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mercoledì 20 agosto 2025

Il Signore ha rigettato il suo altare, ha aborrito il suo santuario; ha consegnato le mura dei suoi palazzi in mano ai nemici. Essi alzarono grida nel tempio del Signore come in un giorno di festa.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


7Il Signore ha rigettato il suo altare, ha aborrito il suo santuario; ha consegnato le mura dei suoi palazzi in mano ai nemici. Essi alzarono grida nel tempio del Signore come in un giorno di festa.  

Il profeta continua con la descrizione della devastazione e distruzione della città santa. Nulla in essa è rimasto al suo posto. Tutto è stato abbattuto. 

In verità la distruzione del tempio era già stata profetizzata dal Signore lo stesso giorno della sua consacrazione. Il tempio è per il popolo. Il popolo non esiste. 

A che serve un tempio ad un popolo che ha rinnegato il suo Dio? Solo come illusione, inganno. Si distrugge il tempio, si toglie ogni inganno. 

Quando Salomone ebbe terminato di costruire il tempio del Signore, la reggia e quanto aveva voluto attuare, il Signore apparve per la seconda volta a Salomone, come gli era apparso a Gàbaon. Il Signore gli disse: «Ho ascoltato la tua preghiera e la tua supplica che mi hai rivolto; ho consacrato questa casa, che tu hai costruito per porre in essa il mio nome per sempre. I miei occhi e il mio cuore saranno là tutti i giorni. Quanto a te, se camminerai davanti a me come camminò Davide, tuo padre, con cuore integro e con rettitudine, facendo quanto ti ho comandato, e osserverai le mie leggi e le mie norme, io stabilirò il trono del tuo regno su Israele per sempre, come ho promesso a Davide, tuo padre, dicendo: “Non ti sarà tolto un discendente dal trono d’Israele”. Ma se voi e i vostri figli vi ritirerete dal seguirmi, se non osserverete i miei comandi e le mie leggi che io vi ho proposto, se andrete a servire altri dèi e a prostrarvi davanti ad essi, allora eliminerò Israele dalla terra che ho dato loro, rigetterò da me il tempio che ho consacrato al mio nome; Israele diventerà la favola e lo zimbello di tutti i popoli. Questo tempio sarà una rovina; chiunque vi passerà accanto resterà sbigottito, fischierà di scherno e si domanderà: “Perché il Signore ha agito così con questa terra e con questo tempio?”. Si risponderà: “Perché hanno abbandonato il Signore, loro Dio, che aveva fatto uscire i loro padri dalla terra d’Egitto, e si sono legati a dèi stranieri, prostrandosi davanti a loro e servendoli. Per questo il Signore ha fatto venire su di loro tutta questa sciagura”» (1Re 9,1-9).  

Così disse il Signore a Geremia: «Va’ a comprarti una brocca di terracotta; prendi con te alcuni anziani del popolo e alcuni sacerdoti, ed esci nella valle di Ben-Innòm, che è all’ingresso della porta dei Cocci. Là proclamerai le parole che io ti dirò. Riferirai: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e abitanti di Gerusalemme. Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ecco, io manderò su questo luogo una sventura tale che risuonerà negli orecchi di chiunque l’udrà, poiché hanno abbandonato me e hanno reso straniero questo luogo per sacrificarvi ad altri dèi, che né essi né i loro padri né i re di Giuda conoscevano. Essi hanno riempito questo luogo di sangue innocente; hanno costruito le alture di Baal per bruciare nel fuoco i loro figli come olocausti a Baal, cosa che io non avevo comandato, di cui non avevo mai parlato, che non avevo mai pensato. 

Perciò, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali questo luogo non si chiamerà più Tofet e valle di Ben-Innòm, ma valle della Strage. In questo luogo farò fallire i piani di Giuda e di Gerusalemme. Li farò cadere di spada davanti ai loro nemici e nelle mani di coloro che vogliono la loro vita, e darò i loro cadaveri in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra. Ridurrò questa città a una desolazione e a oggetto di scherno; quanti le passeranno vicino resteranno sbigottiti e fischieranno di scherno davanti a tutte le sue ferite. Farò loro mangiare la carne dei propri figli e la carne delle proprie figlie; si divoreranno tra loro per l’assedio e per l’angoscia che incuteranno loro i nemici e quanti vogliono la loro vita. 

Tu, poi, spezzerai la brocca sotto gli occhi degli uomini che saranno venuti con te e riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Spezzerò questo popolo e questa città, così come si spezza un vaso di terracotta, che non si può più aggiustare. Allora si seppellirà persino in Tofet, perché non ci sarà più spazio per seppellire. Così farò – oracolo del Signore – riguardo a questo luogo e ai suoi abitanti, rendendo questa città come Tofet. Le case di Gerusalemme e le case dei re di Giuda saranno impure come il luogo del Tofet: tutte le case, sulle cui terrazze essi bruciavano incenso a tutto l’esercito del cielo e facevano libagioni ad altri dèi». 

Quando Geremia tornò dal Tofet dove il Signore lo aveva mandato a profetizzare, si fermò nell’atrio del tempio del Signore e disse a tutto il popolo: «Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ecco, io manderò su questa città e su tutte le sue borgate tutto il male che le ho preannunciato, perché essi si sono intestarditi, rifiutandosi di ascoltare le mie parole» (Ger 19,1-15). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


sabato 19 aprile 2025

Si distrugge ciò che è vecchio, perché il nuovo deve sorgere. Questo è avvenuto con Cristo Gesù. La croce è il sommo del peccato dell’uomo.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


6Ha devastato come un giardino la sua dimora, ha distrutto il luogo della riunione. Il Signore ha fatto dimenticare in Sion la festa e il sabato, ha rigettato nel furore della sua ira re e sacerdoti. 

