MARIE des VALLEES
15.2.1590 - 25.2.1656 - ERMENGARDA HAUSMANN
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Quando una volta ella chiese a Gesù di consolare i suoi sensi straziati dai dolori, essa chiese: per il sentimento, il fuoco del divino amore; per il gusto, il sapore della S. Comunione; per l'odorato, il profumo delle buone opere, compiute dalle anime pie; per l'udito, il risonante coro dei peccatori che piangendo si pentivano dei loro peccati; per la vista - ah! io vorrei veder regnare la grazia di Dio in tutti i cuori!
Come il più affine al suo spirito Marie trovò quello di santa Caterina da Genova che visse senza consolazioni solamente per Dio e la sua Volontà, così Marie non provò «alcun amore sensibile». Il fatto che santa Geltrude e santa Teresa desiderassero qualche volta delle consolazioni e santa Angela da Foligno si lamentasse di non avere estasi, era per lei incomprensibile. E Gesù le rivelò, che un'anima che segue la via di s. Geltrude, che era una via delle consolazioni, era sposa della sua umanità gloriosa, ma che una sposa della sua divinità era invece condotta con flagelli e rigore.
Il Signore le ripeté spesso le parole: «Chi molto ama compie grandi cose senza fatica». Egli le rivelò pure questo: «A coloro che mi hanno dato il cuore per abitazione, io darò per abitazione il Cielo (il Paradiso). A coloro che si donano a me, Io dono me stesso. A coloro che mi donano la loro volontà, Io dò la mia. Ma soltanto molto pochi me la danno». I più - le fu detto - darebbero la loro volontà per i meriti, i più perfetti invece perché essa sia distrutta. Le rivelò che c'erano due offerte, gli uni offrivano l'Isacco delle loro gioie terrene, gli altri invece sé stessi. Senza dubbio quest'ultima offerta era quella che Maria desiderava.
All'età di 25 anni e quando ormai da due anni si era offerta a Dio come olocausto, venne sopra di lei una celeste fiamma di fuoco della quale testimoniano pure due testimoni oculari degni di fede, fiamma di amore che aumentò in maniera indescrivibile il suo desiderio di soffrire i tormenti dell'inferno in espiazione dei peccati. Soprattutto essa voleva espiare quelli di coloro che si occupavano della magia nera, uomini per colpa dei quali ebbe molto da soffrire. Non dimentichiamo che questa si manifestava nella prima metà del 17° secolo, attraverso l'idea di stregonerie, incantesimi e magia, vocali all'ordine dei giorno presso la gente di Normandia. Nella maggior parte dei casi questa credenza era errata e irrazionale. Cionondimeno si verificarono anche dei fatti nei quali agiva l'inferno. L'allora missionario della regione, san Giovanni Eudes, lo afferma nei suoi scritti. Anche ai dì nostri, dove tutto è materialismo, non si può negare l'azione del diavolo nel mondo. Senza un motivo il papa Leone XIII non avrebbe preso posizione contro gli spiriti maligni e anche oggi chi si approfondisce nella parapsicologia, urterà contro fenomeni non dissimili da quelli del secolo decimosettimo.
Il giorno in cui una fiamma di amore, visibile pure ai presenti, scese su Marie... la sua anima - come quella di s. Maddalena de' Pazzi cadde nell'inferno in sostituzione di grandi peccatori. Ella vi soffrì prima di tutto l'ira di Dio, la vista dei peccati e la disperazione. La sua esperienza è impressionante nella sua gravità e nella sua logica conseguenza, superiore a qualunque immaginazione. Marie diceva che l'ira di Dio si riversava anche sulle creature, su ciascuna secondo il grado di gloria e di grazia che era in essa. Perfino le creature inanimate chiedevano al giudice divino di poter distruggere Marie. Secondo le sue stesse parole, l'ira di Dio è diecimila volte più spaventosa di tutte le altre pene, quindi il tormento di gran lunga il più grande dei dannati. «Quanto più uno è dannato, tanto più sente Dio, o meglio, la sua tremenda ira, accesa contro di lui. I dannati vorrebbero non sentirlo, anzi se potessero distruggerebbero il sentimento di Dio.
Sapere che Dio sarà sempre Dio, e che essi dovranno sempre subirlo in tale maniera, questo è che li spinge a una così grande disperazione. I Santi vedono Dio e sono immersi in Lui in un incendio di amore che li penetra, li circonda, crea la loro beatitudine. I dannati sentono la presenza di Dio e sono immersi in Lui come in una fornace ardente di ira, che li penetra, li investe e li ubriaca con tormenti inenarrabili. I Santi vedono in Dio come in uno specchio tutte le creature che contribuiscono alla loro gloria; gli infelici dannati vedono invece tutte le creature inferocite verso di loro. L'ira di Dio anima i dannati: spinge uno contro l'altro con odio implacabile, che li fa uno carnefice dell'altro e si incitano a maledirsi e lacerarsi l'un l'altro. Questa medesima ira li anima e li eccita contro sé stessi, e i sensi contro l'anima. L'ira di Dio è l'anima dei dannati e li anima talmente che se venissero fatti a pezzi ogni pezzo sarebbe altrettanto vivo che l'insieme».
Piombò su Maria anche la disperazione, questa Regina dell'Inferno, perché essa è uno dei castighi più grandi e domina su tutti i dannati. Poiché essa è fondamento delle bestemmie, che incessantemente vengono lanciate contro Dio dai dannati e dai demoni come un torrente di veleno, e quindi possono uscire anche dalla bocca degli indemoniati od essessi, la «Santa di Coutances», pregò Dio, che non sfiorasse il suo labbro alcuna bestemmia o parolaccia, che potesse offendere Dio, anzi, piuttosto le venisse strappata la lingua.
I castighi infernali dello spirito - anche la vista dei peccati: la sua anima le apparve ora più orrenda del più ripugnante demonio - e queste sofferenze dello spirito Maria des Vallées le sopportò per la durata di sei mesi. La pena dei sensi invece la dovette subire per circa tre anni, perché «lo spirito è capace di maggior sofferenza che il corpo».
Calore, freddo, fame, sete, torture - questa innocente fanciulla se le prese sopra di sé volontariamente e in misura infinita, per espiare peccati di altre persone. Le pareva di essere diventata una così grande fornace di fuoco, che essa stessa si domandava: «Come può essere che io non arda? Se questo fuoco potesse divampare, in un momento le più alte montagne andrebbero in cenere». Ma il fuoco si mutava continuamente in acqua marcia, così fredda «che tutto il freddo e il ghiaccio della terra è fuoco in confronto». In figura di un leone feroce piombò su di lei la fame: Un intero pianeta pieno di pane non l'avrebbe potuta saziare.
Si può comprendere la sua sete quando si apprende che durante tutti quegli anni essa poteva ingoiare ogni giorno solo un pezzo di pane intinto nell'acqua, per poterlo inghiottire, e che dopo doveva rimettere, perché non ci fosse in lei troppo liquido. Se l'onnipotenza di Dio non l'avesse sostenuta, sarebbe certamente morta di fame. Inoltre vi si aggiungevano le pene dei sensi: le pareva di essere lacerata da uncini di ferro. E soltanto di rado capiva di non essere dannata per davvero, ma era ancora al mondo. Ma appena essa capiva questa realtà, subito tornava ad offrirsi eroicamente come vittima. Nessuno poté mai descrivere nemmeno la minima parte delle cose meravigliose che la divina Volontà operò in Marie des Vallées, scrisse un testimone oculare.
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