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mercoledì 20 agosto 2025

GESU’ SACRAMENTATO “ Le mie vere Ostie…”

 


Sempre nel Volume 11, il 20 Agosto 1913:

“Figlia mia, nella mia Volontà ci sono tutti i beni possibili, e l’anima che vive in Essa è necessario che vi stia con fiducia operando insieme con Me da padrona. Tutto aspettano le creature da quest’anima, e se non hanno si sentono defraudati; e come può dare se non sta con tutta fiducia operando insieme con Me? Perciò è necessario, all’anima che vive nella mia Volontà, la fiducia per dare, la semplicità per comunicarsi a tutti, col disinteresse di sé per poter vivere tutta [dedita] a Me ed al prossimo. Tale sono Io”.

Poi ha soggiunto: “Figlia mia, [a] chi fa davvero la mia Volontà succede come a quell’albero innestato, che la forza dell’innesto tiene virtù di far distruggere la vita dell’albero che riceve l’innesto; sicché non più i frutti, le foglie del primo albero si veggono, ma quelli dell’innesto. E se il primo albero dicesse all’innesto, voglio ritenermi almeno un piccolo ramoscello per poter dare anch’io qualche frutto, per poter far conoscere a tutti che io esisto ancora, l’innesto direbbe: ‘Tu non hai ragione di più esistere, dopo che ti sei sottomesso a ricevere il mio innesto; la vita sarà tutta mia’.

Così l’anima che fa la mia Volontà può dire: ‘La mia vita è finita; non più le mie opere usciranno da me, i miei pensieri, le mie parole, ma le opere, i pensieri, le parole di Colui di cui la Volontà è mia vita’.

Sicché Io dico a chi fa il mio Volere: ‘Tu sei vita mia, sangue mio, ossa mie’. Onde succede la vera e reale, sacramentale trasformazione, non in virtù delle parole del sacerdote, ma in virtù della mia Volontà.

Come l’anima si decide a vivere del mio Volere, così la mia Volontà crea Me stesso nell’anima; e come il mio Volere scorre nella volontà, nelle opere, nei passi dell’anima, tante mie creazioni subisce. Succede proprio come ad una pisside piena di particole consacrate: quante particole ci sono, tanti Gesù stanno in ciascuna particola. Così l’anima, in virtù della mia Volontà Mi contiene in tutto ed in ciascuna parte del suo essere.

Chi fa la mia Volontà fa la vera Comunione eternale, e Comunione con frutto completo”.

 

 

Ad una sola voce, invitiamo allora la Divina Volontà:

Vieni, Divina Volontà, vieni in questa comunione mia con Te; vieni perché io intendo non solo donarti all’anima mia, ma a tutti coloro che non Ti ricevono, per riparare i nostri peccati e dare gloria al Padre.

E chiediamo continuamente a Gesù:

Gesù, sperdi la mia volontà nella Tua e dammi la Tua per vivere!

(Cfr. Vol. 36 - 11.7.1938)


Selezione di brani tratti dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA


lunedì 18 agosto 2025

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE

 


scelta di Brani dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Nel Volume 16 - Dicembre 8, 1923, Gesù confida a Luisa che: Maria SS. ricevette il germe del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, che la nobilitò e la restituì al suo principio, quale fu da Noi creato l’uomo, prima che peccasse.

[…] “Voglio far conoscere l’Immacolato Concepimento della Vergine, concepita senza peccato… […] tutto ciò che Io, Verbo Eterno, dovevo fare nella mia assunta Umanità, formava un solo atto con quell’Atto solo che contiene la mia Divinità. Sicché prima che questa nobile Creatura fosse concepita, tutto esisteva di ciò che doveva fare sulla terra il Verbo Eterno; onde nell’atto che questa Vergine fu concepita, si schierarono intorno al suo concepimento tutti i miei meriti, le mie pene, il mio Sangue, tutto ciò che conteneva la Vita d’un Uomo e Dio, e restò concepita negli interminabili abissi dei miei meriti, del mio Sangue divino, nel mare immenso delle mie pene. In virtù di essi restò Immacolata, bella e pura; al nemico sbarrato il passo dagli incalcolabili meriti miei e non potette recarle nessun nocumento. Era giusto che chi doveva concepire il Figlio d’un Dio, doveva essere prima Lei concepita nelle opere di questo Dio, per poter tenere virtù di concepire quel Verbo che doveva venire a redimere il genere umano. Sicché, Lei prima restò concepita in Me ed Io restai concepito in Lei; […] Oh, la bellezza di questa tenera Piccina! Era un prodigio della Grazia, un portento della nostra Divinità; crebbe come Figlia nostra, fu il nostro decoro, la nostra allegrezza, l’onore e la gloria nostra”.

[…] Pensavo nella mia mente: “E’ vero che la mia Regina Mamma fu concepita negli interminabili meriti del mio Gesù, ma il sangue, il corpo, furono concepiti nel seno di S. Anna, la quale non era esente dalla macchia d’origine, dunque, come può essere che nulla ereditò dai tanti mali che tutti abbiamo ereditato dal peccato del nostro primo padre Adamo?”

E Gesù: “Figlia mia, tu non hai capito ancora che tutto il male sta nella volontà. La volontà travolse l’uomo, cioè la sua natura, non la natura travolse la volontà dell’uomo; sicché la natura restò al suo posto, quale fu da Me creata; nulla cambiò. Fu la sua volontà che si cambiò, si mise nientemeno contro una Volontà Divina, e questa volontà ribelle travolse la sua natura, la debilitò, la contaminò e la rese schiava di vilissime passioni. […] Alla mia Mamma l’essere concepita in una creatura della razza umana non le recò nessun nocumento, perché la sua anima era immune da ogni colpa: tra la sua volontà e Quella del suo Dio non c’era divisione; le correnti divine non trovavano intoppo né opposizione per riversarsi su di Lei; in ogni istante stava sotto la pioggia dirotta di nuove grazie. Onde con questa volontà e quest’anima tutta santa, tutta pura, tutta bella, il recipiente del suo corpo che prese dalla sua madre restò profumato, riabilitato, ordinato, divinizzato, in modo da restare esente anche da tutti i mali naturali di cui è invasa l’umana natura.

Ah, fu proprio Lei che ricevette il germe del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, che la nobilitò e la restituì al suo principio, quale fu da Noi creato l’uomo, prima che peccasse! Anzi, lo sorpassò; la abbellì di più ancora ai continui flussi di quel Fiat che ha solo virtù di riprodurre immagini tutte simili a Colui che le ha create. Ed in virtù di questa Volontà Divina che agiva in Lei, si può dire che ciò che Dio è per natura, Lei è per Grazia.

La nostra Volontà tutto può fare, dovunque giungere, quando l’anima Ci dà libertà d’agire e non interrompe con la sua volontà umana il nostro operato!”


domenica 10 agosto 2025

GESU’ SACRAMENTATO - “Le mie vere Ostie…”

 



Selezione di brani tratti dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA la PFDV

 

“Figlia mia, la mia Volontà è la Santità delle santità. Sicché l’anima che fa la mia Volontà [secondo la perfezione che Io t’insegno, cioè come in Cielo così in terra], per quanto fosse piccola, ignorante, ignota, lascia dietro gli altri Santi, ad onta dei portenti, delle conversioni strepitose, dei miracoli; anzi confrontandole, le anime che fanno la mia Volontà [qual è nel mio terzo <<Fiat>>] sono regine e tutte le altre le stanno come a servizio.

L’anima che fa la mia Volontà pare che fa niente e fa tutto, perché stando nella mia Volontà [queste anime] agiscono alla divina, nascostamente ed in modo sorprendente. Sicché sono luce che illumina, sono venti che purificano, sono fuoco che brucia, sono miracoli che fanno fare i miracoli; quelli che li fanno sono i canali, in queste, invece, ne risiede la potenza. Sicché sono il piede del missionario, la lingua dei predicatori, la forza dei deboli, la pazienza degli infermi, il regime dei superiori, l’ubbidienza dei sudditi, la tolleranza dei calunniati, la fermezza nei pericoli, l’eroismo degli eroi, il coraggio dei martiri, la santità dei Santi e così di tutto il resto, perché stando nella mia Volontà vi concorrono a tutto il bene che ci può essere in Cielo ed in terra.

Ecco come posso ben dire che sono le mie vere Ostie, ma Ostie vive, non morte, perché gli accidenti che formano l’Ostia non sono pieni di vita, né influiscono alla mia Vita, ma l’anima è piena di vita e facendo la mia Volontà influisce e vi concorre a tutto ciò che faccio Io. Ecco perciò Mi sono più care queste Ostie consacrate dalla mia Volontà che le stesse Ostie Sacramentali, e se ho ragione di esistere nelle Ostie Sacramentali è per formare le Ostie Sacramentali della mia Volontà.

Figlia mia, è tanto il piacere che prendo della mia Volontà, che al solo sentirne parlare ne gongolo di gioia e chiamo tutto il Cielo a farne festa. Immaginati tu stessa che sarà di quelle anime che la fanno! Io trovo tutti i contenti in loro e do tutti i contenti a loro, la loro vita è la vita dei Beati. Due sole cose loro stanno a cuore, desiderano, agognano: la Volontà mia e l’Amore. Poche [altre cose] hanno da fare, mentre fanno tutto. Le stesse virtù restano assorbite nella mia Volontà e nell’Amore, sicché non hanno più che ci fare con loro, perché la mia Volontà contiene, possiede, assorbe tutto, ma in modo divino, immenso ed interminabile. Questa è la vita dei Beati”. Volume 11 - Marzo 15, 1912


martedì 5 agosto 2025

La Chiesa conosce finora i beni e la Legge della Redenzione, che furono depositati da Gesù nel Cuore di sua Madre SS

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La Chiesa conosce finora i beni e la Legge della Redenzione, che furono depositati da Gesù nel Cuore di sua Madre SS.:

“Figlia mia, tutta la legge e i beni della Redenzione furono scritti da Me e deposti nel Cuore della mia cara Mamma. Era giusto che, siccome fu Lei la prima che visse nel mio Volere e perciò mi attirò dal Cielo e mi concepì nel suo seno, che conoscesse tutte le leggi e fosse depositaria di tutti i beni della Redenzione.

E non aggiunsi una virgola in più, e non perché fossi incapace, quando uscendo fuori alla vita pubblica la manifestai alle genti, agli Apostoli, e gli stessi Apostoli e tutta la Chiesa nulla hanno aggiunto di più di quello che dissi e feci Io quando stetti sulla terra. Nessun altro vangelo ha fatto e nessun altro sacramento in più ha istituito, ma si gira sempre [attorno] a tutto ciò che Io feci e dissi. Chi è chiamato per primo è necessario che riceva il fondo di tutto quel bene che voglio fare a tutte le umane generazioni. È vero che la Chiesa ha commentato il Vangelo, che ha scritto tanto su tutto ciò che Io feci e dissi, ma mai si è allontanata dalla mia fonte, dall’origine dei miei insegnamenti.

Così sarà della mia Volontà. Metterò in te il fondo della legge eterna del mio Volere, ciò che è necessario per farla comprendere, gli insegnamenti che ci vogliono. E se la Chiesa si allargherà nelle spiegazioni e nei commenti, non si partirà mai dall’origine, dalla fonte da Me costituita; e se qualcuno vorrà partirsi resterà senza luce e nel buio oscuro, e sarà costretto, se vorrà la luce, a ritornare alla fonte, cioè ai miei insegnamenti”.

Io, nel sentire ciò, ho detto: Dolce Amor mio, quando i re costituiscono le leggi chiamano i ministri come testimoni delle leggi che stabiliscono, per deporle nelle loro mani, affinché le pubblichino e le facciano osservare dai popoli. Io non sono ministro, anzi, tanto piccola e incapace che non sono buona a nulla”.

E Gesù ha soggiunto: “Io non sono come i re della terra, che se la fanno coi grandi. Io amo meglio di farmela coi piccoli, perché sono più docili e nulla attribuiscono a sé, ma tutto alla mia bontà. Ma con tutto ciò anch’Io ho scelto un mio ministro, che ti assista in questo tuo stato, e per quanto tu mi hai pregato che ti liberassi dalla sua venuta giornaliera, non ti ho dato mai retta, e ancorché tu non fossi più soggetta a ricadere in quello stato, Io non permetterò che ti manchi la loro assistenza. Era questa la causa perché avessi un mio ministro che fosse a giorno della legge della mia Volontà e conoscendo i miei insegnamenti fosse testimone e depositario di legge sì santa, e come mio fedele ministro pubblichi nella mia Chiesa il gran bene che voglio fare ad Essa col far conoscere la mia Volontà”. (Volume 16°, 24-02-1924)


domenica 3 agosto 2025

La dottrina della Divina Volontà sarà nella Chiesa come un nuovo Sole che la rinnoverà e così si trasformerà la faccia della terra

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


“…Nella mia onniveggenza vedo che questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo Sole che sorgerà in mezzo ad essa, che [gli uomini], attratti dalla sua luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa luce ed uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui, rinnovandosi la Chiesa, trasformeranno la faccia della terra.

La dottrina sulla mia Volontà è la più pura, la più bella, non soggetta ad ombra di materia o d’interesse, tanto nell’ordine soprannaturale quanto nell’ordine naturale. Perciò sarà, a guisa di sole, la più penetrante, la più feconda e la più benvenuta e accolta, e siccome è luce, per se stessa si farà capire e si farà via. Non sarà soggetta a dubbi, a sospetti di errore, e se qualche parola non si capirà sarà [per] la troppa luce, che eclissando l’intelletto umano, non potranno comprendere tutta la pienezza della verità, ma non troveranno una parola che non sia verità; al più, non potranno del tutto comprenderla.

Perciò, in vista del bene che vedo, ti spingo a nulla tralasciare di scrivere. Un detto, un effetto, una similitudine sulla mia Volontà può essere come una rugiada benefica sulle anime, come è benefica la rugiada sulle piante dopo una giornata di sole ardente, come una pioggia dirotta dopo lunghi mesi di siccità. Tu non puoi capire tutto il bene, la luce, la forza che c’è dentro una parola, ma il tuo Gesù lo sa e sa a chi deve servire e il bene che deve fare”.

Ora, mentre ciò diceva, mi ha fatto vedere nel mezzo della Chiesa un tavolo e tutti gli scritti sulla Divina Volontà messi sopra. Molte persone veneranti circondavano quel tavolo e uscivano trasformate in luce e divinizzate e, come camminavano, comunicavano quella luce a chi incontravano.

E Gesù ha soggiunto: “Tu vedrai dal Cielo il gran bene, quando la Chiesa riceverà questo alimento celeste, che, fortificandola, [la farà ] risorgere nel suo pieno trionfo”. (Vol. 16°, 10-02-1924)


GESU’ SACRAMENTATO - “Le mie vere Ostie…”

 


E nel Volume 11 - Marzo 3, 1912:

“Figlia mia, chi fa la mia Volontà perde il suo temperamento e prende il mio. E siccome nel mio temperamento ci sono tante musiche che formano il Paradiso dei Beati - cioè, musica è il mio temperamento dolce, musica la Bontà, musica la Santità, musica la Bellezza, la Potenza, la Sapienza, l’Immensità e così di tutto il resto del mio Essere - onde l’anima prendendo parte a tutte le Qualità del mio temperamento, riceve in sé tutte le varietà di queste musiche e come va facendo anche le più piccole azioni, Mi fa una musica, ed Io nel sentirla conosco subito ch’è musica che l’anima ha preso dalla mia Volontà, cioè dal mio temperamento e corro e Me la vado a sentire e Mi piace tanto che ne resto ricreato e rinfrancato da tutti gli affronti che Mi fanno le altre creature.

Figlia mia, che sarà quando queste musiche passeranno in Cielo? L’anima la metterò a Me di fronte: Io farò la mia musica e lei la sua, ci saetteremo a vicenda, il suono dell’uno sarà l’eco del suono dell’altro, le armonie si confonderanno insieme; a chiare note si conoscerà da tutti i Beati che quest’anima non è altro che frutto del mio Volere, portento della mia Volontà e tutto il Cielo ne godrà un Paradiso di più.

Queste sono le anime a cui vado ripetendo: ‘Se non avessi creato il Cielo, per te sola lo creerei’. Distendo il Cielo del mio Volere in loro e vi faccio le mie vere immagini; ed in questi Cieli Io vado spaziando, divertendomi e scherzando con loro.

A questi Cieli Io ripeto: ‘Se non Mi fossi lasciato nel Sacramento, per voi sole Mi sarei lasciato’. Perché esse sono le mie vere Ostie, ed Io, come non potrei vivere senza d’un Volere, così non posso vivere senza di questi Cieli della mia Volontà. Anzi, non solo sono le mie vere Ostie, ma il mio Calvario e la mia stessa Vita. Questi Cieli del mio Volere Mi sono più cari, più privilegiati dei tabernacoli e delle stesse Ostie consacrate, perché nell’Ostia, col consumarsi le specie la mia Vita finisce, ed invece in questi Cieli del mio Volere la mia Vita non finisce mai. Anzi Mi servono di Ostie in terra e saranno Ostie eterne in Cielo”.


sabato 2 agosto 2025

L’assalto a Roma (alla Rocca di Pietro) è l’ultimo precipizio

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


“Tu non sai nulla di quello che vogliono fare! Vogliono giocarsi Roma, se la vogliono giocare gli stranieri e gli stessi italiani. Sono tali e tante le nefandezze che faranno, che sarebbe minor male se la terra facesse sboccare fuoco per incenerirla, che ciò che faranno. Vedi, da tutte le parti sbucano genti per affluire insieme e darne l’assalto, e quel che è più, sotto vesti di agnelli, mentre sono lupi rapaci che vogliono divorar la preda. Che unioni diaboliche stringono insieme, per avere più forza e darne l’assalto! Prega, prega! È l’ultimo precipizio di questi tempi, in cui la creatura vuole precipitarsi”. (Vol. 14°, 27-10-1922)


venerdì 1 agosto 2025

Gesù vuole eliminare i cattivi pastori

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


“Figlia mia, nascondimi, non vedi come mi perseguitano? Ahimè, mi vogliono mettere fuori, oppure darmi l’ultimo posto. Fammi sfogare; è da molti giorni che niente ti ho detto delle sorti del mondo, né dei castighi che mi strappano con le loro malvagità, e la pena, tutta concentrata nel mio Cuore, voglio dirla a te per fartene parte e così divideremo insieme la sorte delle creature, per poter pregare, soffrire e piangere insieme per il bene loro. Ah, figlia mia, ci saranno contese tra loro; la morte mieterà molte vite e anche sacerdoti. Ah, quante maschere vestite da preti! Li voglio togliere prima che sorgano le persecuzioni alla mia Chiesa e le rivoluzioni; chissà se si convertano in punto di morte. Altrimenti, se li lascio, queste maschere nella persecuzione si toglieranno la maschera, si uniranno ai settari e saranno i nemici più fieri della Chiesa, e la loro salvezza riuscirà più difficile”.

Ed io tutta afflitta ho detto: “Ah, mio Gesù, che pena sentirti parlare di questi benedetti castighi! E i popoli come faranno senza Sacerdoti? Già sono pochi abbastanza; altri vuoi togliere: e chi amministrerà i sacramenti? Chi insegnerà le tue leggi?”

E Gesù: “Figlia mia, non ti accorare troppo. Lo scarso numero è nulla. Io darò a uno la grazia, la forza che do a dieci, a venti, e uno varrà per dieci o per venti; Io a tutto posso supplire. E poi, i molti preti non buoni sono il veleno dei popoli; invece di bene fanno male, ed Io non faccio altro che togliere i primi elementi che avvelenano le genti”. (Vol. 12°, 08-01-1919)


mercoledì 30 luglio 2025

I cattivi nel loro trionfo purificheranno la Chiesa, ma dopo il Signore li disperderà

 



LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


I cattivi nel loro trionfo purificheranno la Chiesa, ma dopo il Signore li disperderà:

“Figlia mia, il più grande castigo è il trionfo dei cattivi. Ci vogliono ancora purghe e i cattivi nel loro trionfo purificheranno la mia Chiesa, e dopo li strillerò e li disperderò come polvere al vento. Perciò, non ti impressionare dei trionfi che senti, ma piangi insieme con Me la loro triste sorte”. (Vol. 12°, 14-10-1918)

lunedì 28 luglio 2025

Offese che riceve Gesù anche nelle cose sante della Chiesa. Lo strappare i Ministri dal santuario significa che le cose sono giunte al punto più brutto

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Offese che riceve Gesù anche nelle cose sante della Chiesa. Lo strappare i Ministri dal santuario significa che le cose sono giunte al punto più brutto:

“Ah, figlia mia, quando permetto che le chiese restino deserte, i ministri dispersi, le messe diminuite, significa che i sacrifici mi sono di offesa, le preghiere insulti, le adorazioni irriverenze, le confessioni trastulli e senza frutto. Quindi, non trovando più gloria mia, anzi, offese nel bene loro, non servendomi più, le tolgo; ma però questo strappare i ministri dal mio Santuario significa ancora che le cose sono giunte al punto più brutto e che la diversità dei flagelli si moltiplicherà. Quanto è duro l’uomo! Quanto è duro!” (Vol. 12°, 12-02-1918)


domenica 27 luglio 2025

Offerta del lavoro nel Volere Divino. Chi vive in Esso forma tanti atti di Vite divine, possiede la virtù bilocatrice.

 


Stavo facendo l’offerta del mio lavoro dicendo: “Gesù, Amor mio, voglio le tue manine nelle mie, per dare al nostro Padre Celeste quell’amore e quella gloria che Tu individualmente Gli desti colle tue opere stando sulla terra; non solo, ma voglio unirmi con Te quando Tu, Verbo del Padre, fin dall’eternità operavi insieme con Lui con le stesse sue opere, amavi con amore reciproco e con perfetta uguaglianza, e voglio glorificarvi in quella stessa gloria in cui Vi glorificaste Voi stesso tra le Tre Divine Persone. Ma non sono contenta: voglio mettere le mie mani nelle tue per scorrere insieme colle tue, nel tuo stesso Volere, nel sole per darti la gloria della luce, del calore, della fecondità del sole; nel mare per darti la gloria delle sue onde, del suo mormorio continuo; nell’aria per darti la gloria del canto degli uccelli; nel cielo azzurro per darti la gloria dell’immensità, e nello scintillio delle stelle, nel loro tremolio fo scorrere la mia voce che ti dice Ti amo; voglio scorrere nei prati fioriti per darti la gloria e l’adorazione dei profumi. Non c’è punto dove non voglio trovarmi, affinché dovunque Tu senta che la tua piccola figlia Ti adora, Ti ama e Ti glorifica”.

Onde mentre ciò ed altro dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, sento in te la gloria mia, il mio amore, la mia vita, le mie opere; la mia Volontà tutto accentra in te. Non solo, ma mentre tu lavori, il mio Volere ti porta nel sole e lavori insieme colla sua luce, sicché i tuoi moti scorrono nei raggi solari e, come si diffonde la luce, tu diffondi la gloria, l’amore al tuo Creatore. Come è bella la figlia mia, trovarla in tutte le opere mie a lavorare per darmi l’amore, la gloria che ciascuna opera mia contiene! Siccome la mia Volontà possiede la virtù bilocatrice, biloca anche te per poterti trovare nel mare, nell’aria, nelle stelle, dovunque, per amarti ed essere amata e glorificata”.

Dopo di ciò mi sentivo come assorbita nel Fiat Supremo e pensavo tra me ai grandi beni che può fare la Suprema Volontà nell’anima nostra; ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:

“Figlia mia, ogni atto che fa la Divina Volontà unita con l’anima, vi forma una Vita divina, perché essendo Essa divina non può fare a meno di formare Vite divine negli atti suoi, in modo che dove Essa regna, come l’anima opera, parla, pensa, palpita, eccetera, il mio Volere Divino fa scorrere la sua opera, la sua parola, il suo pensiero e palpito in quello delle creature e vi forma prima il suo atto, la sua parola e poi dà il posto della sua Vita divina. Sicché in tutto ciò che l’anima fa, sprigiona da sé tante Vite divine, in modo che vi empie Cielo e terra di tante immagini di Vita divina. Essa diventa la riproduttrice, la bilocatrice della Vita divina. La mia Volontà non è meno potente nell’anima dove regna con la potenza del suo dominio, di quello che è nel suo Seno delle Tre Divine Persone; e perciò possedendo la virtù bilocatrice non solo forma nell’anima quante Vite divine vuole, ma vi forma il suo cielo, il suo sole, i mari d’amore, i prati fioriti, e fa dire all’anima, al suo Dio: ‘Cielo m’hai dato e cielo Ti do, sole mi hai dato e sole Ti do, mari e prati fioriti mi hai dato, mari e prati fioriti Ti do. Tutto ciò che hai fatto per me nella Creazione e Redenzione, la tua Volontà che (lo) ripete in me, in modo che tutto Ti possa dare come tutto mi hai dato’. Oh, potenza della mia Volontà! che cosa non può fare nell’anima dove Essa regna? E perciò dove Essa regna si diletta di metterla alla pari con Noi; molto più che sa che quella è la nostra Volontà, di volere la creatura simile alla nostra Immagine, ed Essa, nostra fedele esecutrice, ce la rende, e Noi chiamiamo questa creatura dove regna il nostro Fiat Supremo, la gloria nostra, l’amor nostro, la virtù nostra; e solo col nostro Volere può l’anima giungere a tanto; senza di Essa c’è tanta distanza tra Creatore e creatura. Perciò ama tanto che il Voler Divino regni nella creatura, per dare il largo campo d’azione alla nostra Volontà di bilocare le nostre opere, le nostre vite e di elevare la creatura allo scopo perfetto per cui fu creata. La creatura uscì dal nostro Volere: è giustizia che cammini nei passi della nostra Volontà e che ritorni al suo Creatore su quella stessa via donde ne uscì, tutta bella ed arricchita dai prodigi del nostro Eterno Fiat ”.


sabato 26 luglio 2025

La strage di anime dentro la Chiesa, perché ci sono tanti –e tra questi molti Ministri– che si mettono al posto di Gesù nei cuori. Queste sono le vere piaghe della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La strage di anime dentro la Chiesa, perché ci sono tanti –e tra questi molti Ministri – che si mettono al posto di Gesù nei cuori. Queste sono le vere piaghe della Chiesa:

Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere afflitto e si lamentava di tanti che gli rubano gli affetti e i cuori delle creature, mettendosi al suo posto nelle anime, ed io gli ho detto: “Amor mio, è tanto brutto questo vizio, che tanto ti affligge?”

E Lui: “Figlia mia, non solo è brutto, ma bruttissimo; è capovolgere l’ordine del Creatore e mettersi loro sopra e Me sotto, e dirmi: «anch’io sono buono ad essere Dio». Che diresti tu se uno rubasse un milione ad un altro e lo rendesse povero ed infelice?”

Ed io: “Dovrebbe restituire o meriterebbe la condanna”.

E Gesù: “Eppure, quando mi si rubano gli affetti, i cuori, è più che rubarmi un milione, perché i primi sono cose spirituali ed alte, il secondo è cosa materiale e bassa; questo, volendo, si può restituire; quelli non mai, sicché sono furti irrimediabili ed incancellabili, e se il fuoco del Purgatorio purificherà queste anime, mai potrà restituirli e riempire il vuoto di un solo affetto che mi hanno tolto. Eppure non se ne fa conto, anzi, certuni pare che li vanno vendendo questi affetti e allora sono contenti, quando trovano chi li compra per fare acquisto degli affetti altrui, senza farsi nessuno scrupolo. Fanno scrupolo se rubano alle creature; si ruba a Me e non si danno nessun pensiero.

Ah, figlia mia, Io ho dato tutto alle creature; ho detto: «Prendi ciò che vuoi per te e per Me lasciami solo il tuo cuore», eppure mi si nega. Non solo, ma rubano gli affetti altrui, e questo non è fatto solo dalle persone secolari, ma da persone sacre, da anime pie. Oh, quanto male fanno per certe direzioni troppo dolci, per certe condiscendenze non necessarie, per troppo sentire usando modi attraenti! Invece di far bene, è un labirinto che formano intorno alle anime e quando sono costretto ad entrare in quei cuori vorrei fuggire, vedendo che gli affetti non sono miei, il cuore non è mio; e questo fatto da chi? Da chi dovrebbe riordinare le anime in Me; anzi, lui ha preso il mio posto, ed Io sento tale nausea che non posso accomodarmi a stare in quei cuori, ma sono costretto a stare, fino a che gli accidenti si consumano. Che strage di anime! Queste sono le vere piaghe della mia Chiesa. Ecco perché tanti ministri strappati dalle chiese. E per quante preghiere mi si fanno Io non do ascolto e per loro non ci sono grazie, anzi, rispondo loro col grido dolente del mio Cuore: Ladri, avanti, uscite dal mio Santuario, ché non posso più sopportarvi!”

Io son rimasta spaventata e ho detto: “Placati, o Gesù, rimiraci in Te come frutto del tuo sangue, delle tue piaghe, e cambierai i flagelli in grazie.

E Lui ha soggiunto: “Le cose andranno avanti; umilierò l’uomo fino alla polvere, e vari incidenti improvvisi ed imprevisti continueranno a succedere per confondere maggiormente l’uomo, e dove crede di trovare uno scampo troverà un laccio, dove una vittoria una sconfitta e dove luce tenebre, sicché lui stesso dirà: «sono cieco e non so più che fare». E la spada devastatrice continuerà a devastare, fino a che tutto sarà purificato”. (Vol. 12°, 30-12-1917)


venerdì 25 luglio 2025

Gli enormi peccati del mondo e, più ancora, quelli all’interno della Chiesa, strappano i castighi come purificazione

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Gli enormi peccati del mondo e, più ancora, quelli all’interno della Chiesa, strappano i castighi come purificazione:

… “Se tu sapessi quanto soffro per punire gli uomini! Ma l’ingratitudine delle creature mi costringe a questo, i peccati enormi, l’incredulità, il voler quasi sfidarmi... E questo è il meno; se ti dicessi della parte religiosa... Quanti sacrilegi! Quante ribellioni! Quanti che si fingono miei figli e sono i miei accaniti nemici! Questi finti figli sono usurpatori, interessati, increduli; i loro cuori sono sentine di vizi. Questi figli saranno i primi a muovere guerra alla Chiesa e cercheranno di uccidere la propria Madre... Oh, quanti stanno già per uscire in campo! Ora è guerra tra governi; tra poco guerreggeranno la Chiesa e i più nemici saranno i propri figli... Il mio Cuore è lacerato dal dolore. Con tutto ciò, tollero che passi questa burrasca e che la faccia della terra e le chiese siano lavate dal sangue di quegli stessi che l’hanno imbrattata e contaminata. Anche tu unisciti al mio dolore, prega e abbi pazienza nel veder passare questa burrasca”. (Vol. 11°, 07-03-1915)


mercoledì 23 luglio 2025

Gesù vuole purificare la Chiesa, servendosi dei suoi nemici

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Gesù vuole purificare la Chiesa, servendosi dei suoi nemici:

E pregandolo per la Chiesa, che avesse pietà di tante anime che vanno perdute perché vogliono guerreggiare la Chiesa e i suoi ministri, Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, non ti affliggere, è necessario che i nemici purghino la mia Chiesa, e dopo che la avranno purgata, la pazienza e le virtù dei buoni saranno luce ai nemici e si salveranno quelli e loro”.

Ed io: “Ma almeno non permettere che le mancanze dei tuoi ministri giungano a giorno dei secolari, altrimenti più affliggeranno la tua Chiesa”.

E Gesù: Figlia mia, non mi pregare, che mi indigno; voglio che la materia esca fuori. Non ne posso più, non ne posso più; i sacrilegi sono enormi, col coprirli darei campo a far commettere mali maggiori. Tu avrai pazienza a sopportare la mia assenza, la farai da eroina; voglio fidarmi di te, che sei mia figlia, mentre Io mi occuperò a preparare flagelli per secolari e per sacerdoti”. (Vol. 10°, 07-06-1911)


domenica 20 luglio 2025

I nemici purgheranno la Chiesa dalle piaghe che porta, specialmente quelle dei suoi pastori, che proteggono i falsi virtuosi e opprimono e condannano i veri buoni

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


I nemici purgheranno la Chiesa dalle piaghe che porta, specialmente quelle dei suoi pastori, che proteggono i falsi virtuosi e opprimono e condannano i veri buoni:

Stavo pregando che il benedetto Gesù confondesse i nemici della Chiesa, e il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, potrei confondere i nemici della S. Chiesa, ma non voglio. Se ciò facessi, chi purgherebbe la mia Chiesa? Le membra della Chiesa e specie quelli che stanno in posti e in altezze di dignità hanno gli occhi abbacinati e travedono di molto, tanto che giungono a proteggere i finti virtuosi e ad opprimere e condannare i veri buoni. Questo mi dispiace tanto, vedere quei pochi veri miei figli sotto il peso dell’ingiustizia; quei figli da cui deve risorgere la Chiesa e ai quali Io sto dando molta grazia per disporli a ciò, Io li vedo messi di spalle al muro e legati, per impedir loro i passi. Questo mi duole tanto, che mi sento tutto furore per loro!

Senti, figlia mia, Io sono tutto dolcezza, sono benigno, clemente e misericordioso, tanto che per la mia dolcezza rapisco i cuori, ma però sono anche forte, da stritolare ed incenerire coloro che non solo opprimono i buoni, ma giungono ad impedire il bene che vogliono fare. Ah, tu piangi i secolari, ed Io piango le piaghe dolorose che sono nel corpo della Chiesa, che mi addolorano tanto da oltrepassare le piaghe dei secolari, perché vengono dalla parte che non me l’aspettavo e che mi fanno disporre a far inveire i secolari contro di loro”. (Vol. 10°, 16-05-1911)


GESU’ SACRAMENTATO - “Le mie vere Ostie…”

 


Selezione di brani tratti dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA la PFDV


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica di San Giovanni in Laterano

Giovedì, 7 giugno 2012


Cari fratelli e sorelle,

Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.

Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.

In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

A questo proposito, mi piace sottolineare l’esperienza che vivremo anche stasera insieme. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Il sacerdozio comune e quello ministeriale si trovano accomunati nel culto eucaristico. E’ un’esperienza molto bella e significativa, che abbiamo vissuto diverse volte nella Basilica di San Pietro, e anche nelle indimenticabili veglie con i giovani – ricordo ad esempio quelle di Colonia, Londra, Zagabria, Madrid.

E’ evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all’incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17).

Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito. Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22). Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita.

Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso. Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo. Amen.


E la stessa Madre del Verbo, nel Sacrificio del suo Figlio Divino, la troviamo sotto la croce, immersa nel mistero di una estatica muta dolorosa adorazione.

 

Unendoci a Maria SS., nella Divina Volontà rimaniamo anche noi in divina adorazione, a nome dell’intera umanità:

 

Sia lodato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodata e ringraziata ogni momento la Volontà di Gesù immolata nel SS. Sacramento.

Sia lodato e glorificato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodato il Volere del Padre in ogni Tabernacolo della terra.

Sia ringraziato il Volere del Figlio in ogni Ostia consacrata.

Sia glorificato il Volere dello Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra.

Sia lodato e ringraziato ogni momento il Volere della SS. Trinità in questo SS. Sacramento.

 

Maestà Suprema, mi prostro innanzi a Te per offrirti le mie adorazioni, gli omaggi e le lodi, a nome di tutti, con la Potenza della tua Volontà, con la Sapienza e con la Volontà del tuo Amore Supremo. Voglio farti sentire la Potenza della tua Volontà che Ti adora, la Sapienza della tua Volontà che Ti glorifica, l’Amore della tua Volontà che Ti ama e Ti loda. E siccome la Potenza, la Sapienza e l’Amore delle Tre Divine Persone sono in comunicazione con l’intelletto, memoria e volontà di tutte le creature, voglio che Tu senta scorrere le mie adorazioni, i miei omaggi e le lodi in tutte le intelligenze delle creature, che elevandosi tra il Cielo e la terra Ti faranno sentire l’eco della tua stessa Potenza, Sapienza ed Amore, che Ti adora, Ti loda e Ti ama. Adorazioni più grandi, omaggi più nobili, amore e lodi più divine non posso darti e nessun altro atto mio può eguagliare quest’atto, né darti tanta gloria e tanto amore, perché in quest’atto della tua creatura Tu trovi gli atti tuoi, in quest’atto Tu vedi aleggiare la Potenza, la Sapienza ed il reciproco Amore delle Tre Divine Persone. (Cfr. Vol. 17 - 2.10.1924)  


venerdì 18 luglio 2025

La riunione dei sacerdoti sarà l’unica cosa che salverà la Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Dolcissima Mamma mia, in che tristi tempi siamo! Dimmi, è proprio vero che Gesù vuole la riunione dei sacerdoti?

E Lei: “Con certezza la vuole, perché i flutti si stanno per innalzare troppo alti e queste riunioni saranno le ancore, le lucerne, il timone con cui la Chiesa si salverà dal naufragio nella tempesta, ché mentre comparirà che la tempesta abbia sommerso tutto, dopo la tempesta si vedrà che sono rimaste le ancore, le lucerne, il timone, cioè le cose più stabili, per continuare la vita della Chiesa. Ma, oh, quanto sono vili e codardi e duri di cuore! Quasi nessuno si muove, mentre sono tempi di opere. I nemici non riposano e loro se ne stanno neghittosamente, ma peggio sarà per loro”. (Vol. 10°, 26-03-1911)


mercoledì 16 luglio 2025

La Chiesa agonizzante risorgerà con i sacerdoti che ascoltano Gesù, per quanto pochi siano

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La Chiesa agonizzante risorgerà con i sacerdoti che ascoltano Gesù, per quanto pochi siano:

“Figlia mia, la Chiesa in questi tempi sta agonizzante, ma non morirà, anzi risorgerà più bella. I sacerdoti buoni si dibattono per una vita più spogliata, più sacrificata, più pura. I cattivi sacerdoti si dibattono per una vita più interessata, più comoda, più sensuale, tutta terrena. Io parlo a quei pochi buoni, fosse anche uno per paese; a questi parlo e comando, prego, supplico che facciano queste case di riunione, salvandomi i sacerdoti che verranno in questi asili, rendendoli sciolti affatto da qualunque legame di famiglia. E da questi pochi buoni si rifarà la mia Chiesa della sua agonia. Questi sono il mio appoggio, le mie colonne, la continuazione della vita della Chiesa. Io non parlo a tutti quelli che non si sentono di svincolarsi da qualunque vincolo di famiglia, perché se parlo non sono certamente ascoltato, anzi, al solo pensare di rompere ogni vincolo, restano indignati. Ah, purtroppo sono abituati a bere la tazza dell’interesse e di altro, che mentre è dolcezza alla carne è veleno all’anima; questi tali finiranno col bere la cloaca del mondo. Io voglio salvarli a qualunque costo, ma non sono ascoltato, quindi parlo, ma è per loro come se non parlassi”. (Vol. 10°, 28-01-1911)


giovedì 10 luglio 2025

L’agire con fini umani ha svuotato di grazia i figli della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


“Figlia mia, le opere più sante, fatte con fine umano, sono come quei recipienti crepati, che menandosi dentro qualunque liquore, a poco a poco scorre a terra, e se si va per prendere quei recipienti nei bisogni, si trovano vuoti. Ecco perché i figli della mia Chiesa si sono ridotti a tale stato, perché nel loro operare tutto è fine umano, onde nei bisogni, nei pericoli, negli affronti, si sono trovati vuoti di grazia e quindi debilitati, snervati e, quasi accecati dallo spirito umano, si danno agli eccessi. Oh, quanto avrebbero dovuto vigilare i capi della Chiesa per non farmi essere lo zimbello e quasi il coperchio delle nefande azioni di quelli! È vero che ci sarebbe molto scandalo se si penitenziassero, ma mi sarebbe di minore offesa coi tanti sacrilegi che commettono. Ahi, mi è troppo duro il tollerarli! Prega, prega, figlia mia, che molte cose tristi stanno per uscire da dentro i figli della Chiesa”. (Vol. 10°, 09-11-1910)


mercoledì 9 luglio 2025

Stato di amarezze della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Continuando il mio solito stato, mi trovavo fuori di me stessa dentro una chiesa e mi pareva di vedere una bellissima Signora, con le mammelle tanto piene di latte, che pareva che le volesse crepare la pelle. Onde chiamandomi mi disse: “Figlia mia, questo è lo stato della Chiesa: è tanto piena di amarezze interne, e [oltre] alle amarezze interne sta in atto di ricevere le amarezze esterne. Soffri tu un poco per fare che siano più mitigate”.

E mentre ciò diceva, pareva che si aprisse le mammelle e con la sua mano, facendo concavo, [lo] empiva di latte e me lo dava a bere. Era amarissimo e produceva tante sofferenze che io stessa non so dirlo. In questo mentre, vedevo che facevano rivoluzione, entravano nelle chiese, spogliavano gli altari, li bruciavano, attentavano [contro] i sacerdoti, rompevano le statue, e mille altri insulti e nefandezze. Mentre ciò facevano, il Signore mandava altri flagelli dal Cielo e molti ne restavano uccisi e morti. Pareva un parapiglia generale contro la Chiesa, contro il governo, tra loro. (Vol. 8°, 06-08-1907)