Da Gerusalemme scompaiono anche i segni visibili della sua sacralità. Anche il tempio del Signore è stato devastato e distrutto. Esso è impraticabile. 

Ha devastato come un giardino la sua dimora. ha distrutto il luogo della riunione. Il tempio, splendore di Gerusalemme, è in macerie. 

Il Signore ha fatto dimenticare in Sion la festa e il sabato, ha rigettato nel furore della sua ira re e sacerdoti. È come se anche la religione fosse stata distrutta. 

Tempio, sabati, feste, sacerdoti, re: sono segni della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Questi segni scompaiono, sono abbattuti. 

È giusto che ci chiediamo: perché tutti questi segni vengono abbattuti e devastati? Sono abbattuti perché essi sono il segno della religione deviata. 

Il peccato, le iniquità non devastano solo le cose della materia, ma anche quelle dello spirito, dell’anima, della vita, della religione. 

Si distrugge ciò che è vecchio, perché il nuovo deve sorgere. Questo è avvenuto con Cristo Gesù. La croce è il sommo del peccato dell’uomo. 

Qual è il frutto da essa prodotto? Muore l’antico popolo del Signore. Nasce il nuovo. Si abbandona il vecchio albero. Dal suo tronco nasce il nuovo. 

Ogni struttura, anche di fede, che si abbandona all’iniquità, dalla sua iniquità sarà distrutta. È legge universale. Il peccato nulla lascia intatto. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


domenica 16 febbraio 2025

L’uomo con il suo male può produrre la sua stessa morte eterna. Infatti è il suo male che produce e genera il suo inferno, dal quale mai più si viene fuori.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


5Il Signore è divenuto come un nemico, ha distrutto Israele; ha demolito tutti i suoi palazzi, ha abbattuto le sue fortezze, ha moltiplicato alla figlia di Giuda lamento e cordoglio. 

Tutta la potenza del male si è abbattuta contro Giuda e Gerusalemme. Dicendo che è stato il Signore a fare questo, si vuole indicare una grandezza infinita. 

Il Signore è divenuto come un nemico, ha distrutto Israele. Un uomo quanto male può fare? Ha un limite il male dell’uomo? Si può esso misurare? 

Gerusalemme è stata colpita da un male senza limite, un male che non si può misurare, un male che va ben oltre le possibilità di un uomo o molti uomini. 

Ha demolito tutti i suoi palazzi, ha abbattuto le sue fortezze, ha moltiplicato alla figlia di Giuda lamento e cordoglio. Veramente è un male oltre il male. 

Riflettiamo. Può un essere finito produrre un male infinito, un male eterno? 

Ebbene questa è la straordinaria potenza dell’uomo. 

Lui può produrre un male infinito, un male eterno, un male che attraversa tutta la storia, un male che devasta l’umanità per sempre. Tanto può l’uomo. 

L’uomo con il suo male può produrre la sua stessa morte eterna. Infatti è il suo male che produce e genera il suo inferno, dal quale mai più si viene fuori. 

Dovrebbero riflettere tutti coloro che giocano con il male. Noi giochiamo con il male. Il male non gioca con l’uomo. Esso azzanna e divora. 

Il male non si ferma in colui che lo commette. Esso entra come veleno potente nell’umanità, nella storia, in tutta la creazione e la devasta. 

Il male è stato capace anche di crocifiggere Dio, il Signore e il Creatore dell’uomo. Tanto grande è la potenza del male. E noi con esso giochiamo. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 5 gennaio 2025

Chi fa il male, dal suo male sarà distrutto, devastato, annientato. Non c’è salvezza. Il male è devastazione, morte, lutto, dolore. Esso uccide la speranza.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


4Ha teso il suo arco come un nemico, ha tenuto ferma la destra  come un avversario, ha ucciso quanto è delizia dell’occhio. Sulla tenda della figlia di Sion ha rovesciato la sua ira come fuoco. 

Il profeta è tutto preso dal dolore di Gerusalemme. Esso è un dolore cosmico. 

Va analizzato e presentato in ogni suo aspetto. Nulla va tralasciato. 

Ha teso il suo arco come un nemico. Ha tenuto ferma la destra come un avversario. Anziché essere per il suo popolo, era contro di esso. 

Ha ucciso quanto è delizia dell’occhio. Sulla tenda della figlia di Sion ha rovesciato la sua ira di fuoco. La delizia dell’occhio sono i giovani. 

I giovani sono il futuro, la speranza di un popolo. Se muoiono i giovani, muore la speranza. Muore il futuro. Muore il popolo. Muore Gerusalemme. 

Questa descrizione è vera profezia per ogni uomo. Se il peccato ha conquistato Gerusalemme, conquisterà ogni altra città, ogni altro popolo. 

Se le iniquità hanno mandato in rovina Gerusalemme e il popolo del Signore, vi potrà essere un solo popolo della terra che sarà immune dal suo male? 

Questo grido di dolore è rivelazione, profezia, oracolo del Signore. Ognuno è chiamato a porre ogni attenzione perché non faccia il male.

