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domenica 29 giugno 2025

Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo:

Trovandomi nel solito mio stato, sentivo il mio adorabile Gesù a me vicino, che diceva: “Figlia mia, in che passo doloroso sta per entrare la Chiesa, ma tutta la gloria in questi tempi è di quegli spiriti atletici che, non curando ceppi, catene e pene, non fanno altro che rompere il sentiero spinoso che divide la società e Dio”. Poi ha soggiunto: “Nell’uomo si vede un’avidità di sangue umano. Lui dalla terra ed Io dal Cielo, vi concorrerò con terremoti, incendi, uragani, disgrazie, da farne morire buona parte.” (Vol. 6°, 19-06-1904)


venerdì 27 giugno 2025

Nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere perché trova la sorgente delle Opere divine e le può ripetere quanto vuole.

 


Dal Vol. 27 - Ottobre 24, 1929

Nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere perché trova la sorgente delle Opere divine e le può ripetere quanto vuole.

Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, seguendo ed offrendo tutti gli atti suoi, tanto della Creazione quanto quelli della Redenzione e, giungendo al Concepimento del Verbo, dicevo tra me: “Come vorrei nel Voler Divino far mio il Concepimento del Verbo per poter offrire all’Ente Supremo l’amore, la gloria, la soddisfazione, come se un’altra volta il Verbo [si] concepisse!” Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno mi ha detto: “Figlia mia, nella mia Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, non vi è cosa che la nostra Divinità abbia fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, che il nostro Fiat Divino non ne possiede la sorgente, perché Esso non sperde nulla dei nostri atti, anzi è la depositaria di tutto. E chi possiede il nostro Voler Divino possiede la sorgente del mio concepimento, della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei passi, delle mie opere, di tutto; i nostri atti non esauriscono mai, e come fa memoria e vuole offrire il mio concepimento, viene rinnovato il mio concepimento, come se di nuovo concepissi, risorgo a nuova nascita, le mie lacrime, le mie pene, i miei passi ed opere risorgono a novella vita e ripetono il gran bene che Io feci nella Redenzione.

Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la ripetitrice delle opere nostre, perché come della Creazione nulla si è sperduto di ciò che fu creato, così della Redenzione, tutto sta in atto di sorgere continuamente; ma chi Ci dà la spinta? chi Ci dà l’occasione di muovere le nostre sorgenti per rinnovare le opere nostre? Chi vive nel nostro Volere. In virtù di Esso, la creatura partecipa alla nostra forza creatrice, perciò tutto può far risorgere a novella vita; lei, coi suoi atti, colle sue offerte, colle sue suppliche, muove continuamente le nostre sorgenti, le quali, mosse come da un gradito venticello, formano le onde e straripando fuori, i nostri atti si moltiplicano e crescono all’infinito. Le nostre sorgenti sono simbolizzate dal mare: se il vento non lo agita, se non vengono formate le onde, le acque non straripano fuori e le città non restano bagnate. Così le nostre sorgenti di tante opere nostre, se il nostro Fiat Divino non le vuol muovere, o chi vive in Esso non si dà pensiero di formare nessun venticello cogli atti suoi, sebbene sono piene fino all’orlo, ma [tuttavia] non straripano fuori per moltiplicare i loro beni a pro delle creature.

Oltre di ciò, chi vive nel nostro Fiat Divino, come va formando gli atti suoi, questi atti salgono al principio da donde uscì la creatura; non restano nel basso, ma salgono tanto in alto, per cercare il seno di Colui donde uscì il primo atto della sua esistenza e, questi atti, si schierano intorno al Principio, ch’è Dio, come atti divini. Dio, nel vedere gli atti della creatura nella sua Divina Volontà li riconosce come atti suoi e si sente amato e glorificato come Lui vuole, col suo stesso Amore e colla sua stessa Gloria”.


martedì 24 giugno 2025

La Chiesa appare adesso come moribonda, ma quando s’innalzerà la Croce risorgerà la Chiesa, coraggiosa e risplendente, confondendo e mettendo in fuga i nemici

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La Chiesa appare adesso come moribonda, ma quando s’innalzerà la Croce risorgerà la Chiesa, coraggiosa e risplendente, confondendo e mettendo in fuga i nemici:

Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere unito col Santo Padre e pareva che gli dicesse: “Le cose fin qui sofferte non solo altro che tutto ciò che Io passai dal principio della mia Passione fino a quando fui condannato a morte. Figlio mio, non ti resta altro che portare la croce al Calvario”.

E mentre ciò diceva, pareva che Gesù benedetto prendesse la croce e la metteva sulle spalle del Santo Padre, aiutandolo Lui stesso a portarla. Ora, mentre ciò faceva, ha soggiunto: “La mia Chiesa pare che stia come moribonda, specie riguardo alle condizioni sociali, e con ansia aspettano il grido di morte. Ma coraggio, figlio mio; dopo che sarai giunto sul monte, all’innalzarsi che si farà della croce, tutti si scuoteranno e la Chiesa deporrà l’aspetto di moribonda e riacquisterà il suo pieno vigore. La sola croce sarà il mezzo, e come solo la croce fu l’unico mezzo per riempire il vuoto che il peccato aveva fatto e per unire l’abisso di distanza infinita che c’era tra Dio e l’uomo, così in questi tempi la sola croce farà innalzare la fronte della mia Chiesa coraggiosa e risplendente, per confondere e mettere in fuga i nemici”.

Detto ciò è scomparso e poco dopo è ritornato il mio diletto Gesù, tutto afflitto, riprendendo il suo dire: “Figlia mia, quanto mi duole la società presente! Sono mie membra e non posso fare a meno di amarli. Succede a Me come a quel tale che avesse un braccio o una mano infetta e piagata; la odia egli forse? La aborrisce? Ah, no, anzi le prodiga tutte le cure, chissà quanto spende per vedersi guarito, e per lui è causa di far dolorare tutto il corpo, di tenerlo oppresso, afflitto, fino a tanto che non giunge ad ottenere l’intento di vedersi guarito. Tale è la mia condizione: vedo le mie membra infette, piagate, e vi sento dolore e pena, e per questo mi sento più tirato ad amarle. Oh, come è ben diverso l’amor mio da quello delle creature! Io sono costretto ad amarle perché cosa mia, ma loro non mi amano come cosa loro, e se mi amano, mi amano per il loro proprio bene”. (Vol. 4°, 02-09-1901)


sabato 21 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


“Nel giorno dopo il sabato…” (Gv 20,1)

‘La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà’ - Ventottesimo giorno =

[…] “Nonostante che gli occhi dell'anima mia seguirono il mio Figlio [e] mai Lo perdetti di vista, pure in quei tre giorni che stette sepolto, io sentivo tale ansia di vederlo risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d'amore: “Sorgi, Gloria mia! Sorgi, Vita mia!” I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a sentirmi consumare.

Ora, in queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato da quella gran turba di gente, uscì dal Limbo in atto di trionfo e si portò al sepolcro. Era l'alba del terzo giorno e, come tutta la natura Lo pianse, così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso per essere presente nell'atto in cui il mio Figlio risuscitava. Ma, oh meraviglia! Prima che risorgesse, fece vedere a quella turba di gente la sua SS. Umanità sanguinante, piagata, sfigurata, come era stata ridotta per amor loro e di tutti. Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi d'amore ed il grande portento della Redenzione.

Ora, figlia mia, oh, come ti vorrei presente nell'atto in cui risuscitò mio Figlio! Egli era tutto maestà; la sua Divinità unita alla sua Anima [fece] scaturire mari di luce e di bellezza incantevoli, da riempire cielo e terra e, come trionfatore, facendo uso del suo potere, comandò alla sua morta Umanità, che ricevesse di nuovo la sua anima e che risorgesse trionfante e gloriosa a vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù trionfava sulla morte dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma Vita!”

Con quest'atto di trionfo, metteva il suggello che era Uomo e Dio, e con la sua Risurrezione confermava la sua dottrina, i miracoli, la vita dei Sacramenti e tutta la vita della Chiesa, [e] non solo, ma dava il trionfo sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero bene, [per] far trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva portare alle creature la pienezza della Santità e di tutti i beni; e nel medesimo tempo gettava nei corpi, in virtù della sua Risurrezione, il germe di risorgere alla gloria imperitura. Figlia mia, la Risurrezione del mio Figlio racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto, ed è l'atto più solenne che egli fece per amore delle creature”. […]

 

La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà’ – Ventinovesimo giorno =

Figlia benedetta del mio materno Cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella Risurrezione del Figlio mio; io mi sentii rinata e risorta in Lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, d'amore, di perdono per le creature e stendevano la mia maternità sopra di tutti i figli miei, [a me] dati da Gesù, col suggello dei miei dolori

Ora ascoltami, figlia cara. Tu devi sapere che dopo la morte del mio Figlio mi ritirai nel cenacolo insieme con l'amato Giovanni e Maddalena. Ma il mio Cuore restava trafitto che il solo Giovanni mi era vicino e nel mio dolore dicevo: “E gli altri Apostoli, dove sono?”

Ma come questi sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie speciali, tutti, commossi e piangendo, i fuggitivi ad uno ad uno si ritirarono intorno a me, facendomi corona e con lacrime e sospiri mi chiedevano perdono, ché così vilmente avevano abbandonato il loro Maestro e [erano] fuggiti. Io li accolsi maternamente nell'arca di rifugio e di salvezza del mio Cuore ed assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, l'incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti me li aveva dati per figli ed io come tali li riconoscevo.

Figlia benedetta, tu sai che io fui presente alla Risurrezione del Figlio mio. Ma non feci motto a nessuno, aspettando che Gesù stesso si fosse manifestato, che era risorto glorioso e trionfante. La prima che Lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne; e tutti venivano a me dicendomi che avevano visto Gesù risorto, che il sepolcro era vuoto; ed io ascoltavo tutti ed in aria di trionfo confermavo tutti nella fede della Risurrezione. Fino a sera quasi tutti gli Apostoli lo videro, e tutti si sentivano come trionfanti d'essere stati Apostoli di Gesù. Che cambiamento di scena, figlia cara! Simbolo di chi prima si è fatto dominare dalla volontà umana, che è rappresentato dagli Apostoli che fuggono, che abbandonano il loro Maestro, [ed è tanto il timore e la paura, che si nascondono e Pietro giunge fino a negarlo]. Oh, se fossero [stati] dominati dalla Divina Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro, ma coraggiosi e come trionfatori non si sarebbero mai staccati dal suo fianco e si [sarebbero] sentiti onorati di mettere la vita per difenderlo.

Ora, figlia cara, il mio amato Figlio Gesù si trattenne risuscitato sulla terra quaranta giorni. Spesso spesso compariva agli Apostoli e discepoli per confermarli nella fede e certezza della sua Risurrezione e quando non stava con gli Apostoli se ne stava insieme con la Mamma sua nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal Limbo”. […]


giovedì 19 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


“Con azzimi di sincerità e di verità” (1 Cor 5,8) Vol. 2 – Agosto 18, 1899 =

[…] “La mia parola non solo è verità, ma luce ancora, e quando una luce entra in una stanza oscura, che fa? Snebbia le tenebre e fa scoprire gli oggetti che ci sono, brutti o belli, se ci sta un ordine o un disordine, e dal modo come si trova [la stanza] si giudica la persona che occupa quella stanza. Or la vita umana è la stanza oscura e quando la luce della verità entra in un’anima, snebbia le tenebre, cioè fa scoprire il vero dal falso, il temporale dall’eterno; onde caccia da sé i vizi e si mette l’ordine delle virtù, perché essendo la mia Luce santa, [per]ch’è la mia stessa Divinità, non potrà comunicare altro che santità ed ordine; quindi l’anima si sente uscire da sé, luce di pazienza, d’umiltà, di carità ed altro”. […]

 

Vol. 17 – Marzo 1, 1925 =

[…] “La Verità conosciuta, abbracciata, amata e messa in pratica dall’anima, è la vera luce, che la trasforma nella stessa Luce e le fa mettere dentro e fuori nuovi e continui parti di luce. E questa Verità forma la vera Vita di Dio nell’anima, perché Dio è Verità, e l’anima sta legata alla Verità, anzi la possiede. Dio è Luce e lei è legata alla Luce e si alimenta di Luce e di Verità. Però, mentre Io alimento l’anima di Verità e di Luce, essa deve tenere aperta la corrente della sua volontà per ricevere la corrente della comunicazione divina; altrimenti può succedere come alla corrente elettrica, che non basta le sue carattere elettrici, vi manca la luce, ma ci vogliono i preparativi per riceverla1; ma con tutto ciò non a tutti va eguale la stessa luce, ma a seconda le lampadine che si hanno: chi ne ha una, riceve una luce; chi ne ha dieci, riceve per dieci la luce. Se le lampadine contengono più fili elettrici, le lampade si veggono più piene di luce; se meno fili, ad onta che c’è il vuoto nel vetro, la luce è piccola, e ad onta che da dove viene la corrente può dare più luce, non la riceve perché manca la forza dell’elettricità nelle lampadine per riceverla. Perciò ci vuole la corrente celeste che vuol dare e la corrente umana per riceverla”. […]

 

Vol. 23 – Settembre 17, 1927 =

[…] “Figlia mia, le pene sono come il ferro battuto dal martello, che lo fa sfavillare di luce ed infuocare tanto da trasmutarsi in fuoco; e sotto i colpi che riceve, [il ferro] perde la durezza, si rammorbidisce in modo che si può dare la forma che si vuole. Tale è l’anima sotto i colpi del dolore: perde la durezza, sfavilla luce, si trasforma nel mio amore e diventa fuoco; ed Io, Artefice divino, trovandola morbida le do la forma che voglio. Oh, come Mi diletto a farla bella! Sono Artefice geloso e voglio il vanto che nessuno può e sa fare le mie statue, i miei vasi, tanto nella forma quanto nella bellezza e molto più nella finezza; e nella luce che sfavilla, le converto tutte in Verità. Sicché ogni colpo che le do, le preparo una Verità da manifestare, perché ogni colpo è una favilla che l’anima mette fuori di sé, ed Io non le perdo come le perde il fabbro nel battere il ferro, ma me ne servo come2 investire quelle faville di luce, di Verità sorprendente, in modo che all’anima servono come il più bell’abbigliamento e le somministrano il nutrimento della vita divina”. […]

 

mercoledì 18 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Lo stato tristissimo della Chiesa e dei Sacerdoti

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Lo stato tristissimo della Chiesa e dei Sacerdoti:

…In un batter d’occhio ho visto le tante miserie umane, l’avvilimento e spogliamento della Chiesa, lo stesso degrado dei sacerdoti, che invece di essere luce per i popoli, sono tenebre. Onde tutta amareggiata da questa vista ho detto: “Santissimo Iddio, date la pace alla Chiesa, fatele restituire ciò che le hanno tolto, non permettete che i cattivi ridano alle spalle dei buoni”. E mentre ciò dicevo [le Divine Persone] hanno detto: “Sono arcani di Dio incomprensibili”. (Vol. 4°, 13-11-1900)


domenica 15 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Roma è piena di colpe e di nefandezze, commesse dai secolari e dai religiosi. Perversità e trame dei nemici della Chiesa

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Roma è piena di colpe e di nefandezze, commesse dai secolari e dai religiosi. Perversità e trame dei nemici della Chiesa:

…Il benedetto Gesù mi ha trasportata ad una città, dove erano tante le colpe che si commettevano, che usciva come una nebbia densissima, puzzolente, che s’innalzava verso il cielo; dal cielo scendeva un’altra nebbia folta e dentro vi stavano condensati tanti castighi, che pareva che fossero bastanti a sterminare questa città, onde io ho detto: “Signore, dove ci troviamo? Che parti sono queste?” E Lui: “Qui è Roma, dove sono tante le nefandezze che si commettono, non solo dai secolari, ma anche dai religiosi, che meritano che questa nebbia li finisca di accecare, meritandosi il loro sterminio”.

In un istante ho visto il macello che ne succedeva, e pareva che il Vaticano ricevesse parte delle scosse; non erano risparmiati neppure i sacerdoti. Perciò tutta costernata ho detto: “Mio Signore, risparmia la tua prediletta città, tanti ministri tuoi, il Papa. Oh, quanto volentieri ti offro me stessa a soffrire i loro tormenti, purché li risparmi”. (Vol. 4°, 10-10-1900)


PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE - “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!”

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Vol. 4 – Aprile 7, 1901 =

[…] Ho visto il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, con un Volto tanto risplendente da non paragonarsi a nessun altro splendore; e mi pareva che l’Umanità Santissima di Nostro Signore, sebbene fosse carne viva, ma1 splendente e trasparente, in modo che si vedeva con chiarezza la Divinità unita alla Umanità. Ora, mentre Lo vedevo così glorioso, una luce che veniva da Lui pareva che mi dicesse: “Tanta gloria Mi ebbi alla mia Umanità per mezzo della perfetta ubbidienza, che distruggendo affatto la natura antica Me ne restituì la nuova natura gloriosa ed immortale. Così l’anima per mezzo dell’ubbidienza può formare in sé la perfetta risurrezione alle virtù. Come? Se l’anima è afflitta, l’ubbidienza la farà risorgere alla gioia; se agitata, l’ubbidienza la farà risorgere alla pace; se tentata, l’ubbidienza le somministrerà la catena più forte come legare il nemico e la farà risorgere vittoriosa dalle insidie diaboliche; se assediata da passioni e vizi, l’ubbidienza uccidendo questi la farà risorgere alle virtù. Questo all’anima, ed a tempo suo formerà la risurrezione anche del corpo”. […]

 

Vol. 6 – Maggio 2, 1905 =

[…] “Figlia mia, il patire contiene tre sorti di risurrezione; cioè: il patire fa risorgere l’anima alla grazia; secondo: inoltrandosi il patire vi riunisce le virtù e [l’anima] risorge alla santità; terzo: continuando il patire, il patire perfeziona le virtù, le abbellisce di splendore formandovi una bella corona e, coronata, l’anima vi risorge alla gloria in terra ed alla gloria in cielo”. […]


giovedì 12 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Prima i nemici della Chiesa cercano di distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Prima i nemici della Chiesa cercano di distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli:

…Ora, mentre giravo, ho visto lo strazio crudele che si continua a fare nella guerra della Cina, le chiese abbattute, le immagini di Nostro Signore gettate per terra, e questo è niente ancora. Quello che mi ha fatto più spavento è stato il vedere che, se ora lo fanno i barbari, i secolari, poi lo faranno i finti religiosi, che smascherandosi e facendosi conoscere per quel che sono, unendosi con gli aperti nemici della Chiesa, daranno un tale assalto, che pare incredibile a mente umana. Oh, quante stragi più crudeli! Pare che hanno giurato tra loro di finirla con la Chiesa. Ma il Signore prenderà vendetta di loro col distruggerli, perciò, sangue da una parte e sangue dall’altra. Quindi mi son trovata dentro un giardino, che mi pareva che fosse la Chiesa e là dentro vi era una turba di gente sotto l’aspetto di dragoni, di vipere e di altre bestie inferocite, che devastando quel giardino e poi uscendo fuori, formava la rovina delle genti… (Vol. 3°, 27-07-1900)


mercoledì 11 giugno 2025

Tutto ciò che Gesù fece sulla terra, sta in continua attitudine di darsi all’uomo.

 


VOGLIO DARE DIO A DIO


Dal Vol. 14 - Marzo 28, 1922

Tutto ciò che Gesù fece sulla terra, sta in continua attitudine di darsi all’uomo.

Continuando il mio solito stato, stavo tutta fondendomi nel Santo Voler del mio amabile Gesù, e Lui mi ha detto: “Figlia del mio Volere, se sapessi i portenti, i prodigi che succedono quando ti fondi nel mio Volere, tu ne resteresti stupita; senti un po’.

Tutto ciò che Io feci sulla terra sta in continua attitudine di darsi all’uomo, facendogli corona: i miei pensieri formano corona intorno all’intelligenza della creatura, le mie parole, le mie opere, i miei passi, eccetera, formano corona intorno alle parole, alle opere e passi loro, affinché intrecciando le cose loro con le mie, possa dire al mio Celeste Padre che l’operato loro è come il mio.

Ora, chi prende questa mia attitudine continua? Chi si fa intrecciare dal mio operato con cui coronai tutta l’umana famiglia? Chi vive nel mio Volere. Come tu fondevi i tuoi pensieri nel mio Volere, i miei pensieri che ti facevano corona sentivano l’eco dei miei nella tua mente, e immedesimandosi insieme coi tuoi, moltiplicavano i tuoi coi miei e formavo doppia corona intorno all’intelligenza umana, ed il mio Padre riceveva non solo da Me, ma anche da te la gloria divina da parte di tutte le intelligenze create, e così delle parole e di tutto il resto. E non solo da parte delle creature riscuote questa gloria divina, ma da parte di tutte le altre cose create, perché tutte le cose furono create per far correre continuo amore verso l’uomo, e l’uomo per giustizia dovrebbe dare per ogni cosa creata, omaggio, amore al suo Creatore. Ora, chi supplisce a ciò? Chi fa suo quel Fiat per cui tutte le cose furono fatte, per diffondere su tutto un omaggio, un’adorazione, un amore divino al suo Creatore? Chi vive nel mio Volere! Quasi ad ogni sua parola fa suo quel Fiat onnipotente, l’eco del Fiat eterno fa eco nel suo Fiat Divino in cui vive, e si diffonde e corre, e vola, e ad ogni cosa creata v’imprime un altro Fiat, e ridona al suo Creatore l’omaggio, l’amore da Lui voluto.

Questo lo feci Io quando stetti sulla terra, non ci fu cosa per cui Io non ricambiai al mio Divin Padre da parte di tutte le creature, ora lo fa, lo voglio, lo aspetto, da chi vive nel mio Volere. Se tu vedessi com’è bello vedere in ogni tremolio di stelle, in ogni goccia di luce del sole la gloria mia, il mio amore, la mia profonda adorazione unita alla tua, oh! come corre, vola sulle ali dei venti, riempiendo tutta l’atmosfera, percorre le acque del mare, si poggia in ogni pianta, in ogni fiore, si moltiplica ad ogni moto, è una voce che fa eco su tutto e dice: ‘Amore, gloria, adorazione al mio Creatore’. Perciò chi vive nella mia Volontà, è l’eco della mia voce, la ripetitrice della mia Vita, la perfetta gloria della mia Creazione. Come non devo amarla? Come non devo dare a lei tutto ciò che dovrei dare a tutte le altre creature insieme, e farla primeggiare su tutto? Ah! il mio Amore si troverebbe alle strette se ciò non facessi”.


martedì 10 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 

Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Vol. 34 – Maggio 31, 1936 =

“Mia piccola figlia del mio Volere, il mio amore vuole sfogarsi, sente il bisogno di far conoscere, a chi vuol vivere di mia Volontà, ciò che Io feci e faccio, perché ritorni a regnare e dominare in mezzo alle creature. Tu devi sapere che tutta la mia vita non fu altro che il richiamo continuo della mia Volontà in mezzo ad esse ed il richiamo delle creature nel mio Fiat Supremo. […]

La mia Umanità lacerata, cercata a morte, crocifissa, rappresentava l’umanità infelice senza del mio Volere innanzi alla Divina Giustizia, ed in ogni pena chiamavo il mio Fiat a darsi il bacio di pace colle creature, per renderle felici, e chiamavo loro in Esso per far cessare la passione dolorosa alla mia Volontà.

Finalmente la morte, che maturò la mia Resurrezione, la quale chiamava tutte [le creature] a risorgere nel mio Fiat Divino; ed oh come simboleggia al vivo la mia Resurrezione il Regno della mia Volontà! La mia Umanità piagata, deformata, irriconoscibile, risorgeva sana, d’una bellezza incantevole, gloriosa e trionfante. Essa preparava il trionfo, la gloria alla mia Volontà, chiamando tutti in Essa ed impetrando che tutti risorgessero nel mio Volere: da morti vivi, da brutti belli, da infelici felici. La mia Umanità risorta assicura il Regno alla mia Volontà sulla terra; fu l’unico mio atto pieno di trionfo e di vittoria, e ciò Mi conveniva, perché non volevo partire per il Cielo se prima non desse1 tutti gli aiuti alle creature per farle rientrare nel Regno del mio Volere, e tutta la gloria, l’onore, il trionfo al mio Fiat Supremo per farlo dominare e regnare”. […]


sabato 7 giugno 2025

Nel campo seminato da Gesù sono cresciute le erbe cattive e le spine, fino a soffocare le poche spighe rimaste e impedire che altre germoglino; perciò occorre la purificazione

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Nel campo seminato da Gesù sono cresciute le erbe cattive e le spine, fino a soffocare le poche spighe rimaste e impedire che altre germoglino; perciò occorre la purificazione:

“Ah, Signore, come è stato che hai permesso questo?” E Lui: “È necessario, assolutamente, per la purgazione in tutte le parti, perché nel campo seminato da Me sono cresciute tanto le cattive erbe, le spine, che si son fatti alberi, e questi alberi spinosi non fanno altro che inondare il mio campo di acque velenose e pestifere, che se qualche spiga si mantiene intatta, non riceve altro che punture e fetore, tanto che non possono germogliare altre spighe, perché, primo, manca loro il terreno, occupato da tante piante nocive; secondo, per le continue punture che ricevono, che non danno loro pace. Ecco la necessità della strage, per svellere tante piante cattive, e lo spargimento del sangue per purgare il mio campo dalle acque velenose e pestifere. Perciò, non volerti rattristare al principio, perché non solo là, ma in tutte le altre parti ci vuole la purgazione”. (Vol. 3°, 21-07-1900)


venerdì 6 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Vol. 17 – Settembre 18, 1924 =

Il vivere nella mia Volontà è regnare, il fare la mia Volontà è stare ai miei ordini. Il primo è possedere, il secondo è ricevere i miei ordini ed eseguirli. Il vivere nel mio volere è far sua la mia Volontà come cosa propria, è disporre di Essa; il fare la mia Volontà è tenerla in conto come Volontà di Dio, non come cosa propria, né poter disporre di Essa come si vuole. Il vivere nella mia Volontà è vivere con una sola Volontà, qual è quella di Dio, la Quale, essendo una Volontà tutta santa, tutta pura, tutta pace, ed essendo una sola Volontà che regna, non ci sono contrasti, tutto è pace; le passioni umane tremano innanzi a questa Suprema Volontà, e vorrebbero fuggirla, né ardiscono di muoversi, né di opporsi, vedendo che innanzi a questa Santa Volontà tremano Cieli e terra. Sicché il primo passo del vivere nel Voler Divino, che fa? Gettare l’ordine divino nel fondo dell’anima, svuotarla di ciò che è umano, di tendenze, di passioni, d’inclinazioni ed altro. Invece, il fare la mia Volontà è vivere con due volontà, e quando do gli ordini di eseguire la Mia, [la creatura] sente il peso della sua volontà che le mette contrasti, e ad onta che segua gli ordini della mia Volontà con fedeltà, sente il peso della natura ribelle, le sue passioni ed inclinazioni. E quanti santi, ad onta che siano giunti alla perfezione più alta, sentono questa loro volontà che gli fa guerra, che li tiene oppressi, e tanti che sono costretti a gridare: ‘Chi mi libererà da questo corpo di morte? Cioè, da questa mia volontà che vuol dare morte al bene che voglio fare?’

Il vivere nella mia Volontà è vivere da figlio, il fare la mia Volontà è vivere da servo. Nel primo, ciò che è del Padre è del figlio; e molte volte fanno più sacrifizi i servi che i figli: a loro spetta esporsi a servizi più faticosi, più umili, al freddo, al caldo, a viaggiare a piedi… Infatti, quanto non hanno fatto i miei Santi per eseguire gli ordini della mia Volontà? Invece, il figlio sta con suo padre, tiene cura di lui, lo rallegra coi suoi baci e con le sue carezze, comanda ai servi come se comandasse suo padre; se esce non va a piedi, ma viaggia in carrozza… E se il figlio possiede tutto ciò che è del padre, ai servi non si dà altro che la mercede del lavoro che hanno fatto, e restano liberi di servire o non servire il loro padrone, e se non servono non hanno più diritto di ricevere nessun altro compenso. Invece, tra padre e figlio nessuno può togliere questi diritti: che il figlio possiede i beni del padre; nessuna legge, né celeste né terrestre può togliere questi diritti, né svincolare la figliolanza tra padre e figlio.

Figlia mia, il vivere nella mia Volontà è il vivere che più si avvicina ai Beati del Cielo, ed è tanto distante da chi [semplicemente] fa la mia Volontà e sta fedelmente ai miei ordini, quanto è distante il Cielo dalla terra, quanta distanza passa tra figlio e servo, tra re e suddito. E poi, questo è un dono che voglio fare in questi tempi sì tristi: che non solo facciano la mia Volontà, ma che La posseggano. Non sono forse Io padrone di dare ciò che voglio, quando voglio e a chi voglio? Non è padrone un signore di dire ad un servo: ‘Vivi in casa mia, mangia, prendi, comanda come un altro me stesso’? E per fare che nessuno possa impedirgli il possesso dei suoi beni, si legittima questo servo per figlio e gli dà il diritto di possedere. Se ciò può fare un ricco, molto più posso farlo Io. Questo vivere nel mio Volere è il dono più grande che voglio fare alle creature! La mia bontà vuole sempre più sfoggiare in amore verso le creature, ed avendole dato [loro] tutto, né avendo più che dar loro per farmi amare, voglio far dono della mia Volontà, affinché, possedendola, amino il gran bene che posseggono.

Né ti meravigliare se vedi che non capiscono; per capire dovrebbero disporsi al più grande dei sacrifizi, qual è quello di non dar vita, anche nelle cose sante, alla propria volontà. Allora sentirebbero il possesso della Mia e toccherebbero con mano che significa vivere nel mio Volere. Tu, però, sii attenta né t’infastidire delle difficoltà che fanno, ed Io a poco a poco Mi farò strada per far capire il vivere nella mia Volontà”.


mercoledì 4 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Il Corpo Mistico di Cristo, nelle sembianze di Gesù flagellato alla colonna

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Continua il mio adorabile Gesù a venire, e questa volta lo vedevo nel momento in cui stava alla colonna. Gesù, slegandosi, si è gettato nelle mie braccia per essere da me compatito. Io l’ho stretto a me e ho incominciato ad aggiustargli i capelli, tutti aggrumati di sangue, ad asciugargli gli occhi e il volto ed insieme l’ho baciato e ho fatto diversi atti di riparazione. Quando sono giunta alle mani e gli ho tolto la catena, con somma meraviglia ho visto che il capo era di Nostro Signore, ma le membra erano di tante altre persone, specialmente religiose.

Oh, quante membra infette, che davano più tenebre che luce! Nel lato sinistro stavano quelli che davano più da soffrire a Gesù. Si vedevano membra inferme, piene di piaghe verminose e profonde, altre che appena restavano attaccate per un nervo a quel corpo. Oh, come si doleva e vacillava quel capo divino sopra quelle membra! Al lato destro, poi, si vedevano quelle che erano più buoni, cioè, membra sane, risplendenti, coperte di fiori e di rugiada celeste, profumate di olezzanti odori, e tra queste membra si scorgeva qualcuno che mandava un profumo oscuro.

Questo capo divino su queste membra, molto veniva a soffrire. È vero che vi erano membra risplendenti, che quasi rassomigliavano alla luce di quel capo, che lo ricreavano e gli davano grandissima gloria, ma erano in tanto maggior numero le membra infette. Gesù, aprendo la sua dolcissima bocca, mi ha detto: “Figlia mia, quanti dolori mi danno queste membra! Questo corpo che tu vedi, è il corpo mistico della mia Chiesa, di cui mi glorio di essere il Capo, ma quanto strazio crudele fanno queste membra in questo corpo! Pare che si aizzino tra loro a chi possa darmi più tormento”. (Vol. 3°, 30-11-1899)


venerdì 30 maggio 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Vol. 12 – Febbraio 10, 1919 =

[…] “Figlia mia, dimmi, vuoi vivere nel mio Volere? Vuoi accettare l’ufficio di secondo anello con la mia Umanità? Vuoi accettare tutto il mio Amore come tuo, il mio Volere come Vita, le mie stesse pene che la Divinità infliggeva alla mia Umanità, che erano tante che il mio amore sente un irresistibile bisogno di non solo farle conoscere, ma di farne parte per quanto a creature è possibile? E solo posso farne parte e farle conoscere a chi vive nel mio Volere tutto a spese del mio amore. Figlia mia, è mio solito chiedere il della creatura, per poi operare liberamente con lei”.

Gesù ha fatto silenzio come se aspettasse il mio Fiat, ed io son rimasta sorpresa ed ho detto: “Vita mia, Gesù, il tuo Volere è mio, Tu uniscilo insieme [al mio] e forma un solo Fiat, ed io dico: ‘Sì’ insieme con Te. E Ti prego che abbia pietà di me: la mia miseria è grande e solo perché Tu lo vuoi io dico: ‘Fiat, Fiat!’” Ma, oh, come mi sentivo annientata e polverizzata nell’abisso del mio nulla! Molto più che questo nulla era chiamato a far vita nel Tutto!

Onde il mio dolce Gesù ha unito i due voleri insieme ed ha impresso un Fiat, ed il mio è entrato nel Volere Divino; e pareva non un umano, ma divino, perché era stato pronunciato nel Volere di Gesù. E questo nel Voler Divino si moltiplicava in tanti, per quanti rifiuti facevano le creature al mio dolce Gesù; questo faceva le più solenni riparazioni, abbracciava tutti, come se volesse portare tutti a Gesù, sostituendosi per tutti; era un che teneva il suggello ed il potere del Voler Divino, non pronunziato né per timore né per interesse di santità personale, ma solo per vivere nel Volere di Gesù e correre a bene di tutti e portare a Gesù gloria, amore, riparazioni divine.

Il mio amabile Gesù pareva tanto contento del mio , che mi ha detto: “Ora voglio fregiarti e vestirti come Me, affinché insieme con Me venga innanzi alla Maestà dell’Eterno a ripetere il mio stesso ufficio”.

Onde Gesù mi ha vestita e come immedesimata con la sua Umanità, ed insieme ci siamo trovati innanzi alla Maestà Suprema. Io non so dire: questa Maestà era una Luce inaccessibile, immensa, variata, di bellezza incomprensibile, da cui tutto dipendeva. Io ne son rimasta sperduta e la stessa Umanità del mio Gesù rimaneva piccola; il solo entrare nell’aria di questa Luce felicitava, abbelliva, ma non so andare avanti nel dire.

Ed il mio dolce Gesù dice: “Adora insieme con Me nell’immensità della mia Volontà la Potenza Increata, affinché non solo Io, ma anche un’altra creatura adori in modo divino, a nome di tutti i suoi fratelli delle generazioni di tutti i secoli, Colui che tutto ha creato e da Cui tutte le cose dipendono”.

Come era bello adorare insieme con Gesù! [Queste adorazioni] si moltiplicavano per tutti, si mettevano innanzi al Trono dell’Eterno come a difesa per chi non avrebbe riconosciuto l’Eterna Maestà, anzi insultata, e correvano a bene di tutti per farla conoscere. Abbiamo fatto altri atti insieme con Gesù, ma io sento che non so andare avanti, la mia mente oscilla e non sa prestarmi bene i vocaboli, perciò non vado avanti; se Gesù vorrà ritornerò su questo punto. Onde il mio dolce Gesù mi ha ricondotta in me stessa, ma la mia mente è restata legata come ad un punto eterno, [da] cui non poteva spostarsi. Gesù! Gesù, aiutami a corrispondere alle tue grazie, aiuta la tua piccola figlia, aiuta la piccola favilla!

[…] Continuavo il mio giro in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra, e mi son fermata nell’atto della Resurrezione; che trionfo, che gloria! Il Cielo si riversò sulla terra per essere spettatore d’una gloria sì grande! Ed il mio amato Gesù ha ripreso il suo dire:

“Figlia mia, nella mia Resurrezione veniva costituito il diritto di risorgere in Me a novella vita [per] tutte le creature; era la conferma, il suggello di tutta la mia vita, delle mie opere, delle mie parole, e che se venni in terra fu per darmi a tutti ed a ciascuno come vita che a loro apparteneva. La mia Resurrezione era il trionfo di tutti e la nuova conquista che tutti facevano di Colui ch’era morto per tutti per dar loro vita e farli risorgere nella mia stessa Resurrezione.

Ma vuoi sapere dove consiste la vera resurrezione della creatura, ma non nella fine dei giorni, ma mentre vive ancora sulla terra? Chi vive nella mia Volontà, essa risorge alla luce e può dire: ‘La mia notte è finita’; risorge nell’amore del suo Creatore, in modo che non esiste per lei più il freddo, le nevi, ma sente il sorriso della primavera celeste; risorge alla santità, la quale mette a precipitosa fuga le debolezze, le miserie, le passioni; risorge a tutto ciò ch’è Cielo, e se guarda la terra, il cielo, il sole, la guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere occasione di narrargli la sua gloria e la sua lunga storia d’amore.

Perciò chi vive nel mio Volere può dire come disse l’Angelo alle pie donne quando andarono al sepolcro: ‘È risorto, non è più qui’; chi vive nel mio Volere può dire lo stesso: ‘La mia volontà non è più con me, è risorta nel Fiat’. E se le circostanze della vita, le occasioni, le pene, circondano la creatura come cercando la sua volontà, può rispondere: ‘La mia volontà è risorta, non l’ho più in mio potere, tengo in ricambio la Divina Volontà, e colla sua luce voglio investire tutto ciò che mi circonda: circostanze, pene, per formarne tante conquiste divine’.

Chi vive nel nostro Volere trova la vita negli atti del suo Gesù, e corre sempre in essa la nostra Volontà operante, conquistante e trionfante, e Ci dà tale gloria che il Cielo non può contenere. Quindi vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai, se vuoi essere il nostro trionfo e la nostra gloria”.


giovedì 29 maggio 2025

Lo stato tristissimo di degrado in cui giace la Chiesa finirà in una terribile purificazione nel sangue, dopo la quale spunterà il suo più grande trionfo e la pace

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, dentro di una chiesa dove c’era un sacerdote che celebrava il divin Sacrificio, e mentre ciò faceva piangeva amaramente e diceva: “La colonna della mia Chiesa non ha dove poggiarsi!”

Nell’atto che ciò diceva ho visto una colonna, la cui cima toccava il cielo, e al disotto di questa colonna stavano sacerdoti, vescovi, cardinali e tutte le altre dignità che sostenevano la detta colonna; ma, con mia sorpresa, ho fatto per guardare e ho visto che di queste persone, chi era molto debole, chi mezzo marcito, chi infermo, chi pieno di fango; scarsissimo era il numero di quelli che si trovavano in stato di sostenerla, sicché questa povera colonna, per le tante scosse che riceveva al disotto, tentennava senza potere stare ferma. Al disopra di detta colonna c’era il Santo Padre, che con catene d’oro e coi raggi che mandava da tutta la sua persona, faceva quanto più poteva per sostenerla, per incatenare ed illuminare le persone che dimoravano al disotto, benché qualcuna sfuggisse per avere più agio a marcire e ad infangarsi, e non solo, ma per legare ed illuminare tutto il mondo.

Mentre ciò vedevo, quel sacerdote che celebrava la Messa (sto in dubbio se fosse un sacerdote oppure Nostro Signore, ma dal parlare era Gesù; non so dire di certo), mi ha chiamata vicino a sé e mi ha detto: “Figlia mia, vedi in che stato lacrimevole si trova la mia Chiesa: quelle stesse persone che dovevano sostenerla, vengono meno e con le loro opere l’abbattono, la percuotono e giungono a denigrarla. L’unico rimedio è che faccia versare tanto sangue, da formare un bagno per poter lavare quel marcioso fango e sanare le loro piaghe profonde, affinché sanate, rafforzate, abbellite in quel sangue, possano essere strumenti abili a mantenerla stabile e ferma”.

Poi ha soggiunto: “Io ti ho chiamato per dirti: vuoi tu essere vittima e così essere come un puntello per sostenere questa colonna in tempi così incorreggibili?”

Io in principio mi son sentita correre un brivido per timore di non avere la forza, ma poi subito mi sono offerta ed ho pronunziato il “Fiat”. (…)

Dopo ciò, ho visto la sanguinosa strage che si faceva di quelle persone che stavano al disotto della colonna. Che orribile catastrofe! Scarsissimo era il numero che non rimaneva vittima! Giungevano a tale ardimento, che tentavano d’uccidere il Santo Padre. Ma poi pareva che quel sangue sparso, quelle sanguinose vittime straziate erano mezzi per rendere forti quelli che rimanevano, in modo da sostenere la colonna, senza farla più tentennare. Oh, che felici giorni! Dopo ciò spuntavano giorni di trionfo e di pace; la faccia della terra pareva rinnovata, la detta colonna acquistava il suo primitivo lustro e splendore. O giorni felici, da lungi io vi saluto, che tanta gloria darete alla mia Chiesa e tanto onore a quel Dio che ne è il Capo! (Vol. 3°, 01-11-1899)


domenica 25 maggio 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Gesù è più ferito da chi frequenta le cose sante in chiesa senza spirito retto; soprattutto da certi sacerdoti:

Stando nel mio solito stato, Gesù mi ha invitato a girare per vedere che cosa facevano le creature. Io gli ho detto: “Mio adorabile Gesù, questa mane non ho voglia di girare e di vedere le offese che ti fanno; stiamoci qui, tutti e due insieme”. Ma Gesù insisteva che voleva girare. Allora, per contentarlo, gli ho detto: “Se vuoi uscire, andiamo piuttosto dentro qualche chiesa, ché là sono di meno le offese che ti fanno”. E così siamo andati dentro di una chiesa, ma anche là era offeso, più che in altri luoghi, non perché nelle chiese si facciano più peccati che nel mondo, ma perché sono offese fatte dai suoi più cari, da quegli stessi che dovrebbero mettere anima e corpo per difendere l’onore e la gloria di Dio; perciò giungono più dolorose al suo Cuore adorabile. Quindi vedevo anime devote, che per bagattelle da niente non si preparavano bene alla Comunione; la loro mente, invece di pensare a Gesù, pensava ai propri piccoli disturbi, a tante cose minute, e questo era il loro apparecchio. Quanta pena facevano queste tali a Gesù e quanta compassione facevano loro stesse, ché badavano a tante pagliuzze, a tante frasche, ed intanto, poi, non degnavano di uno sguardo a Gesù!

Gesù mi disse: “Figlia mia, quanto impediscono queste anime che la mia grazia si versi in loro! Io non guardo alle minutezze, ma all’amore con cui si accostano, e loro mi ricambiano badando più alla paglia che all’amore; anzi, l’amore distrugge la paglia, ma con molta paglia non si accresce un tantino l’amore, anzi, lo si diminuisce. Ma quel che è peggio di queste anime, che si disturbano tanto, è che perdono molto tempo; vorrebbero stare coi confessori le ore intere per dire tutte queste minutezze, ma mai mettono mano all’opera con una buona e coraggiosa risoluzione per svellere questa paglia. Che dirti poi, o figlia mia, di certi sacerdoti di questi tempi? Si può dire che operino quasi satanicamente, giungendo a farsi idolo delle anime. Ah, sì, dai miei figli il mio Cuore viene più trafitto, perché se gli altri più mi offendono, offendono le parti del mio corpo, ma i miei mi offendono le parti più sensibili e tenere, fin nell’intimo del Cuore”.

Chi può dire lo strazio di Gesù? Nel dire queste parole piangeva amaramente. Io feci quanto più potevo per compatirlo e ripararlo, ma mentre facevo ciò ci ritirammo io e Gesù nel letto. (Vol. 2°, 16-4-1899)


venerdì 23 maggio 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Quello che più offende Gesù sono le Messe sacrileghe e le ipocrisie delle cose di pietà

 


Quello che più offende Gesù sono le Messe sacrileghe e le ipocrisie delle cose di pietà:

Gesù mi ha detto: “Figlia, le offese che più trafiggono il mio Cuore sono le Messe sacrilegamente dette e le ipocrisie”.

Chi può dire quello che compresi in queste due parole? A me più pareva che esternamente si fa vedere che si ama, si loda il Signore, ed internamente si ha il veleno pronto per ucciderlo; esternamente si fa vedere che si vuole la gloria, l’onore di Dio, internamente si cerca l’onore, la stima propria. Tutte le opere fatte con ipocrisia, anche le più sante, sono opere tutte avvelenate, che amareggiano il Cuore di Gesù. (Vol. 2°, 12-4-1899)


mercoledì 21 maggio 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


“Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!” (Col. 3,3)


Vol. 11 – Marzo 24, 1914 

[…] “Figlia mia, la mia Volontà nasconde in Sé la mia stessa Umanità, ecco perciò che parlandoti della mia Volontà, qualche volta ti nascondo la mia Umanità; ti senti circondata di luce, senti la voce e non Mi vedi, perché la mia Volontà l’assorbe in Sé, tenendo questa i suoi limiti, mentre la mia Volontà è eterna e senza limiti. Difatti, la mia Umanità stando in terra non occupò tutti i luoghi, tutti i tempi né tutte le circostanze, e dove non potette lei arrivare, supplì e giunse la mia Volontà interminabile. E quando trovo le anime che in tutto vivono del mio Volere, suppliscono alla mia Umanità, ai tempi, ai luoghi ed alle circostanze e fino ai patimenti, perché vivendo in loro il mio Volere, Io Me ne servo di loro come Me ne servii della mia Umanità. Che cosa fu la mia Umanità se non che organo della mia Volontà? E tali sono coloro che fanno la mia Volontà”.


VOGLIO DARE DIO A DIO

 


Dal Vol. 14 - Aprile 6, 1922

Nella Divina Volontà l’anima si mette al livello del suo Creatore: tutto riceve dal suo Creatore e tutto Gli ridona.

(…) Cercavo di fondermi nel Santo Voler di Dio, e dicevo: “Amor mio, nel tuo Volere ciò che è tuo è mio, tutte le cose create sono mie: il sole è mio, ed io Te lo do in ricambio, affinché tutta la luce ed il calore del sole in ogni stilla di luce, di calore, Ti dica che io Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti prego per tutti. Le stelle sono mie, ed in ogni tremolio di stelle suggello il mio Ti amo immenso ed infinito, per tutti. Le piante, i fiori, l’acqua, il fuoco, l’aria, sono miei, ed io Te li do in ricambio, perché tutti Ti dicano, ed a nome di tutti: ‘Ti amo con quell’amore eterno con cui ci creasti!’” Ma se volessi dire tutto andrei troppo per le lunghe. Onde Gesù, muovendosi nel mio interno mi ha detto: “Figlia mia, quanto sono belle le preghiere e gli atti fatti nel mio Volere, come la creatura si trasforma nello stesso Dio Creatore e ridà il ricambio di ciò che Lui le ha dato. Tutto creai per l’uomo e tutto a lui donai! Nella mia Volontà la creatura s’innalza nel suo Dio Creatore e lo trova nell’atto in cui creò tutte le cose per fargliene dono, e lei, tremante alla molteplicità di tanti doni, e non avendo in sé la forza creatrice per poter creare tante cose per quante ne ha ricevuto, offre le sue stesse cose per ricambiarlo in amore. Sole, stelle, fiori, acqua, fuoco, aria, ti ho dato per darti amore, e tu riconoscente li hai accettato, e mettendo a traffico il mio amore Me ne hai dato il ricambio, sicché sole ti diedi e sole Mi hai dato, stelle, fiori, acqua, eccetera, ti diedi, e tu Me le hai ridonato. Le note del mio Amore hanno risuonato di nuovo su tutte le cose create e ad unanime voce Mi hanno dato l’Amore che feci correre su tutta la Creazione.

Nella mia Volontà l’anima si mette al livello del suo Creatore, e nel suo stesso Volere riceve e dona. Oh! che gara tra creatura e Creatore! Se tutti potessero vedere, ne resterebbero stupiti nel vedere che nella mia Volontà l’anima diventa un piccolo dio, ma tutto in virtù della potenza della mia Volontà”.