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giovedì 15 agosto 2024

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


ESAME

Spesso mi capita che vengano a confessarsi giovani e uomini dopo anni che non si confessano e che mi dicano:

- Io peccati non ne ho.

Io, ormai esperto, faccio loro un esame di coscienza e i peccati vengono su a frotte... Allora concludo:

- Piú in fondo andiamo, piú pesci pigliamo...

- Come fare un esame di coscienza?

- Semplicissimo: sui dieci comandamenti, sui precetti della Chiesa, sui propri doveri di stato.

1. Non avrai altro Dio fuori di me.

Hai negato o messo in dubbio la fede? Hai degli idoli che ti fanno dimenticare o mettere al secondo posto Dio? Sono forse un uomo, una donna, il divertimento, il denaro, il lavoro, la politica? Forse per essi dimentichi o non trovi piú tempo per la preghiera quotidiana, per la messa domenicale, per le opere buone? Forse per essi non vai al sottile con la tua coscienza e facilmente trasgredisci la legge di Dio?

2. Non nominare il nome di Dio invano.

Forse bestemmi o anche solo attribuisci a Dio i mali e le cose storte che avvengono nella terra? Forse lo nomini senza rispetto o dici barzellette irriverenti? Forse pensi che la bestemmia sia un peccato leggero, mentre è uno dei peccati piú gravi che possa fare l'uomo?

3. Ricordati di santificare la festa.

Vai a Messa la domenica? La metti al primo o all'ultimo posto, a quando hai tempo. Arrivi a Messa iniziata o a mezza Messa? Preghi durante la Messa o stai distratto, o, addirittura, ti metti a parlare? Santifichi almeno in parte il resto della giornata con letture sante, con visite a malati, con opere di carità e di apostolato, con la partecipazione a qualche attività ecclesiale?

4. Onora il padre e la madre.

Li onori? Li obbedisci? Li sostieni? Li assisti? O con facilità li lasci soli in un angolo, o li vai a chiudere in un asilo? Rispetti le autorità ecclesiastiche e civili o parli sempre male di loro? Rispetti i piú grandi?

5. Non ammazzare.

Non praticare, né consigliare aborti. Non odiare, non nutrire rancori e risentimenti. Non andare sempre ricordando il male rickvuto.

Ami il prossimo? Con le parole o coi fatti? Quali e quante opere di carità vai facendo? Pensi anche agli altri o pensi solo a te?

6. Non commettere atti impuri.

Non masturbazioni, non fornicazioni, non adulteri, non sodomie, non onanismi, non toccamenti sensuali su di sé o sugli altri; non cattivi discorsi e neanche cattive parole: son tutti peccati di lussuria.

7. Non rubare.

Non rubare, non imbrogliare, non danneggiare la roba degli altri. Ruba l'insegnante che non fa scuola, o si dà ammalato o durante la scuola lascia a lungo la classe; ruba l'operaio che non lavora, o lavora a singhiozzo, o solo quando è visto dal padrone; rubano i sofisticatori, coloro che non mettono il materiale pattuito, i datori e i donatari di bustarelle.

Chiunque ruba è tenuto a ritomare la roba rubata.

8. Non fare false testimonianze.

Non mentire dinnanzi agli uomini, tanto meno in tribunale con false testimonianze; non calunniare, né insinuare sospetti. Non ti far credere piú ricco, piú intelligente, piú buono, piú influente di quello che sei. Non fare il fariseo credendoti o, peggio, proclamandoti galantuomo o un uomo senza peccati, che non ha bisogno del perdono di Dio e della confessione. Dice s. Giovanni: « Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi ». (1 Gv. 1,9).

9. Non desiderare la donna di altri.

Non andare dietro a cattivi pensieri. Le tentazioni possono venire a tutti. Fai peccato soltanto quando te ne accorgi e vorresti eseguirle. Dice Gesú: « Chi guarda una donna per desiderarla ha commesso adulterio ». (Mt. 5,28).

Ti esponi a occasioni di peccato o, peggio, le vai cercando? Stolto! È impossibile mettere il fuoco sotto la paglia e non vederla bruciare. Togli di sotto il fuoco e la paglia non brucia.

10. Non desiderare la roba d'altri.

Non è peccato desiderare di avere una macchina, una casa, una villa come le hanno altri. È peccato soltanto volerle loro togliere.

Un giorno parlando della confessione a un uomo questi mi disse:

- Io non ho niente da confessarmi. I 10 comandamenti li osservo sempre.

- Ci sono ancora i precetti della Chiesa, io gli risposi.

- Io osservo soltanto i 10 comandamenti, egli allora mi disse. Dove i precetti della Chiesa sono scritti nella Bibbia?

- Perché suo figlio deve andare a comprarle le sigarette? Dove è scritto nella Bibbia?

- Ma c'è scritto di obbedire al padre e alla madre.

- E ci sono pure scritte queste parole di Gesú agli apostoli: « Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi disprezza me ». (Lc. 10,16).

«Qualunque cosa scioglierete sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli». (Mt. 18,18).

Come vedi la legge data a Mosè è data al negativo; gli fu scolpita sulla pietra per cuori di pietra. Per questo dice s. Paolo: « La legge è per la morte », ossia deve servire per fare evitare agli uomini la morte temporale eterna. (Rom. 1,10). Essa è come un binario che giova al treno per non farlo sfracellare nella corsa, per farlo correre meglio e fargli raggiungere la meta. Le leggi morali sono leggi di vita. Purtroppo gli uomini neanche quelle osservano e vanno incontro a un'infinità di guai e alla morte. Dio, da perfetto pedagogo, non poteva rivelare la perfezione della legge a un popolo rozzo, primitivo e di « dura cervice », come la Bibbia definisce il popolo ebreo; cosí come un insegnante non spiega l'algebra a un analfabeta. Quando venne la pienezza dei tempi, Dio si fece uomo in Gesú e ce la venne a rivelare: la perfezione della legge è l'amore.

« Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi » (Gv. 13,14) cioè cercandovi, salutandovi, sentendovi, sacrificandovi gli uni per gli altri, come io ho fatto per voi. Per questo la legge del Vangelo è tutta al positivo. Gesú la scolpí in un cuore di carne, nel suo cuore, mostrandocelo nella Croce e nell'Eucarestia; la scolpí per cuori di carne, cioè per persone che amano. Solo gli egoisti non possono osservarla, o l'osservano per quel tanto per cui vedono un loro utile. Invece chi ama Dio e il prossimo trova facile e bello pregare, osservare i 10 comandamenti, fare del bene al prossimo. Ora è impossibile conoscere Gesú e non amarlo.

Un giorno mi avvicinano due ufficiali. Uno di loro mi dice: « Cappellano, se c'è il Paradiso, chi di noi due ci va? Lui che viene sempre a Messa e se ne frega dei soldati; o io, che non vi vengo mai, ma che tratto bene i soldati? ». « Né lui, né tu, rispondo io; a lui manca la gamba destra, a te manca la gamba sinistra; per camminare ci vogliono due gambe. A lui manca l'ala destra; a te manca l'ala sinistra; per volare a Dio ci vogliono due ali: l'amore di Dio, ossia la preghiera e la frequenza alla Chiesa e ai sacramenti; e l'amore del prossimo, ossia la pratica delle sette opere di misericordia corporale e spirituale ».

- Che bisogno ho io di confessarmi?, mi disse un giorno un uomo. Io non ammazzo, non rubo, non faccio male a nessuno. Se c'è un Paradiso, Dio deve darmelo.

- Lei ha un agrumeto, io gli riposi. Se vi manda un operaio per zapparlo, e quello, ritornando la sera, le chiede il salario della giornata, lei gli chiede fin dove è arrivato a zappare. Se lui le risponde: « Non ho zappato; però non le ho tagliato gli alberi, né le ho bruciato la casa o fatto altro male; quindi mi paghi ». Lei lo pagherà?

- No.

- Ugualmente Dio ricompensa non quelli che semplicemente non fanno del male; ma quelli che simultaneamente hanno fatto del bene. Si paga chi fa qualche lavoro, non chi non fa nulla. Gesú, parlando del giudizio universale dice che andranno all'inferno tutti coloro che non hanno sfamato gli affamati, né vestito gli ignudi, né fatto altre opere buone.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


domenica 7 gennaio 2024

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


IO PECCATI NON NE HO

Giacché « nulla vi è di occulto che non verrà rivelato », e giacché quello che diciamo al sacerdote in confessione viene cancellato, quando ci si va a confessare il problema è di vedere con esattezza tutti i nostri peccati. Li i pericoli sono due: di non vedere i propri peccati; di scambiare per cose da nulla le cose grosse. Ti voglio puntualizzare questi pericoli con due episodi.

1. Un giorno, confessando una compagnia di soldati per il precetto pasquale, un soldato mi disse:

- Padre, io peccati non ne ho; ma, tanto è Pasqua, e vengo ugualmente a confessarmi.

- Di dove sei?, gli chiedo.

- Toscano, egli mi risponde.

- Beh, allora qualche bestemmia c'è.

- Oh, quello sí!

- Dieci o quindici al giorno?

- Quindici o venti al giorno; non piú di quello.

2. Questo episodio successe in Adrano molti anni addietro, e fece allora ridere tutto il paese; i vecchi lo ricordano ancora. Un uomo, una notte di luna, andò a caccia. Appostatosi a ridosso di una bassissima collina, attese il coniglio. Dopo un pezzo vide spuntare sul ciglio della collina due orecchie. « È il coniglio! », pensò subito il nostro cacciatore; sparò e corse a prendere la preda. Aveva ucciso un asino, che stava sdraiato all'addiaccio e che, a un certo punto, per sua mala sorte, aveva sollevato la testa.

Cosí la maggioranza dei cristiani: o non vedono i peccati; o scambiano le cose grosse, anche grossissime per inezie: bestemmie, maldicenze, pornofilms, bugie, giuramenti falsi, impurità, ecc.

Il Signore ha dato esempi impressionanti per farci capire questa verità tanto elementare e tanto dimenticata dagli uomini. « Davide radunò di nuovo tutti gli uomini migliori d'Israele in numero di trentamila. Poi si alzò e partí con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per trasportare di là l'arca di Dio, sulla quale è invocato il nome del Signore degli eserciti, che siede in essa sui cherubini. Posero l'arca di Dio sopra un carro nuovo, la tolsero dalla casa di Abinadab, che era sul colle; Uzzà e Achio, figlio di Abinadab, conducevano il carro nuovo; Uzzà stava presso l'arca di Dio, e Achio precedeva l'arca. Davide e tutta la casa d'Israele facevano festa davanti al Signore, con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, timpani, sistri e cembali. Ma quando furono giunti all'aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l'arca di Dio, e vi si appoggiò, perché i buoi la facevano piegare. L'ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morí sul posto, presso l'arca di Dio». (2 Salm. 6,1-8).

Il motivo fu questo: Dio aveva ordinato che solo i sacerdoti potevano toccare l'arca santa. (Oggi moltissimi trattano senza rispetto l'Eucarestia e, se laici, la prendono senza autorizzazione del Vescovo).

«Un uomo di nome Anania colla moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo, d'accordo colla moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: "Anania, perché mai Satana si è cosí impossessato del tuo cuore e tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di dividerlo non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo questa azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". All'udire queste parole Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i piú giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. Avvenne poi, circa tre ore piú tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Si, a tanto". Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te. D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose"». (Atti 5, 1-11).

- Sono ugualmente impressionanti le testimonianze di morti rianimati, raccolte dal dott. Raymond Moody nel libro La vita oltre la vita (Mondadori).

Una donna gli disse: «Appena morta mi trovai in un mondo di luce e vidi d'un colpo, come a un flash, tutta la mia vita, tutte le mie azioni, particolarmente quelle di cui avevo a vergognarmi; e delle mie azioni, anche buone, vidi i moventi meno buoni che mi spingevano. Ho avuto tanta paura!... Adesso ho deciso di vivere solo per fare del bene».

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


domenica 11 giugno 2023

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


UNA COMPAGNIA DI CONIGLI

Un lontano giorno d'aprile nell'ultima guerra andai in una compagnia di soldati del 138° reggimento, di cui ero cappellano, per far fare loro il precetto pasquale. Il capitano mi radunò i soldati, e io feci loro un bel discorso. Li vedevo attentissimi e mi sembravano convinti. Alla fine dissi:

- Ragazzi, ora celebro la santa messa. Prima però vi dò il tempo per confessarvi.

I soldati stettero alcuni momenti fermi; poi ruppero la fila. Attesi cinque minuti, un quarto d'ora...; nessuno venne a confessarsi.

Deluso, feci suonare l'adunata e quindi celebrai la messa. Finita la messa, un soldato si avvicinò all'altare e mi disse a bassa voce:

- Signor capellano, io sono di famiglia molto religiosa; avrei voluto confessarmi; ma vedendo che nessuno si faceva avanti, ho avuto vergogna.

Subito dopo venne un altro e mi disse:

- Signor cappellano, io volevo confessarmi; ma, vedendo che nessuno si confessava, ebbi vergogna.

Subito dopo venne un terzo soldato a farmi lo stesso discorso; poi un altro, poi un altro, poi un altro ancora, e quindi un grosso gruppo di soldati, che d'un colpo s'ingrossò e raccolse tutta la compagnia.

Allora un sergente, ridendo, mi disse:

- Signor cappellano, non siamo una compagnia di soldati: siamo una compagnia di conigli! Ci volevamo confessare tutti e comunicare; e abbiamo avuto vergogna l'uno dell'altro. Può tornare domani?

L'indomani ritornai sul posto. Tutti si confessarono e, durante la santa messa, si comunicarono devotamente.

Cosí la grandissima maggioranza dei cristiani: sono cresimati; ma invece di diventare colla cresima i soldati di Cristo, diventano i conigli di Cristo; non hanno coraggio di confessarsi e di comunicarsi; non hanno coraggio di difendere la Chiesa, di correggere amorevolmente chi bestemmia, chi fa turpiloquio; non hanno coraggio di farsi un segno di croce; e, anche quando vanno in Chiesa, non hanno coraggio di mettersi avanti, vicino all'altare; ma stanno laggiú in fondo, vicino alla porta per vergogna di farsi vedere in prima fila, o forse per essere i primi ad uscire. È il peccato del rispetto umano, che nessuno confessa.

Padre Ildebrando A. Santangelo


giovedì 1 dicembre 2022

LIBERAZIONE Sulla Confessione

 


CON QUEL FARABUTTO?

Un pomerigggio, stanco di guidare la macchina in un lungo viaggio, approfittando del bel tempo, mi fermo vicino a una campagna dove un contadino zappava. Scendo dalla macchina, mi avvicino a quel contadino e, dopo poche chiacchiere d'occasione, gli dico:

- Lei va a Messa la domenica, qualche volta si confessa?

- Giammai!

- E perché?

- Io confessarmi con quel farabutto di parroco?

- Non c'è un altro prete in paese?

- No; c'è lui solo.

- Anche di medici ne avete uno solo?

- Sí.

- E se il farabutto, invece del parroco fosse il medico e lei cadesse ammalato, cosa farebbe?

- Me ne andrei nel paese piú vicino a cercare un altro medico.

- Giusto! Perché se perde la salute e la vita non importerebbe nulla al medico del suo paese. Ugualmente non importa nulla al suo parroco se lei ha perduto la salute dell'anima e il Paradiso. È lei che va all'inferno. Vada a confessarsi in un altro paese!

- Non ci avevo pensato! Lei ha ragione.

- Si ricordi pure che, ad andare in Chiesa, a confessarsi, a comunicarsi non fa un favore al prete, ma a se stesso, come quando zappa o quando mangia. Si ricordi, infine, che all'imputato non interessa se il giudice è un galantuomo o un farabutto; interessa solo venire da lui assolto. Peggio per il prete se è farabutto. Si farà i conti con Dio, che con lui sarà molto rigoroso. E adesso, buon pomeriggio.

- Grazie, padre, e a lei buon viaggio.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


martedì 30 agosto 2022

LIBERAZIONE Sulla Confessione

 


TUTTO DEVE ESSERE RIVELATO

Una famiglia vive felice con una bellissima e dolce figliuola, Emanuela Orlandi. Ignoti rapiscono la ragazza; la fanno scomparire e, forse, dopo averla stuprata, la uccidono.

Un'altra famigliuola vive con una bimbetta di appena tre mesi, avuta dopo anni di matrimonio e tanto aspettata. Ignoti immobilizzano i genitori e li lasciano nella disperazione portandosi per sempre la bambina.

Un bravo impiegato, cognato di amici miei, vive felice con i tre figliuoli. Un ignoto, mentre egli sta per aprire la porta lo chiama, gli spara un colpo allo stomaco e quindi uno in testa e lo uccide, distruggendo per sempre la felicità della sua famiglia.

Questi, alcuni episodi recenti di cronaca. Ogni anno milioni di questi delitti succedono nel mondo ad opera di ladri, di mafiosi, di terroristi, di tiranni, rimasti quasi sempre sconosciuti e impuniti.

Se poi guardiamo le stragi di Hitler, di Stalin, di Mao, di Jap, di Komeini, le migliaia di persone fatte scomparire dai dittatori sud-americani, le centinaia di migliaia di condannati ai lavori forzati o degenti negli ospedali psichiatrici sovietici, c'è da piangere senza fine lacrime di sangue.

Pensando a questi e agli infiniti altri delitti che succedono continuamente nel mondo ci sentiamo ribollire il sangue e affiorare questa domanda:

- Ma non c'è una giustizia? E perché Dio tace?

- Se un ordine c'è nell'universo, (e non c'è chi, aprendo gli occhi, non lo veda), esso non può finire nel caos di questo infinito e raccapricciante disordine umano. L'ordine dovrà venire ricomposto. Lo esige l'intelligenza.

Ma ciò che ce ne dà la certezza è quanto ha detto Gesù: « Darete conto di tutto, anche di una semplice parola oziosa». (Mt. 12,36).

«Niente vi è di occulto che non sarà rivelato ». (Mt. 10,26). Quando Gesù verrà alla fine del mondo risorgeranno tutti i morti piangeranno tutte le folle dei peccatori della terra (Mt. 24,30); e radunati dai suoi angeli tutti gli uomini, egli rivelerà d'un colpo d'occhio, come un flash, facendo apparire nel volto dei peccatori, tutti i delitti, tutti i peccati, anche i piú nascosti, anche i piú piccoli. La vergogna dei peccatori sarà vista da tutta l'umanità e il loro terrore per l'incombente condanna all'inferno eterno sarà tanto grande che essi grideranno: « O monti, cadeteci sopra, sfracellateci». (Lc. 23,30).

Niente c'è di nascosto che non verrà rivelato: tutto quel tuo menefreghismo della legge di Dio, quei porno-spettacoli della notte, quei tuoi peccati di lussuria, quelle tue bugie, quegli imbrogli piccoli o grandi, quelle barzellette sporche, quei cattivi pensieri, quelle cattive parole, quelle bestemmie, tutto, assolutamente tutto sarà rivelato; e apparirai con tutte queste tue turpitudini dinanzi ai tuoi parenti, amici e conoscenti, dinanzi ai miliardi di eletti nel giorno del giudizio.

- Guarda che non c'è da ridere. Sarà cosí. Certamente. Cosí, perché l'ha detto Gesù: « Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». (Mt. 24,35).

- Ma non c'è rimedio?

- Dio, nella sua infinita misericordia ce ne ha dato uno meraviglioso: la confessione.

Gesú ha disposto che tu e chiunque rivela i propri peccati a una persona da lui autorizzata, cioè a un sacerdote abilitato, con una buona confessione, questi scompariranno per sempre.

- Sarebbe troppo bello! È sicuro?

- Si, perché Gesú ha pagato per noi sulla croce.

- E come posso essere sicuro che, confessandomi, tutti i miei peccati scompariranno per sempre?

- Ascolta: un giorno un uomo, che da molto tempo non si confessava, toccato dalla grazia di Dio, andò a confessarsi da s. Bernardino da Siena; e, per essere sicuro di confessare tutti i suoi peccati, stette diverse ore a farsi l'esame di coscienza e li scrisse in un foglio grande di carta. Inginocchiatosi, cominciò a leggere, piangendo, i suoi peccati. Alla fine il santo lo esortò a cambiare vita; gli fece ripetere un atto di pentimento, gli diede l'assoluzione e la penitenza e gli disse: «Andate ora in pace e non pensate piú al passato».

- Ma Dio mi ha sicuramente perdonato?, chiese quell'uomo.

- Certamente, rispose il santo.

- Posso essere sicuro?

- Rileggete i peccati, rispose il santo.

Quell'uomo cerca di leggere: ma non trova, con grande stupore, piú scritto nulla nel grande foglio.

- Come i vostri peccati sono scomparsi per sempre dalla carta, disse allora il santo, cosí sono scomparsi dalla vostra anima. Adesso pensate solo a fare opere buone.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


giovedì 7 aprile 2022

LIBERAZIONE Sulla Confessione

 


L'ASSURDO DELL'INDIFFERENZA

Quando c'è il sospetto di trovare in una zona un tesoro nascosto c'è la caccia al tesoro; quando c'è la probabilità di trovare in un luogo del petrolio c'è la caccia al petrolio.

Se anche non fossi sicuro del Paradiso, non puoi a priori negare la probabilità che esso ci sia veramente. Non c'è atto di stupidità piú grande che rifiutarsi, in partenza, di ricercare se esso c'è: significa autocondannarsi a perderlo eternamente, a perdere eternamente la felicità di un corpo risuscitato e giovane, glorioso e immortale; a perdere la felicità della visione di Dio e dell'amore e dell'intimità di parenti, di amici e di tutti gli eletti.

L'assurdo è ancora qui: tanti, cosí disinteressandosi della propria fortuna eterna, credono di far mostra di superiorità e di intelligenza!

Se una persona che stimi competente e onesta ti dicesse di fare un concorso importante per il quale avresti molte probabilità di vincerlo, tu non studieresti notte e giorno per vincerlo? Se poi la stessa persona ti dice di riacquistare quel tesoro inestimabile che è la grazia di Dio con una cosa tanto facile qual è la confessione, tu ti rifiuti o rimandi sempre.

Quando rifiuti Dio, Dio chiama un altro al tuo posto. Fin dall'eternità egli ha stabilito il numero degli eletti che debbono formare il Corpo Mistico e chiama tutti gli uomini a farne parte. Quando tu, 100, 1.000, un miliardo di persone rifiutano tale fortuna, Dio chiama altri; se fosse il caso posticiperebbe di un po' di anni la fine del mondo per raggiungere con altri il numero degli eletti. Un giorno Gesú parlando dell'inferno disse agli ebrei: « Là sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno dall'Oriente e dall'Occidente, da settentrione e da mezzogiorno per mettersi a mensa nel regno di Dio ». (Lc.13, 2830).