Chi fa il male, dal suo male sarà distrutto, devastato, annientato. Non c’è salvezza. Il male è devastazione, morte, lutto, dolore. Esso uccide la speranza. 

Ogni parola di queste “Lamentazioni” va assunta come vera profezia, vera luce, vera rivelazione. La descrizione del male serve a mostrare tutti i suoi frutti. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 20 ottobre 2024

La verità nascosta in questo lamento è sublime: quando l’uomo si abbandona alle iniquità, non vi è per lui alcuna speranza di vita. La morte è il suo salario.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


3Con ira ardente egli ha infranto tutta la potenza d’Israele. Ha ritratto la destra davanti al nemico; ha acceso in Giacobbe come una  fiamma di fuoco, che divora tutt’intorno. 

Quanto è stata grande l’iniquità del popolo del Signore? Tanto grande da  ridurlo in un piccolissimo resto, in un territorio desolato. 

Con ira ardente egli ha infranto tutta la potenza d’Israele. Gerusalemme e Giuda sono senza alcuna forza. Sono come pula in mezzo ad un uragano. 

Dio non ha ritratto la sua destra. Ha ritratto la destra davanti al nemico. Giuda lo ha tenuto lontano e Dio non ha potuto usarla. 

Ha acceso in Giacobbe come una fiamma di fuoco, che divora tutt’intorno. 

Esprime la gravità della devastazione, della rovina, della strage. 

Giuda si vede senza Dio, senza il suo sostegno, senza la sua forza. Anzi vede Dio che lotta contro il suo stesso popolo, contro le sue città. 

La verità nascosta in questo lamento è sublime: quando l’uomo si abbandona alle iniquità, non vi è per lui alcuna speranza di vita. La morte è il suo salario. 

Questa verità dovrebbe farci riflettere, pensare, meditare, prima di compiere il male. Con il male diveniamo i nemici della nostra vita. 

Questa verità ce la rivela il Libro di Tobia. Non è però un uomo, un profeta che dice questa verità. È l’Angelo Raffaele che la rivela. 


Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: «Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma pattuita». Gli disse Tobia: «Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. Egli mi ha condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto ancora posso dargli come compenso?». Tobi rispose: «Figlio, è giusto che egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportato». 

Fece dunque venire l’angelo e gli disse: «Prendi come tuo compenso la metà di tutti i beni che hai riportato e va’ in pace». Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo. È bene tenere nascosto il segreto del re, ma è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro. L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita. 0Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi. Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore». 

Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. Ma l’angelo disse loro: «Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. Quando voi mi vedevate mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio (Tb 12,1-22).  


Chi si ama, chi ama la sua vita, chi ama la vita dei suoi fratelli, deve stare lontano dal male. Il male operato ci rende nemici di noi stessi. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 7 settembre 2024

Ognuno è vittima della sua iniquità. Più grande è l’iniquità e più grandi sono i mali da essa generati.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


2Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe; ha abbattuto nella sua ira le fortezze della figlia di Giuda, ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. 

Quanto detto precedentemente vale anche per questo secondo lamento del profeta. In Israele non c’è più vita. Campagne e città sono state devastate. 

Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe. Non ha potuto intervenire e i nemici hanno manifestato tutta la loro crudeltà. 

Ha abbattuto nella sua ira le fortezze della figlia di Giuda. Ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. Non ha potuto evitare che accadesse. 

Queste espressioni manifestano tutto il disastro spirituale, morale, fisico in cui versa attualmente Gerusalemme. È come se il Signore fosse stato lui a infierire. 

Invece non è stato il Signore a infierire. Non potuto ha evitare che i nemici di Israele infierissero. Le iniquità del popolo tengono lontano il Signore. 

La Parola del Signore è molto chiara al riguardo. Ognuno è vittima della sua iniquità. Più grande è l’iniquità e più grandi sono i mali da essa generati. 


Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore. Le tue frecce mi hanno trafitto, la tua mano mi schiaccia. Per il tuo sdegno, nella mia carne non c’è nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato. Le mie colpe hanno superato il mio capo, sono un carico per me troppo pesante.  

Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. Sono tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno. Sono tutti infiammati i miei fianchi, nella mia carne non c’è più nulla di sano. Sfinito e avvilito all’estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore. 

Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto. Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano, non mi resta neppure la luce degli occhi. I miei amici e i miei compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza. Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita, quelli che cercano la mia rovina tramano insidie e tutto il giorno studiano inganni. 

Io come un sordo non ascolto e come un muto non apro la bocca; sono come un uomo che non sente e non vuole rispondere. Perché io attendo te, Signore; tu risponderai, Signore, mio Dio. Avevo detto: «Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!». 

Ecco, io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena. Ecco, io confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato. I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo: mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene. Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza (Sal 38 (37) 1-23).  

Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato:  

«Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. 

Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde; 1oppure come quando un uccello attraversa l’aria e non si trova alcun segno del suo volo: l’aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l’aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto.  

Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità». La speranza dell’empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta; come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell’ospite di un solo giorno. I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore  e di essi ha cura l’Altissimo. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalle mani del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo.  

Egli prenderà per armatura il suo zelo e userà come arma il creato per punire i nemici, indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio imparziale, prenderà come scudo la santità invincibile, affilerà la sua collera inesorabile come spada e l’universo combatterà con lui contro gli insensati. Partiranno ben dirette le saette dei lampi e dalle nubi, come da un arco ben teso, balzeranno al bersaglio; dalla sua fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Si metterà in fermento contro di loro l’acqua del mare e i fiumi li travolgeranno senza pietà. Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso e come un uragano li travolgerà. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti (Sap 5,1-23).  

Non fare il male, perché il male non ti prenda. Stai lontano dall’iniquità ed essa si allontanerà da te. Figlio, non seminare nei solchi dell’ingiustizia per non raccoglierne sette volte tanto. Non domandare al Signore il potere né al re un posto di onore. Non farti giusto davanti al Signore né saggio davanti al re. Non cercare di divenire giudice se ti manca la forza di estirpare l’ingiustizia, perché temeresti di fronte al potente e getteresti una macchia sulla tua retta condotta. 

Non fare soprusi contro l’assemblea della città e non degradarti in mezzo al popolo. Non ti impigliare due volte nel peccato, perché neppure di uno resterai impunito. Non dire: «Egli guarderà all’abbondanza dei miei doni, e quando farò l’offerta al Dio altissimo, egli l’accetterà». 0Non essere incostante nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina. Non deridere un uomo dall’animo amareggiato, perché c’è chi umilia e innalza. 

Non seminare menzogne contro tuo fratello e non fare qualcosa di simile all’amico. Non  ricorrere mai alla menzogna: è un’abitudine che non porta alcun bene. Non parlare troppo nell’assemblea degli anziani e non ripetere le parole della tua preghiera. Non disprezzare il lavoro faticoso, in particolare l’agricoltura che Dio ha istituito. Non unirti alla moltitudine dei peccatori, ricòrdati che la collera divina non tarderà. Umìliati profondamente, perché castigo dell’empio sono fuoco e vermi. 

Non cambiare un amico per interesse né un vero fratello per l’oro di Ofir. Non disdegnare una sposa saggia e buona, poiché la sua amabilità vale più dell’oro. Non maltrattare un servo che lavora fedelmente né l’operaio che si impegna totalmente. Ama il servo intelligente e non rifiutargli la libertà. Hai bestiame? Abbine cura; se ti è utile, resti in tuo possesso. Hai figli? Educali e fa’ loro piegare il collo fin dalla giovinezza. Hai figlie? Vigila sul loro corpo e non mostrare loro un volto troppo indulgente. Fa’ sposare tua figlia e avrai compiuto un grande affare, ma dàlla a un uomo assennato. Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla, ma se non le vuoi bene, non fidarti.  

Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? Con tutta l’anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. Temi il Signore e onora il sacerdote, dàgli la sua parte, come ti è stato comandato: primizie, sacrifici di riparazione, offerta delle spalle, vittima di santificazione e primizie delle cose sante. 

Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto. Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato (Sir 7,1-36).  

Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant'anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità (Nm 14, 34). Dice il Signore: "Dov'è il documento di ripudio di vostra madre, con cui l'ho scacciata? Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, per le vostre scelleratezze è stata scacciata vostra madre (Is 50, 1). Ma le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolta (Is 59, 2). Le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri, tutte insieme, dice il Signore. Costoro hanno bruciato incenso sui monti e sui colli mi hanno insultato; così io calcolerò la loro paga e la riverserò nel loro grembo (Is 65, 7). Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere (Ger 5, 25). Avete forse dimenticato le iniquità dei vostri padri, le iniquità dei re di Giuda, le iniquità dei vostri capi, le vostre iniquità e quelle delle vostre mogli, compiute nel paese di Giuda e per le strade di Gerusalemme? (Ger 44, 9). 

 Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. 

Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina (Ez 18, 30). Perciò dice il Signore: "Poiché voi avete fatto ricordare le vostre iniquità, rendendo manifeste le vostre trasgressioni e palesi i vostri peccati in tutto il vostro modo di agire, poiché ve ne vantate, voi resterete presi al laccio (Ez 21, 29). Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete: ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l'uno con l'altro (Ez 24, 23). Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze (Ez 36, 31). Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite (Ez 36, 33). "Soltanto voi ho eletto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità" (Am 3, 2).  

O non piuttosto per la tua grande malvagità e per le tue iniquità senza limite? (Gb 22, 5). Non mi hai acquistato con denaro la cannella, né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici. Ma tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità (Is 43, 24). Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, poiché io ti ho redento (Is 44, 22). Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora ti dovrai vergognare ed essere confusa, a causa di tutte le tue iniquità (Ger 22, 22). I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità per cambiare la tua sorte; ma ti han vaticinato lusinghe, vanità e illusioni (Lam 2, 14). Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità" (Dn 4, 24). 

 

Il più grande frutto che l’iniquità dell’uomo produce è la morte eterna. Non è Dio che condanna all’inferno. Siamo noi che abbiamo rinnegato Lui e il Paradiso. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 28 agosto 2024

Solo Dio è la vita dell’uomo. Se l’uomo pone una diga di peccato, è la morte. È il deserto, la devastazione, la distruzione, l’esilio, la schiavitù.


 

LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


1Come il Signore ha oscurato nella sua ira la figlia di Sion! Ha scagliato dal cielo in terra la gloria d’Israele. Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi nel giorno del suo furore. 

Dobbiamo subito puntualizzare che non è stato il Signore ad oscurare nella sua ira la figlia di Sion. Dio mai opera il male, né spirituale, né fisico.  

Neanche Lui è stato a scagliare dal cielo in terra la gloria d’Israele. Lui dona sempre gloria, mai la toglie. Lui innalza, mai abbassa. 

Anche l’ultima frase va chiarificata: Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi nel giorno del suo furore. Dio si è sempre ricordato.  

Il Signore si è sempre ricordato. Ha inviato numerosi profeti per avvisare il suo popolo che stava correndo verso un precipizio, un vero abisso di desolazione. 

Ma il suo popolo è stato sordo. Si è ostinato. Si è ribellato. Ha perseguitato i suoi profeti. Si è lasciato sedurre e ingannare dai falsi profeti. 

L’ostinazione, la ribellione, la continua volontà di disobbedienza hanno prodotto tutti questi mali a causa dei quali Gerusalemme è nel lutto e nel dolore. 

È il peccato che fa da diga al Signore. Il Signore è un fiume di vita. Il peccato gli fa da diga. Ferma l’acqua. La trattiene. La terra diventa un deserto. 

Il fiume sempre scorre. Non può però superare la diga del peccato dell’uomo. L’uomo abbatte questa diga e l’acqua nuovamente renderà feconda la terra. 

Come leggere questo lamento di Gerusalemme? Non in senso positivo, ma negativo. Il nostro peccato ha impedito che Dio potesse dare vita. 

Solo Dio è la vita dell’uomo. Se l’uomo pone una diga di peccato, è la morte. È il deserto, la devastazione, la distruzione, l’esilio, la schiavitù. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

mercoledì 17 luglio 2024

Quanto Gerusalemme sta vivendo è il frutto della sua ostinazione e ribellione. Ha scelto il peccato. Sta gustando i suoi frutti amari e velenosi.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


22Giunga davanti a te tutta la loro malvagità, trattali come hai trattato me per tutti i miei peccati. Sono molti i miei gemiti e il mio cuore si consuma». 

Gerusalemme insiste presso il Signore. Giunga davanti a te tutta la loro malvagità. Trattali come hai trattato me per tutti i miei peccati. 

Questa preghiera non si addice a nessun uomo. Anche se l’amarezza del cuore fa gridare questo desiderio, dobbiamo sempre lasciarci vincere dall’amore.  

Gerusalemme invece dovrebbe costituirsi vero profeta di annunzio della verità di Dio. Dovrebbe invitare i popoli alla conversione per non essere devastati. 

Dovrebbe imitare l’agire del Signore. Dio manda un suo profeta a Ninive, Giona, perché annunzi la distruzione della città in modo che si possa convertire. 

Se quando noi siamo nel male non ci rivestiamo di tutta la forza del ministero della profezia, noi viviamo vanamente e inutilmente il nostro dolore. 

Esso deve trasformarsi in amore, carità, misericordia, profezia che invita i popoli alla conversione, alla giustizia, al vero amore, alla compassione. 

Gerusalemme deve annunziarsi come vero modello per tutti gli altri popoli. Se essa, città di Dio è stata devastata, tutte le altre città saranno devastate. 

Questa verità Gesù la grida alle figlie di Gerusalemme mentre carico del pesante legno della croce si avvia verso il Golgota. 


Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori (Lc 23,27-32).  


Se Lui, il Giusto e il Santo, è sotto la croce, quale sarà la sorte di chi non è né giusto e né santo? Tutti dovrebbero iniziare un vero cammino di conversione. 

Gerusalemme non può chiudersi nel suo dolore. Non può pensare solo ai suoi gemiti, anche se sono molti e anche se il suo cuore si consuma. 

Anche se il cuore di Gerusalemme è di pietra e prega secondo questo cuore, una verità è evidente, chiara, limpida. Dio è sommamente giusto. 

Quanto Gerusalemme sta vivendo è il frutto della sua ostinazione e ribellione. Ha scelto il peccato. Sta gustando i suoi frutti amari e velenosi. 

Essa sta confessando al mondo intero che ogni peccato produce frutti di morte e che questi frutti vanno mangiati. Il peccato è morte, mai vita.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 30 giugno 2024

Giobbe ci rivela che sempre si deve avere pietà per chi è sfinito. Mai si deve inveire, né tantomeno gioire per chi è nella sventura. La pietà è un obbligo.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


Giobbe ci rivela che sempre si deve avere pietà per chi è sfinito. Mai si deve inveire, né tantomeno gioire per chi è nella sventura. La pietà è un obbligo. 

Anche lui manifesta la sua angoscia, il suo dolore al Signore e chiede pietà. Nulla è più necessario della pietà nel momento della grande sofferenza. 


Giobbe prese a dire: 

«Se ben si pesasse la mia angoscia e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura, certo sarebbe più pesante della sabbia del mare! Per questo le mie parole sono così avventate, perché le saette dell’Onnipotente mi stanno infitte, sicché il mio spirito ne beve il veleno e i terrori di Dio mi si schierano contro!  

Raglia forse l’asino selvatico con l’erba davanti o muggisce il bue sopra il suo foraggio? Si mangia forse un cibo insipido, senza sale? O che gusto c’è nel succo di malva? Ciò che io ricusavo di toccare ora è il mio cibo nauseante! 

Oh, mi accadesse quello che invoco e Dio mi concedesse quello che spero! Volesse Dio schiacciarmi, stendere la mano e sopprimermi! Questo sarebbe il mio conforto, e io gioirei, pur nell’angoscia senza pietà, perché non ho rinnegato i decreti del Santo. 

Qual è la mia forza, perché io possa aspettare, o qual è la mia fine, perché io debba pazientare? La mia forza è forse quella dei macigni? E la mia carne è forse di bronzo? Nulla c’è in me che mi sia di aiuto? Ogni successo mi è precluso?  

A chi è sfinito dal dolore è dovuto l’affetto degli amici, anche se ha abbandonato il timore di Dio. 

I miei fratelli sono incostanti come un torrente, come l’alveo dei torrenti che scompaiono: sono torbidi per il disgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, ma al tempo della siccità svaniscono e all’arsura scompaiono dai loro letti. 

Le carovane deviano dalle loro piste, avanzano nel deserto e vi si perdono; le carovane di Tema li cercano con lo sguardo, i viandanti di Saba sperano in essi: ma rimangono delusi d’aver sperato, giunti fin là, ne restano confusi. Così ora voi non valete niente: vedete una cosa che fa paura e vi spaventate. Vi ho detto forse: “Datemi qualcosa”, o “Con i vostri beni pagate il mio riscatto”, o “Liberatemi dalle mani di un nemico”, o “Salvatemi dalle mani dei violenti”? 

Istruitemi e allora io tacerò, fatemi capire in che cosa ho sbagliato. Che hanno di offensivo le mie sincere parole e che cosa dimostrano le vostre accuse? Voi pretendete di confutare le mie ragioni, e buttate al vento i detti di un disperato. Persino su un orfano gettereste la sorte e fareste affari a spese di un vostro amico. 

Ma ora degnatevi di volgervi verso di me: davanti a voi non mentirò. Su, ricredetevi: non siate ingiusti! Ricredetevi: io sono nel giusto! C’è forse iniquità sulla mia lingua o il mio palato non sa distinguere il male? (Gb 6,1-30). 


Invece i nemici di Gerusalemme gioiscono per la sua devastazione. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me. 

Siamo ancora nella mentalità religiosa dell’Antico Testamento. Vige ancora la legge dell’occhio per occhio e del dente per dente. 

Gerusalemme chiede che i suoi nemici gustino la devastazione perché imparino a non gioire mai del male altrui. Il Vangelo va ben oltre questa legge. 

Il Salmo ci rivela fin dove più giungere la richiesta di giustizia da parte di un cuore. Fino a chiedere che i figli dei nemici siamo sbattuti su una pietra.  


Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre, perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!». 

Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. 

Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di Gerusalemme, dicevano: «Spogliatela, spogliatela fino alle sue fondamenta!». Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra (Sal 137 (136) 1-9).  


Nel Vangelo ci viene rivelato che Gesù non chiede vendetta, né domanda giustizia. Chiede al Padre che perdoni loro, perché non sanno ciò che fanno. 

Perché si passi dalla richiesta di giustizia, vendetta l’uomo deve modificare il suo cuore. Dal cuore di pietra deve giungere al cuore di carne. 

Ma questo cuore solo lo Spirito Santo lo potrà creare in noi. Ma lo Spirito Santo solo Gesù lo potrà versare dalla croce e la Chiesa dal suo corpo. 

La Chiesa, vero corpo di Cristo, prende lo Spirito di Cristo, lo fa divenire Spirito del suo corpo, lo versa dal suo cuore e l’uomo potrà ricevere il cuore di carne. 

Senza il cuore di carne, sempre si penserà e si desidererà con il cuore di pietra. 

Si domanderà al Signore vendetta, giustizia, male per i nemici. 

È questa la straordinaria superiorità del Nuovo Testamento in relazione all’Antico. Dal cuore di pietra si passa al cuore di carne. 

Dalla richiesta di vendetta alla preghiera di perdono. Dalla domanda a Dio che i piccoli siano sfracellati all’intercessione per la pietà e la misericordia. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 8 maggio 2024

A Dio Gerusalemme grida il suo dolore. Senti come gemo, e nessuno mi consola. Non ci sono consolatori umani, perché solo Dio è il Consolatore.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


21Senti come gemo, e nessuno mi consola. Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sventura, hanno gioito, perché tu l’hai fatto. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me! 

A Dio Gerusalemme grida il suo dolore. Senti come gemo, e nessuno mi consola. Non ci sono consolatori umani, perché solo Dio è il Consolatore. 

Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sventura, hanno gioito, perché tu l’hai fatto. Nessuno dovrà mai gioire della sventura dell’altro. 

Il male è sempre male, il dolore è sempre dolore e si deve chiedere al Signore pietà, compassione, misericordia. Abramo non chiese la distruzione di Sodoma. 


Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci» (Gen 18,22-32).  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


domenica 21 aprile 2024

Non c’è vita per chi lascia il Dio della vita, per chi a Lui si ribella, per chi rifiuta di camminare nella sua Parola.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, dentro di me è sconvolto il mio cuore, poiché sono stata veramente ribelle. Di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c’è la morte. 

Ora Gerusalemme si rivolge direttamente al suo Dio. A Lui vuole manifestare la sua angoscia. Essa sa che Dio ha sempre pietà e può risollevare dalla caduta. 

Guarda, Signore, quanto sono in angoscia. Le mie viscere si agitano, dentro di me è sconvolto il mio cuore. Non c’è vita in Gerusalemme. 

Perché non c’è vita? Perché essa è stata ribelle al Dio della vita. Essa confessa la sua colpa: Sono stata veramente ribelle. È l’inizio della conversione. 

Ecco la triste condizione della città di Dio: di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c’è la morte. La vita ha abbandonato Gerusalemme. Perché? 

Perché essa ha abbandonato il Dio della vita. Non c’è vita per chi lascia il Dio della vita, per chi a Lui si ribella, per chi rifiuta di camminare nella sua Parola. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 24 marzo 2024

È verità. Ogni aiuto viene dal Signore. Chi è nel Signore consola e dona ogni aiuto. Chi non è nel Signore, mai potrà aiutare secondo verità e giustizia.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


19Ho chiamato i miei amanti, ma mi hanno tradita; i miei sacerdoti e i miei anziani sono spirati in città, mentre cercavano cibo per sostenersi in vita. 

Gerusalemme confessa ai popoli e alle nazioni che solo del Signore ci si deve fidare. Degli altri, nessuno mai verrà in aiuto. Sono vanità. 

La città ha chiamato i suoi amanti, ma essi l’hanno tradita. Può un idolo aiutare? Esso è il nulla. È la non esistenza. È la vanità pura. È il vuoto assoluto. 

Possono i suoi sacerdoti aiutare? Neanche loro aiutano. Essi aiutano se Dio è in essi e agisce per mezzo di essi. Da soli anche loro sono nullità e vanità. 

Possono aiutare gli anziani? Neanche loro lo possono. Chi è senza Dio mai potrà recare un qualche conforto a chi è nella desolazione. 

Sacerdoti e anziani ora sono tutti intenti ad aiutare se stessi. Essi stessi stanno morendo, spirano mentre sono alla ricerca di un pezzo di pane.  

È verità. Ogni aiuto viene dal Signore. Chi è nel Signore consola e dona ogni aiuto. Chi non è nel Signore, mai potrà aiutare secondo verità e giustizia. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 14 febbraio 2024

La via della salvezza è la giustizia. La giustizia vuole che si eviti il male e che si faccia il bene. Obbliga a vivere di obbedienza alla volontà di Dio.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


La via della salvezza è la giustizia. La giustizia vuole che si eviti il male e che si faccia il bene. Obbliga a vivere di obbedienza alla volontà di Dio. 

Questa verità è proclamata dal profeta Geremia. Se Dio non può avere compassione per Gerusalemme, potrà averla per altre città? 

Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor, re di Babilonia. Il profeta Geremia l’annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: «Dall’anno tredicesimo del regno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi con premura e insistenza, ma voi non avete ascoltato. Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare quando vi diceva: “Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvagie; allora potrete abitare nella terra che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. Ma voi non mi avete ascoltato – oracolo del Signore – e mi avete provocato con l’opera delle vostre mani per vostra disgrazia”.  

Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione – oracolo del Signore – e Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo – oracolo del Signore –, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunciato a suo riguardo, tutto quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro tutte le nazioni. Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni e le opere delle loro mani». 

Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro». 

Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai re e ai capi, per abbandonarli alla distruzione, all’orrore, allo scherno e alla maledizione, come avviene ancora oggi; anche al faraone, re d’Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo, alla gente d’ogni razza e a tutti i re del paese di Us, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Àscalon, a Gaza, a Ekron e ai superstiti di Asdod, a Edom, a Moab e ad Ammon, a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidone e ai re dell’isola che è al di là del mare, a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono le tempie, a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell’Elam e a tutti i re della Media, a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. 

«Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano la coppa da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Berrete per forza! Ecco, io comincio a castigare la città che porta il mio nome, e voi pretendete di rimanere impuniti? No, non resterete impuniti, perché io farò venire la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.  

Profetizzerai tutte queste cose e dirai loro: 

Il Signore ruggisce dall’alto, dalla sua santa dimora fa udire la sua voce; alza il suo ruggito contro la prateria, manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve, contro tutti gli abitanti della terra. Il rumore giunge fino all’estremità della terra, perché il Signore fa un processo alle nazioni; chiama in giudizio ogni uomo, condanna a morte gli empi.  Oracolo del Signore. 

Dice il Signore degli eserciti: Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, si alza un grande turbine dall’estremità della terra». 

In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un’estremità all’altra della terra; non saranno rimpianti né raccolti né sepolti, ma diverranno come letame sul suolo. 

Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono giunti i giorni del vostro macello; stramazzerete come vaso prezioso. Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. Voci e grida dei pastori, urla delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo; sono devastati i prati tranquilli a causa dell’ardente ira del Signore. Il leone abbandona la sua tana, la loro terra è diventata una desolazione, a causa della spada devastatrice e della sua ira ardente (Ger 25,1-38).  

Gerusalemme è esempio di giustizia per tutti i popoli. Ognuno è obbligato a riflettere. Dio non fa sconti a nessuno. Il peccato divorerà chi lo commette. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 6 gennaio 2024

Mai al Signore si deve attribuire qualcosa di ingiusto. Lui è la somma, divina, eterna giustizia. Il male è frutto solo del peccato, della trasgressione.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


18«Giusto è il Signore, poiché mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate, vi prego, popoli tutti, e osservate il mio dolore!  Le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù. 

È verità eterna e immutabile. Il nostro Dio agisce sempre con giustizia. Mai lo si potrà accusare di opere inique e ingiuste. Sempre giudica secondo giustizia. 

