Mi lascio, Padre, nelle tue mani; fai e rifai questa argilla, modellala o riducila in atomi; è tua, non ha nulla da dire; solo fa' che sia sempre sottomessa ai tuoi disegni sempre benedetti, e che nulla in me si opponga al tuo buon volere per il quale sono stato creato. Esigi, comanda, proibisci; cosa vuoi che io faccia? cosa non fare? Esaltato, o abbassato, gioendo o soffrendo, facendo la tua opera o mettendola da parte, Ti loderò sempre allo stesso modo, cedendo sempre tutta la mia volontà alla Tua! Non mi resta che adottare il linguaggio di Maria: "Sia fatto secondo le tue parole" (Luca i. 38).
Fammi, o mio Dio, soffocare per sempre nel mio cuore ogni pensiero che mi tentasse di dubitare della tua bontà. Io so che Tu non puoi che essere buono. O Padre misericordioso, non voglio più ragionare sulla grazia, ma abbandonarmi silenziosamente alla sua operazione. La grazia compie tutto in noi, ma lo fa con e attraverso di noi; è per essa, quindi, che io agisco, che sopporto, che soffro, che aspetto, che resisto, che credo, che spero e che amo, tutto in cooperazione con la grazia. Seguendo la sua guida, essa farà tutto in me, e io farò tutto attraverso di essa; essa muove il cuore, ma il cuore deve muoversi; non c'è salvezza senza l'azione dell'uomo. Devo lavorare, dunque, senza perdere un momento, per non porre alcun ostacolo a quella grazia che opera incessantemente in me. Tutto il bene è della grazia, tutto il male è dell'io; quando faccio il bene, è la grazia che lo fa; quando faccio il male, è perché resisto alla grazia. Prego Dio di non cercare di sapere più di questo; tutto il resto servirà solo a nutrire una curiosità presuntuosa. O mio Dio, tienimi sempre nel numero di quei bambini ai quali Tu riveli i Tuoi misteri, mentre li nascondi ai saggi e ai prudenti!
Tu mi fai capire chiaramente che Tu usi i mali e le imperfezioni della creatura per fare il bene che hai determinato in anticipo. Tu ti nascondi sotto l'importuno visitatore, che si intromette nelle occupazioni del tuo impaziente figlio, perché impari a non essere impaziente, e perché muoia alla gratificazione di essere libero di studiare o lavorare a suo piacimento. Tu ti avvali di lingue calunniose per distruggere la reputazione dei tuoi figli innocenti, affinché, oltre alla loro innocenza, ti offrano il sacrificio della loro troppo ricercata reputazione. Con gli astuti artifici degli invidiosi, Tu abbassi le fortune di coloro che sono troppo concentrati sulla loro prosperità. È la tua mano che manda la morte su colui al quale la vita è una fonte costante di pericolo e la tomba un porto di rifugio. Sei Tu che fai della sua morte un rimedio, abbastanza amaro, è vero, ma efficace, per coloro che gli erano troppo affezionati, e così, mentre salvi uno, togliendolo dalla vita, Tu prepari gli altri, con questo stesso atto, ad una morte felice.
Così Tu, misericordiosamente, hai steso l'amarezza su tutto ciò che non è Te, affinché i nostri cuori, formati per amarTi e per esistere sul Tuo amore, possano essere, per così dire, costretti a tornare a Te per mancanza di soddisfazione in tutto il resto.
E questo perché Tu sei tutto Amore, e di conseguenza tutta la Gelosia. O Dio geloso!
(perché così ti chiami!) un cuore diviso Ti dispiace; un cuore errante eccita la Tua pietà.
Tu sei infinito in tutte le cose, nell'amore come nella saggezza e nella potenza. Tu ami come un Dio infinito quando ami; Tu muovi il cielo e la terra per salvare i tuoi cari; Tu ti fai uomo, un bambino, il più vile degli uomini, coperto di rimproveri, morendo di infamia e sotto i dolori della croce; tutto questo non è troppo per un amore infinito. Il nostro amore finito e la nostra saggezza limitata non può comprenderlo; come potrebbe il finito comprendere l'infinito?
non ha occhi per vederlo né un cuore per accoglierlo; l'anima svilita e ristretta dell'uomo e la sua vana saggezza sono offese e non possono percepire alcuna traccia di Dio in questo eccesso di amore. Ma per me, è proprio da questo carattere di infinito che lo riconosco: questo è l'amore che fa tutte le cose; che fa passare anche i mali che soffriamo, modellandoli in modo che non siano che strumenti per preparare il bene che, ancora, non è arrivato.
Ma ah, quando restituiremo amore per amore? Quando cercheremo Colui che ci cerca e ci porta costantemente tra le sue braccia? Quando ci porterà nel suo tenero e paterno seno, allora lo dimentichiamo; nella dolcezza dei suoi doni, dimentichiamo il Datore; le sue incessanti benedizioni, invece di scioglierci nell'amore, distraggono la nostra attenzione e la allontanano da Lui.
Fenelon, François