Per la conversione d'Ars:
II. - La guerra all'ignoranza religiosa.
Per rendere più bella la vecchia Chiesa. - Il peccato di ignoranza. - L'istruzione religiosa dei fanciulli. - L'istruzione dei fedeli. - Un predicatore eroico. - Gli argomenti preferiti dal Curato d'Ars. - Verso l'altare e l'Eucaristia. - Le apostrofi delle grandi feste.
Il Curato d'Ars comprese che alla sua opera si opponeva, come nemico potente, l'indolenza di gente fossilizzata nelle proprie abitudini. Nessuno dei suoi parrocchiani si era opposto alla sua venuta, e quelli che già prima andavano alla Messa avrebbero continuato ad andarvi, ma che egli non pretendesse di più.
In realtà doveva succedere il contrario: il giovane curato, che sentiva la responsabilità della salvezza di tutte quelle anime, decise di non lasciarle in pace, fino al giorno in cui avrebbe visto cessati nella sua Parrocchia tutti gli abusi; ed in quest'opera unì alla preghiera ed alla penitenza anche la parola e l'azione.
Ebbe di mira anzitutto la santificazione della festa, senza di che non vi è vita cristiana. La casa di Dio era abbandonata e per condurvi i fedeli era opportuno renderla migliore. Nel 1818 la chiesa di S. Sisto in Ars, «povera all'interno come all’esterno», comprendeva una sola navata con undici metri di lunghezza per cinque di larghezza ed un coro completamente occupato da un unico altare 1. Anche la decorazione era modestissima: mura bianche di calce, rivestite in legno dipinto fino all'altezza di un uomo. L'altare maggiore era in legno, ma senza alcuna scultura che lo rendesse attraente. Al di sopra della navata, in luogo della volta vi era un soffitto a sette metri appena dal pavimento ed anche quello ormai si apriva da tutte le parti. I paramenti della chiesa, poveri, logori ed insufficienti, non contribuivano certo alla buona riuscita delle funzioni. «Tale povertà attirava l’attenzione e la compassione anche dei sacerdoti forestieri, che qualche volta si fermavano ad Ars per ivi celebrare la Messa 2.
Ma questa vecchia chiesa fu subito amata dal Curato Vianney, che la considerò come la sua casa paterna. Nell'opera dei restauri egli ebbe di mira anzitutto l'altare, centro e ragione d'essere di tutto il Santuario, e per rispetto all'Eucaristia, lo volle ornato e ricco. Mancavano i mezzi, ma per questa sua opera, che era anche la prima, non volle battere alla porta delle case della sua Parrocchia: ci mise del suo, e quando venne il momento di collocare il nuovo altare al posto di quello antico, che era stato rimosso, il suo volto raggiava di viva letizia, mentre con le stesse Sue mani aiutava l'opera di esecuzione, Ma, desiderando di arricchirlo ancora di più, si recò a piedi fino a Lione, ove acquistò due piccole teste di Angeli, che collocò ai lati del Tabernacolo; ed infine, nell'intento di sempre meglio adattare il quadro allo sfondo, pensò a ripulire l'assito delle pareti. È facile comprendere che da tutti questi lavori la piccola chiesa acquistò subito decoro e splendore.
Poi per migliorare la economia del buon. Dio, - come egli amava esprimersi nel suo linguaggio lepido ed immaginoso, - visitò a Lione le case di oggetti sacri di culto e di ricamo e vi scelse quanto poté giudicare di maggior valore. «Nei dintorni - dicevano i suoi fornitori, non senza meraviglia - vi ha un curato magro, che si direbbe non avere mai un soldo in tasca, e che domanda per la Sua chiesa tutto quanto vi ha di meglio». Un giorno del 1825, la contessa di Ars lo condusse a Lione, onde fare acquisto di un paramento per la Messa. Ad ogni modello che gli si presentava ripeteva invariabilmente: «Non è abbastanza bello... ci vuole più bello! ... ». Tutte queste trasformazioni materiali non furono inutili: se non altro, giovarono a dimostrare lo zelo del pastore ed a consolare le anime ferventi; presto però si fece vedere alla chiesa per la Messa festiva anche qualche nuovo viso, - sia pure, forse, spinto più da curiosità che da spirito religioso 3.
Il più grave male di questa povera gente era la ignoranza, e per conseguenza «l’indifferenza in materia religiosa»4 e non già l'incredulità, poiché aveva conservato la fede. Il Curato d'Ars, severo ma illuminato, in questa ignoranza vedeva non solo una lacuna, ma un vero e proprio peccato. «Noi siamo sicuri - diceva predicando - che perderà più anime questo solo peccato che non tutti gli altri insieme, perché l'ignorante non sa né il male che fa, né il bene che perde, peccando» 5. Di qui veniva il suo ardore per la istruzione. Una volta lo si aveva visto dissodare il terreno col sudore sulla fronte: quello non era che un sollievo in confronto alla fatica immane che si assunse per la istruzione religiosa.
E la istruzione religiosa della gioventù lo entusiasmò per la prima. Ad Ars i fanciulli venivano abituati al lavoro dei campi molto presto: a sei o sette anni erano pastori; a dodici anni ogni fanciullo aiutava suo padre nella semina e nella raccolta, - perché nella Dombes erano rari gli operai-contadini. Ben pochi sapevano leggere: venivano bensì al catechismo nei mesi. piovosi d'inverno, ma di quella istruzione non si interessavano molto, anche perché non erano in grado di studiare. Alla domenica non si vedevano alla Messa, perché venivano mandati al lavoro dei campi, o perché trattenuti da altre occupazioni. Insomma, vi era tutto da credere che per le cattive compagnie e per la ignoranza religiosa, presto avrebbero preso la via del libertinaggio. Occupati di cose materiali, sempre curvi sulla terra, molti di questi fanciulli vivevano e crescevano come se non avessero avuto un'anima immortale; e la stessa funzione della prima Comunione, nella loro vita, non era che un episodio qualunque.
Il giovane Parroco cominciò a riunirli al mattino circa le ore sei, tutti i giorni, dalla festa d'Ognissanti fino alla prima Comunione, ed ogni domenica circa l'una del pomeriggio, immediatamente prima dei Vesperi: grazie alle sue industrie ingegnose vi riuscì a meraviglia. «Quando io ero fanciullo - dice Francesco Pertinand, oste e vetturiere di Ars - mi ricordo che ci diceva: “Darò un'immagine a chi arriverà alla chiesa per il primo". Per guadagnare quest'immagine si vide il caso di fanciulli che durante la bella stagione erano già pronti davanti alla porta della chiesa prima delle ore quattro del mattino» 6.
Il Curato d'Ars non cessò di dare personalmente l'istruzione religiosa se non nel 1845, quando gli fu concesso un coadiutore. - Per ventisette anni compì da solo tutte le funzioni del suo ministero pastorale. «Era lui che suonava per il Catechismo ai ragazzi, - dice l'abate Tailhades. - La preghiera, che precedeva questa istruzione, la recitava in ginocchio e senza mai appoggiarsi. Dapprima cercava di eccitare l'attenzione con alcune riflessioni forti, che generalmente erano così impressionanti che strappavano le lagrime a molti: Si recitava. poi la lezione e, quando questa era finita, seguiva la spiegazione breve, facile e piena di unzione» 7. Voleva che i fanciulli stessero bene attenti, li sorvegliava con assiduità e qualche volta, se fosse occorso, avrebbe inflitto anche benigne punizioni. Ma soprattutto era mirabile in lui l'arte con cui sapeva incoraggiare i fanciulli e cattivarsi, per mezzo di una squisita affabilità, quell'affezione veramente filiale, da cui non esulava il sentimento della massima venerazione. Voleva che portassero sempre seco la corona del Rosario e lui stesso ne aveva sempre in tasca per darne, a tutti coloro, che avessero perduto la propria 8. Pie persone amavano ricordare, più di settant'anni dopo, questi fatti ben impressi nel loro animo.
Quando andavamo al Catechismo - diceva nel marzo 1895 il signor Drémieux a Mons. Convert - il Curato Vianney, aspettando che tutti fossero giunti, pregava in ginocchio nei banchi dell'antico coro, sotto le campane 9. Pregava …. ed ogni tanto levava i suoi occhi al Cielo con un sorriso: io credo che allora egli vedesse qualche cosa! 10.
La signora Drémieux, interrogata sul modo con cui il Curato d'Ars istruiva i fanciulli, lo descriveva passeggiante in mezzo ad essi, pronto a dare ogni tanto qualche scappellotto «ma non forte ... era così buono!» ai piccoli troppo irrequieti. Toccava la guancia col suo catechismo, nel quale segnava la pagina con un dito 11. Alla domenica erano ammessi anche gli adulti ad assistere al catechismo dei fanciulli, ed in queste circostanze la signora Verchère, che, dopo pranzo, aveva il sonno molto facile, più di una volta si fece chiamare all'ordine nel modo stesso dei fanciulli. Ella ne era tuttavia ugualmente contenta, e non sembrava punto offesa da un tale procedimento 12.
Per le infaticabili ripetizioni del santo Curato, i ragazzi di Ars divennero i meglio preparati in catechismo, in confronto di quelli dei paesi vicini, - come ebbe occasione di proclamare Mons. Devie, amministrando ivi la Cresima. E più tardi i sacerdoti, successi al Curato Vianney nel ministero della Parrocchia, furono spesso meravigliati e nel medesimo tempo edificati, delle conoscenze di religione, che trovavano in quei semplici fedeli, dando ad essi gli ultimi Sacramenti 13
La ragione era una sola: da fanciulli avevano ricevuto le lezioni di un Santo.
Ma è anche doveroso aggiungere, che non tutti approfittarono nello stesso modo di queste lezioni: il Curato Vianney esigeva il catechismo parola per parola, e vi erano delle memorie labili, che si ribellavano a questo esercizio. Per uno scrupolo di coscienza che sembrava legittimare il rigorismo eccessivo di alcuni moralisti o più anziani di lui o suoi contemporanei, l'abate Vianney seppe imporre ad alcuni giovani parecchi anni di istruzione supplementare, ritardando così anche la loro prima Comunione, in una maniera incredibile 14.
Le confidenze del signor Drémieux hanno offerto dei dati precisi:
Pietro Cinier, Stefano Perroud, Cinier di Gardes fecero la loro prima Comunione quando avevano già compiuto i sedici anni. Cinier di Gardes vi fu ammesso ad Ambérieux, ed io fui condotto a Mizérieux. Non era certo un piacere l'andare al Catechismo in età così avanzata!... 15.
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