Quasi sempre l'ateismo e i dubbi sulla fede sono frutto del peccato. Un professionista ogni volta che m'incontrava mi tempestava di domande e di dubbi. Un giorno, intervenuto a un ritiro spirituale, alla fine mi chiese di confessarsi. Si confessò e bene. Alla fine, alzandosi, si stropicciò gli occhi e disse: - Mi sono scomparsi completamente i dubbi. Erano i miei peccati che m'impedivano, come nubi, di vedere il sole di Dio.

Tanti, infine, fanno come Pilato che chiedono: « Cosa è la verità? »; e si voltano dall'altra parte, per non sentire la risposta.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


sabato 18 settembre 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


V. DISTRUZIONE

Hai visto mai una città distrutta da un terremoto, o quello che fu il bellisssimo palazzo dei marines americani a Beyrut dopo l'esplosione di quel camion di tritolo? Hai visto una bella campagna devastata da un ciclone o il cadavere di una bella ragazza dopo un mese dalla morte?

Allora ti potrai fare un'idea di quanto avviene in un uomo dopo un peccato mortale. Tutto quello che hai costruito in una vita allora si distrugge. Col peccato mortale si diventa come un cadavere in putrefazione. Vari santi avvertivano questo nei peccatori: ultimamente Teresa Neumann di Konnesreut, che visse per 32 anni totalmente digiuna, mantenuta dalla sola comunione. Essa, ricevendo ogni giorno tantissime persone desiderose di parlarle, ogni tanto aveva violenti conati di vomito e segni di intossicazione, che sembravano farla morire. Una volta un'amica, che l'assisteva, si accorse casualmente che questo stato coincideva con la presenza di una prostituta conosciuta e di un bestemmiatore. Allora chiese a Teresa spiegazione. Teresa le rispose che la causa era il tremendo fetore che emanava da quei peccatori. Da quel giorno l'amica, ogni volta che vedeva in Teresa quei conati di vomito, si affacciava alla porta e pregava chi stava dietro di andarsene. Subito Teresa stava bene.

Ritornando alle similitudini precedenti, col peccato mortale l'uomo rassomiglia:

- alla bambina napoletana ritornata, dopo l'adozione, a Napoli, a vivere sul fango;

- al ferro incandescente immerso nell'acqua;

- alla lampada elettrica fusa.

D'altronde è evidente che chi rifiuta Dio per Padre, non può avere la sua eredità, il Paradiso; chi si toglie dalla luce, si mette nelle tenebre; chi rifiuta la vita, ha la morte.

E giacché per gli uomini, divenuti tutti peccatori e rinunciatari, non c'era altra prospettiva che l'inferno, il Figlio di Dio, mosso a pietà di noi, si fece uomo e per noi patí la sua tremenda passione. Il profeta Isaia, vedendolo 600 anni prima in visione cosí, lo descrive:

« È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza, né bellezza per attirare i nostri sguardi, né splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima». (Is. 53,2-3).

Cosí appare il volto di Gesù in Adrano dopo le molteplici lacrimazioni di sangue avvenute nel gennaio e febbraio 1981. Molti torcono lo sguardo per non vederlo (Leggi Dalla Polonia a Adrano); tanti addirittura mi rimproverano per averlo pubblicato.

Isaia continua: « Egli si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori, e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge; ognuno di noi seguiva la sua strada. Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di tutti noi. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprí bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?». (Is. 53, 4-8).

Dopo tutto questo, gli uomini continuano allegramente a peccare e a ricrocifiggerlo, come dice s. Paolo parlando dei cattivi cristiani: « Crocifiggono di nuovo in se stessi il figlio di Dio». (Ebr. 6.6).

Vorresti almeno tu affliggerti per Lui, per come lo hai ridotto coi tuoi peccati, confessarglieli e cambiare vita? È quanto Gesti spera da te. È quanto in qualche modo lo ricompensa del suo atroce martirio. La sua sofferenza maggiore difatti è di vedere che, nonostante tanto suo martirio, un'immensa quantità di uomini resta insensibile, continua ostinatamente a peccare e va all'inferno. Questa visione gli fa dire quelle amarissime parole che il profeta gli mette in bocca: «Quale utilità nel mio sangue?». (Ps. 29,10).

Queste tremende realtà hanno fatto avere sempre ai santi in orrore il peccato. La b. Bianca di Castiglia diceva al figlio Luigi IX piccolo:

« Figlio mio, ricordati: se mi venissero a dire: maestà, vostro figlio ha commesso un peccato, mi darebbe piú dolore che se mi dicessero: maestà vostro figlio è morto ».

Uno dei piú antichi e bravi scrittori francesi, Joinville, che fu ministro di S. Luigi IX, narra questo episodio. Il re gli disse un giomo:

- Cosa preferireste, la lebbra o un peccato mortale?

- Oh, la lebbra... !, rispose inorridito Joinville. Meglio un peccato.

- Come non avete giudizio! rispose s. Luigi IX. Anche senza la lebbra, un po' di anni dopo morirete. Ma col peccato mortale andrete all'inferno. Per conto mio, preferisco la lebbra, la peste anziché un peccato mortale.

S. Rita da Cascia, vedendo che nei suoi due figli cominciavano a spuntare sentimenti di vendetta verso l'uccisore del loro padre, cosí pregò il Signore:

- Signore, se vedi che i miei figli, crescendo, faranno peccati mortali, falli morire ora che sono innocenti.

Il Signore ascoltò quella preghiera e le fece presto morire i figlioli. Lei allora si fece monaca.

S. Domenico Savio, al primo ritiro che fece con s. Giovanni Bosco, fece questo proposito: «La morte, ma non peccati».

Padre Ildebrando A. Santangelo

 

giovedì 12 agosto 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


IV. SCHIAVITÚ E LIBERTA

Quando si parla di leggi si parla di obbligazioni e quindi di limitazione di libertà. Questo concetto l'uomo è portato a estenderlo anche alla legge di Dio. All'apparenza anch'essa limita la libertà; ma in effetti è il contrario: la legge di Dio rafforza la libertà; la sua trasgressione, ossia il peccato, la riduce, fino a toglierla completamente. Dice Gesú: «chi fa del peccato è servo del peccato». (Gv. 8, 34).

Dice S. Paolo: «La legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Non comprendo quello che faccio, perché non faccio quello che voglio, ma quello che odio... Non faccio il bene che voglio, bensí il male che non voglio. Secondo l'uomo interiore provo diletto nella legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge nella mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra». (Rom. 7, 14).

L'uomo piú fa il peccato, piú è necessitato a farlo: come ad esempio la masturbazione, la fornicazione, l'ubriachezza e soprattutto la droga. Questo, d'altronde accade per ogni vizio: per l'ira, per l'avarizia, per la gola, per la pornografia e la pornocinematografia, per la TV, per il fumo ... È cosí che quello diventa schiavo del denaro, quella di un uomo, quello di una donna, quello della politica, quello del fumo, quello di altri istinti.

Migliaia di persone mi hanno detto con sincerità che avrebbero voluto eliminare qualche loro vizio, ma che non ci riuscivano. Un amico, colpito da cancro ai polmoni da fumo, prima di morire fra atroci dolori, mi disse che aveva tentato ripetutamente di liberarsi dal fumo, ma che non ci era riuscito; una volta c'era riuscito, ma era bastata una sigaretta offerta da un amico per farvelo ricadere; se avesse previsto quello che soffriva, non avrebbe preso mai una sigaretta per tutto l'oro del mondo. Questa triste condizione umana di schiavitú del peccato faceva gridare a s. Paolo: «Oh, infelice uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di peccato?» (Rom. 7, 24). Il liberatore è solo Gesú. Egli, liberandoci dal peccato, ci libera contemporaneamente dalla morte.

Dice Gesú: «La verità vi farà liberi» (Gv. 8, 32).

L'uomo si avvelenava liberamente soltanto quando sapeva che in quel bicchiere c'era veleno, e non quando credeva ci fosse liquore; rifiuta liberamente un testamento che lo nomina erede universale quando sa, ad es., che il defunto possedeva un miliardo, e non quando falsamente credeva che egli fosse pieno di debiti. L'uomo si danna liberamente soltanto quando sa cosa è il Paradiso che egli rifiuta e l'inferno che egli sceglie. Ma allora dov'è la sua responsabilità?

Nel rifiutare di conoscere che è venuto dall'altro mondo egli ci dice che ci sono il Paradiso e l'inferno, e gli dà effettive garanzie di quanto afferma.

Se l'uomo conoscesse il Paradiso che perde e l'inferno che guadagna col peccato, non peccherebbe mai.

L'uomo è vittima della sua ignoranza o meglio della sua voluta stupidità, perché non c'è niente di piú stupido che rifiutarsi di esaminare se c'è un'altra vita o no; come non c'è niente di piú stupido per un pilota che rifiutarsi di controllare, sebbene avvisato, se è stata messa nel motore una bomba ad orologeria. L'uomo fa il peccato perché non sa cosa è il peccato.

Per questo il primo rimedio contro il peccato è la conoscenza delle sue conseguenze. Giustamente s. Alfonso de' Liguori disse: «Meditazione e peccato non possono stare insieme».

La lettura del Vangelo, dei libri di evangelizzazione e dei libri formativi ci fa conoscere quella verità che ci allontana dal peccato e ci rende liberi.

La liberazione non è altro che liberazione dall'ignoranza e dal peccato; quindi abbandono psichico di esso e mutamento di concezione e di pratica di vita, ossia conversione. Tutto questo viene sancito, per volontà di Gesú, con la confessione. La perseveranza nella nuova rotta viene resa possibile dalla vigilanza, ossia dall'allontanamento delle occasioni, dalla preghiera e dalla comunione, come Gesù ha insegnato:

«Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» (Mt. 26, 41). «Senza di me non potete far nulla» (Gv. 15, 5).

L'uomo, che non è schiavo dei suo istinti e della materia, dirige ogni cosa al fine per cui Dio l'ha creata e raggiunge in vita l'equilibrio e la pace, e con essi il miglior bene terreno, e, in morte il Paradiso. Giustamente s. Paolo dice: «La pietà è utile a tutto, ed ha la promessa della vita presente e della futura» (I Tm. 4, 8).


lunedì 2 agosto 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


III. PROGETTO

Se guardiamo l'universo vediamo come tutto è venuto all'esistenza dietro un progetto: sia un atomo, sia una stella, sia una galassia, sia un fiore, sia un animale. (Leggi il libro Il senso dell'esistenza).

Fermiamoci a considerare un animale, piccolo o grande che sia: vediamo che esso è stato minuziosamente progettato nel DNA della prima cellula, dalla quale si è sviluppato. Sappiamo pure che il DNA di un uomo, invisibile a occhio nudo, è simile a una scala di corda di marinai, ed è lungo un metro e mezzo. In esso c'è il progetto dell'uomo: quanto dovrà essere alto, quanto intelligente, quanto bello, di quale colore saranno i suoi capelli, le sue pupille, la sua pelle, quali saranno le sue inclinazioni...

Dall'eternità Dio ha progettato un altro corpo misterioso, che S. Paolo chiama il Corpo Mistico, o misterioso, di Gesú; di esso ogni uomo è chiamato a divenire un membro. Ogni cristiano al momento del suo battesimo viene progettato per l'eternità: quanto sarà grande, bello, intelligente, potente, felice per sempre. Questo progetto è contenuto nella grazia che egli allora riceve. La grazia è come il DNA dell'uomo nuovo; colla grazia l'uomo diventa figlio adottivo di Dio.

- Cosa è la grazia? Cosa è questa adozione divina?

- Un fatto di cronaca e due immagini ti aiuteranno a comprenderlo.

a) Nel dopoguerra un miliardario americano, visitando Napoli, vede in periferia una bambina di 3 anni vestita di nero, sporca, arruffata, giocare nel fango. Meravigliato s'informa. Viene a sapere che la bambina ha perduto entrambi i genitori e vive con una zia carica di figli. La chiede per figlia adottiva; l'ottiene, fa le pratiche legali, la porta in America. La bambina, naturalmente, non cambiò né occhi, né capelli; ma tutto cambiò in lei, al punto di non riconoscersi piú: istruita, educata, poi laureata, divenne una donna di alta società.

Ciò che avviene nell'uomo mediante la grazia è smisuratamente piú grande: diventa figlio di Dio, addirittura immagine di Dio.

b) Metti un ferro in una forgia: pur restando ferro, se il calore della forgia è fortissimo, diventa incandescente e luminoso. Cosí il cristiano mediante la grazia: pur restando uomo, acquista una luce e una bellezza divina.

c) Una lampada elettrica, sia pure di mille candele, in sé non ha luce. Se per essa passa l'energia elettrica, diventa luminosissima. Se si fonde il suo filo, non serve piú a nulla e si getta nella spazzatura.

Cosí l'uomo: senza la grazia è un povero uomo; colla grazia la vita di Dio passa per lui e lo rende meraviglioso; se col peccato perde la grazia, non vale piú nulla e diventa buono soltanto per essere gettato nella spazzatura dell'umanità, che è l'inferno.

La bellezza che ci dà la grazia è cosí grande che rende il minimo degli eletti piú bello, piú intelligente, piú felice delle persone piú belle, piú intelligenti e piú fortunate della terra.

S. Teresa di Gesti un giorno, in una visione, vide una persona cosí meravigliosamente bella, che si inginocchiò, credendo di trovarsi davanti a Dio.

- Alzati, le disse il suo angelo, non è Dio; è un'anima in grazia di Dio.

Potremmo paragonare questa bellezza iniziale alla luce di una candela. Ogni atto soprannaturale aumenta tale luminosità e tale bellezza. Ogni preghiera, ogni Ave Maria, ogni sacrificio, ogni lavoro, ogni sofferenza offerti a Dio, ogni atto di carità, di pazienza, di apostolato, ogni tentazione vinta fanno crescere tale bellezza e tale felicità eterna proporzionalmente alla loro entità e all'amore con cui sono fatti.

Se vogliamo paragonare le perfezioni fisiche e intellettuali che l'uomo avrà in paradiso alla luce, possiamo dire che:

- Chi muore subito dopo il battesimo o subito dopo aver accettato Gesú è simile a una lampada di una candela;

- Chi muore dopo aver fatto una sola preghiera o una sola opera buona è simile a una lampada di due candele;

- Chi muore dopo aver fatto 3, 4, 5, 10, 100, 1000, 100.000, 1.000.000 di preghiere e di opere buone, è simile a una lampada di 3, 4, 5, 10, 100, 1.000, 100.000, 1.000.000 di candele. Colui che dedica tutta la vita a pregare, a sacrificarsi per amore di Dio in opere di carità o di apostolato o nelle sofferenze diventa cosí luminoso da essere paragonato dalla Bibbia a un sole: « Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come stelle per tutta l'eternità ». (Dan.12,3). Essi sono i santi, sia oggi conosciuti, sia sconosciuti.

Tutte le gioie del corpo e dello spirito, che hanno gustato tutti gli uomini sulla terra, sono immensamente minori delle gioie che gusta un eletto in un sol minuto, in Paradiso, nella visione di Dio.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


giovedì 13 maggio 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


 FONDAMENTO DELLE LEGGI

È evidente che chi dice leggi dice legislatore. Non ci può essere una legge senza qualcuno che l'abbia fatta.

Mentre però tutti gli esseri inferiori all'uomo obbediscono alle loro leggi, gli uomini, essendo coscienti di tali leggi e liberi di osservarle, quasi sempre le trasgrediscono.

Tali trasgressioni vengono universalmente chiamate con un vocabolo che corrisponde alla parola italiana «peccato». Mentre però alla trasgressione delle leggi naturali segue automaticamente in chi le trasgredisce un disturbo piú o meno grave, secondo l'entità della trasgressione, o addirittura la distruzione; in chi, invece, trasgredisce le leggi morali questo automaticamente non avviene; per cui il trasgressore può dire col peccatore biblico: « Ho peccato e che cosa mi è accaduto? ». Se non ci fosse nessun genere di sanzioni per i trasgressori della legge morale il legislatore sarebbe ridotto a un « re travicello »; e se fosse in grado di intervenire sugli uomini e non intervenisse, premierebbe i ladri, i bestemmiatori, gli imbroglioni, i macellai di bambini, i mafiosi, gli spacciatori di droga, di pornofilms e di pornografia, i distruttori delle famiglie e della moralità pubblica, i guerrafondai. Costoro, infatti, il piú delle volte sono ricchi, padroni di ville lussuose, potenti, indisturbati, serviti da amanti. Contemporaneamente Dio castigherebbe i buoni; costoro il piú delle volte, infatti, sono sofferenti, poveri, oppressi.

Tutto ciò è assurdo. Il Creatore, infatti, per poter creare deve essere onnipotente, infinito e buono. Se avesse bisogno, non sarebbe infinito; se non fosse infinito, non sarebbe onnipotente. E, giacché non si può essere buoni se non si è giusti, il Creatore deve dare un premio a chi osserva le leggi sue e un castigo a chi le trasgredisce. Ma tale premio e tale castigo non sempre si hanno in questa vita; ci deve essere quindi un'altra vita in cui la giustizia sarà fatta. Di questo ne parla abbondantemente Gesú nel suo Vangelo. (Leggi, se di cultura media, Dio si rivela ancora - Sopravviverò? - Il Vangelo della Sindone; se di alta cultura, Certezze su Gesú - Senso dell'esistenza).

A moltissimi tutto ciò non interessa. Eppure se un amico ti telefonasse di una bomba messa nel tuo scantinato, non dormiresti tranquillo, ma andresti immediatamente a vedere, e, nel caso, a telefonare ai pompieri per levarla.

E se un rabdomante serio ti dicesse di trovarsi nel tuo campo una sorgente d'acqua a pochi metri di profondità, t'impegneresti subito per gli scavi. Il minimo che una persona di buon senso deve fare è di conoscere se c'è un Dio e se c'è un'altra vita. E chi cerca trova.

Non ci può essere niente di piú stolto che prendere un treno o un aereo senza sapere dove andare. Purtroppo la maggioranza dei cristiani oggi sono cosí. Sembrano di oggi le parole del Salmista: «Tutti quanti traviarono, sono depravati: non c'è chi faccia il bene: neppure uno». (Ps. 113,3).

Se sapessero gli uomini che tesoro perdono e in quale rovina incorrono emarginando Dio e la Chiesa!

Un giorno incontrai un amico accigliato. - Cosa hai?, gli chiedo.

- Lasciami stare; avevo una fortuna e l'ho perduta. Pochi giorni addietro passeggiavo sulla spiaggia, a Catania. Vedo sulla sabbia un astuccio arrugginito e incrostato di sabbia. Pensando a quanti prima di me l'avevano visto, gli do un calcio e vado avanti. Dietro di me un altro lo prende, lo apre e se lo mette in tasca.

Vengo oggi a sapere che vi era un diamante che quello ha venduto per L. 20.000.000.

Un altro giorno incontrando un giovanotto libertino lo salutai:

- Buon giorno, Pippo, come stai?

- Sto benissimo, quello mi rispose con sussiego. Faccio quello che voglio, mi godo la vita, e lei non mi faccia prediche! - Non avevo nessuna intenzione di fartene, io replicai; ma giacché cosí mi provochi, te ne faccio una: O Dio c'è, e tu non potrai distruggerlo; o Dio non c'è. Se Dio non c'è il cretino sono io che per nulla ho sacrificato la vita; se Dio c'è il cretino sei tu che te ne andrai all'inferno.

Dopo tre mesi quel giovanotto mi venne a trovare nella mia casa di esercizi spirituali e mi disse:

- Da tre mesi non dormo. Ho riflettuto che lei non è un cretino e non ci guadagna nulla a fare il prete. Allora il cretino sono io! Mi accetta per un corso di esercizi?

Fece gli esercizi; si convertí e divenne un ottimo cristiano.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo

domenica 11 aprile 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


I. LE LEGGI UNIVERSALI

Qualche superficiale ha detto: « Nella terra, come nell'universo, tutto è materia, tutto è caso, tutto è disordine, tutto è caos». Senza necessità di essere uno specialista basta guardare nell'atomo, negli elementi fisici, nelle galassie, in un filo d'erba, in un insetto, in un animale, nel corpo umano, o anche in un organo o in una sola cellula per vedere esattamente il contrario: « Tutto è intelligenza, tutto è ordine, tutto è finalizzato, tutto è armonia». (Leggi: Il senso dell'esistenza).

Tutto quanto esiste è regolato da precise leggi; la materia obbedisce a leggi fisiche, i vegetali obbediscono a leggi biologiche, gli animali obbediscono a leggi psichiche, ossia agli istinti. Queste leggi generalmente portano il nome del loro scopritore.

Queste leggi sono inviolabili, e in natura nessun essere le trasgredisce. Quando un agente esterno le manomette in un essere esistente, questo muore.

È possibile che l'uomo non abbia delle leggi? O si negano tutte le leggi naturali esistenti, o si deve ammettere che anche l'uomo deve avere delle leggi appropriate alla sua natura.

Per ironia della sorte i materialisti, che negano delle leggi naturali per l'uomo, vengono a dire che l'umanità e la storia sono rette dalle infallibili leggi dell'economia, e sottopongono gli uomini alle piú dure leggi statali, fino a privarli della libertà di andare dove vogliono, di parlare, di vedere, di scrivere.

È fin troppo evidente che l'uomo è sottoposto a leggi naturali; la Bibbia le ha semplicemente codificate nei dieci comandamenti.

Tutti i popoli primitivi e i popoli pagani conoscono le leggi naturali e generalmente le osservano: credono in un Essere creatore e ordinatore, lo rispettano certamente meglio di moltissimi cristiani, non lo bestemmiano, lo onorano con atti di culto; rispettano i genitori, gli anziani, e i capi tribú; non uccidono, non fanno adulterio, non rubano, non imbrogliano.

Un missionario mi diceva: « Da 21 anni mi trovo in Birmania, non ho sentito mai un pagano bestemmiare. Quei pagani sono naturalmente buoni, ospitali, fedeli alla moglie, onesti, religiosi. Giunto in Italia e sbarcato a Napoli, appena messo piede sulla panchina ho cominciato di nuovo a sentir bestemmiare. Sono convinto che si salvano piú pagani che cristiani, perché i pagani non conoscono Gesú, i cristiani invece generalmente lo disprezzano o lo ripudiano ».

Le leggi naturali, ossia i 10 comandamenti, sono indispensabili per qualunque vita sociale: senza di esse non si può vivere. Dio nella Bibbia ha insegnato che esse giovano sia per la vita sociale, sia per la vita eterna. Dopo averle date a Mosè per consegnarle agli uomini, Dio disse; «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male: poiché io oggi comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandamenti, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in cui state per entrare in possesso, passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter cosí abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe ». (Dt. 30,15-20).

Tutte le persone di buon senso questo lo riconoscono. A nome della Medicina lo riconosce pure Alexis Carrel, premio Nobel per la Medicina, dicendo nel suo libro L'uomo questo sconosciuto: « Le leggi morali sono leggi indispensabili per la vita». E infatti i furti, le rapine, gli imbrogli, le oppressioni, le violenze, il terrore, la droga, la dissoluzione della famiglia, le guerre, i sequestri, le uccisioni non sono altro che manomissioni delle leggi naturali.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo