Per la conversione d'Ars:
I. - Preghiere e penitenze.
l Curato d'Ars, coll'amore di Dio e del prossimo, aveva nel sangue quello che si può chiamare «l’istinto della conquista» 1. Energico ed intraprendente per carattere, egli aveva sognato un'esistenza laboriosa e praticamente utile, e, collocato in questa minuscola parrocchia, nella quale non gli sarebbe stato difficile moltiplicare gli svaghi, noi lo vedremo tosto all'opera, per prepararsi, fin dalle prime settimane, giornate veramente ben impiegate e feconde.
Prima ancora che si scorgessero le incerte luci dell'aurora, quando nel villaggio d'Ars tutti riposavano tranquilli, si sarebbe potuto vedere un bagliore tremolante, che attraversava il cimitero. Era l'abate Vianney, che passava dalla casa alla chiesa, con una lanterna in mano, era il «buon soldato di Cristo» che si recava al luogo proprio della sua preghiera di intercessore. Giunto alla chiesa, passava immediatamente al coro, si prostrava a terra e dava pieno sfogo ai sentimenti del, suo cuore, già così gonfio di desideri e di sofferenza; ad alta voce, nel silenzio solenne della notte, pregava Iddio che usasse pietà al suo popolo ed al Pastore. «Mio Dio, - esclamava il santo Curato - datemi la conversione della mia parrocchia. lo acconsento a soffrire tutto ciò che vorrete, per tutto il tempo della mia vita!... Anche i dolori più atroci per cento anni, purché il mio popolo si converta» 2. E le sue lagrime cadevano sul pavimento. Allo spuntar del giorno, il povero pastore era ancora là, come indicava la languida luce che si rifletteva sui vetri della chiesa 3.
Il Curato Vianney trascorreva poi la sua mattinata in eguale occupazione, ogni volta che le opere di ministero non gli imponevano di uscire; e chi aveva bisogno di lui per gli ammalati sapeva che lo si doveva cercare non alla casa, ma in chiesa. Vi furono dei giorni nei quali non uscì se non dopo l'Angelus della sera 4.
Di solito però, nel pomeriggio, faceva una breve passeggiata attraverso la campagna, anche se non aveva famiglie da visitare, approfittando di questo tempo per pregare con semplici slanci del cuore o con la recita del suo breviario. Cercava l'occasione di dire una parola ai contadini, e poi, col suo rosario in mano, si perdeva nelle strade della foresta o penetrava tra gli alberi, con piena consolazione della sua anima di mistico, anelante alla pace della solitudine, mentre il suo petto, abituato ai puri effluvi della brezza, si dilatava fra questo incanto di natura. Aveva ben ragione di approfittarne, perché era ormai vicino il tempo nel quale non avrebbe più conosciuto un'ora di calma, costretto a vivere quasi sepolto fra le mura della sua chiesa, senza aria e senza sole. Di questo nuovo San Francesco d'Assisi si è detto che allora preferiva andare nel bosco, per fare le sue preghiere, perché là, solo con Dio, meglio contemplava le sue grandezze e si serviva di tutto, perfino del canto degli uccelli, per elevarsi fino a Lui 5.
Ma se aveva pensieri di gaudio non gli mancavano pensieri di tristezza. Un giorno Mandy padre, mentre attraversava il bosco della Papesse, sorprese l'abate Vianney inginocchiato. Il giovane Curato, che non si era accorto di lui, piangeva a calde lagrime, e ripeteva: «Mio Dio, convertite la mia parrocchia». Non osando interrompere quella preghiera commovente il pio contadino si allontanò con tutta precauzione 6.
Il pio pastore prediligeva le magnifiche ombre del castello di Cibeins. Seguiva le sponde del Fontblin, inoltrandosi sotto le grandi querce, e là, credendosi non osservato da alcuno, si prostrava a terra ripetutamente, - almeno a ogni Gloria Patri, delle sue Ore - 7. Similmente, quando recitava il suo breviario cammin facendo, si inginocchiava sempre al principio ed alla fine, qualsiasi fosse stato il tempo od il luogo in cui si trovasse 8.
Univa alla preghiera la penitenza, e perché nessuno fosse testimonio delle sue spaventevoli austerità, per tutta la vita, volle restare solo nel suo vecchio presbiterio. Se qualcuno avesse pagato per i poveri peccatori il prezzo del riscatto, Dio avrebbe perdonato loro più presto, e, secondo quanto fu detto: «salvare le anime, costa» 9.
Fin dal giorno del suo ingresso, aveva offerto il materasso a gente bisognosa. Ne rimanevano due altri, non ancora distribuiti, ma stavano tuttora in una sala sopra delle sedie. Aveva forse bisogno di un letto? Per molte settimane si accontentò di distendersi per alcune ore su poveri sarmenti, in una sala umida al pianterreno, e questo genere di penitenza gli causò nevralgie facciali che lo tormentarono per quindici anni 10; allora, invece di migliorare la sua camera, passò a riposarsi nel solaio. Un uomo di Ars che era venuto a
cercarlo di notte per un moribondo lo intese discendere da quella incomoda dimora 11, ove si accontentava di distendersi sul nudo pavimento, piegando il capo sopra di una trave. La vedova Renard e sua figlia, che abitavano vicino al presbiterio, più volte lo hanno udito muovere, prima di uscire, questo cuscino di nuovo genere 12
Ma non di rado questo riposo sommario era preceduto da una penitenza più dura ancora. Alla sera, appena giunto nella camera, si toglieva la veste talare dalle spalle, ed armatosi di una disciplina con punte di ferro, diventava inesorabile verso il suo cadavere, verso questo vecchio Adamo, come egli chiamava il suo corpo. Alcune notti una persona di Lione, che dimorava presso la madre Renard, lo intese flagellarsi per più di un'ora; aveva ogni tanto un po' di sosta, ma poi si riudivano i colpi insistenti. «Quando finirà dunque?» - si chiedeva la vicina piena di compassione 13. Fabbricava lui stesso o, per lo meno, aggiustava e perfezionava i suoi strumenti di penitenza. Al mattino, riassettando la sua camera, si trovavano sotto i mobili resti di catene e di piccole chiavi, con pezzi di ferro e di piombo, sfuggiti durante la disciplina. Ne consumava una ogni quindici giorni. «Faceva pietà - ha detto Caterina Lassagne - vedere la spalla sinistra della sua camicia sdrucita e macchiettata di sangue» 14. Più volte perdette i sensi e cadde contro il muro macchiandolo di sangue. In un angolo della sua camera, nascosto dalle tende che cadono dal cielo del suo letto, si vedono sulla parete a tinta gialla, segni ben visibili di gocce di sangue. L'impronta delle sue spalle sta in tre grandi macchie brune, dalle quali il sangue è sgocciolato fino al pavimento. Altri segni delle dita e delle palme delle mani furono lasciati dal Santo quando si appoggiava per alzarsi.
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Canonico FRANCESCO TROCHU
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