venerdì 31 maggio 2019
ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE
dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta
Adamo, capolavoro della Potenza Creatrice, sbocco d’Amore Divino
Leggiamo nel Volume 24 - Giugno 3, 1928, del Diario di Luisa:
Le Verità sulla Divina Volontà sono scale per salire a Dio. - e ascoltiamo con dolore: - L’isolamento dell’Amore divino non ricambiato. La Volontà
Divina: il rivelatore dell’uomo.
Continuo il mio abbandono nel Voler Divino - scrive Luisa - e, girando in Esso la mia povera mente si è trasportata nell’Eden, nell’atto in cui Iddio stava formando
la natura dell’uomo prima d’infonderle l’anima. E pensando al grande amore con cui il Supremo Creatore formava il corpo umano, e che prima che Adamo esistesse, nel formare il suo corpo, lo amava con amore
di Padre che ama il suo parto, e [pensando] che non esistendo ancora la vita dell’anima di Adamo, [questi] non lo ricambiava col suo amore, quindi l’Amore divino restava isolato senza la compagnia dell’amore
della sua creatura. Onde non era giusto che il suo amore restasse senza il ricambio del piccolo amore di chi tanto Dio amava. Quindi pensavo tra me: “La Volontà Divina è eterna, e ciò che si fa
in Essa è sempre in atto né perde mai l’atto presente, perciò nel Fiat io voglio anticipare l’amore di Adamo e vezzeggiare il mio Creatore col mio amore nell’atto che forma il corpo umano.
Voglio far eco al suo amore per dirgli: ‘Nel tuo Volere sempre Ti ho amato, anche prima che tutte le cose esistessero’”. Onde mentre ciò ed altro pensavo, il mio sempre amabile Gesù mi ha stretta forte nelle sue braccia dicendomi: “Figlia mia, come ne son contento che
ti ho manifestato tante Verità sul mio Voler Divino! Tutte le mie Verità detteti sopra di Esso sono scale: tu, per salire negli atti del mio Eterno Volere, per trovare in atto il Primo Atto nostro che tiene
virtù d’essere sempre presente, e darci la gioia, la felicità del ricambio del tuo amore, e Noi, per scendere verso di te, per cercare la compagnia di colei per cui operavamo ed amavamo tanto. Com’è
dolce la compagnia di chi si ama, essa è piena di gioie indimenticabili! E come è altrettanto amaro l’isolamento e non godere la presenza di chi tanto si sospira, si ama e per la quale si opera! Noi mentre
formavamo la natura dell’uomo, prima d’infondergli la vita facevamo come un padre o una madre quando dorme suo figlio che, presi da tenerezza e d’amore irresistibile, vagheggiano, baciano e stringono al loro
seno il figlio che dorme, ed il figlio, siccome dorme, non ne sa nulla.
Se sapessi figlia mia, quanti baci, quante strette amorose demmo alla natura umana prima che le dessimo la vita! E fu nella foga del nostro amore che, alitandolo gli demmo la vita
dandogli l’anima, ed al corpo il respiro, il palpito, il calore. Sicché il respiro che tu senti è nostro, il palpito che ti batte nel cuore è nostro, il calore che tu senti è il tocco delle
nostre mani creatrici che toccandoti ti infuse il calore. E come tu respiri, Noi sentiamo il nostro respiro che respira in te; come palpita il tuo cuore, così sentiamo il nostro palpito di vita eterna che batte in
te; e come senti il calore, è il nostro amore che circola in te e continua la sua opera creatrice e conservatrice a riscaldarti...
Tu devi sapere, figlia mia, che il nostro Volere è il rivelatore dell’opera della Creazione. Esso solo può rivelarne tutti i segreti d’amore nascosti nella
Creazione. Adamo non seppe tutto, quanti stratagemmi e finezze amorose mettemmo nel crearlo, l’anima e il corpo. […]
La nostra più che paterna bontà preparava tante nuove sorprese al nostro figlio amato, ed il nostro Voler Divino ne prendeva l’impegno di fargli il rivelatore.
Come si sottrò da Esso, Adamo perdette il rivelatore, e perciò non si sa quanto l’amammo e tutto ciò che facemmo per lui nel crearlo. Perciò sentiamo l’irresistibile amore che il nostro
Fiat venga a regnare come in Cielo così in terra, affinché dopo tanti anni di silenzio e di segreti dia sfogo alle sue vampe e ritorni a fare il rivelatore della Creazione, perché poco si conosce di tutto
ciò che facemmo nel creare l’uomo. Quante sorprese tiene da dire, quante gioie e felicità da comunicare! […]
La mia Volontà è il libro della Creazione, perciò è necessario, per sapersi e poterlo leggere, il suo regnare in mezzo alle creature. La volontà
umana tiene come addormentato il povero uomo, lui dorme e il suo sonno gl’impedisce di sentire e di vedere tutte le carezze e finezze d’amore che gli fa il suo Padre Celeste, le sue sorprese che gli vuol far conoscere.
Il sonno gl’impedisce di ricevere le gioie, la felicità che gli vuol dare il suo Creatore e di comprendere il suo stato sublime della sua creazione. Povero uomo, assonnato per il vero bene e sordo per ascoltare
dalla mia Volontà - ch’è il suo rivelatore -, la sua nobile storia, la sua origine, la sua altezza e bellezza maravigliosa! E se veglia, sente, è per il peccato, per le sue passioni o per cose che
non hanno un principio eterno. Fa proprio come il bimbo che dorme che, se si sveglia, piange, prende picci e mette in croce il povero padre ch’è quasi dolente d’avere un figlio così irrequieto.
E perciò il mio Voler Divino sta rivelando tante sue conoscenze per destare l’uomo dal suo lungo sonno, affinché, svegliandosi, nel mio Fiat perda il sonno dell’umana volontà e riacquista ciò
che perdette, e può sentire i baci, l’amore, le strette amorose che gli fa, al suo seno, il suo Creatore.
Sicché ogni conoscenza che riguarda la mia Volontà Divina è un richiamo, è una voce che emetto, è un grido che mando per svegliare l’uomo dal
sonno dell’umano volere”.
Gruppo di Preghiera ‘Divino Volere e Divino Amore’
PREGHIERA PER LA VISITAZIONE di MARIA
Deh! Signore accorda ai tuoi servi il dono della grazia celeste:
cosicchè come la maternità della Beata fu per essi
il principio della salvezza, così la devota solennità della sua
Visitazione apporti loro aumento di pace.
1. Sia benedetto, o Maria, quel pensiero devoto che aveste di visitare la vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..2. Sia benedetto, o Maria, quel viaggio faticoso che intraprendeste verso la casa della vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..3. Sia benedetto, o Maria, quell'ingresso felice che faceste nella casa della vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..4. Sia benedetto, o Maria, quel saluto grazioso che faceste alla vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..5. Sia benedetto, o Maria, quell'abbraccio cortese che deste alla vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..6. Sia benedetto, o Maria, quel bacio sincero che imprimeste sul volto della vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..7. Sia benedetto, o Maria, quella grazia copiosa che per voi fu comunicata all'anima della vostra santa parente Elisabetta.
Ave Maria..Tu, O Maria, non tieni per te la grande notizia e il grande avvenimentodella Incarnazione di Dio, della realizzazione delle promesse.Tu lo porti e lo comunichi subito ad Elisabetta.Ti metti al servizio con umiltà e dedizione.Così ogni cristiano non può tenere per sé il dono della fede;è per natura un evangelizzatore, un portatore della novità dell'amoreche si dona in un servizio disinteressato.Annuncio di Cristo e servizio all'uomo non vanno mai separati.Ave, o Maria....O Signore, concedi a noi di celebrare come Maria i prodigi del tuo amore,di essere come Lei i gioiosi messaggeri del tuo Vangeloe di dedicarci con umiltà al servizio del prossimo.Per Cristo nostro Signore. Amen.O Maria, tu che sei andata incontro a Zaccaria e Elisabetta,non smettere mai di venire incontro a noi.Tu, che hai creduto all'adempimento delle Parole del Signore,rafforza la nostra fede, togli ogni inciampo durante il nostro camminoe insegnaci a camminare sempre con te.Tu che sei la Madre del mio Signoredonami la volontà di restare nel tuo progetto,anche quando mi costa fatica.Imprimi nel mio cuore la tua sollecitudine,perchè anch'io sappia andare in fretta in aiuto di chi è soloed ha bisogno di condividere le gioie come i dolori. Amen.
PADRE PIO E IL DIAVOLO
Gabriele Amorth racconta...
Lo stesso episodio, ma con una ben maggiore ricchezza di dettagli, e con l’aggiunta di un episodio che non va molto a onore di un vescovo, lo ha ricordato Luigi Peroni: «Avviene che durante la permanenza dì Padre Pio nel convento, ogni tanto si sentono dei rumori fortissimi, come dei colpi violenti. Nessuno ne capisce il motivo. Ma... i colpi si verificano quando Padre Pio è solo in camera, che si trova al primo piano, proprio sopra il refettorio dei frati. Una sera, dopo aver consumato la quarta parte di un gelato, Piuccio chiede al Superiore di potersi ritirare in camera. Il superiore lo accontenta, sapendo che lui non cena. D'un tratto un colpo violento rimbomba sulla testa dei commensali che, come per intesa, ammutoliscono tutti insieme. Il laico, Fra' Francesco da Torremaggiore, corre di sopra, per chiedere al padre di che cosa si tratti. Padre Pio lo rassicura di non aver bisogno di nulla; e quando i frati salgono nella sua camera per una breve ricreazione, lui non solo si associa alla loro allegria, ma ne è un po' l'anima. Infatti sa raccontare gustosi aneddoti o simpatiche barzellette con un arguzia tutta propria che rende attento e divertito l'uditorio. Così la prima sera, poi la seconda, poi la terza.
I frati in refettorio, quando arriva l'ora della a botta" sul soffitto, cominciano ad ammutolire, a levare quasi di sfuggita gli occhi verso l'alto, a ritirare la testa dentro al saio. Poi dopo la ricreazione sì rifugiano nella loro celletta e chiudono ben bene a chiave. Un giorno, mentre i frati sono a pranzo, presente il vescovo della diocesi di Foggia, mons. Salvatore Bella, si sente un fracasso indiavolato e un rotolare di sassi, casse e altro materiale per le scale, mentre nuvoloni di polvere e fumo oscurano il corridoio. Si crede sia caduto il soffitto della stanza.
Corrono tutti assieme al vescovo per vedere che cosa sia successo. Niente di anormale, tutto è al suo posto, ma Padre Pio è disfatto, madido di sudore, pallido come la cera e respira a stento.
“Padre Pio, che cosa è successo?”
“Niente, niente!... Lasciatemi riposare un poco, andate a mangiare”
I frati escono, ma il guardiano resta, è deciso a tenergli compagnia.
“Questo no, lasciami solo” insiste Padre Pio.
“Ma Padre Pio, io non posso tollerare tanto strazio che si fa della tua persona senza venire incontro alle tue necessità e bisogni. ”
“Per il bene dell'anima tua, vattene e lasciami solo con Dio.” Padre Nazareno, nell'udire la misteriosa minaccia, allibisce per lo spavento, bacia la mano a Padre Pio e si allontana frettolosamente.
É lecito dedurre che si tratti di lotte per vincere tentazioni contro la virtù della purezza.
Una sera è ospite illustre del convento mons. D'Agostino, vescovo di Ariano Irpino. É inevitabile che la conversazione cada sui colpi e su congetture, supposizioni e sospetti circa la loro origine. C'è persino chi osa sospettare che si tratti di opera del demonio! Ampie risate del monsignore che allargando le braccia, quasi in segno di sconforto, esclama: “Ma via, Padre guardiano, il Medioevo è finito e voi credete ancora a queste panzane?”.
La cena volge al termine. Quando a un tratto si sente in alto, proveniente dal soffitto, come un calpestio; poi, giù una botta, e un boato da far tremare tutto il refettorio. Il domestico del vescovo, che mangia nella vicina foresteria, arriva come un bolide, di corsa, con i capelli irti per la paura, chiedendo che cosa sia successo. Il vescovo non fiata, perché non ha fiato; ma è pallido e tremante. Chiede al guardiano che un frate gli faccia compagnia la notte e appena fattosi giorno se ne va per non mettere mai più piede nel convento di Sant'Anna. Mentre fugge, il vescovo di Ariano Irpino forse si chiederà come mai sia possibile che; al lampo del pensiero modernista, possa far eco il tuono di un superato Medioevo!
Nel frattempo padre Nazareno si decide a esorcizzare il convento e poi, entrando in cotta, stola e secchiello dell'acqua santa nella camera di Padre Pio, gli dice di confidargli il motivo di tutti quegli strepiti. Padre Pio ride e cerca di sviare la conversazione. Ma il guardiano lo avvisa che se rifiuta di parlare, gli imporrà di farlo per obbedienza. Così Padre Pio narra che il demonio cerca di tentarlo con tutte le forze e avviene fra loro una colluttazione, nella quale Padre Pio vince sempre "per grazia di Dio".
“E perché questa detonazione?”
“Satana, per rabbia, schiattò”, o, come dice nel suo colorito dialetto: “pe' la rabbia, schiattìa”.
“E se ci stessi io presente, potrebbe avvenire la colluttazione?”.
“Sì, potrebbe avvenire, ma non ve lo consiglio”
“Piuccio, questo stato di cose non può durare. Dirai a Gesù che non permetta più questa detonazione.
Se vuol permettere la tentazione lo faccia pure, ma senza impaurire i religiosi.”»
Il colloquio fra Padre Pio e il padre guardiano è stato tratto dagli appunti di padre Nazareno. Padre Paolino nelle sue Memorie conferma il fatto, ma precisa che l'ordine a Padre Pio di far cessare i rumori fu dato dal padre Provinciale, padre Benedetto.
MARCO TOSATTI
Fa’ di noi degli esseri vivi, poiché tu sei la vita.
Noi ti seguiamo, Signore Gesù:
ma, per poterti seguire, chiamaci,
perché senza di te nessuno procede innanzi.
Perché tu solo sei via, verità e vita.
Accoglici come una via comoda e invitante.
Rassicuraci come la verità sa rassicurare.
Fa’ di noi degli esseri vivi, poiché tu sei la vita.
(Sant’Ambrogio)
"Se solo si pentissero, li riparerei con il Mio manto di pietà, ma se continuano a vivere nella corruzione, non ci sarà pietà; tutte le nazioni saranno sommerse di lacrime, ci sarà lutto, castigo, terremoti, inondazioni e ogni genere di malattie.
"Figlia Mia, prega molto.
In questo momento particolare ho bisogno della tua compagnia.
Veglia con Me. Le anime che Io amo tanto non capiscono che il tiranno si è impossessato dei loro cuori, le ha chiuse in una prigione fatta di scandali e di corruzione malvagia di ogni sorta.
L'odio e la stoltezza le hanno incatenate al male.
Loro non si rendono conto di causarMi tanto dolore.
Il Mio sguardo non le penetra.
Non vogliono umiliarsi, pentirsi e chiedere perdono per il sangue che ho versato per tutti loro.
Sono venuto a cercare ciò che è stato perduto".
"Se solo si pentissero, li riparerei con il Mio manto di pietà, ma se continuano a vivere nella corruzione, non ci sarà pietà; tutte le nazioni saranno sommerse di lacrime, ci sarà lutto, castigo, terremoti, inondazioni e ogni genere di malattie.
Questa povera umanità rimane cieca e muta davanti alla Mia chiamata d'amore.
Io voglio insistere su questo e chiedere:
Perché non pregano di più? L'aria è contaminata, il peccato invade ogni cosa.
Che dolore!"
"Figlia Mia, l'umanità si è unita totalmente al demonio.
I preti stanno tranquilli e non si preoccupano di nulla.
Mi calpestano e permettono tutto.
Io chiedo loro di aprire gli occhi prima che sia troppo tardi.
Dite loro che il Mio braccio cade inesorabilmente e che concedo loro soltanto il tempo di riflettere e di pentirsi.
Io chiedo, ripetendo questa Mia richiesta all'infinito, che tutti gli uomini ascoltino e ritornino a Me.
Protendo le Mie braccia in attesa di abbracciare tutti coloro che torneranno da Me pentiti".
"Ti benedico".
20 ottobre 1987 suor Anna Alì
Malattie misteriose, esami sballati
Il calvario di Tobia comincia con una serie di malattie misteriose, rare, per cui passa da un medico all’altro, avvicina gli specialisti più famosi del mondo. Le stesse analisi non sono fidabili, non concordano le une con le altre. A distanza di pochi giorni, risultano tutte sballate rispetto alle precedenti. I medici a volte gli propongono degli interventi chirurgici, che fortunatamente lui non accetta, lo avrebbero rovinato per la vita. E le analisi successive gli danno ragione.
Stanco di correre da uno specialista all’altro in giro per il mondo, è costretto a vivere su una sedia a rotelle a causa delle diverse parestesie alle gambe, ai piedi e dei molti dolori sul corpo. Non so per quale motivo o consiglio avuto, si rivolge ad un esorcista e ben presto viene individuata la causa delle sue rare e misteriose malattie: è posseduto dal demonio in seguito ad una pesante fattura che gli è stata fatta.
Avvicina più esorcisti, anche di grande prestigio come Amorth di Roma, mons. Sutto di Udine, mons. Bennati di Verona. Viene maggiormente seguito da P.Cristoforo dei Conventuali di S.Antonio. Dopo la morte di P.Cristoforo, per la quale il demonio dice di averci messo lo zampino provocando l’incidente d’auto occorsogli, da alcuni anni viene seguito da un altro esperto esorcista, con il quale ho collaborato sia come esorcista, sia con incontri di preghiere e benedizioni di liberazione. Purtroppo la sacra gelosia ha suggerito di riferire: “un sacerdote, che non è dei nostri, allontana i demoni”.
Con gli esorcismi Tobia riesce a lasciare la sedia a rotelle, anche se torna a casa dagli incontri di preghiera o benedizioni di liberazione come bastonato e soffre molto. Pure da altri suoi incontri di preghiera torna a casa torturato dalle sofferenze, come elettrizzato. Da circa 8 anni di notte riesce a dormire solo un’ora o nessuna. Il demonio gli ha distrutto la vita nel lavoro, nell’amore e nella salute.
Fino a poco tempo fa, aveva una grande voglia di lavorare, di costruirsi un futuro nella sua attività, ma il demonio lo ha beffato più volte. Come rappresentante aveva venduto moltissimo al punto da suscitare invidia fra i colleghi di lavoro. Di tutto il materiale elettrico venduto, nessun pezzo ha funzionato: la Ditta ha dovuto sostituire tutto il materiale da lui venduto. Lo licenziano senza capire il motivo.
Viene assunto in un’altra Ditta simile: non è riuscito a vendere nulla e viene egualmente licenziato. Si presenta ad una terza Ditta, ma per la situazione e le condizioni di lavoro e per i suoi disturbi non riesce a concludere nulla e dopo poco si licenzia. Ora non ha più il coraggio di ritentare perché si vede impossibilitato ad affrontare un’attività.
Nell’amore aveva ed ha una bravissima ragazza, Sara, però non sente più nulla per lei, non gli interessa più. E la ragazza continua a stargli vicino per amicizia, per non lasciarlo solo in questa dura situazione. Non sanno se e quando potranno uscire dal tunnel. Lei pure sembra essere toccata dalla presenza nefasta del demonio. Quando assiste all’esorcismo chiede sempre di estendere le benedizioni e le preghiere anche a lei. Non sente più l’amore per Tobia e non sa cosa fare.
Tobia non riesce a concludere più niente, e il demonio è contento di far soffrire Tobia e di essere riuscito a distruggere la sua vita. Con orgoglio lo afferma per mostrare che lui è il più forte e che Tobia è suo. Ultimamente sembra avere abbassato le sue presunzioni e sicurezze. Quando gli dico di andarsene perché i giorni ormai sono contati, tace. Tempo fa affermava che voleva portare Tobia al suicidio per condurlo all’inferno. Ora Tobia è fortemente tentato a togliersi la vita.
Il demonio non vuole si preghi per la salute di Tobia, né per un futuro nel suo lavoro, né per la formazione di una famiglia nell’amore con Sara. Più volte rispondo al demonio: “Tobia non è tuo, ma di Cristo che per lui è morto in Croce”.
Non vuole sentire simili discorsi. Riafferma che è suo, lui non può andar via perché deve obbedire. Gli hanno comandato di rimanere a possedere Tobia fino al suicidio per portarlo all’inferno, perché i satanici gli hanno venduto l’anima.
FRATELLO ESORCISTA
COLUI CHE PARLA DAL FUOCO
Si era nel 1919 e Josefa aveva ventinove anni. Ella capì, per segreta ispirazione, che l'ora di Dio era venuta e che non doveva più tardare a chiedere nuovamente l'ammissione nella Società del Sacro Cuore. Quantunque non osasse sperare, il 27 luglio presentò umilmente la sua domanda.
«Ma la risposta fu negativa, così ella scrive. Tuttavia nell'anima mia risuonava la voce di Gesù che mi diceva: "Insisti e confida in me che sono il tuo Dio!"».
La sua insistenza non cambiò il rifiuto, che sembrava irrevocabile per le esitazioni precedenti della richiedente.
«Il 16 settembre, ella prosegue, mi gettai ai piedi del Crocifisso e lo supplicai di ricevermi nel suo divin Cuore, cioè nella Società, o di farmi morire, perché mi pareva di non poter soffrire di più. Allora, credo, mi mostrò i Suoi piedi divini e le Sue mani divine, dicendomi: "Guarda le mie piaghe, baciale e dimmi se non puoi soffrire qualcosa di più...
Sono Io che ti voglio per il mio Cuore!".
«Come esprimere ciò che provai? Gli promisi di vivere solo per amarlo e soffrire... ma, o Gesù, quanto sono debole!».
Trascorsero ancora due mesi di ansie e di suppliche e giunse il 19 novembre.
«Quel giorno nella mia Comunione, dice Josefa, - Lo supplicai per il Suo Sangue e le Sue Piaghe di aprirmi quella porta della Società che avevo da me stessa chiusa. Riapritela, mio Gesù, ve ne supplico, poiché sapete che non chiedo che di essere la sposa del vostro Cuore!».
L'ora era giunta. Quella mattina medesima si recò a Chamartin per cercare lavoro. Là era attesa. Proprio allora vi era giunta una lettera da Poitiers. Si domandavano per il noviziato appena fondato delle solide vocazioni. Josefa si sentiva di sollecitare in Francia l'ammissione desiderata? Immediatamente con piena generosità rispose di sì; e subito scrisse per offrirsi.
«Mi sono gettata di nuovo - così scrive nei ricordi, - ai piedi di Gesù, che mi infonde tanta confidenza e con gli occhi pieni di lacrime e col cuore ancora più pieno di amore, mi sono offerta ad accettare tutto mentre provavo in me, malgrado la mia debolezza, un coraggio insolito».
La mamma, sebbene desolata, non fece questa volta nessuna opposizione: Dio toglieva gli ostacoli. Per evitare il dolore dell'addio Josefa lasciò la casa tacitamente e senza prendere niente con sé. La carità della Madri del Sacro Cuore provvide a tutto il necessario.
«Gesù mi prese, - ella dice, - e non so come mi trovai a San Sebastiano! Non avevo né denaro né forze: nient'altro che il mio amore... ma ero al Sacro Cuore! Io, sempre la stessa, sempre tanto debole, ma Lui sempre lì a sorreggermi!».
La casa del S. Cuore di S. Sebastiano, che l'aveva accolta con fraterna carità, trattenne Josefa per un mese ed ella, riconoscente, cercò di essere utile aiutando indefessamente dove poteva. Tuttavia il pensiero della madre e della sorella, da cui riceveva lettere strazianti, le lacerava il cuore. Già intravedeva le difficoltà di una lingua non conosciuta, ma la sua volontà era ormai fissa in quel Cuore che l'aspettava altrove.
«Come farete in un paese di cui non conoscete la lingua?» le fu chiesto. «Dio mi conduce!...», rispose con semplicità. Ed era proprio così.
Il mercoledì 4 febbraio 1920 lasciava per sempre la patria per seguire, al di là della frontiera Colui il cui Amore sovrano può chiedere tutto.
SUOR JOSEFA MENENDEZ
Fior di parabole
similitudini tratte dall’Opera di Maria Valtorta
Dalle formiche un esempio di unità
«… Guardate questa tribù di formiche che accorre tutta verso un luogo. Seguiamola. E scopriremo la ragione del loro non inutile accorrere verso un punto… Ecco qua. Questa loro piccola sorella ha scoperto, con i suoi organi minuscoli e a noi invisibili, un grande tesoro sotto questa larga foglia di radicchio selvatico. È un pezzo di midolla di pane, forse caduta ad un contadino qui venuto a curare i suoi ulivi, a qualche viandante che ha sostato in quest’ombra mangiando il suo cibo, o ad un bambino festoso sull’erba fiorita. Come poteva da sola trascinare nella tana questo tesoro mille volte più grosso di lei? Ed, ecco, ha chiamato una sorella e le ha detto: “Guarda. E corri, presto, a dire alle sorelle che qui c’è cibo per tutta la tribù e per molti giorni. Corri prima che scopra questo tesoro un uccello e chiami i suoi compagni e lo divorino”. E la formichina è corsa, anelante per asperità di terreno, su, giù per ghiaie e steli sino al formicaio e ha detto: “Venite. Una di noi vi chiama. Ha trovato per tutte. Ma da sola non può portarlo qui. Venite”. E tutte, anche quelle che, già stanche di tanto lavoro fatto per tutto il giorno, riposavano per le gallerie della tana, sono corse; anche quelle che stavano ammucchiando le provviste nelle celle di ammasso. Una, dieci, cento, mille… Guardate… Afferrano con le branche, sollevano facendo del loro corpo carretto, strascicano puntando le zampine al suolo. Questa cade… l’altra, là, quasi si storpia perché la punta del pane la inchioda in un rimbalzo fra la sua estremità e un sasso; questa ancora, così piccina, una giovinetta della tribù, si ferma spossata… ma pure, ecco, ripreso fiato, riparte. Oh! come sono unite! Guardate: ora il pezzo di pane è tutto abbracciato da esse e va, va, lentamente, ma va. Seguiamolo… Ancora un poco, piccole sorelle, ancora un poco e poi la vostra fatica sarà premiata. Non ne possono più.
Ma non cedono. Riposano e poi ripartono… Ecco raggiunto il formicaio. E ora? Ora al lavoro per recidere in briciole la grossa mollica. Guardate che lavoro! Chi taglia e chi trasporta… Ecco finito.
Ora tutto è in salvo e, felici, esse scompaiono dentro quella crepa, giù per le gallerie. Sono formiche.
Null’altro che formiche. Eppure sono forti perché unite. Meditate su questo…».
MONDO NUOVO PROFETIZZATO
TRASFORMAZIONE DEL MONDO RIVELATA.
Fatima, La Salette, e molti Profeti cristiani contemporanei annunciano la “morte ” prossima della Chiesa di Cristo, la Chiesa cattolica, provocando reazioni violente in numerose persone. Il vangelo dice infatti che “le porte dell’inferno non prevarranno contro di Essa (Chiesa)”, e questa frase non è intesa da tutti allo stesso modo. I nostri vescovi e i nostri sacerdoti, quasi tutti, reagiscono come reagirono gli Apostoli due mila anni fa, quando Gesù li avvertì dell’atroce morte che lo attendeva: sordità e rifiuto. È come se un consacrato “normale” non potesse permettersi di pensare che Cristo (2000 anni fa) o la Chiesa di Cristo (oggi) possano morire.
Su tale soggetto esiste un messaggio che Mgr Ottavio Michelini ha ricevuto da Gesù nel 1975, l’otto di ottobre. Il messaggio dice:
Gesù a Mgr Michelini: «Neppure gli Apostoli vollero mai accettare l’idea della mia Passione e Morte. Non vollero credere alle mie parole. La presunzione impedì loro di veder chiaro, e cioè li privò del dono di Sapienza. Ora, per molti si ripete la stessa cosa... » [52]
Che significa l’espressione “non prevarranno” ? Che la Chiesa di Cristo non può morire? Chi lo pensa dimentica che la morte fisica non è vera morte, ma passaggi o a livello superiore. [53] Per questo sarebbe più esatto dire che l’espressione : “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” significa che la Chiesa di Cristo non può morire in senso assoluto, cioè di morte spirituale, o eterna (morte spirituale = morte eterna, assoluta). [54] Da venti secoli il cristiano vede nella morte di Cristo la base della sua salvezza. Che senso avrebbe impedirgli oggi di interpretare la morte della Chiesa allo stesso modo? Se è vero che Cristo è morto, morto per davvero, che meraviglia c’è se anche la sua Chiesa – che è il suo Corpo mistico – fosse destinata a vivere la stessa esperienza? [55]
Il 3 aprile 1969, Gesù ha dettato le parole seguenti a una religiosa di clausura che ha chiesto di rimanere anonima.
Gesù a una religiosa: “Lascerò che la Barca di Pietro vada a fondo, e poi la tirerò in salvo”. [56]
La Barca di Pietro è la Chiesa cattolica, e secondo questa profezia detta Barca farà naufragio, ma non rimarrà a lungo in fondo al mare. Gesù la rimetterà a galla, lavata e purificata.
Qualche anno fa un cardinale di nome Ottaviani, dopo aver letto il segreto di Fatima disse che la versione diplomatica redatta da Paolo VI non era che un pallido riflesso del vero segreto. E avrebbe aggiunto alla fine: “soprattutto per quanto riguarda la Chiesa cattolica”. Questo ci permette di supporre che il terzo Segreto di Fatima non si limiti a parlare della grande Apostasia ma annunci pure ciò che molti prelati rifiutano di ammettere: una “morte” eventuale della Chiesa di Cristo.
L’inno religioso latino Rorate cæli è come una profezia. Anni fa veniva cantato nel periodo dell’Avvento, ma oggi non più. Eppure le sue parole sono attuali. Qui ognuno può giudicare da se stesso:
innoTEMPORE ADVENTUS
Rorate
In latino: «Ecce, Civitas Sancti facta est deserta, Sion deserta facta est, Jeru salem desolata est. Domus sanctificationis tuæ et gloriæ tuæ, ubi laudaverunt te patres nostri, desolata est. » Ritornello: Rorate cæli desuper, et nubes pluan t Justum.
Traduzione:
«Ecco, la Città Santa è divenuta un deserto. Gerusalemme è come un deserto. Sion è devastata. La casa delle tue lodi e della tua gloria, dove i nostri padri hanno inneggiato alla tua gloria e a quella del tuo santo nome, altro non è che desolazione. » Ritornello: Che i Cieli facciano scendere il Giusto come una pioggia, come una rugiada.
Le parole di questo inno descrivono la notte della Chiesa (Civitas Sancti = la Chiesa), il suo stato di morte. È evidente la nostalgia espressa da coloro che da lontano oppure di nascosto ne piangono il lutto. Il ritornello Rorate invoca il ritorno del Giusto. L’umanità ne ha bisogno come la terra ha bisogno di pioggia e di rugiada quando è arida. I tre brani che seguono, di don Stefano Gobbi, sembrano confermare le parole di questo inno, dichiarandole attuali:
La Madonna a don Gobbi: – «La grande prova è giunta per la vostra Chiesa. Si sono continuati a diffondere gli errori che hanno portato alla perdita della fede. Molti Pastori non sono stati attenti nè vigilanti, ed hanno permesso a tanti lupi rapaci, vestiti da agnelli, di introdursi fra il gregge a portare disordine e distruzione. Quanto grande è la vostra responsabilità, o Pastori della santa Chiesa di Dio! Si continua sulla strada della divisione al Papa, e del rifiuto del suo Magistero; anzi, di nascosto si prepara un vero scisma che presto potrà diventare aperto e proclamato. Allora rimarrà solo un piccolo resto fedele, che Io custodirò nel giardino del mio Cuore Immacolato. La grande prova è giunta per tutta l’umanità. Sta per giungere il castigo, da Me predetto a Fatima, e contenuto in quella parte del segreto che non vi è stato ancora svelato. È arrivato sul mondo il grande momento della divina giustizia e della misericordia. » (15 novembr e 1990)
La Madonna a don Gobbi: – «In questi tempi la Chiesa è chiamata a vivere le ore dell’agonia e del Getsemani; le ore della passione redentrice; le ore della sua cruenta immolazione sul Calvario. (...) È vicino per la mia Chiesa il momento dello spargimento di sangue e della sua cruenta immolazione. Soprattutto in questi tempi io sono sempre accanto a questa mia figlia sofferente e agonizzante, come lo sono stata sotto la Croce su cui Gesù veniva immolato per la nostra redenzione. Pregate, figli prediletti, perché ormai siete entrati nel tempo del grande castigo che il Signore manderà per la purificazione della terra. » (1 gennaio. 19 91)
La Madonna a don Gobbi: – «Siete ora entrati negli ultimi anni che vi preparano a questo nuovo e secondo Avvento. Sono anni importanti più che mai, difficili, dolorosi, sanguinosi più che mai, perché in essi devono compiersi gli ultimi avvenimenti che vi ho predetti. » (Messaggio del 1o gennaio 1995).
Da tutti questi messaggi si deduce che il motivo principale della nostra crisi, che in fin dei conti è una purificazione, è di prepararci alla grande Pentecoste e a tutto ciò che essa rappresenta per i secoli futuri. Il brano che segue, di Mgr Ottavio Michelini, ne costituisce una prova supplementare.
Gesù a Mgr Michelini: «La Purificazione non è un avvenimento di cronaca quotidiana. È un fatto unico nella storia del genere umano, perché è una svolta decisiva non per una nazione soltanto ma per tutta l’umanità, di cui ne cambierà il volto. Come per la "creazione" intervenne Dio Onnipotente con un atto della sua divina Volontà, così per la purificazione, da Dio non voluta ma da Lui permessa, ci sarà l’intervento diretto di Gesù, Dio Uno e Trino, e della Madre sua santissima per ripristinare l’armonia e l’ordine del creato così gravemente compromessi dalla perversità e cecità del genere umano. » [57]
È lecito immaginare che la morte della Chiesa di Cristo assomigli a quella di Cristo stesso, suo divino Fondatore, a tal punto che un cristiano poco preparato correrà il rischio di perdere la Fede, vittime dello scandalo o dello scoraggiamento generale. Stando così le cose, Dio Padre si preoccupa di avvertirci del pericolo, e lo fa attraverso le sue voci profetiche. Oltre ai nomi già citati, da qualche tempo esiste anche una mistica francese di nome Françoise. [58] Recentemente Gesù le ha affidato dei messaggi importanti a carattere profetico. Eccone alcuni esempi:
Gesù a Françoise: 3 ottobre 1997. «Presto tuoneranno le mie folgori, e il fuoco scenderà su quelli che mi feriscono, mi crocifiggono all’interno della mia Chiesa. Una grande parte di coloro che bestemmiano contro di Me sarà incenerita dal f uoco. Gli altri, che sono fedeli, mi rimarranno vicini ed Io li proteggerò. Prima che ciò arrivi dovrai avanzare ancora un po’ per la tua strada. In modo da poter riportarmi le pecorelle smarrite. Nemmeno una dovrà poter dire: “Non sapevo”. »
Gesù a Françoise: 4 ottobre 1997. «Come ho cacciato i mercanti del Tempio, così ora ritorno, con la frusta in mano, per cacciare coloro che non mi appartengono. Sono pronto a penetrare in seno alla mia Chiesa per denunciare gli impostori. Non insulteranno più la mia gloria. Non lo sopporto. Li rovescerò dai loro troni, e mai più vi saliranno. Ritorno con un’armata di piccoli per rifare della mia Chiesa un Corpo santo e puro. Restaurerò la mia Chiesa. L’ho deciso. »
Gesù a Françoise: 6 ottobre 1997. «Il male rode attorno a te e in te, o Chiesa, Figlia mia. Ecco perché mando i miei piccoli, a rivelarti il tuo errore. ... All ’interno di te ospiti delle vipere che ti morderanno e ti distruggeranno, se non fai attenzione. Ospiti dei malfattori che usurperanno il mio Trono, se non faccio giustizia. Allora ascolta ... rovescerò gli invasori, e li rimpiazzerò con il mio gregge sano e fedele. Nei tuoi membri malsani tu sarai gettata fuori, lontano da Me. »
Gesù a Françoise: 8 ottobre 1997. «Fra poco gli angeli verranno a fare la separazione fra coloro che vogliono servirmi e coloro che mi disonorano. Costoro saranno cacciati perché Dio, Padre mio, più non li sopporta. Va dunque, piccola anima , adunare gli uni e gli altri affinché questo piccolo intervallo serva a convertire gli uni, e ad allontanare gli altri, quelli che non sono miei, e che non lo vogliono essere. »
Gesù a Françoise: 9 ottobre 1997. «La rapidità improvvisa con la quale agirò ne lascerà alcuni sbalorditi, alcuni altri morti, talmente li spazzerò col fuoco de lla mia Gloria. »
Gesù a Françoise: 13 ottobre 1997. «I miei angeli sono al lavoro per unire e san tificare i miei, coloro che mi devono appartenere per l’eternità. Satana, lui, sta facendo cadere il più gran numero possibile di anime, per segnarle col suo marchio diabolico. Si tratta di un vero combattimento tra la luce e le tenebre. Presto apparirà Maria, e con il suo sguardo spazzerà il male rimasto sulla terra. Satana dovrà obbedirle, e sarà cacciato. Sulla terra rimarranno i piccoli, quelli che hanno sempre cercato il bene, la giustizia, l’equità, ed hanno dato a Dio il primo posto. »
Molti si assurgono contro questi messaggi, che secondo loro contengono solo minacce. Se Dio si preoccupa di avvertirci su quanto deve accadere, non è forse per bontà? La prevenzione di un malanno costerà sempre meno della sua guarigione! S. Giovanni Bosco, maestro e pedagogo, diceva ai suoi assistenti che era bene avvertire gli allievi almeno due volte prima di castigarli: la prima mostrando i vantaggi dell’obbedienza, e la seconda mostrando gli svantaggi della disobbedienza e la natura del castigo in arrivo. Se Dio ispira i suoi santi ad agire in questo modo, non c’è bisogno di stupirsi che poi ci applichi la stessa pedagogia.
Queste informazioni sono l’equivalente di quell’olio che le vergini sagge della parabola evangelica hanno saputo prendersi come scorta, mentre le meno sagge lo hanno trascurato. [59] Dato che lo scopo del nostro sforzo è di preservare in noi la Fede cristiana, è consigliabile la prudenza preventiva. Gli scogli da superare sono due: l’oscurità della notte e l’apparente ritardo dello Sposo. Lo sposo si è annunciato, e noi tutti lo aspettiamo da un momento all’altro. Non arriva? È in ritardo? Come mai non rispetta l’ora? Se non la rispetta, è perché così deve essere. Se così non fosse, come avverrebbe la selezione tra chi ama e chi non ama, e magari pretende di amare? I veri innamorati non si scoraggiano subito, subito. Sanno aspettare anche al di là dei limiti di tempo. Lo esige il loro istinto d’amore. [60
di: Johannes De Parvulis
Ave, Maria,
Ave, Maria, segno vivo della ricerca di Gesù: prega il tuo Figlio perché col tuo aiuto possiamo ritrovarlo
sempre in noi.
Verrà il giorno in cui il colore e il sapore del prezioso alimento cambierà.
Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, trasmesso il 29/05/2019
Cari figli, sono la vostra Madre e vengo dal Cielo per aiutarvi. Non tiratevi indietro. Dio ha fretta e questo è il tempo opportuno per il vostro ritorno. DateMi le vostre mani e Io vi condurrò a Mio Figlio Gesù. Annunciate i miei appelli al mondo. Non temete. Questo è il tempo della Grande Battaglia Spirituale. Fatevi coraggio e testimoniate la Mia Presenza in mezzo a voi. Quando vi sentite stanchi, chiamate Gesù. Confidate pienamente nel Suo Amore. Non vi allontanate dalla preghiera. Solamente con la forza della preghiera potete sopportare il peso delle prove che verranno. Verrà il giorno in cui il colore e il sapore del prezioso alimento cambierà. L'azione degli uomini perversi causerà grande confusione tra i Miei poveri figli. Amate e difendete la verità. Dopo tutta la tribolazione, vedrete la Mano Onnipotente di Dio agire e i giusti saranno ricompensati. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
giovedì 30 maggio 2019
Conduci ogni anima alla Verità
Mio Re,
conduci ogni anima alla Verità,
perché esse possano glorificarTi
attorno ad un solo Tabernacolo,
coloro che odono e odono ancora
ma non comprendono,
questa volta comprendano,
e coloro che guardano e guardano
e non percepiscono nulla,
questa volta discernano
e possano penetrare nel Tuo Mistero,
intenerisci il loro cuore
perché possano comprendere
col cuore e non con la loro mente,
così che si convertano
e siano guariti da Te,
lodandoTi mio Re.
Amen.
"Roma sarà...un immenso flagello: peggio di Babilonia!
"Figlia Mia, non temere, prega molto.
Io sono riposto nel Tuo cuore sotto forma di Sacramento.
Tu devi essere tutta Mia ogni secondo che passa.
Devi abbracciare l'umanità intera.
Voglio per Me tutta la tua volontà.
I bestemmiatori, i drogati, l'immagine dell'uomo legato alle cose mondane, l'azione del suo spirito diabolico portano distruzione e rovina. Insultato e crocifisso.
Mi ritrovo in mezzo alla folla che mi percuote e sputa su di Me".
"Devi solo obbedire alla Mia volontà, perché Dio, Padre Eterno ha un disegno su di te e tu devi abbandonare te stessa completamente.
C'è un potere satanico che cammina..."
"Loro ricevono comandi da quella legione e distruggono tutto ciò che capita fra le loro mani.
Il male è cresciuto e la mano di Dio pesa sulle loro teste.
Il mondo andrà in rovina, come quando quel diluvio ha ingoiato intere nazioni.
Molte persone importanti si sono rese complici; spie che fanno cadere i governi, le chiese...
Verrà un tempo in cui l'uomo non sarà più ascoltato.
Essi non vogliono ascoltare la dottrina di salvezza, preferiscono seguire i loro desideri".
"Roma sarà...un immenso flagello: peggio di Babilonia!
La dannazione delle anime!
Io, Gesù, sono venuto di persona su questa terra per chiedervi umilmente di cambiare vita. Nell'ora della fine, la terra tremerà e il mondo sarà oscurato da forti tuoni e grandi lampi, ci saranno inondazioni e le montagne si spaccheranno.
I ponti saranno distrutti e repentine eruzioni vulcaniche porteranno morte e rovina.
Se si pentono e ritornano, Io, Gesù: nella Mia grande pietà, li perdonerò e li amerò"
"Ti benedico".
19 ottobre 1987 suor Anna Alì
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