Gerusalemme confessa che il Signore è giusto. Nulla ha fatto di ingiusto contro si essa. È stata essa a ribellarsi alla parola del Signore. 

Gerusalemme sapeva che la vita era nella Parola del Signore. Sapeva che fuori della Parola di Dio vi era solo morte. Ha scelto la morte.  

La devastazione che si è abbattuta su di essa è stata non per volontà del Signore e per sua opera, ma solo perché essa ha scelto la disobbedienza. 

Mai al Signore si deve attribuire qualcosa di ingiusto. Lui è la somma, divina, eterna giustizia. Il male è frutto solo del peccato, della trasgressione.  

Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto (Ne 9, 8). "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo (Tb 3, 2). Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei giusto, Signore! (Est 4, 17n). Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? (Gb 35, 7). Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio (Sal 50, 6). Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto (Sal 70, 16). Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome (Sal 118, 132). Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi (Sal 118, 137). Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi (Dn 3, 27). Allora udii l'angelo delle acque che diceva: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato (Ap 16, 5).  

Allora i capi di Israele e il re si umiliarono e dissero: "Giusto è il Signore!" (2Cr 12, 6). Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto (Sal 10, 7). Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso (Sal 115, 5). Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere (Sal 144, 17). Eppure il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui! (Is 30, 18). "Giusto è il Signore, poiché mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate, vi prego, popoli tutti, e osservate il mio dolore! Le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù (Lam 1, 18). Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme. Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati (Dn 3, 28).  

Dio è autore solo del bene più grande. Lui è misericordia eterna, compassione infinita, carità divina, amore che mai viene meno, pietà senza fine. 

Sempre si deve riconoscere che il Signore è giusto e che è il peccato dell’uomo che provoca i disastri sulla nostra terra. Dio è operatore di solo bene.  

Ora Gerusalemme invita tutti i popoli perché ascoltino e osservino il suo dolore. 

Le sue vergini e i suoi giovani sono andati in schiavitù. 

Perché tutti i popoli devono osservare il dolore di Gerusalemme? Perché imparino anche loro dove conduce l’ingiustizia, il peccato, la trasgressione. 

Se Dio non ha potuto salvare la sua città, se ha dovuto abbandonarla alla sua devastazione, ci potrà essere una sola città sulla terra che potrà salvarsi? 

Se i figli e le vergini di Gerusalemme sono stati trascinati in schiavitù, vi potrà essere un solo giovane sulla terra che potrà sfuggire alla schiavitù? 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 7 dicembre 2023

Quando si supera il limite del male, del peccato, della cattiveria, della malvagità, dell’idolatria, si giunge anche a peccare contro lo Spirito Santo.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro. 

Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato» (Mt 12,31-37). 

Sempre si deve porre ogni attenzione perché non si cada in questo peccato imperdonabile. Da vivi siamo già nell’inferno. Siamo dannati prima di morire.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 28 ottobre 2023

Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi? Cose spaventose e orribili avvengono nella terra: i profeti profetizzano menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. Che cosa farete quando verrà la fine? (Ger 5,20-31).

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi? Cose spaventose e orribili avvengono nella terra: i profeti profetizzano menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. Che cosa farete quando verrà la fine? (Ger 5,20-31).  

Il profeta Isaia afferma che il popolo di Dio si tira addosso il castigo con corde da buoi e il peccato con funi da carro, tanto esso è pesante, grande, enorme. 

Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti: «Certo, molti palazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti». Poiché dieci iugeri di vigna produrranno solo un bat e un homer di seme produrrà un’efa. 

Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li infiamma. Ci sono cetre e arpe, tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti; ma non badano all’azione del Signore, non vedono l’opera delle sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti. I suoi grandi periranno di fame, il suo popolo sarà arso dalla sete. Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci, spalancano senza misura la loro bocca. Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo, il tripudio e la gioia della città. L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato, gli occhi dei superbi si abbasseranno. Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia. Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati, sulle rovine brucheranno i grassi capretti. 

Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori e il peccato con funi da carro, che dicono: «Faccia presto, acceleri pure l’opera sua, perché la vediamo; si facciano più vicini e si compiano i progetti del Santo d’Israele, perché li conosciamo» (Is 5,9-19). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

giovedì 5 ottobre 2023

Gerusalemme ha ampiamente superato i limiti del male. Lo attesta il Signore per mezzo del profeta Geremia. Anche il male ha un limite invalicabile.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI


Gerusalemme ha ampiamente superato i limiti del male. Lo attesta il Signore per mezzo del profeta Geremia. Anche il male ha un limite invalicabile. 

Annunciatelo nella casa di Giacobbe, fatelo udire in Giuda e dite: «Ascolta, popolo stolto e privo di senno, che ha occhi ma non vede, ha orecchi ma non ode. Non mi temerete?  Oracolo del Signore. Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare, limite perenne che non varcherà? Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano ma non l’oltrepassano».  

Questo popolo ha un cuore indocile e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno, e non dicono in cuor loro:  «Temiamo il Signore, nostro Dio, che dona la pioggia autunnale e quella primaverile a suo tempo, che custodisce per noi le settimane fissate per la messe». 

Le vostre iniquità hanno sconvolto quest’ordine e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere; poiché tra il mio popolo si trovano malvagi, che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini. Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni; perciò diventano grandi e ricchi. Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la causa, non si curano della causa dell’orfano, non difendono i diritti dei poveri. Non dovrei forse punirli?  Oracolo del Signore. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI