sapienza. Vivendo da empi e con empi, quale maturità si potrà ottenere? 

Il seme dell’unione illegittima, perché frutto di idolatria e di empietà, mai potrà conoscere la sapienza. Questa viene dal padre e dalla madre. 

Crescendo senza sapienza, senza verità, senza pensieri di Dio, mai si potrà raggiungere la luce eterna. Questi figli scompariranno nelle tenebre eterne. 

Gli empi sono come pula che il vento disperde. Non c’è traccia di loro nei cieli, nel regno del Signore. La pula è raccolta per bruciare nel fuoco eterno. 


Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e  non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. 

È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. 

Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina (Sal 1,1-6).  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

martedì 4 giugno 2024

L’empietà è oggi la più grande malattia spirituale. Se non la si affronta con un coraggioso discorso di fede, essa occuperà ogni cuore, divorerà ogni mente.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


15Poiché glorioso è il frutto delle opere buone e la radice della saggezza non conosce imperfezioni. 

Ecco la consolante verità che va trasformata in fede: Glorioso è il frutto delle opere buone. La radice della saggezza non conosce imperfezioni. 

Un uomo deve avere un solo desiderio nel cuore: vivere per operare il bene. Ogni bene. La saggezza deve insegnargli qual è il vero bene per lui. 

Un uomo che vive di vera saggezza non conosce imperfezioni, perché consacra la sua vita solo al bene. L’imperfezione è nel non bene. 

La sterilità non è una imperfezione se vissuta secondo sapienza. È imperfezione se la si guarda senza la sapienza che viene da Dio.  

Se la saggezza non illumina la mente, tutto è visto come imperfezione. Se è imperfezione, deve essere portata a perfezione. Come? 

Poiché oggi la sterilità è vista un limite e una imperfezione, essa va portata nella perfezione attraverso ogni possibilità che la scienza dona. 

Si salta la sapienza, si saltano i pensieri di Dio sull’uomo e sulla donna, si salta ogni questione di moralità e di immoralità, si deve vincere l’imperfezione. 

Questa modalità di procedere attesta che Dio non è la luce della nostra vita e che la sua verità non governa i nostri cuori. Si è semplicemente empi. 

L’empietà è oggi la più grande malattia spirituale. Se non la si affronta con un coraggioso discorso di fede, essa occuperà ogni cuore, divorerà ogni mente. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

venerdì 3 maggio 2024

Una donna che consacra la sua vita all’empio e diviene empia con lui, quale frutto maturerà da questa unione e consacrazione all’empietà?

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


13Felice invece è la sterile incorrotta, che non ha conosciuto unione peccaminosa: avrà il frutto quando le anime saranno visitate. 

Una donna che consacra la sua vita all’empio e diviene empia con lui, quale frutto maturerà da questa unione e consacrazione all’empietà?  

Non solo non produrrà alcun frutto di bene nel tempo, genererà un frutto duraturo di male, di morte, di perdizione, di sofferenza eterna. 

A questa donna che genera per l’inferno è preferibile invece una donna sterile incorrotta. Questa è proclamata felice.  

Non ha conosciuto unione peccaminosa. Non ha generato figli per la perdizione eterna. Non ha sposato l’idolatria. Dio la benedirà in eterno. 

Quando le anime dei giusti saranno visitate da Dio, esse avranno un frutto di eternità beata. È questo il solo ed unico frutto che si deve produrre. 

Uno solo è il fine dell’uomo. Produrre la sua vita eterna. Ogni altra cosa va vista come un mezzo, mai un fine. Niente è fine. Tutto è via per la vita eterna. 

Se dimentichiamo questa verità, siamo stolti ed insipienti. Nulla conosciamo della luce che viene dal nostro Dio e Signore.  

14E felice l’eunuco la cui mano non ha fatto nulla d’ingiusto e non ha pensato male del Signore: riceverà una ricompensa privilegiata per la sua fedeltà, una sorte più ambita nel tempio del Signore. 

Quanto è detto per la donna sterile, lo si deve predicare anche dell’eunuco, di colui che non può avere figli o per cause naturali o per cause umane. 

Se l’eunuco non ha fatto nulla di ingiusto e non avrà pensato male del Signore, anche lui riceverà una ricompensa privilegiata per la sua fedeltà. 

Il Signore gli darà una sorte più ambita nel suo tempio. Nell’aldilà sarà chiamato a custodire il suo santo tempio, la sua casa eterna. 

Dovremmo riflettere su questa verità che il Libro della Sapienza ci annunzia: sul valore della sterilità, sul frutto che la sterilità è chiamata a produrre. 

Ma dovremmo riflettere anche sul valore della maternità, quando essa è maternità di empietà, malvagità, cattiveria, male, maledizione.  

Tutte le problematiche legate alla sterilità e di conseguenza alla fecondazione contro la stessa volontà del Signore, da questi versetti ricevono grande luce. 

La vera fede vede oltre il tempo, oltre le azioni immediate, oltre i frutti tangibili, oltre la stessa vita nella carne. Con questa fede tutto deve essere visto. 

La sapienza di Dio vede una fecondità di morte e la rivela. Non solo è una fecondità vana. È anche una fecondità di empietà e di perdizione eterna. 

A che serve questa fecondità? Solo all’inferno, a Satana, al male. Non serve a Dio. Se non serve a Dio neanche potrà servire alle donne, agli uomini. 

Invece una sterilità sia maschile che femminile che produce un frutto di vita eterna, perché vissuta secondo il pensiero di Dio, è cosa nobilissima. 

È questa la vera fede: vivere secondo la volontà di Dio fecondità e sterilità. Non solo la fecondità, ma anche la sterilità. 

Dinanzi però ad una fecondità per l’empietà e per il diavolo, è preferibile una sterilità che produce veri frutti di vita eterna per sé e per gli altri. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


mercoledì 13 marzo 2024

Chi è lo stolto? È colui che ha disprezzato la sapienza e l’educazione alla sapienza. Quale sarà il frutto di questo disprezzo? L’infelicità eterna.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


11Infatti è infelice chi disprezza la sapienza e l’educazione. Vana è la loro speranza e le loro fatiche inutili, le loro opere sono senza frutto. 

Chi è lo stolto? È colui che ha disprezzato la sapienza e l’educazione alla sapienza. Quale sarà il frutto di questo disprezzo? L’infelicità eterna. 

Quale ancora il frutto di questo disprezzo? La vanità della loro speranza e l’inutilità delle loro fatiche. Ogni loro opera è senza frutto. 

Se ciò che l’uomo fa non genera, non produce la sua vita eterna, allora veramente tutto è inutile, tutto vano, tutto senza frutto. 

Noi siamo sulla terra per produrre un solo frutto: la vita eterna. Se questo frutto da noi non è prodotto, ogni altra cosa è vana, inutile, senza vera speranza. 

La sapienza, l’educazione alla sapienza a questo servono: insegnarci come si produce questo frutto di vita eterna. 

Tutto il Vangelo cosa è? È l’insegnamento operato da Gesù Signore per educarci a produrre il frutto della nostra vita eterna. 

Se la vita eterna è solo dono di Dio e non anche frutto dell’uomo, il Vangelo è inutile e tutta la speranza posta in esso è vana. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 28 gennaio 2024

Oggi è proprio questa verità che fa difetto nei cristiani. Si sceglie di camminare oggi con Satana e domani si vuole avere Dio per l’eternità.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


Ma gli empi riceveranno una pena conforme ai loro pensieri; non hanno avuto cura del giusto e si sono allontanati dal Signore. 

Ecco invece quale sarà la sorte eterna dell’empio. Egli riceverà una pena conforme ai suoi pensieri. Ha scelto il male, male avrà per l’eternità. 

Hanno scelto di non avere cura del giusto e di allontanarsi dal Signore. Saranno eternamente lontani sia dal giusto che dal Signore. Nessuna comunione. 

Ognuno avrà nell’eternità ciò che avrà scelto in vita. Se avrà camminato con Dio, avrà Dio. Se avrà camminato con Satana, avrà Satana e il suo inferno.  

Oggi è proprio questa verità che fa difetto nei cristiani. Si sceglie di camminare oggi con Satana e domani si vuole avere Dio per l’eternità. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

venerdì 29 dicembre 2023

Confidare nel Signore è prima di tutto credere in Lui, fidarsi di Lui, ascoltare Lui. Si crede, ci si fida, lo si ascolta, si comprende la verità.



 LIBRO DELLA SAPIENZA 


9Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti. 

Questa verità può essere compresa? Può essere accolta nel cuore? Chi la potrà comprendere e porre nel cuore? 

La risposta è immediata da parte del Signore. Comprenderanno la verità coloro che confidano nel Signore. Chi non confida in Lui, mai giungerà alla verità. 

Confidare nel Signore è prima di tutto credere in Lui, fidarsi di Lui, ascoltare Lui. Si crede, ci si fida, lo si ascolta, si comprende la verità. 

Chi rimane in eterno presso il Signore? Chi abiterà con Lui? Solo i suoi fedeli. Quanti rimangono fedeli a Lui nell’amore e mai escono dalla sua Parola. 

A costoro il Signore concede la sua grazia e la sua misericordia. Per gli empi nessuna misericordia, perché essi hanno negato la stessa esistenza di Dio. 

Dio accoglierà nella sua tenda eterna solo quanti sono rimasti fedeli al suo amore. Anche questa è verità consolidata nel popolo del Signore.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


lunedì 20 novembre 2023

Il governo del Signore è nel purissimo dono della vita eterna. Dio governa i giusti conducendoli alla sorgente della vera vita.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


8 Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. 

Gli empi hanno tolto i giusti dalla terra. Dio li innalza sopra la terra e sopra le nazioni. Darà ad essi potere sui popoli. 

Però sopra i giusti regnerà per sempre solo il Signore. Gli empi non avranno più alcun potere sui giusti. I due regni vengono separati per sempre. 

L’empio ha potere sul giusto solo per un istante. Il suo potere è quello di calarlo nel crogiolo perché si possa purificare da ogni scoria. 

Fatto questo lavoro, l’empio scompare dalla vita del giusto. Su di lui non ha alcun potere. Potere sul giusto lo esercita solo il Signore.  

Anche questa è verità purissima. Anche questa verità deve divenire fede purissima del vero adoratore di Dio. 

Nessuno ha potere sul giusto: né l’empio, né Satana, né la morte, né Angeli e né uomini. Solo il Signore lo governerà per l’eternità. 

Il governo del Signore è nel purissimo dono della vita eterna. Dio governa i giusti conducendoli alla sorgente della vera vita. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

venerdì 20 ottobre 2023

Nel giorno del giudizio, quando empi e giusti si presenteranno al rendimento dei conti, gli empi vedranno i giusti risplendere. Li vedranno pieni di luce.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


7 Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. 

Anche questa è purissima verità di fede ormai consolidata nel popolo del Signore. Essa è chiaramente attestata. Leggiamo in Daniele e in Malachia.  

Ora, in quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 

Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Dn 12,1-3).  

Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo: «Che cosa abbiamo detto contro di te?». Avete affermato: «È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti». Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve. Voi allora di nuovo vedrete la differenza fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo serve. 

Ecco infatti: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla. Calpesterete i malvagi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti (Mal 3,13-21).  

Nel giorno del giudizio, quando empi e giusti si presenteranno al rendimento dei conti, gli empi vedranno i giusti risplendere. Li vedranno pieni di luce. 

Li vedranno come scintille nella stoppia che corrono di qua e di là. Le anime dei giusti sono state trasformate da Dio in luce eterna. 

Mentre le anime degli empi sono divenute tenebra eterna, morte eterna, perdizione eterna. Sono anime senza vera vita. 

Questa differenza è verità purissima. Deve anche divenire fede purissima del vero adoratore di Dio. Dalla giustizia alla luce, dall’empietà alla morte. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 24 settembre 2023

La sofferenza è vera via di purificazione, vera prova di fedeltà, vero sentiero per giungere alla gioia eterna. Nulla purifica quanto la sofferenza.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


6 li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. 

Ecco cosa è la sofferenza nella visione vera della fede: è mettere l’uomo nel crogiolo perché venga liberato da ogni scoria, imperfezione, difetto, neo. 

Come l’oro messo sul fuoco si fonde e libera tutte le scorie, così è l’uomo messo nel fuoco della sofferenza. Si fonde e libera da esso ogni imperfezione. 

Attraverso il crogiolo della sofferenza il giusto diviene gradito come l’offerta di un olocausto. Ogni vittima offerta al Signore deve essere senza difetti.  

Questa purissima verità di fede viene ripresa da San Pietro e ricordata ai cristiani delle prime comunità. 

Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell’Asia e nella Bitinia, scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue: a voi grazia e pace in abbondanza. 

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. 

Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime. 

Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. 

Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo. 

E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. 

Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna. Perché ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. 

E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato (1Pt 1,1-25).  

La sofferenza è vera via di purificazione, vera prova di fedeltà, vero sentiero per giungere alla gioia eterna.  Nulla purifica quanto la sofferenza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


venerdì 25 agosto 2023

In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


5 In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; 

Ecco un’altra verità che governa la speranza del giusto: la pena è breve. I benefici sono eterni. La pena è piccola. I benefici sono grandi. 

La pena serve per provare la loro fedeltà al Signore. Dio prova i giusti e li trova degni di sé. Sono degni di sé perché danno la vita per rimanere fedeli a Lui. 

Nessuna prova è più grande del dono della vita. Si perde la vita per il Signore per averla tutta dal Signore. 

Questa scienza, sapienza, verità con la quale si affronta il martirio è già patrimonio di fede del popolo del Signore già del Secondo Libro dei Maccabei. 


Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. Il tempio infatti era pieno delle dissolutezze e delle gozzoviglie dei pagani, che si divertivano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne, introducendovi pratiche sconvenienti. L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. Non era più possibile né osservare il sabato né celebrare le feste dei padri né semplicemente dichiarare di essere giudeo. Si era trascinati con aspra violenza ogni mese, nel giorno natalizio del re, ad assistere al sacrificio e, quando giungevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare in onore di Diòniso coronati di edera. Su istigazione dei cittadini di Tolemàide, fu poi emanato un decreto per le vicine città ellenistiche, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici e mettessero a morte quanti non accettavano di aderire alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. Furono denunciate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i bambini alle loro mammelle, e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano riluttanza a difendersi per il rispetto di quel giorno santissimo. 

Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di pensare che i castighi non vengono per la distruzione, ma per la correzione del nostro popolo. Quindi è veramente segno di grande benevolenza il fatto che agli empi non è data libertà per molto tempo, ma subito incappano nei castighi. Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con le altre nazioni, attendendo pazientemente il tempo di punirle, quando siano giunte al colmo dei loro peccati; e questo per non doverci punire alla fine, quando fossimo giunti all’estremo delle nostre colpe. Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. Ciò sia detto da noi solo per ricordare questa verità. Dobbiamo ora tornare alla narrazione. 

Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione (2 Mac 6,1-31).  

Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco teglie e caldaie. Appena queste divennero roventi, il re comandò di tagliare la lingua a quello che si era fatto loro portavoce, di scorticarlo e tagliargli le estremità, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. Dopo averlo mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo quando ancora respirava. Mentre il vapore si spandeva largamente tutto intorno alla teglia, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, dicendo: «Il Signore Dio ci vede dall’alto e certamente avrà pietà di noi, come dichiarò Mosè nel canto che protesta apertamente con queste parole: “E dei suoi servi avrà compassione”».  

Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo. Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». 

Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. 

Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». 

Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono. Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini e, sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza».  

Dopo di lui presero il sesto che, mentre stava per morire, disse: «Non illuderti stoltamente. Noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. Ma tu non credere di andare impunito, dopo aver osato combattere contro Dio». 

Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi». 

Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». 

Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». 

Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte. 

Ma sia sufficiente quanto abbiamo esposto circa i pasti sacrificali e le eccessive crudeltà (2Mac 7,1-42). 

 

Il Signore prova sempre i suoi figli, anche con la richiesta del dono di tutta la loro vita, facendola divenire vero olocausto, vero sacrificio, nella sofferenza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 20 luglio 2023

Il giusto ha una visione soprannaturale delle cose. Vede con gli occhi dello spirito ciò che è invisibile agli occhi della carne.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


3 la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. 

Gli empi vedono la morte dei giusti, causata dalla loro empietà e malvagità come una rovina. Mentre essi godono della vita. Ai giusti la vita è tolta. 

Questa è la rovina: la perdita della vita. Essi invece non hanno perso la vita. Sono nella pace. Sono nella vita eterna. Vivono una vita di gaudio eterno. 

Questa differenza va colta, va insegnata, va gridata, va predicata. Empi e giusti non hanno la stessa fine dopo la morte. La fine è ben diversa. 

Oggi è questa la stoltezza anche del mondo cattolico: l’abolizione, la negazione, la cancellazione di questo duplice sbocco della nostra vita. 

Il giusto per l’empio è precipitato in una sventura, nella rovina di aver perso la vita. Non sa che chi perde la vita è proprio lui, l’empio. La perde per sempre. 

4 Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. 

Il giusto ha una visione soprannaturale delle cose. Vede con gli occhi dello spirito ciò che è invisibile agli occhi della carne.  

Vede il dolore, la sofferenza, la stessa morte come porta verso l’immortalità. Si compie in lui il fine per cui è stato creato: per l’immortalità. 

Questa verità è già stata annunziata nel capitolo secondo: “Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura”. 

La natura di Dio è incorruttibile e immortale. Il castigo, la morte, la sofferenza del giusto è porta, via che conduce all’incorruttibilità e all’immortalità. 

Sofferenze e dolori sono il sentiero per il compimento del fine per cui l’uomo è stato creato. Gli empi cooperano a che questo fine sia raggiunto rapidamente.  

Questa è la speranza del giusto: raggiungere l’immortalità. Se per essa è opportuno passare per la morte, che si passi per la morte.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


mercoledì 21 giugno 2023

La cecità spirituale produce la malvagità. La malvagità conduce alla morte eterna. Essi non vedono il dopo del giusto e neanche il loro dopo.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


2 Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, 

Gli stolti vedono solo il momento presente. Vedono la morte fisica da essi inflitta ai giusti e non sanno andare oltre.  

Vedono il male loro fatto e ritengono la fine fatta fare loro un vera sciagura. Non vedono oltre il momento. Si fermano alle apparenze storiche. 

Mancano di occhi che sanno andare oltre la morte, oltre la storia, oltre la sofferenza, oltre i tormenti da essi inflitti. 

Questa cecità spirituale fa sì che essi vedano solo la materia. Non possono andare oltre. È l’empietà che produce questa cecità. 

La cecità spirituale produce la malvagità. La malvagità conduce alla morte eterna. Essi non vedono il dopo del giusto e neanche il loro dopo. 

La cecità è universale. È verso i giusti, ma anche verso la loro vita. È una cecità che li immerge in una depravazione e immoralità di morte anche sulla terra.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 28 maggio 2023

La differenza tra le anime degli empi e quelle dei giusti è sostanziale. Le prime sono in un tormento eterno. Le seconde vivono di gioia eterna.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA


1 Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. 

Questo versetto è in contrapposizione a ciò che è stato detto sulle anime degli empi: queste sono in mano della morte. Esse appartengono alla morte. 

“Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono”. Le anime degli empi sono del diavolo. 

Le anime dei giusti, invece, non appartengono al diavolo. Esse sono nelle mani di Dio e non vi è tormento per esse. 

Mentre le anime degli empi vivranno una morte eterna di tormenti, quelle dei giusti vivranno una vita eterna di gaudio. Non conosceranno il tormento. 

La differenza tra le anime degli empi e quelle dei giusti è sostanziale. Le prime sono in un tormento eterno. Le seconde vivono di gioia eterna.  

Le prime appartengono alla morte e al diavolo. Le seconde appartengono alla vita e a Dio. Queste ultime sono nelle mani di Dio. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

venerdì 5 maggio 2023

Vanno incontro alla morte coloro che appartengono alla morte, quanti appartengono alla vita vanno nella vita.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

4 Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono. 

Da dove viene allora la morte? Essa viene dall’invidia del diavolo. Essa è frutto del non ascolto della Parola del Signore. 

Vanno incontro alla morte coloro che appartengono alla morte, quanti appartengono alla vita vanno nella vita. 

Qui in verità non si parla della morte fisica che è per ogni uomo, ma della morte spirituale. Va nella morte eterna chi appartiene alla morte eterna. 

Chi appartiene alla morte eterna? Gli empi. Essi hanno deciso di vivere per la morte, alla morte essi appartengono, della morte eterna faranno esperienza. 

Perché gli empi andranno incontro alla morte eterna, perché si sono lasciati tentare dal diavolo e sono caduti nella loro falsità? 

Chi sono allora gli empi? Coloro che credono nella parola del diavolo: “Se ti prendi la vita nelle tue mani, sarai come Dio. Sarai Dio”. 

Chi è allora l’empio? È colui che nega l’esistenza di Dio, perché lui stesso si è proclamato dio. Un dio di materia, di tempo. Non certo di spirito, di eternità. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 15 aprile 2023

Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

23 Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. 

Ora viene confermata la visione che il giusto ha della vita: sì, veramente Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto ad immagine della propria natura. 

Sì, veramente esiste il prima del tempo, e il dopo del tempo. Esiste l’eternità, l’incorruttibilità, la trascendenza, la spiritualità, il premio.  

Esiste realmente Dio che ha fatto l’uomo a sua immagine. Dio è eternità, trascendenza, immortalità, incorruttibilità. È Questa la vocazione dell’uomo.  

L’uomo non è stato fatto per la morte, ma per la vita, è ad immagine del Dio che è vita eterna. La trascendenza dell’uomo va gridata con forza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

martedì 21 marzo 2023

L’empio ha racchiuso la sua vita nella sola materia, nel solo presente. Oltre vi è il nulla. Per questo mettono alla prova il giusto: per attestare la verità del nulla.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


21 Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati.  

Le parole del giusto non possono essere interpretate dagli empi. Sono parole di un cuore di luce. Un cuore di tenebra non può leggere un cuore di luce.  

Gli empi hanno messo alla prova il giusto. Hanno visto che le sue parole erano vere in tutto ciò che dipendeva da lui: mitezza, arrendevolezza, non reazione. 

Mancava quanto spettava al Signore. Ma anche questo è avvenuto, non però secondo i loro intendimenti, ma secondo la sapienza eterna di Dio. 

Gli empi si sono sbagliati. Sono stati accecati dalla loro malizia. Hanno fatto ogni cosa perché si dimostrasse falso il giusto in ogni sua parola ed opera.  

22 Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile. 

Dov’è l’errore degli empi? È quello di non conoscere i misteriosi segreti di Dio. Essi non conoscono la sapienza del Signore. Essa è oltre ogni mente. 

In più il loro materialismo esaurisce la vita nella materia, nel presente. Essi non sperano ricompensa per la rettitudine. Non c’è un dopo oltre il presente. 

Neanche credono che vi sia un premio per una vita irreprensibile. Non possono credere questo, perché tutto per essi è nell’attimo. È l’attimo il loro premio. 

L’empio ha racchiuso la sua vita nella sola materia, nel solo presente. Oltre vi è il nulla. Per questo mettono alla prova il giusto: per attestare la verità del nulla. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 19 febbraio 2023

Gli empi non credono in Dio. Il giusto si proclama figlio di Dio. Per attestare la sua falsità decidono di metterlo alla prova.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

17 Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. 

Gli empi non credono in Dio. Il giusto si proclama figlio di Dio. Per attestare la sua falsità decidono di metterlo alla prova. 

Essi vogliono vedere se le sue parole sono vere. Vogliono sperimentare empiricamente cosa gli accadrà alla fine. 

Lui dice che la sua fine è beata. Quindi se muore o se vive non ha alcuna importanza. Se vive cammina verso la fine beata. 

Se muore ha raggiunto la fine beata. Cosa realmente accadrà al giusto? Questo gli empi vogliono sperimentare per un fine di male, non di bene. 

Scagliandosi contro il giusto essi vogliono ratificarsi nella loro coscienza di piena falsità. Di quanto il giusto ha detto, nulla si è avverato storicamente. 

Questo essi vogliono provare. Non per convertirsi, ma per radicarsi, piantarsi ancora di più nella loro materialità e concezione materialista della vita. 

18 Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. 

Ecco il pensiero malvagio degli empi: il giusto dice di essere figlio di Dio. Se è vero figlio di Dio, Dio non lo lascerà nelle nostre mani. 

Se è vero figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Essi dicono queste cose perché convinti della non esistenza di Dio. 

Se Dio non esiste, mai lo potrà liberare. Noi proveremo così che è falso il giusto. Non sono essi i falsi. Essi sono nella verità: Dio non esiste. 

È questo il loro ragionamento perverso, frutto della loro empietà e ateismo. 

19 Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. 

La decisione è presa: Il giusto dovrà essere provato con violenza e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione.  

Lui dice di non amare la violenza. Vediamo se queste sue parole sono vere. Ciò che dice lo compie anche? 

Lui dice che è capace di sopportare ogni cosa. Saprà sopportare le loro violenze e tormenti? Reagirà ad esse? Manifesterà la sua potenza? 

Cosa succederà? Sarà paziente? Sarà mite? Sarà arrendevole? Sopporterà ogni cosa? Sarà come un mite agnello condotto al macello? 

20 Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà». 

Ecco in cosa consiste la prova: il giusto dovrà essere condannato ad una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà. 

Tutto questo avviene non perché essi vogliono aprirsi alla fede, ma per potersi maggiormente radicare nella loro empietà ed idolatria. 

Queste parole degli empi riferite al giusto, sono vera profezia di Gesù Signore. La passione di Gesù è stata vissuta tutta nel compimento di questa profezia. 


Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 

Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. 

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito (Mt 27,33-50).  


Gesù è tentato perché scenda dalla croce. A Lui vengono rivolte proprio queste parole. Viene sfidato, ma non per aprirsi alla fede. Non è questo il loro intento. 

Quanti sfidano Gesù lo fanno con arroganza. Tu sei crocifisso e non puoi sfuggire alle nostre mani. Noi siamo nella verità. Tu sei nella falsità. 

Non sanno gli empi che la risposta di Dio non è mai secondo il pensiero dell’uomo, né tanto meno secondo quello degli empi. 

La risposta di Dio è dettata dalla sua sapienza eterna. Per Cristo è la liberazione non dalla croce, ma dalla stessa tomba, dal sepolcro. 

Così la Lettera agli Ebrei e anche la Lettera ai Filippesi. 


Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. 

Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. 

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek (Eb 5,1-10).  

Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,6-11). 


I pensieri degli uomini da quelli di Dio sono distanti più che l’oriente dista dall’occidente. La profezia è il pensiero di Dio. Non è pensiero dell’uomo. 

Essendo pensiero di Dio, da Dio soltanto dovrà essere interpretata. L’uomo mai potrà interpretare il pensiero di Dio. Lo può se lascia che lo faccia lo Spirito di Dio.  

Gli empi neanche credono in Dio, mai potranno sapere cosa è scritto nel pensiero di Dio. Dio libera il giusto, ma a modo suo, non a modo loro. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI