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domenica 20 ottobre 2024

La verità nascosta in questo lamento è sublime: quando l’uomo si abbandona alle iniquità, non vi è per lui alcuna speranza di vita. La morte è il suo salario.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


3Con ira ardente egli ha infranto tutta la potenza d’Israele. Ha ritratto la destra davanti al nemico; ha acceso in Giacobbe come una  fiamma di fuoco, che divora tutt’intorno. 

Quanto è stata grande l’iniquità del popolo del Signore? Tanto grande da  ridurlo in un piccolissimo resto, in un territorio desolato. 

Con ira ardente egli ha infranto tutta la potenza d’Israele. Gerusalemme e Giuda sono senza alcuna forza. Sono come pula in mezzo ad un uragano. 

Dio non ha ritratto la sua destra. Ha ritratto la destra davanti al nemico. Giuda lo ha tenuto lontano e Dio non ha potuto usarla. 

Ha acceso in Giacobbe come una fiamma di fuoco, che divora tutt’intorno. 

Esprime la gravità della devastazione, della rovina, della strage. 

Giuda si vede senza Dio, senza il suo sostegno, senza la sua forza. Anzi vede Dio che lotta contro il suo stesso popolo, contro le sue città. 

La verità nascosta in questo lamento è sublime: quando l’uomo si abbandona alle iniquità, non vi è per lui alcuna speranza di vita. La morte è il suo salario. 

Questa verità dovrebbe farci riflettere, pensare, meditare, prima di compiere il male. Con il male diveniamo i nemici della nostra vita. 

Questa verità ce la rivela il Libro di Tobia. Non è però un uomo, un profeta che dice questa verità. È l’Angelo Raffaele che la rivela. 


Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: «Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma pattuita». Gli disse Tobia: «Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. Egli mi ha condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto ancora posso dargli come compenso?». Tobi rispose: «Figlio, è giusto che egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportato». 

Fece dunque venire l’angelo e gli disse: «Prendi come tuo compenso la metà di tutti i beni che hai riportato e va’ in pace». Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo. È bene tenere nascosto il segreto del re, ma è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro. L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita. 0Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi. Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore». 

Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. Ma l’angelo disse loro: «Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. Quando voi mi vedevate mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio (Tb 12,1-22).  


Chi si ama, chi ama la sua vita, chi ama la vita dei suoi fratelli, deve stare lontano dal male. Il male operato ci rende nemici di noi stessi. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 7 settembre 2024

Ognuno è vittima della sua iniquità. Più grande è l’iniquità e più grandi sono i mali da essa generati.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


2Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe; ha abbattuto nella sua ira le fortezze della figlia di Giuda, ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. 

Quanto detto precedentemente vale anche per questo secondo lamento del profeta. In Israele non c’è più vita. Campagne e città sono state devastate. 

Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe. Non ha potuto intervenire e i nemici hanno manifestato tutta la loro crudeltà. 

Ha abbattuto nella sua ira le fortezze della figlia di Giuda. Ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. Non ha potuto evitare che accadesse. 

Queste espressioni manifestano tutto il disastro spirituale, morale, fisico in cui versa attualmente Gerusalemme. È come se il Signore fosse stato lui a infierire. 

Invece non è stato il Signore a infierire. Non potuto ha evitare che i nemici di Israele infierissero. Le iniquità del popolo tengono lontano il Signore. 

La Parola del Signore è molto chiara al riguardo. Ognuno è vittima della sua iniquità. Più grande è l’iniquità e più grandi sono i mali da essa generati. 


Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore. Le tue frecce mi hanno trafitto, la tua mano mi schiaccia. Per il tuo sdegno, nella mia carne non c’è nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato. Le mie colpe hanno superato il mio capo, sono un carico per me troppo pesante.  

Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. Sono tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno. Sono tutti infiammati i miei fianchi, nella mia carne non c’è più nulla di sano. Sfinito e avvilito all’estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore. 

Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto. Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano, non mi resta neppure la luce degli occhi. I miei amici e i miei compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza. Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita, quelli che cercano la mia rovina tramano insidie e tutto il giorno studiano inganni. 

Io come un sordo non ascolto e come un muto non apro la bocca; sono come un uomo che non sente e non vuole rispondere. Perché io attendo te, Signore; tu risponderai, Signore, mio Dio. Avevo detto: «Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!». 

Ecco, io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena. Ecco, io confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato. I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo: mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene. Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza (Sal 38 (37) 1-23).  

Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato:  

«Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. 

Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde; 1oppure come quando un uccello attraversa l’aria e non si trova alcun segno del suo volo: l’aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l’aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto.  

Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità». La speranza dell’empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta; come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell’ospite di un solo giorno. I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore  e di essi ha cura l’Altissimo. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalle mani del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo.  

Egli prenderà per armatura il suo zelo e userà come arma il creato per punire i nemici, indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio imparziale, prenderà come scudo la santità invincibile, affilerà la sua collera inesorabile come spada e l’universo combatterà con lui contro gli insensati. Partiranno ben dirette le saette dei lampi e dalle nubi, come da un arco ben teso, balzeranno al bersaglio; dalla sua fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Si metterà in fermento contro di loro l’acqua del mare e i fiumi li travolgeranno senza pietà. Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso e come un uragano li travolgerà. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti (Sap 5,1-23).  

Non fare il male, perché il male non ti prenda. Stai lontano dall’iniquità ed essa si allontanerà da te. Figlio, non seminare nei solchi dell’ingiustizia per non raccoglierne sette volte tanto. Non domandare al Signore il potere né al re un posto di onore. Non farti giusto davanti al Signore né saggio davanti al re. Non cercare di divenire giudice se ti manca la forza di estirpare l’ingiustizia, perché temeresti di fronte al potente e getteresti una macchia sulla tua retta condotta. 

Non fare soprusi contro l’assemblea della città e non degradarti in mezzo al popolo. Non ti impigliare due volte nel peccato, perché neppure di uno resterai impunito. Non dire: «Egli guarderà all’abbondanza dei miei doni, e quando farò l’offerta al Dio altissimo, egli l’accetterà». 0Non essere incostante nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina. Non deridere un uomo dall’animo amareggiato, perché c’è chi umilia e innalza. 

Non seminare menzogne contro tuo fratello e non fare qualcosa di simile all’amico. Non  ricorrere mai alla menzogna: è un’abitudine che non porta alcun bene. Non parlare troppo nell’assemblea degli anziani e non ripetere le parole della tua preghiera. Non disprezzare il lavoro faticoso, in particolare l’agricoltura che Dio ha istituito. Non unirti alla moltitudine dei peccatori, ricòrdati che la collera divina non tarderà. Umìliati profondamente, perché castigo dell’empio sono fuoco e vermi. 

Non cambiare un amico per interesse né un vero fratello per l’oro di Ofir. Non disdegnare una sposa saggia e buona, poiché la sua amabilità vale più dell’oro. Non maltrattare un servo che lavora fedelmente né l’operaio che si impegna totalmente. Ama il servo intelligente e non rifiutargli la libertà. Hai bestiame? Abbine cura; se ti è utile, resti in tuo possesso. Hai figli? Educali e fa’ loro piegare il collo fin dalla giovinezza. Hai figlie? Vigila sul loro corpo e non mostrare loro un volto troppo indulgente. Fa’ sposare tua figlia e avrai compiuto un grande affare, ma dàlla a un uomo assennato. Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla, ma se non le vuoi bene, non fidarti.  

Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? Con tutta l’anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. Temi il Signore e onora il sacerdote, dàgli la sua parte, come ti è stato comandato: primizie, sacrifici di riparazione, offerta delle spalle, vittima di santificazione e primizie delle cose sante. 

Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto. Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato (Sir 7,1-36).  

Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant'anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità (Nm 14, 34). Dice il Signore: "Dov'è il documento di ripudio di vostra madre, con cui l'ho scacciata? Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, per le vostre scelleratezze è stata scacciata vostra madre (Is 50, 1). Ma le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolta (Is 59, 2). Le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri, tutte insieme, dice il Signore. Costoro hanno bruciato incenso sui monti e sui colli mi hanno insultato; così io calcolerò la loro paga e la riverserò nel loro grembo (Is 65, 7). Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere (Ger 5, 25). Avete forse dimenticato le iniquità dei vostri padri, le iniquità dei re di Giuda, le iniquità dei vostri capi, le vostre iniquità e quelle delle vostre mogli, compiute nel paese di Giuda e per le strade di Gerusalemme? (Ger 44, 9). 

 Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. 

Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina (Ez 18, 30). Perciò dice il Signore: "Poiché voi avete fatto ricordare le vostre iniquità, rendendo manifeste le vostre trasgressioni e palesi i vostri peccati in tutto il vostro modo di agire, poiché ve ne vantate, voi resterete presi al laccio (Ez 21, 29). Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete: ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l'uno con l'altro (Ez 24, 23). Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze (Ez 36, 31). Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite (Ez 36, 33). "Soltanto voi ho eletto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità" (Am 3, 2).  

O non piuttosto per la tua grande malvagità e per le tue iniquità senza limite? (Gb 22, 5). Non mi hai acquistato con denaro la cannella, né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici. Ma tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità (Is 43, 24). Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, poiché io ti ho redento (Is 44, 22). Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora ti dovrai vergognare ed essere confusa, a causa di tutte le tue iniquità (Ger 22, 22). I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità per cambiare la tua sorte; ma ti han vaticinato lusinghe, vanità e illusioni (Lam 2, 14). Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità" (Dn 4, 24). 

 

Il più grande frutto che l’iniquità dell’uomo produce è la morte eterna. Non è Dio che condanna all’inferno. Siamo noi che abbiamo rinnegato Lui e il Paradiso. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 28 agosto 2024

Solo Dio è la vita dell’uomo. Se l’uomo pone una diga di peccato, è la morte. È il deserto, la devastazione, la distruzione, l’esilio, la schiavitù.


 

LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


1Come il Signore ha oscurato nella sua ira la figlia di Sion! Ha scagliato dal cielo in terra la gloria d’Israele. Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi nel giorno del suo furore. 

Dobbiamo subito puntualizzare che non è stato il Signore ad oscurare nella sua ira la figlia di Sion. Dio mai opera il male, né spirituale, né fisico.  

Neanche Lui è stato a scagliare dal cielo in terra la gloria d’Israele. Lui dona sempre gloria, mai la toglie. Lui innalza, mai abbassa. 

Anche l’ultima frase va chiarificata: Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi nel giorno del suo furore. Dio si è sempre ricordato.  

Il Signore si è sempre ricordato. Ha inviato numerosi profeti per avvisare il suo popolo che stava correndo verso un precipizio, un vero abisso di desolazione. 

Ma il suo popolo è stato sordo. Si è ostinato. Si è ribellato. Ha perseguitato i suoi profeti. Si è lasciato sedurre e ingannare dai falsi profeti. 

L’ostinazione, la ribellione, la continua volontà di disobbedienza hanno prodotto tutti questi mali a causa dei quali Gerusalemme è nel lutto e nel dolore. 

È il peccato che fa da diga al Signore. Il Signore è un fiume di vita. Il peccato gli fa da diga. Ferma l’acqua. La trattiene. La terra diventa un deserto. 

Il fiume sempre scorre. Non può però superare la diga del peccato dell’uomo. L’uomo abbatte questa diga e l’acqua nuovamente renderà feconda la terra. 

Come leggere questo lamento di Gerusalemme? Non in senso positivo, ma negativo. Il nostro peccato ha impedito che Dio potesse dare vita. 

Solo Dio è la vita dell’uomo. Se l’uomo pone una diga di peccato, è la morte. È il deserto, la devastazione, la distruzione, l’esilio, la schiavitù. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

mercoledì 17 luglio 2024

Quanto Gerusalemme sta vivendo è il frutto della sua ostinazione e ribellione. Ha scelto il peccato. Sta gustando i suoi frutti amari e velenosi.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


22Giunga davanti a te tutta la loro malvagità, trattali come hai trattato me per tutti i miei peccati. Sono molti i miei gemiti e il mio cuore si consuma». 

Gerusalemme insiste presso il Signore. Giunga davanti a te tutta la loro malvagità. Trattali come hai trattato me per tutti i miei peccati. 

Questa preghiera non si addice a nessun uomo. Anche se l’amarezza del cuore fa gridare questo desiderio, dobbiamo sempre lasciarci vincere dall’amore.  

Gerusalemme invece dovrebbe costituirsi vero profeta di annunzio della verità di Dio. Dovrebbe invitare i popoli alla conversione per non essere devastati. 

Dovrebbe imitare l’agire del Signore. Dio manda un suo profeta a Ninive, Giona, perché annunzi la distruzione della città in modo che si possa convertire. 

Se quando noi siamo nel male non ci rivestiamo di tutta la forza del ministero della profezia, noi viviamo vanamente e inutilmente il nostro dolore. 

Esso deve trasformarsi in amore, carità, misericordia, profezia che invita i popoli alla conversione, alla giustizia, al vero amore, alla compassione. 

Gerusalemme deve annunziarsi come vero modello per tutti gli altri popoli. Se essa, città di Dio è stata devastata, tutte le altre città saranno devastate. 

Questa verità Gesù la grida alle figlie di Gerusalemme mentre carico del pesante legno della croce si avvia verso il Golgota. 


Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori (Lc 23,27-32).  


Se Lui, il Giusto e il Santo, è sotto la croce, quale sarà la sorte di chi non è né giusto e né santo? Tutti dovrebbero iniziare un vero cammino di conversione. 

Gerusalemme non può chiudersi nel suo dolore. Non può pensare solo ai suoi gemiti, anche se sono molti e anche se il suo cuore si consuma. 

Anche se il cuore di Gerusalemme è di pietra e prega secondo questo cuore, una verità è evidente, chiara, limpida. Dio è sommamente giusto. 

Quanto Gerusalemme sta vivendo è il frutto della sua ostinazione e ribellione. Ha scelto il peccato. Sta gustando i suoi frutti amari e velenosi. 

Essa sta confessando al mondo intero che ogni peccato produce frutti di morte e che questi frutti vanno mangiati. Il peccato è morte, mai vita.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 30 giugno 2024

Giobbe ci rivela che sempre si deve avere pietà per chi è sfinito. Mai si deve inveire, né tantomeno gioire per chi è nella sventura. La pietà è un obbligo.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


Giobbe ci rivela che sempre si deve avere pietà per chi è sfinito. Mai si deve inveire, né tantomeno gioire per chi è nella sventura. La pietà è un obbligo. 

Anche lui manifesta la sua angoscia, il suo dolore al Signore e chiede pietà. Nulla è più necessario della pietà nel momento della grande sofferenza. 


Giobbe prese a dire: 

«Se ben si pesasse la mia angoscia e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura, certo sarebbe più pesante della sabbia del mare! Per questo le mie parole sono così avventate, perché le saette dell’Onnipotente mi stanno infitte, sicché il mio spirito ne beve il veleno e i terrori di Dio mi si schierano contro!  

Raglia forse l’asino selvatico con l’erba davanti o muggisce il bue sopra il suo foraggio? Si mangia forse un cibo insipido, senza sale? O che gusto c’è nel succo di malva? Ciò che io ricusavo di toccare ora è il mio cibo nauseante! 

Oh, mi accadesse quello che invoco e Dio mi concedesse quello che spero! Volesse Dio schiacciarmi, stendere la mano e sopprimermi! Questo sarebbe il mio conforto, e io gioirei, pur nell’angoscia senza pietà, perché non ho rinnegato i decreti del Santo. 

Qual è la mia forza, perché io possa aspettare, o qual è la mia fine, perché io debba pazientare? La mia forza è forse quella dei macigni? E la mia carne è forse di bronzo? Nulla c’è in me che mi sia di aiuto? Ogni successo mi è precluso?  

A chi è sfinito dal dolore è dovuto l’affetto degli amici, anche se ha abbandonato il timore di Dio. 

I miei fratelli sono incostanti come un torrente, come l’alveo dei torrenti che scompaiono: sono torbidi per il disgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, ma al tempo della siccità svaniscono e all’arsura scompaiono dai loro letti. 

Le carovane deviano dalle loro piste, avanzano nel deserto e vi si perdono; le carovane di Tema li cercano con lo sguardo, i viandanti di Saba sperano in essi: ma rimangono delusi d’aver sperato, giunti fin là, ne restano confusi. Così ora voi non valete niente: vedete una cosa che fa paura e vi spaventate. Vi ho detto forse: “Datemi qualcosa”, o “Con i vostri beni pagate il mio riscatto”, o “Liberatemi dalle mani di un nemico”, o “Salvatemi dalle mani dei violenti”? 

Istruitemi e allora io tacerò, fatemi capire in che cosa ho sbagliato. Che hanno di offensivo le mie sincere parole e che cosa dimostrano le vostre accuse? Voi pretendete di confutare le mie ragioni, e buttate al vento i detti di un disperato. Persino su un orfano gettereste la sorte e fareste affari a spese di un vostro amico. 

Ma ora degnatevi di volgervi verso di me: davanti a voi non mentirò. Su, ricredetevi: non siate ingiusti! Ricredetevi: io sono nel giusto! C’è forse iniquità sulla mia lingua o il mio palato non sa distinguere il male? (Gb 6,1-30). 


Invece i nemici di Gerusalemme gioiscono per la sua devastazione. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me. 

Siamo ancora nella mentalità religiosa dell’Antico Testamento. Vige ancora la legge dell’occhio per occhio e del dente per dente. 

Gerusalemme chiede che i suoi nemici gustino la devastazione perché imparino a non gioire mai del male altrui. Il Vangelo va ben oltre questa legge. 

Il Salmo ci rivela fin dove più giungere la richiesta di giustizia da parte di un cuore. Fino a chiedere che i figli dei nemici siamo sbattuti su una pietra.  


Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre, perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!». 

Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. 

Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di Gerusalemme, dicevano: «Spogliatela, spogliatela fino alle sue fondamenta!». Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra (Sal 137 (136) 1-9).  


Nel Vangelo ci viene rivelato che Gesù non chiede vendetta, né domanda giustizia. Chiede al Padre che perdoni loro, perché non sanno ciò che fanno. 

Perché si passi dalla richiesta di giustizia, vendetta l’uomo deve modificare il suo cuore. Dal cuore di pietra deve giungere al cuore di carne. 

Ma questo cuore solo lo Spirito Santo lo potrà creare in noi. Ma lo Spirito Santo solo Gesù lo potrà versare dalla croce e la Chiesa dal suo corpo. 

La Chiesa, vero corpo di Cristo, prende lo Spirito di Cristo, lo fa divenire Spirito del suo corpo, lo versa dal suo cuore e l’uomo potrà ricevere il cuore di carne. 

Senza il cuore di carne, sempre si penserà e si desidererà con il cuore di pietra. 

Si domanderà al Signore vendetta, giustizia, male per i nemici. 

È questa la straordinaria superiorità del Nuovo Testamento in relazione all’Antico. Dal cuore di pietra si passa al cuore di carne. 

Dalla richiesta di vendetta alla preghiera di perdono. Dalla domanda a Dio che i piccoli siano sfracellati all’intercessione per la pietà e la misericordia. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 8 maggio 2024

A Dio Gerusalemme grida il suo dolore. Senti come gemo, e nessuno mi consola. Non ci sono consolatori umani, perché solo Dio è il Consolatore.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


21Senti come gemo, e nessuno mi consola. Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sventura, hanno gioito, perché tu l’hai fatto. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me! 

A Dio Gerusalemme grida il suo dolore. Senti come gemo, e nessuno mi consola. Non ci sono consolatori umani, perché solo Dio è il Consolatore. 

Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sventura, hanno gioito, perché tu l’hai fatto. Nessuno dovrà mai gioire della sventura dell’altro. 

Il male è sempre male, il dolore è sempre dolore e si deve chiedere al Signore pietà, compassione, misericordia. Abramo non chiese la distruzione di Sodoma. 


Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci» (Gen 18,22-32).  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


domenica 21 aprile 2024

Non c’è vita per chi lascia il Dio della vita, per chi a Lui si ribella, per chi rifiuta di camminare nella sua Parola.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, dentro di me è sconvolto il mio cuore, poiché sono stata veramente ribelle. Di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c’è la morte. 

Ora Gerusalemme si rivolge direttamente al suo Dio. A Lui vuole manifestare la sua angoscia. Essa sa che Dio ha sempre pietà e può risollevare dalla caduta. 

Guarda, Signore, quanto sono in angoscia. Le mie viscere si agitano, dentro di me è sconvolto il mio cuore. Non c’è vita in Gerusalemme. 

Perché non c’è vita? Perché essa è stata ribelle al Dio della vita. Essa confessa la sua colpa: Sono stata veramente ribelle. È l’inizio della conversione. 

Ecco la triste condizione della città di Dio: di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c’è la morte. La vita ha abbandonato Gerusalemme. Perché? 

Perché essa ha abbandonato il Dio della vita. Non c’è vita per chi lascia il Dio della vita, per chi a Lui si ribella, per chi rifiuta di camminare nella sua Parola. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 24 marzo 2024

È verità. Ogni aiuto viene dal Signore. Chi è nel Signore consola e dona ogni aiuto. Chi non è nel Signore, mai potrà aiutare secondo verità e giustizia.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


19Ho chiamato i miei amanti, ma mi hanno tradita; i miei sacerdoti e i miei anziani sono spirati in città, mentre cercavano cibo per sostenersi in vita. 

Gerusalemme confessa ai popoli e alle nazioni che solo del Signore ci si deve fidare. Degli altri, nessuno mai verrà in aiuto. Sono vanità. 

La città ha chiamato i suoi amanti, ma essi l’hanno tradita. Può un idolo aiutare? Esso è il nulla. È la non esistenza. È la vanità pura. È il vuoto assoluto. 

Possono i suoi sacerdoti aiutare? Neanche loro aiutano. Essi aiutano se Dio è in essi e agisce per mezzo di essi. Da soli anche loro sono nullità e vanità. 

Possono aiutare gli anziani? Neanche loro lo possono. Chi è senza Dio mai potrà recare un qualche conforto a chi è nella desolazione. 

Sacerdoti e anziani ora sono tutti intenti ad aiutare se stessi. Essi stessi stanno morendo, spirano mentre sono alla ricerca di un pezzo di pane.  

È verità. Ogni aiuto viene dal Signore. Chi è nel Signore consola e dona ogni aiuto. Chi non è nel Signore, mai potrà aiutare secondo verità e giustizia. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 14 febbraio 2024

La via della salvezza è la giustizia. La giustizia vuole che si eviti il male e che si faccia il bene. Obbliga a vivere di obbedienza alla volontà di Dio.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


La via della salvezza è la giustizia. La giustizia vuole che si eviti il male e che si faccia il bene. Obbliga a vivere di obbedienza alla volontà di Dio. 

Questa verità è proclamata dal profeta Geremia. Se Dio non può avere compassione per Gerusalemme, potrà averla per altre città? 

Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor, re di Babilonia. Il profeta Geremia l’annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: «Dall’anno tredicesimo del regno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi con premura e insistenza, ma voi non avete ascoltato. Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare quando vi diceva: “Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvagie; allora potrete abitare nella terra che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. Ma voi non mi avete ascoltato – oracolo del Signore – e mi avete provocato con l’opera delle vostre mani per vostra disgrazia”.  

Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione – oracolo del Signore – e Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo – oracolo del Signore –, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunciato a suo riguardo, tutto quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro tutte le nazioni. Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni e le opere delle loro mani». 

Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro». 

Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai re e ai capi, per abbandonarli alla distruzione, all’orrore, allo scherno e alla maledizione, come avviene ancora oggi; anche al faraone, re d’Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo, alla gente d’ogni razza e a tutti i re del paese di Us, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Àscalon, a Gaza, a Ekron e ai superstiti di Asdod, a Edom, a Moab e ad Ammon, a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidone e ai re dell’isola che è al di là del mare, a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono le tempie, a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell’Elam e a tutti i re della Media, a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. 

«Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano la coppa da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Berrete per forza! Ecco, io comincio a castigare la città che porta il mio nome, e voi pretendete di rimanere impuniti? No, non resterete impuniti, perché io farò venire la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.  

Profetizzerai tutte queste cose e dirai loro: 

Il Signore ruggisce dall’alto, dalla sua santa dimora fa udire la sua voce; alza il suo ruggito contro la prateria, manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve, contro tutti gli abitanti della terra. Il rumore giunge fino all’estremità della terra, perché il Signore fa un processo alle nazioni; chiama in giudizio ogni uomo, condanna a morte gli empi.  Oracolo del Signore. 

Dice il Signore degli eserciti: Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, si alza un grande turbine dall’estremità della terra». 

In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un’estremità all’altra della terra; non saranno rimpianti né raccolti né sepolti, ma diverranno come letame sul suolo. 

Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono giunti i giorni del vostro macello; stramazzerete come vaso prezioso. Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. Voci e grida dei pastori, urla delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo; sono devastati i prati tranquilli a causa dell’ardente ira del Signore. Il leone abbandona la sua tana, la loro terra è diventata una desolazione, a causa della spada devastatrice e della sua ira ardente (Ger 25,1-38).  

Gerusalemme è esempio di giustizia per tutti i popoli. Ognuno è obbligato a riflettere. Dio non fa sconti a nessuno. Il peccato divorerà chi lo commette. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 6 gennaio 2024

Mai al Signore si deve attribuire qualcosa di ingiusto. Lui è la somma, divina, eterna giustizia. Il male è frutto solo del peccato, della trasgressione.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


18«Giusto è il Signore, poiché mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate, vi prego, popoli tutti, e osservate il mio dolore!  Le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù. 

È verità eterna e immutabile. Il nostro Dio agisce sempre con giustizia. Mai lo si potrà accusare di opere inique e ingiuste. Sempre giudica secondo giustizia. 

Gerusalemme confessa che il Signore è giusto. Nulla ha fatto di ingiusto contro si essa. È stata essa a ribellarsi alla parola del Signore. 

Gerusalemme sapeva che la vita era nella Parola del Signore. Sapeva che fuori della Parola di Dio vi era solo morte. Ha scelto la morte.  

La devastazione che si è abbattuta su di essa è stata non per volontà del Signore e per sua opera, ma solo perché essa ha scelto la disobbedienza. 

Mai al Signore si deve attribuire qualcosa di ingiusto. Lui è la somma, divina, eterna giustizia. Il male è frutto solo del peccato, della trasgressione.  

Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto (Ne 9, 8). "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo (Tb 3, 2). Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei giusto, Signore! (Est 4, 17n). Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? (Gb 35, 7). Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio (Sal 50, 6). Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto (Sal 70, 16). Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome (Sal 118, 132). Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi (Sal 118, 137). Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi (Dn 3, 27). Allora udii l'angelo delle acque che diceva: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato (Ap 16, 5).  

Allora i capi di Israele e il re si umiliarono e dissero: "Giusto è il Signore!" (2Cr 12, 6). Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto (Sal 10, 7). Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso (Sal 115, 5). Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere (Sal 144, 17). Eppure il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui! (Is 30, 18). "Giusto è il Signore, poiché mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate, vi prego, popoli tutti, e osservate il mio dolore! Le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù (Lam 1, 18). Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme. Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati (Dn 3, 28).  

Dio è autore solo del bene più grande. Lui è misericordia eterna, compassione infinita, carità divina, amore che mai viene meno, pietà senza fine. 

Sempre si deve riconoscere che il Signore è giusto e che è il peccato dell’uomo che provoca i disastri sulla nostra terra. Dio è operatore di solo bene.  

Ora Gerusalemme invita tutti i popoli perché ascoltino e osservino il suo dolore. 

Le sue vergini e i suoi giovani sono andati in schiavitù. 

Perché tutti i popoli devono osservare il dolore di Gerusalemme? Perché imparino anche loro dove conduce l’ingiustizia, il peccato, la trasgressione. 

Se Dio non ha potuto salvare la sua città, se ha dovuto abbandonarla alla sua devastazione, ci potrà essere una sola città sulla terra che potrà salvarsi? 

Se i figli e le vergini di Gerusalemme sono stati trascinati in schiavitù, vi potrà essere un solo giovane sulla terra che potrà sfuggire alla schiavitù? 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 7 dicembre 2023

Quando si supera il limite del male, del peccato, della cattiveria, della malvagità, dell’idolatria, si giunge anche a peccare contro lo Spirito Santo.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro. 

Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato» (Mt 12,31-37). 

Sempre si deve porre ogni attenzione perché non si cada in questo peccato imperdonabile. Da vivi siamo già nell’inferno. Siamo dannati prima di morire.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 28 ottobre 2023

Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi? Cose spaventose e orribili avvengono nella terra: i profeti profetizzano menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. Che cosa farete quando verrà la fine? (Ger 5,20-31).

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi? Cose spaventose e orribili avvengono nella terra: i profeti profetizzano menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. Che cosa farete quando verrà la fine? (Ger 5,20-31).  

Il profeta Isaia afferma che il popolo di Dio si tira addosso il castigo con corde da buoi e il peccato con funi da carro, tanto esso è pesante, grande, enorme. 

Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti: «Certo, molti palazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti». Poiché dieci iugeri di vigna produrranno solo un bat e un homer di seme produrrà un’efa. 

Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li infiamma. Ci sono cetre e arpe, tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti; ma non badano all’azione del Signore, non vedono l’opera delle sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti. I suoi grandi periranno di fame, il suo popolo sarà arso dalla sete. Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci, spalancano senza misura la loro bocca. Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo, il tripudio e la gioia della città. L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato, gli occhi dei superbi si abbasseranno. Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia. Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati, sulle rovine brucheranno i grassi capretti. 

Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori e il peccato con funi da carro, che dicono: «Faccia presto, acceleri pure l’opera sua, perché la vediamo; si facciano più vicini e si compiano i progetti del Santo d’Israele, perché li conosciamo» (Is 5,9-19). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

giovedì 5 ottobre 2023

Gerusalemme ha ampiamente superato i limiti del male. Lo attesta il Signore per mezzo del profeta Geremia. Anche il male ha un limite invalicabile.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


Gerusalemme ha ampiamente superato i limiti del male. Lo attesta il Signore per mezzo del profeta Geremia. Anche il male ha un limite invalicabile. 

Annunciatelo nella casa di Giacobbe, fatelo udire in Giuda e dite: «Ascolta, popolo stolto e privo di senno, che ha occhi ma non vede, ha orecchi ma non ode. Non mi temerete?  Oracolo del Signore. Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare, limite perenne che non varcherà? Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano ma non l’oltrepassano».  

Questo popolo ha un cuore indocile e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno, e non dicono in cuor loro:  «Temiamo il Signore, nostro Dio, che dona la pioggia autunnale e quella primaverile a suo tempo, che custodisce per noi le settimane fissate per la messe». 

Le vostre iniquità hanno sconvolto quest’ordine e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere; poiché tra il mio popolo si trovano malvagi, che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini. Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni; perciò diventano grandi e ricchi. Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la causa, non si curano della causa dell’orfano, non difendono i diritti dei poveri. Non dovrei forse punirli?  Oracolo del Signore. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 31 agosto 2023

Quando si cade nell’idolatria, il cuore è avvolto da oscurità e tenebre. Non vede più il bene. Si consegna tutto al male. Si va ben oltre il limite del peccato.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


17 Sion protende le mani, nessuno la consola. Contro Giacobbe il Signore ha mandato da tutte le parti i suoi nemici. Gerusalemme è divenuta  per loro un abominio. 

Ancora il profeta mostra, anzi rivela il dolore di Gerusalemme. Il profeta non vede solo il dolore visibile, vede anche quello invisibile, del cuore. 

Sion protende le mani, nessuno la consola. Non ci sono persone che possano consolare chi è senza Dio, chi ha ripudiato il suo Sposo, il suo Signore. 

Contro Giacobbe il Signore ha mandato da tutte le parti i suoi nemici. Giacobbe è il suo popolo, invaso da potenti popoli senza timore del Signore. 

Gerusalemme è divenuta per loro un abominio, una città immonda, da distruggere, radere al suolo, da votare allo sterminio.  

Quando si abbandona il Signore non ci sono consolatori umani, mai se ne potranno trovare. L’unico e solo Consolatore è il Signore. 

Se Lui consola, siamo consolati. Se Lui non consola, perché non può consolare, nessuno potrà recare una qualche consolazione al nostro cuore. 

Il nostro Dio è insostituibile. Se vi fosse una cosa sola al mondo, o una sola persona che potesse sostituirlo, Lui sarebbe inutile, ininfluente. 

È verità che mai dovrà essere dimenticata. Tutte le cose del mondo mai potranno sostituire il nostro Dio. Senza di Lui non c’è vera vita. 

Quando una cosa è dichiarata abominio, essa va distrutta, ridotta in polvere, in cenere. È un abominio. Il peccato ha reso Gerusalemme un abominio. 

Essendo abominio mai potrà esistere. Dovrà essere distrutta, cancellata, ridotta in polvere. Solo potrà essere ricostruita. L’idolatria è veramente abominevole. 

Priva di Dio della sua gloria, del suo nome, della sua magnificenza per conferire queste cose a chi neanche esiste. Gli idoli sono la non esistenza. 

Quando si cade nell’idolatria, il cuore è avvolto da oscurità e tenebre. Non vede più il bene. Si consegna tutto al male. Si va ben oltre il limite del peccato. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

martedì 8 agosto 2023

Se non si educa un uomo a temere il Signore, ogni altra educazione è falsa, menzognera, ingannevole, illusoria, vana.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Il Libro dei Proverbi inizia l’educazione dell’uomo, insegnando nei suoi primi capitoli come un padre deve educare il figlio nel timore del Signore. 

Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d’Israele, per conoscere la sapienza e l’istruzione, per capire i detti intelligenti, per acquistare una saggia educazione, equità, giustizia e rettitudine, per rendere accorti gli inesperti e dare ai giovani conoscenza e riflessione.  

Il saggio ascolti e accrescerà il sapere, e chi è avveduto acquisterà destrezza, per comprendere proverbi e allegorie, le massime dei saggi e i loro enigmi. Il timore del Signore è principio della scienza; gli stolti disprezzano la sapienza e l’istruzione.  

Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre, perché saranno corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo. 

Figlio mio, se i malvagi ti vogliono sedurre, tu non acconsentire! Se ti dicono: «Vieni con noi, complottiamo per spargere sangue, insidiamo senza motivo l’innocente, inghiottiamoli vivi come fa il regno dei morti, interi, come coloro che scendono nella fossa; troveremo ogni specie di beni preziosi, riempiremo di bottino le nostre case, tu tirerai a sorte la tua parte insieme con noi, una sola borsa avremo in comune», figlio mio, non andare per la loro strada, tieniti lontano dai loro sentieri!  

I loro passi infatti corrono verso il male e si affrettano a spargere sangue. Invano si tende la rete sotto gli occhi di ogni sorta di uccelli. Ma costoro complottano contro il proprio sangue, pongono agguati contro se stessi. Tale è la fine di chi è avido di guadagno; la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.  

La sapienza grida per le strade, nelle piazze fa udire la voce; nei clamori della città essa chiama, pronuncia i suoi detti alle porte della città: «Fino a quando, o inesperti, amerete l’inesperienza e gli spavaldi si compiaceranno delle loro spavalderie e gli stolti avranno in odio la scienza? Tornate alle mie esortazioni: ecco, io effonderò il mio spirito su di voi e vi manifesterò le mie parole. Perché vi ho chiamati ma avete rifiutato, ho steso la mano e nessuno se ne è accorto. Avete trascurato ogni mio consiglio e i miei rimproveri non li avete accolti; anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura, quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano, quando vi colpiranno angoscia e tribolazione. Allora mi invocheranno, ma io non risponderò, mi cercheranno, ma non mi troveranno. Perché hanno odiato la sapienza e non hanno preferito il timore del Signore, non hanno accettato il mio consiglio e hanno disprezzato ogni mio rimprovero; mangeranno perciò il frutto della loro condotta e si sazieranno delle loro trame. Sì, lo smarrimento degli inesperti li ucciderà e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire; ma chi ascolta me vivrà in pace e sarà sicuro senza temere alcun male» (Pr 1,1-33).  

Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, se appunto invocherai l’intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza, se la ricercherai come l’argento e per averla scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza. Egli riserva ai giusti il successo, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine, vegliando sui sentieri della giustizia e proteggendo le vie dei suoi fedeli. Allora comprenderai l’equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene, perché la sapienza entrerà nel tuo cuore e la scienza delizierà il tuo animo. 

La riflessione ti custodirà e la prudenza veglierà su di te, per salvarti dalla via del male, dall’uomo che parla di propositi perversi, da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre, che godono nel fare il male e gioiscono dei loro propositi perversi, i cui sentieri sono tortuosi e le cui strade sono distorte; per salvarti dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti, che abbandona il compagno della sua giovinezza e dimentica l’alleanza con il suo Dio. La sua casa conduce verso la morte e  verso il regno delle ombre i suoi sentieri. Quanti vanno da lei non fanno ritorno, non raggiungono i sentieri della vita.  

In tal modo tu camminerai sulla strada dei buoni e rimarrai nei sentieri dei giusti, perché gli uomini retti abiteranno nel paese e gli integri vi resteranno, i malvagi invece saranno sterminati dalla terra e i perfidi ne saranno sradicati (Pr 2,1-22).  

Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento e il tuo cuore custodisca i miei precetti, perché lunghi giorni e anni di vita e tanta pace ti apporteranno. Bontà e fedeltà non ti abbandonino: légale attorno al tuo collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore, e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini. Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non affidarti alla tua intelligenza; riconoscilo in tutti i tuoi passi  ed egli appianerà i tuoi sentieri. Non crederti saggio ai tuoi occhi, temi il Signore e sta’ lontano dal male: sarà tutta salute per il tuo corpo e refrigerio per le tue ossa. Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti; i tuoi granai si riempiranno oltre misura e i tuoi tini traboccheranno di mosto.  

Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non aver a noia la sua correzione, perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza, l’uomo che ottiene il discernimento: è una rendita che vale più dell’argento e un provento superiore a quello dell’oro. La sapienza è più preziosa di ogni perla e quanto puoi desiderare non l’eguaglia. Lunghi giorni sono nella sua destra e nella sua sinistra ricchezza e onore; le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere. È un albero di vita per chi l’afferra, e chi ad essa si stringe è beato. Il Signore ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza; con la sua scienza si aprirono gli abissi e le nubi stillano rugiada. 

Figlio mio, custodisci il consiglio e la riflessione né mai si allontanino dai tuoi occhi: saranno vita per te e ornamento per il tuo collo. Allora camminerai sicuro per la tua strada e il tuo piede non inciamperà. Quando ti coricherai, non avrai paura; ti coricherai e il tuo sonno sarà dolce. Non temerai per uno spavento improvviso, né per la rovina degli empi quando essa verrà, perché il Signore sarà la tua sicurezza e preserverà il tuo piede dal laccio. Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. Non dire al tuo prossimo: «Va’, ripassa, te lo darò domani», se tu possiedi ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo, mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l’uomo violento  e non irritarti per tutti i suoi successi, perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti. La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la sua benevolenza. I saggi erediteranno onore, gli stolti invece riceveranno disprezzo (Pr 3,1-35).  

Ascoltate, o figli, l’istruzione di un padre e fate attenzione a sviluppare l’intelligenza, poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. Anch’io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre. Egli mi istruiva e mi diceva: «Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai. Acquista la sapienza, acquista l’intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai. Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te. 

Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi, acquista l’intelligenza. Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l’abbraccerai. Una corona graziosa porrà sul tuo capo, un diadema splendido ti elargirà». 

Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole e si moltiplicheranno gli anni della tua vita. Ti indico la via della sapienza, ti guido per i sentieri della rettitudine. Quando camminerai non saranno intralciati i tuoi passi, e se correrai, non inciamperai. Attieniti alla disciplina, non lasciarla, custodiscila, perché essa è la tua vita. Non entrare nella strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi. Evita quella strada, non passarvi, sta’ lontano e passa oltre. Essi non dormono, se non fanno del male, non si lasciano prendere dal sonno; se non fanno cadere qualcuno; mangiano il pane dell’empietà e bevono il vino della violenza. La strada dei giusti è come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come l’oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere. 

Figlio mio, fa’ attenzione alle mie parole, porgi l’orecchio ai miei detti; non perderli di vista, custodiscili dentro il tuo cuore, perché essi sono vita per chi li trova e guarigione per tutto il suo corpo. Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita. Tieni lontano da te la bocca bugiarda e allontana da te le labbra perverse. I tuoi occhi guardino sempre in avanti e le tue pupille mirino diritto davanti a te. Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano sicure. Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano dal male il tuo piede (Pr 4,1-27).  

Figlio mio, fa’ attenzione alla mia sapienza e porgi l’orecchio alla mia intelligenza, perché tu possa conservare le mie riflessioni e le tue labbra custodiscano la scienza. Veramente le labbra di una straniera stillano miele, e più viscida dell’olio è la sua bocca; ma alla fine ella è amara come assenzio, pungente come spada a doppio taglio. I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono al regno dei morti, perché ella non bada alla via della vita, i suoi sentieri si smarriscono e non se ne rende conto. 

Ora, figli, ascoltatemi e non allontanatevi dalle parole della mia bocca. Tieni lontano da lei il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa, per non mettere in balìa di altri il tuo onore e i tuoi anni alla mercé di un uomo crudele, perché non si sazino dei tuoi beni gli estranei, e le tue fatiche non finiscano in casa di uno sconosciuto e tu non debba gemere alla fine, quando deperiranno il tuo corpo e la tua carne, e tu debba dire: «Perché mai ho odiato l’istruzione e il mio cuore ha disprezzato la correzione? 

Non ho ascoltato la voce dei miei maestri, non ho prestato orecchio a chi m’istruiva. Per poco non mi sono trovato nel colmo dei mali in mezzo alla folla e all’assemblea». 

Bevi l’acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo, perché non si effondano al di fuori le tue sorgenti e nelle piazze i tuoi ruscelli, ed essi siano per te solo e non per degli estranei che sono con te. Sia benedetta la tua sorgente, e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza: cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, sii sempre invaghito del suo amore!  

Perché, figlio mio, perderti per la straniera e stringerti al petto di una sconosciuta? Poiché sono davanti agli occhi del Signore le vie dell’uomo, egli bada a tutti i suoi sentieri. L’empio è preda delle sue iniquità, è tenuto stretto dalle funi del suo peccato. Egli morirà per mancanza d’istruzione, si perderà per la sua grande stoltezza (Pr 5,1-23).  

Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, se ti sei legato con ciò che hai detto e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca, figlio mio, fa’ così per liberartene: poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo, va’, gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo; non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre, così potrai liberartene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore. 

Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo né sorvegliante né padrone, eppure d’estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo. Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno? Un po’ dormi, un po’ sonnecchi, un po’ incroci le braccia per riposare, e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone. 

Il perverso, uomo iniquo, cammina pronunciando parole tortuose, ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita. Nel suo cuore il malvagio trama cose perverse, in ogni tempo suscita liti. Per questo improvvisa verrà la sua rovina, ed egli, in un attimo, crollerà senza rimedio. Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male,  falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli. 

Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno, perché il comando è una lampada e l’insegnamento una luce e un sentiero di vita l’istruzione che ti ammonisce: ti proteggeranno dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi, poiché, se la prostituta cerca il pane, la donna sposata ambisce una vita preziosa. Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi i vestiti, o camminare sulle braci senza scottarsi i piedi? 

Così chi si accosta alla donna altrui: chi la tocca non resterà impunito. Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l’appetito quando ha fame; eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte e consegnare tutti i beni della sua casa. Chi commette adulterio è un insensato, agendo in tal modo rovina se stesso. Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata, poiché la gelosia accende l’ira del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta. Egli non accetterà compenso alcuno, rifiuterà ogni dono, anche se grande (Pr 6,1-35).  

Figlio mio, custodisci le mie parole e fa’ tesoro dei miei precetti. Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi. Légali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore. Di’ alla sapienza: «Tu sei mia sorella», e chiama amica l’intelligenza, perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti.  

Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando dietro le inferriate, ecco, io vidi dei giovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente dissennato. Passava per la piazza, rasente all’angolo, e s’incamminava verso la casa di lei, all’imbrunire, al declinare del giorno, all’apparire della notte e del buio.  

Ed ecco, gli si fa incontro una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo. Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua. Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato. Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice: «Dovevo offrire sacrifici di comunione: oggi ho sciolto i miei voti; per questo sono uscita incontro a te desiderosa di vederti, e ti ho trovato. Ho messo coperte soffici sul mio letto, lenzuola ricamate di lino d’Egitto; ho profumato il mio giaciglio di mirra, di àloe e di cinnamòmo. Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri, poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio, ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio».  

Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti; egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio, finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e non sa che la sua vita è in pericolo. 

Ora, figli, ascoltatemi e fate attenzione alle parole della mia bocca. Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non vagare per i suoi sentieri, perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime. Strada del regno dei morti è la sua casa, che scende nelle dimore della morte (Pr 7,1-27).  

Questa educazione è mandata a Gerusalemme. Essa ha educati i suoi figli all’idolatria e all’immoralità. Li ha educati per la morte e non per la vita. 

È questa la vera educazione: insegnare ad un uomo come si teme il Signore. Il resto non è educazione. Mai potrà dirsi educazione. Manca la verità primaria. 

Se non si educa un uomo a temere il Signore, ogni altra educazione è falsa, menzognera, ingannevole, illusoria, vana. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI