sabato 1 novembre 2025

La Parola di Dio, la più personale espressione di Sé Stesso – Nessuna morte – L’eterna Vita

 


RESURREZIONE ALLA VITA


Sono Parole della Vita eterna che vi vengono date, perché provengono dalla Bocca di Dio il Quale vuole rivelarSi a voi, Sue creature. Ma Dio Stesso E’ la Vita dall’Eternità, anche la Sua Forza di Vita scorre ininterrottamente nell’Infinito e prende forma nelle Sue Creazioni e come la più personale Espressione di Sé Stesso nella Parola, Lui Stesso parla a voi uomini nella Lingua che voi tutti potete comprendere, quando il vostro cuore ascolta la Sua Voce. E quando la sentite sonante nel cuore oppure mentalmente, vivrete e non gusterete mai più la morte nell’Eternità.

La Sua Parola è la Vita Stessa, perché procede dalla Vita Eterna, perché Dio è lo Spirito che crea ininterrottamente di Eternità in Eternità, il Creatore del Cielo e della Terra che agisce senza interruzione, cioè delle Opere di Creazione spirituali e terrene, che portano in sé la Sua Vita e testimoniano della Sua Forza che non finisce mai. Ed anche la Sua Parola è Forza e deve anche agire come Forza in colui che l’accoglie nel suo cuore. E deve sfuggire alla morte, egli stesso deve giungere nello stato dove può essere ininterrottamente attivo, dove può creare e vivificare, perché è colmato dalla Forza di Dio. 

E così voi uomini avete una Fonte di Forza, una Fonte di Vita, dalla quale potete attingere sempre e continuamente, e vi dev’essere estraneo ogni stato senza forza, quando vi ristorate con la Parola divina, e non avete bisogno di sentire nessuna debolezza, né terrena né spirituale, perché Dio Stesso parla con voi tramite la Sua Parola, e questo significa un accresciuto apporto di Forza, quando venite degnati di questa Grazia, se desiderate questa Grazia ed ascoltate la Sua Voce, che risuona in voi in modo delicato e dolce. Vivrete e non avrete mai più da temere la morte, e Vita significa possedere la pienezza di Forza ed essere all’altezza di ogni pretesa che vi viene posta spiritualmente e terrenamente. 

Per vivere corporalmente dovete assumere cibo e bevanda, ma la vostra vita spirituale richiede lo stesso, Cibo e Bevanda per l’anima. Con ciò vi provvede Dio tramite la Sua Parola. Egli dà il Cibo alla vostra anima che la mantiene e la fa maturare, che l’aiuta ad uscire fuori dallo stato debole, senza forza, dalla morte per entrare in uno stato libero, pieno di Forza della Vita. Egli vi nutre e vi abbevera affinché viviate. Gustate sovente il Cibo che vi viene offerto dal Cielo, sappiate che è la cosa più deliziosa che vi può essere offerto sulla Terra, mangiate il Pane del Cielo e bevete l’Acqua viva e ringraziate il Padre nel Cielo per il Suo Amore e la Sua Grazia che Egli rivolge ai Suoi figli sulla Terra. Perché Egli vuole che viviate nell’Eternità, che non cadiate nello stato di morte, dove la Sua Forza non vi può toccare, perché voi stessi chiudete i vostri cuori. 

Siete destinati alla Vita eterna e soltanto la Sua Parola può introdurvi in questa, perciò accoglietela, lasciate parlare a voi la Parola Stessa e rendetevi conto della ultragrande Grazia che Dio Stesso vi rivolge, perché vi ama sin dal principio e vi vuole conquistare per l’Eternità. 

Amen

9. gennaio 1947

Presenza di Satana nel Mondo Moderno

 


Parola del Vangelo  

Quando diciamo che un'affermazione è o non è "parola del Vangelo", vogliamo affermare che è o non è una verità indiscutibile. Per i cristiani Cristo è l'autorità sovrana, quella davanti alla quale ci inchiniamo, a cui diamo tutta la nostra fede e tutta la nostra fiducia, tutto il nostro amore. Anche per gli stessi increduli, Gesù è una delle personalità più eminenti della storia. È la rettitudine e la sincerità. È colui che ha detto: Che il tuo discorso sia: questo è o questo non è! Tutto ciò che è al di fuori di questo non serve a nulla!  

Chiediamoci, dunque, cosa ha pensato e detto Gesù di Satana. Il Vangelo, su questo punto, come su tutti gli altri punti che riguardano la vita religiosa degli uomini, è normativo e definitivo. Se non lo è già per coloro che hanno perso la fede, non è meno vero che non si può comprendere nulla della mentalità religiosa dei secoli che ci hanno preceduto in Francia senza ricorrere al Vangelo. Coloro che hanno avuto — o creduto di avere — contatti con il Demonio, coloro che hanno subito i suoi attacchi come il nostro curato di Ars, coloro che sono stati trattati come "posseduti" e sono stati oggetto di esorcismi più o meno efficaci, avevano estratto dal Vangelo e dalla tradizione emanata dal Vangelo le loro interpretazioni degli stati da loro sperimentati.  

Apriamo dunque il Vangelo. Parla di Satana? Contiene storie di posseduti, di espulsioni di demoni? Gesù in persona ha creduto nel Diavolo e cosa ha detto al riguardo?


La tentazione di Gesù

In primo luogo deve attirare la nostra attenzione la tentazione di Gesù nel deserto. Tre dei nostri Vangeli ne parlano. Ci mostrano Gesù e Satana soli e faccia a faccia. Ma prestiamo attenzione al seguente punto: nessuno era stato testimone di questo incontro memorabile. I nostri tre evangelisti non potevano sapere nulla di quanto accaduto se non per bocca dello stesso Gesù. Pertanto, Egli si prese il lavoro di raccontare ai suoi discepoli cosa fosse successo tra Lui e il Demonio. Voleva che si sapesse che lo aveva visto, ciò che si chiama vederlo, per così dire, "faccia a faccia"; che Satana gli aveva fatto delle proposte, aveva cercato di sottometterlo al suo giogo, aveva cercato di deviarlo dal suo cammino! In una parola, Gesù volle essere tentato. Lo fu. Rivelò ai suoi in cosa consistesse quella tentazione: Satana gli mostrò il mondo, dicendogli: "Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, poiché a me è stata data e a chi voglio la do; se dunque ti prostri davanti a me, sarà tutta tua." (Luca, IV, 5-7.)

Non diciamo che la tentazione fosse piccola. Aveva le dimensioni del pianeta. Satana aveva indovinato, dunque, che aveva le dimensioni di Gesù.

E Gesù, da parte sua, nel chiamare in due occasioni Satana "principe di questo mondo" (Giovanni, XIV, 30; XVI, 11), è d'accordo con lui nel riconoscerne una preponderanza in tutti i regni della terra. Parlando dei racconti della tentazione nel deserto, il padre Lagrange li paragona a quei prologhi delle tragedie antiche nei quali tutto il dramma che si sarebbe sviluppato era annunciato e come prefigurato. La battaglia tra Satana e Gesù nel deserto fu un prologo di questa natura. Diceva tutto riguardo alla missione di Cristo. Questo solo veniva per abbattere la dominazione di Satana. San Giovanni avrebbe detto nella sua prima epistola: "Per questo si manifestò il Figlio di Dio, per distruggere le opere del Diavolo." (Giovanni, III, 8.) Pertanto, tutto il Vangelo deve essere pieno di azioni dirette da Cristo contro Satana e da Satana contro Cristo. Ed è giusto che sia così. Non possiamo leggere i nostri Vangeli senza che questo ci attiri l'attenzione. Non comprenderemmo nulla dei Vangeli senza la certezza dell'esistenza di Satana e della sua azione tra noi. 


Esempi

Sarebbe troppo lungo elencare qui tutti i paragrafi in cui si parla dei demoni nel Vangelo. Citiamo, tuttavia, i principali.

Gesù inizia a predicare in Galilea, e San Marco scrive che scaccia i demoni (Marco, I, 34). Prima del Sermone della Montagna le folle si radunano attorno a Lui, perché? San Luca ce lo dice: "I quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie; e quelli che erano tormentati da spiriti immondi erano liberati." (Luca, VI, 17-18.) Perché, dice San Matteo, "gli presentarono tutti quelli che si trovavano male, afflitti da diverse malattie e forti dolori, indemoniati, lunatici e paralitici, e li guarì." (Matteo, IV, 24.)

Quando si parla di Maria Maddalena, ci viene puntualizzato che Gesù aveva scacciato da dentro di lei "sette demoni" (Luca, VIII, 2). Quando Gesù invia i suoi apostoli a predicare in Galilea, concede loro potere sui demoni. Quando tornano, Egli dice loro con gioia: "Vedevo Satana cadere dal cielo come un fulmine." (Luca, X, 17-20.)

Quando Gesù guarì la donna "che aveva uno spirito di malattia da diciotto anni" e il capo della sinagoga si indignò perché era giorno di sabato, Gesù risponde: "Ipocriti, ciascuno di voi nel sabato, non libera il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia e lo porta a bere? E a questa, che è figlia di Abramo, che Satana ha legato da diciotto anni, non era ragione liberarla da questa catena in giorno di sabato?" (Luca, XIII, 10-16.)

E ricordiamo l'espulsione del demonio chiamato Legione, perché era numeroso dentro gli stessi posseduti. Legione chiede di essere inviato a un branco di porci. Gesù acconsente e tutti i porci si gettano in mare e si affogano. (I tre Evangelisti; vedere soprattutto Marco, V, 1-20.)

Questo episodio burlesco è straordinariamente evocativo. I demoni sono lì perfettamente rappresentati. Presagiamo la loro natura, il loro carattere.

Presentiamo la sua "psicologia", di cui avremo occasione di tornare a parlare: cosa fanno in un essere umano quando lo hanno in loro potere? "Introducono in lui — scrive monsignor Catherinet — e mantengono in lui perturbazioni morbose legate alla follia; hanno una scienza penetrante e sanno chi è Gesù; senza vergogna si prostrano davanti a Lui, pregano, fanno giuramenti in nome di Dio, temono di essere nuovamente scagliati da Lui nell'Abisso e per evitarlo chiedono di entrare nei porci e stabilirsi lì. Non hanno finito di sistemarsi quando, con un potere non meno sorprendente della loro versatilità, provocano la distruzione crudele e malvagia degli esseri nei quali avevano chiesto rifugio. Paurosi, ossequiosi, potenti, maligni, versatili e persino grotteschi, tutti questi tratti, fortemente rivelati qui, si ritrovano in gradi diversi negli altri racconti evangelici di espulsioni di demoni." In sintesi, è impossibile, non solo per un cattolico ma per uno storico serio, non verificare che Gesù non si limita a parlare come si usava ai suoi tempi, che non ha l'intenzione di conciliare con l'ignoranza e i pregiudizi del suo ambiente, ma che crede nell'esistenza e nell'azione di Satana, che ci mette in guardia contro Satana, che non cessa di combattere contro Satana, tanto che Satana è presente in tutto il Vangelo, al punto che questo ci pone un problema che dobbiamo esaminare con la massima attenzione.


Perché tanti posseduti? 

I racconti demonologici sono così numerosi nel Vangelo, che il Diavolo occupa in essi tanto spazio, che dobbiamo chiederci se in tutto ciò non ci sia un po' di esagerazione. È ben noto che nella vita quotidiana non incontriamo esseri posseduti in una quantità relativamente considerevole come appaiono nel passaggio di Gesù. I critici moderni — perlomeno quelli che si compiacciono di definirsi "critici indipendenti" — non hanno smesso di proclamare che lo considerano inverosimile. Per loro, la maggior parte di questi "posseduti" erano semplicemente maniaci, mezzi pazzi, o dementi più o meno furiosi. 

Anche se così fosse, anche se Gesù, nel trattare questa categoria di malati, si fosse conformato alle idee mediche del suo secolo, non sarebbe meno notevole che avesse avuto successo, nella maggior parte dei casi, a liberare con una parola da questa invalidità questi sfortunati e a restituirli al loro stato normale. Ma questa forma di risolvere il problema deve essere considerata singolarmente sommaria, se si considera quanto abbiamo detto sopra. I testi evangelici distinguono molto chiaramente tra i malati e i posseduti. Questi ultimi manifestano, mediante segni evidenti, la presenza di un'intelligenza estranea che abita in loro. Questa intelligenza è ostile a Gesù, è ciò che chiamiamo l'intelligenza di uno spirito maligno. 

Se dopo quel Prologo, del quale abbiamo segnalato la grandezza: la tentazione di Gesù nel deserto, Satana non fosse intervenuto nel corso della carriera di Cristo, o non avesse interpretato che un ruolo secondario, avremmo avuto, piuttosto, l'occasione di sorprenderci. Ma non è questo il caso. Gesù ha dimostrato apertamente di essere "il forte" che è venuto per reprimere l'impero di Satana sul mondo. A dire il vero, questa lotta si sviluppava principalmente nel terreno dell'invisibile, nei domini della grazia e del peccato. E fino alla fine del mondo sarà così. Ma con il permesso di Dio, questa lotta immensa e secolare presenta anche segni visibili e ci offre episodi spettacolari. Questi episodi non sono l'essenziale. Non dimentichiamolo. Anche se in questo libro insistiamo su di essi, non ci sta nella mente l'estremizzare la loro importanza. Ciò che è in gioco sono le anime, è la scelta tra il cielo e l'inferno, tra l'odio e l'amore, tra la felicità e la condanna! Entrava, dunque, nei disegni della Provvidenza far conoscere agli uomini qualcosa del potere di Satana e umiliare quest'ultimo di fronte al potere del Redentore.

Non siamo in alcun modo obbligati a credere che il numero di posseduti di cui si parla nel Vangelo corrisponda a un termine medio nel mondo di allora o nel mondo attuale. È molto possibile e persino verosimile che questi casi si siano verificati con una frequenza straordinaria attorno a Gesù. L'unione personale della divinità con la natura umana in Gesù, Figlio dell'Uomo e Figlio di Dio, tutto insieme, avrebbe avuto come contraccolpo, con il permesso divino, manifestazioni ripetute e multiple di diavoleria. La possessione è, in un certo senso, una replica, una caricatura dell'Incarnazione del Verbo! Il paganesimo e lo stesso giudaismo cominciavano a essere logorati da quella incredulità riguardo al soprannaturale che è uno dei segni del tempo in cui viviamo. La venuta di Gesù sulla terra e i numerosi casi di possessione che si verificarono attorno a Lui costituiscono una rivelazione sconvolgente del mondo soprannaturale nei suoi due aspetti complementari che sono la Città di Dio e la Città di Satana! In questo senso abbiamo detto che per noi il Vangelo è normativo. Propone principi, fornisce chiarezze, stabilisce leggi, getta su tutti i secoli a venire luci che non devono mai spegnersi. Tutto ciò che sappiamo e crediamo riguardo al Demonio è radicato nel Vangelo. La credenza nell'esistenza e nella malignità del Demonio è un dogma per i cristiani. Il nostro destino è imparentato con quello degli Angeli o dei Demoni. Vedremo Dio, come gli angeli, dice Gesù, oppure saremo maledetti con Satana e tutti i suoi demoni. Tutto questo doveva essere detto o ricordato prima che arrivassimo ai fatti contemporanei. E per condurci dal Vangelo a questi fatti contemporanei sarà sufficiente una rapida occhiata. In generale dovremo guardarci da due pericoli: quello di esagerare il satanismo e quello di ridurlo a nulla. In alcuni secoli si è visto il Diavolo ovunque e in altri non si voleva vederlo da nessuna parte. Doppia esagerazione altrettanto ingannevole, altrettanto falsa e quindi altrettanto proveniente da Satana, padre della menzogna.


Nell'antichità  

Non si potrebbe dire che i cristiani dei primi tempi avessero un'ossessione per l'azione dei demoni. Potremmo citare testi di San Paolo e di San Pietro che rimangono sempre attuali e che devono essere considerati da noi come l'espressione della realtà rigorosa. Dobbiamo combattere contro il Demonio. La vita morale non è altro che una lotta. C'è qualcosa di più della carne e del sangue. Il Drago è costantemente in azione. San Giovanni nell'Apocalisse ha detto tutto ciò che c'era da dire sulle vicissitudini della storia cristiana. Ma è indubbio che il Drago interpreta in essa un ruolo di primo piano. I periodi di persecuzione, così abbondanti nella storia della Chiesa, sono eminentemente diabolici. Non c'è dubbio, d'altra parte, che i primi cristiani considerassero diabolico il culto reso agli idoli sotto il paganesimo.  

Gli dèi pagani, per loro, erano demoni.  

Parlando di tutto ciò, tuttavia, non si dirà che i Padri della Chiesa abbiano mai esagerato. Un Agostino ha visto molto bene le due Città. Le ha descritte con lucidità, con forza, con tutta l'ampiezza di visione di un genio spirituale.  

A volte lo consideriamo pessimista. Ma è per una ragione molto diversa dalla teologia demonologica. Non collega solamente con il demonio tutto ciò che c'è di tenebroso nelle azioni degli uomini. Noi abbiamo in ciò la nostra parte. È colui che afferma, al contrario — ne parleremo di nuovo — che "quel cane è incatenato". Il Diavolo non può nulla contro di noi senza di noi. Dal nostro consenso è da dove estrae la sua forza e dalla nostra resistenza è da dove procede la sua debolezza.  

Le storie più demoníache giunte fino a noi dalle profondità dell'antichità cristiana sono quelle dei Padri del deserto. Un Antonio ha lottato faccia a faccia con il demonio. Gli eremiti della Tebaide e i monaci di ogni origine e di ogni epoca hanno dovuto combattere con Satana. San Martino di Tours, nel nostro paese, sapeva abbastanza di questo. Tuttavia, possiamo attraversare rapidamente il Medioevo, possiamo sfogliare gli infolios dei grandi teologi scolastici senza impazzire con evocazioni demonologiche. Gli autori che hanno fatto uno studio speciale della letteratura medievale riguardante la possessione diabolica o la stregoneria, opinano che i più grandi maestri — Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Duns Scoto — si inclinavano piuttosto a rifiutare i presunti prodigi delle streghe. Nel XV secolo ancora, Gerson e Gabriel Biel, l'ultimo dei nominalisti, dissentivano perché il primo affermava e il secondo negava il potere dei demoni sul mondo terrestre.


Un viraggio pericoloso  

Si era in questo momento che apparve, nel 1486, un'opera destinata ad avere un'enorme ripercussione, che avrebbe orientato tutto un secolo verso le esagerazioni più manifeste e deplorevoli.  

Si tratta del Malleus Maleficarum — Il martello delle streghe — di due domenicani tedeschi: Jacques Sprenger e Henri Institoris, il primo professore all'Università di Colonia, il secondo inquisitore nel Nord della Germania. L'opera si propagò in modo prodigioso. Si conoscono 28 edizioni nei secoli XV e XVI. Fu il manuale della caccia alle streghe e diede impulso a tutta una letteratura demonologica.  

Non finiremmo mai di citare i titoli pubblicati per uso degli inquisitori o dei confessori nel XVI secolo, nei quali si parla solo di stregoneria o di patti con il Diavolo. Il XVII secolo, nei suoi inizi, vide proliferare questo genere di opere. In essi si parlava di "possessione" con dettagli ripugnanti, di mostri, vampiri, diavoletti domestici, spiriti familiari, ecc. Nel 1603, un autore, Jourdain Guibelet, pubblica un "Discorso filosofico", il cui titolo "esca" copre solo un trattato di incubus e succubus, cioè di relazioni carnali con i demoni.  

La bibliografia di Yves de Plessis, che comprende solo le opere francesi sull'azione demonica, contiene circa duemila titoli, più o meno. L'opinione generale tende, a quel tempo, a vedere il demonio in tutte le malattie che colpiscono il corpo umano.  

Emile Brouette nel Satana degli Studi carmelitani (pag. 363), trascrive queste righe del illustre Ambroise Paré, autore di questa frase citata così frequentemente: "Io lo curai, Dio lo sanò!". "Dirò con Ipocrate, padre e autore della medicina, che nelle malattie c'è qualcosa di divino di cui l'uomo non saprebbe dare ragione... Ci sono streghe, maghi, avvelenatori, esseri malefici, malvagi, astuti, imbroglioni, che costruiscono il loro destino mediante il patto che hanno concertato con i demoni — che sono i loro schiavi e vassalli — forse con mezzi sottili, diabolici e sconosciuti, corrompendo il corpo, l'intelletto, la vita e la salute degli uomini e di altre creature."


Immaginazioni malsane  

Possiamo dire che nel XVI secolo si verificherà un'orgia di immaginazioni malsane dal punto di vista demonologico. Si vedrà il diavolo ovunque. Si inventeranno, dall'inizio alla fine, infestazioni diaboliche. La polemica anticattolica del protestantesimo nascente sarà dominata dal satanismo. La cosiddetta Riforma protestante ha fatto causa comune fin dall'inizio con l'ossessione demonica. Sebbene la persecuzione delle streghe e dei stregoni fosse iniziata molto prima di Lutero e Calvino, questi non solo si astennero dal fare qualcosa per fermarla, ma si appoggiarono sulla Bibbia, l'Antico e il Nuovo Testamento, per autorizzarla e promuoverla. "Lutero, Melantone, Calvino, scrive Brouette, credevano nel satanismo, e i loro discepoli, predicatori fanatici, non fecero altro che aggravare la credulità naturale dei popoli convertiti al nuovo Vangelo." (loe. cit. pag. 367.)


Lutero e il Diavolo  

Non c'è dubbio che nell'intero insieme della sua dottrina Lutero attribuisca al Demonio un'azione molto più importante di quella che gli si riconosceva in precedenza. Pretendeva di avere prove personali di questa azione. Lui, Lutero, aveva visto Satana, naturalmente. E lo affermava a chiunque volesse ascoltarlo.  

"Satana, scriveva, si presenta spesso sotto mentite spoglie: l'ho visto con i miei occhi sotto forma di un maiale, di un fascio di paglia in fiamme, ecc." Raccontava al suo amico Myconius che a Wartburg, nel 1521, il diavolo era venuto a cercarlo con l'intenzione di ucciderlo e che lo aveva incontrato spesso nel giardino sotto forma di un cinghiale nero. A Coburgo, nel 1530, lo aveva riconosciuto una notte in una stella.  

"Si aggira con me nella camera da letto — scrive — e incarica i demoni di sorvegliarmi; sono demoni inquisitori." Racconta in dettaglio le sue conversazioni con il Diavolo. Cita casi "molto veritieri" di attentati satanici che gli venivano raccontati dai suoi amici. A Sessen tre servitori erano stati rapiti dal demonio; nella Marche, Satana aveva strangolato un locandiere e portato via per aria un lanzichenecco; a Mühlberg, un suonatore di flauto ubriaco aveva subito la stessa sorte; a Eisenach, un altro suonatore di flauto era stato rapito dal Diavolo, nonostante il pastore Justus Menius e diversi altri ministri vigilassero costantemente per proteggere le porte e le finestre della casa in cui si trovava. Il cadavere del primo suonatore di flauto era stato trovato in un ruscello e quello del secondo in un boschetto di noccioli. E Lutero testimonia questi fatti con una sorta di solennità: "Non sono — dice — racconti nel vento, inventati per ispirare paura, ma fatti reali, veramente spaventosi e non sciocchezze come pretendono molti che vogliono passare per saggi." Dice anche: "I diavoli sconfitti, umiliati e picchiati si trasformano in folletti e in diavoletti domestici, perché ci sono demoni degenerati e sono incline a credere che le scimmie non siano altro."  

Questa ultima congettura gli piace perché insiste: "Le serpenti e le scimmie sono sottomesse al demonio più degli altri animali. Satana è dentro di loro: li possiede e si serve di loro per ingannare gli uomini e fare loro molto male. I demoni vivono in molti paesi, ma più particolarmente in Prussia. Ce ne sono anche in gran numero in Lapponia; demoni e maghi. In Svizzera, non lontano da Lucerna, su una montagna altissima esiste un lago che si chiama «lo stagno di Pilato»; lì il Diavolo si libera di ogni sorta di atti infami. Nel mio paese, su una montagna elevata chiamata Polsterberg, montagna dei folletti, c'è uno stagno; quando vi si getta dentro una pietra si scatena subito una tempesta e tutti i dintorni vengono devastati. Questo stagno è pieno di demoni: Satana li ha prigionieri lì..."

Ma non era solo nelle sue lettere private o nelle sue conversazioni durante i pasti che Lutero parlava in questo modo. La demonologia occupava un posto molto grande nella sua stessa dottrina. Nel 1520, quando non era ancora completamente separato dalla tradizione cattolica, dichiarò che era un peccato contro il primo comandamento attribuire al demonio o ai malvagi i fallimenti nelle imprese o le disgrazie del destino. Ma più tardi vedeva i disegni del demonio ovunque. Nel suo Grande Catechismo, che risale al 1529 e contiene le idee a lui più care, insegna espressamente che sono i demoni a suscitare le contese, gli omicidi, le sedizioni, le guerre, il che può, come diremo più avanti, essere sostenuto, ma che sia anche lui la causa dei tuoni, delle tempeste, della grandine che distrugge il raccolto, e che uccide gli animali e sparge veleno nell'aria! Cosa avrebbe detto delle automobili le cui esalazioni infettano le nostre città! 

"Il Demonio — scrive — minaccia incessantemente la vita dei cristiani; soddisfa la sua ira facendo piovere su di loro ogni sorta di mali e di calamità. Da qui tanti disgraziati muoiono, alcuni strangolati, altri colpiti da demenza; è lui che getta i bambini nei fiumi, è lui che prepara le cadute mortali." 

Secondo Lutero i poteri del Demonio sono immensi: 

"Il Diavolo — dice — è così potente che con una foglia d'albero può causarci la morte. Possiede più droghe, più fiale piene di veleno di tutti i farmacisti dell'universo. Il Diavolo minaccia la vita umana con mezzi a lui propri, è lui che avvelena l'aria." 

E questi non sono testi isolati e rari nelle opere di Lutero. Troviamo nei suoi scritti le affermazioni più incredibili. Non dubita, per esempio, che Satana abusi alcune volte delle ragazze, che queste rimangano incinte per la sua azione e che i bambini nati da questa unione atroce siano figli del Diavolo e che non abbiano anima. Non sono altro che un "mucchio" di carne, secondo lui, e ci dà questa ragione perentoria: "Il Diavolo può fare un corpo ma non saprebbe creare uno spirito: Satana è, dunque, l'anima delle sue creature!" E ci dà questa conclusione dogmatica: 

"Non è orribile e spaventoso pensare che Satana possa torturare in questo modo gli esseri e che abbia il potere di generare figli?"


Dopo Lutero  

Non è necessario sottolineare che tali affermazioni, così ripetute, così impressionanti e provenienti da un uomo come lui, non passarono inosservate alle chiese protestanti e agli scrittori luterani. In quasi tutti i sermoni dei ministri luterani, il diavolo gioca un ruolo di primo piano. La letteratura popolare è invasa da una moltitudine di demoni.  

Un polemista cattolico tedesco, Jean Ñas, si indignava di fronte a questa proliferazione di libri satanici.  

"Nel giro di pochi anni — scrisse nel 1588 — sono stati pubblicati e propagati un gran numero di libri sul demonio, libri scritti in nome del demonio, stampati in nome del demonio, comprati e letti avidamente in nome del demonio: si dà loro molta attenzione e i loro autori sono celebri tra i presunti servitori del Verbo!  

"Una volta — aggiunge — i cristiani devoti proibivano ai loro figli di nominare lo spirito del male e persino di designarlo con uno dei suoi orribili soprannomi; era vietato giurare per il demonio, in accordo con queste parole di Salomone: «Quando il peccatore maledice in nome del demonio, maledice la propria anima». Ma ora si predica sul diavolo, si scrive in nome del diavolo e questo passa per giusto e lodevole. Posso ben dirvi il motivo: è perché il nonno dei nostri «evangelici», il «santo patriarca» Martin Lutero, ha dato il primo esempio."  

Nel 1595, un "superintendente", cioè un vescovo luterano, Andrea Celichius, volle colmare una lacuna pubblicando un trattato completo sulla Possessione diabolica. E con le seguenti parole dichiarò di considerare indispensabile il suo libro:  

"Quasi ovunque, vicino a noi tanto quanto lontano, il numero dei posseduti è così considerevole che si resta sorpresi e afflitti e forse questa è la vera piaga per cui il nostro Egitto e tutto il mondo caduco che lo abita è condannato a morire."  

Nel suo paese, Meclemburgo, stimava che il numero di "posseduti" che seminavano ovunque paura e terrore fosse almeno trenta.  

"Le creature fragili e deboli — scrisse —, le donne e le ragazze sono enormemente turbate da tutto ciò che sono costrette a sentire e vedere. Molte hanno rinunciato alla fede e alla carità, poiché hanno udito i consigli dei demoni, il che costituisce una pratica anticristiana e idolatrica..."  

E descrive ampiamente i danni della demonologia nel suo tempo.  

Ma fermiamoci qui con questi lamentabili ricordi. Nei nostri tempi attuali tali esagerazioni non sono, indubbiamente, più possibili. È ora di cercare i sintomi della presenza di Satana nel nostro mondo moderno e passiamo quindi, immediatamente, al nostro XIX secolo francese.  

Possiamo ancora citare seriamente "diavolerie" in un'epoca così vicina alla nostra? Cercheremo di rispondere a questa domanda mediante certezze, evitando ogni esagerazione.

Monsignore Cristiani

1960

  


Brama dell’Eucaristia

 


Dice Maria: (Maria Madre e Maestra, Vol. 1) —
"Figli miei, la pace e la grazia di Dio siano con voi. Eccomi qui a portarvi con le mie parole quella deliziosa frescura e quella benefica rugiada che trasformerà le vostre anime, così da renderle profumate aiuole in cui il mio Figlio ed io coltiviamo i fiori più belli.

Sì, figli miei, ognuno di voi è la vigna, il cui agricoltore è il mio Figlio divino. Ognuno di voi è il tralcio di quella misteriosa vite che è la Chiesa. Vorrei però vedervi tutti intenti a corrispondere ai desideri dell'Agricoltore lasciandovi coltivare. Siate dunque terreni docili che possano dare abbondanti fiori e frutti.

La linfa divina che deve circolare in ogni tralcio è uguale per tutti: è la linfa della grazia. Anche il nutrimento è uguale per tutti: è il sangue del mio Gesù.

Ma io oggi voglio parlarvi in modo particolare di quell'alimento vitale che voi dovete cercare con il desiderio di chi, dovendo compiere un lungo viaggio, si premunisce del necessario che lo possa sfamare e dissetare.

Io vorrei dare a voi una vera brama dell'Eucaristia, che è non il cibo degli angeli che mai se ne poterono e se ne potranno nutrire, ma il cibo dato ai viandanti sulla terra perché non abbiano a cadere lungo la via.

Figli, se la redenzione e l'incarnazione sono stati doni immensi per tutta l'umanità, a cui Dio ha testimoniato così il suo amore, l'Eucaristia è il dono che Dio fa a ciascuno di voi. Un dono d'amore individuale in cui il Dio infinito e immenso si fa tutto a tutti per dimostrare a ciascuno che ciò che è per la comunità è per l'individuo nel modo più completo e più perfetto.

Figli miei, vi prego, rispondete a questo dono immenso d'amore e credete all'amore. Se non tanti sono i frutti che le anime ricavano da questo sacramento amoroso, se molti restano increduli, freddi e sentono ripugnanza per un cibo così prelibato, cercate la causa nella vostra poca premura di far conoscere come il Figlio di Dio, amando gli uomini fino all'ultimo, non abbia voluto abbandonarli, ma abbia operato il più grande dei miracoli per perpetuare la sua permanenza sulla terra.

Figli miei, il demonio odia l'Eucaristia e ne fa oggetto delle sue lotte e del suo disprezzo, ed è per questo che molti, molti anche tra coloro che si dicono cristiani, negano e oltraggiano questo grande Mistero.

Sappiate che se grande è il sacrificio della Messa in cui si rinnova il sacrificio della Croce, non meno grande è il mistero eucaristico che dalla Messa trae la sua fonte. Uno completa l'altra e tutt'e due sussistono per poter dare agli uomini aiuto, vita e grazia.

Per questo vi chiedo che spesso, anche tutti i giorni, quando sarete liberi dagli impegni familiari, veniate a nutrirvi della carne del mio Gesù, che mi piace chiamare col dolce nome di pane della Mamma vostra. Sì, venite a ricevere il mio Gesù, venite con purezza, con fede. Sarò io che vi metterò nel cuore il mio Figlio dopo avervi adornato delle virtù più belle.

Mettete alle vostre Comunioni un indirizzo, una intenzione e non scoraggiatevi mai. Vi permetto di piangere sui peccati vostri e degli altri, ma non di perdervi di coraggio o di mancare di pazienza.

Se le lacrime sono sante e benedette, lo scoraggiamento non viene da Dio ma dal maligno, che vuol distogliervi dal bene per farvi sua facile preda.

Figli miei, vi benedico."

Carmela Negri Carabelli

Apparizioni all'Inferno

 


"Un giorno, Nostro Signore mi mostrò un grande albero, i cui rami erano molto larghi con belle foglie verdi, ma tremanti all'estremità dei rami. C'erano molti ain e uncini, e la Beata Vergine venne e lo buttò a terra. Quell'albero è peccato. Tutti i rami sono la diversità dei vizi; Gli ain sono i demoni che si aggrappano a coloro che si avvicinano all'albero, cioè al peccato; Le foglie sono la voluttà che attrae gli uomini con il loro bell'aspetto. Tremano perché si vergognano. La Beata Vergine verrà al tempo della grande missione di suo Figlio, di cui parleremo in seguito, che abbatterà questo sfortunato albero."


L'odio per il peccato

"Un giorno, quando ero malato, Nostro Signore è venuto da me e mi ha chiesto se volevo qualcosa. 

"Non so cosa ti piacerà. Ti porterò un po' di frutta." 

Prende un piatto, va a prendere un po' di frutta e me la porta, cosa che è stata fatta molto male. Li guardai e gli dissi che non li volevo. Mi esortò a prenderlo e così fece la Beata Vergine, dicendomi che era la mia guarigione. Io dico di no, che non ne prenderò. Mi sta ancora esortando. Gli dissi: 

"So quali sono questi frutti. Sono frutti del peccato, cioè sono peccati. Perché mi stai tentando? Giuro che se Tu dovessi fare un nuovo Inferno oggi e domani ne facessi un altro, dopodomani un altro, e il giorno dopo un altro ancora, e lo facessi ogni giorno un nuovo Inferno per l'eternità, preferirei sopportare tutti questi Inferni piuttosto che mangiare di questi frutti. Tu sei onnipotente e puoi fare tutti questi inferni con il Tuo Onnipotente. Ma con la Tua Onnipotenza, Tu non puoi farmi mangiare quei frutti, e Tu lo sai. Perché, allora, mi tenti?" 

"È vero", disse. Lo so. Ma io ti tento, di non conoscerti. E questo è l'ultimo punto dell'odio del peccato: preferire sopportare tutti i suddetti Inferni per tutta l'eternità piuttosto che offendere Dio. E l'ultimo punto dell'amore di Dio è che preferiremmo essere annientati piuttosto che dare a qualcuno la minima scintilla dell'amore che è dovuto a Dio."

Marie des Vallées


La fine dei tempi.

 



Lasciatevi docilmente ammaestrare da Me, figli prediletti. In questa ultima notte dell'anno, raccoglietevi in preghiera e nell'ascolto della parola della vostra Mamma Celeste, Profetessa di questi ultimi tempi. Non passate queste ore nel frastuono e nella dissipazione, ma nel silenzio, nel raccoglimento, nella contemplazione. Vi ho più volte annunciato che si approssima la fine dei tempi e la venuta di Gesù nella gloria. Ora voglio aiutarvi a comprendere i segni descritti nella Divina Scrittura, che indicano ormai vicino il suo glorioso ritorno. Questi segni sono chiaramente indicati dai Vangeli, dalle Lettere di S. Pietro e di S. Paolo, e si stanno realizzando in questi anni. 

- Il primo segno è la diffusione degli errori, che portano alla perdita della fede e all'apostasia. Questi errori vengono propagati da falsi maestri, da celebri teologi che non insegnano più le verità del Vangelo, ma perniciose eresie, basate su errati ed umani ragionamenti. È a motivo dell'insegnamento degli errori che si perde la vera fede e si diffonde ovunque la grande apostasia. "Fate attenzione e non lasciatevi ingannare. Perché molti cercheranno di ingannare molta gente. Verranno falsi profeti ed inganneranno moltissimi". (Mt. 24, 5-9). "Il giorno del Signore non verrà prima che ci sia stata la grande apostasia". (2 Ts. 2, 3). "Verranno tra voi falsi maestri. Essi cercheranno di diffondere eresie disastrose e si metteranno perfino contro il Signore che li ha salvati. Molti li ascolteranno e vivranno, come loro, una vita immorale. Per colpa loro, la fede cristiana sarà disprezzata. Per il desiderio di ricchezza, vi imbroglieranno con ragionamenti sbagliati". (2 Pt. 2, 1-3). 

- Il secondo segno è lo scoppio di guerre e di lotte fratricide, che portano al predominio della violenza e dell'odio ed a un generale raffreddamento della carità, mentre si fanno sempre più frequenti le catastrofi naturali come epidemie, carestie, inondazioni e terremoti. "Quando sentirete parlare di guerre, vicine o lontane, non abbiate paura; bisogna che ciò avvenga. I popoli combatteranno l'uno contro l'altro, un regno contro un altro regno. Ci saranno carestie e terremoti in molte regioni. Tutto questo sarà solo l'inizio di sofferenze più grandi. Il male sarà tanto diffuso che l'amore di molti si raffredderà. Ma Dio salverà chi resisterà sino alla fine". (Mt. 24, 6-12). 

- Il terzo segno è la sanguinosa persecuzione di coloro che si mantengono fedeli a Gesù ed al suo Vangelo e permangono forti nella vera fede. Frattanto il Vangelo viene predicato in ogni parte del mondo. Pensate, figli prediletti, alle grandi persecuzioni cui viene sottoposta la Chiesa ed allo zelo apostolico degli ultimi Papi, soprattutto del mio Papa Giovanni Paolo II, nel portare a tutte le nazioni della terra l'annuncio del Vangelo. "Voi sarete arrestati, perseguitati ed uccisi. Sarete odiati da tutti per causa mia. Allora molti abbandoneranno la fede; si odieranno e si tradiranno l'un l'altro. Intanto il messaggio del regno di Dio sarà annunciato in tutto il mondo; tutti i popoli dovranno sentirlo. E allora verrà la fine". (Mt. 24, 9-10). 

- Il quarto segno è l'orribile sacrilegio, compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall'anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio. "Costui verrà a mettersi contro tutto ciò che gli uomini adorano e chiamano Dio. Il malvagio verrà con la potenza di Satana, con tutta la forza di falsi miracoli e di falsi prodigi. Userà ogni genere di inganno maligno per fare del male". (2 Ts. 2, 4-9). "Un giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l'orribile sacrilegio. Il profeta Daniele ne ha parlato. Chi legge cerchi di comprendere". (Mt. 24, 15). Figli prediletti, per capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele. "Va, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le comprenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni". (Dn. 12, 9-12). 

La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l'oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa.

In questa abolizione del sacrificio quotidiano consiste l'orribile sacrilegio compiuto dall'anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè dimilleduecentonovanta giorni. 

- Il quinto segno è costituito da fenomeni straordinari, che avvengono nel firmamento del cielo. 

"Il sole si oscurerà, la luna perderà il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze del cielo saranno sconvolte". (Mt. 24, 29). 

Il miracolo del sole, avvenuto a Fatima durante la mia ultima apparizione, vuole indicarvi che siete ormai entrati nei tempi in cui si compiranno questi avvenimenti, che vi preparano al ritorno di Gesù nella gloria. 

"Allora si vedrà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo. Tutti i popoli della terra piangeranno, e gli uomini vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo, con grande potenza e splendore". (Mt. 20, 40). 

Miei prediletti e figli consacrati al mio Cuore Immacolato, vi ho voluto ammaestrare su questi segni, che Gesù nel suo Vangelo vi ha indicati, per prepararvi alla fine dei tempi, perché essi si stanno realizzando nei vostri giorni. 

L'anno che si chiude e quello che si apre fanno parte del tempo della grande tribolazione, durante la quale si diffonde l'apostasia, si moltiplicano le guerre, succedono in tante parti catastrofi naturali, si intensificano le persecuzioni, l'annuncio del Vangelo è portato a tutti i popoli, fenomeni straordinari avvengono nel cielo e si fa sempre più vicino il momento della piena manifestazione dell'anticristo. 

Allora vi invito a rimanere forti nella fede, sicuri nella speranza ed ardenti nella carità. 

Lasciatevi portare da Me e raccoglietevi tutti nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato, che Io vi ho preparato proprio per questi ultimi tempi. 

Leggete con Me i segni del vostro tempo e vivete nella pace del cuore e nella fiducia. 

Io sono sempre con voi, per dirvi che la realizzazione di questi segni vi indica con sicurezza che è vicina la fine dei tempi, con il ritorno di Gesù nella gloria. 

"Dalla pianta dei fichi, imparate questa parabola: quando i suoi rami diventano teneri e spuntano le prime foglie, voi capite che l'estate è vicina. Allo stesso modo, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che la vostra liberazione è vicina". (Mt. 24, 32-33)».

don Stefano Gobbi

31 dicembre 1992


"LA TENTAZIONE DI SATANA: UN CRISTIANESIMO SOCIALE"

 


-Desideriamo essere salvati, ma non dai nostri peccati-

Molte anime temono che Nostro Signore voglia fare precisamente ciò che è implicito nel Suo nome "Gesù", ossia "Colui che ci salva dai nostri peccati". Desideriamo essere salvati dalla povertà, dalla guerra, dall'ignoranza, dalle malattie, dall'incertezza economica: salvezze, queste, che non investono le nostre passioni e concupiscenze individuali. 

Ecco una delle ragioni della grande popolarità del cristianesimo "sociale", ecco perché molti affermano che il Cristianesimo non dovrebbe fare altro che contribuire al ripulimento dei bassifondi o allo sviluppo delle relazioni internazionali. Questa specie di religione è, in verità, assai comoda, perché lascia tranquilla la coscienza individuale. 

La prima tentazione di Satana sulla Montagna fu di cercare d'indurre Gesù Nostro Signore a rinunciare alla redenzione e salvezza delle anime per dedicarsi alla salvazione sociale trasformando le pietre in pani, in base al falso assunto che agli stomachi affamati e non già ai cuori corrotti si doveva l'umana infelicità. 

Alcuni uomini, perché avvertono un maggior bisogno di religione, sono disposti ad associarsi ad una setta cristiana sempre che questa si dedichi alla "elevazione sociale" o alla eliminazione del dolore, senza investire la necessità individuale di espiare i peccati. 

A tavola, generalmente, gli uomini non si oppongono a parlare di religione, purché la religione non abbia niente a che vedere con la redenzione dal peccato e dalla colpa. Così molte anime impaurite rimangono tremanti sulla soglia della Beatitudine e non osano entrare "per paura che avendo Lui non abbiano null'altro che Lui". (Fulton J. Sheen, da "La Pace dell'Anima")


La Trinità interiore: fonte di ogni santità

 


Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in Se Stesso. È quindi la fonte di tutti gli altri misteri della fede, la luce che li illumina. È l'insegnamento più fondamentale ed essenziale nella “gerarchia delle verità di fede.” L'intera storia della salvezza è identica alla storia del modo e dei mezzi attraverso i quali l'unico vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, si rivela agli uomini e “riconcilia e unisce a Se stesso coloro che si allontanano dal peccato.”


Il messaggio di Nostra Signora d'America è totalmente incentrato su questo straordinario mistero che ci rivela la vera natura interiore di Dio e definisce la nostra stessa natura in termini della definizione che Dio dà di Se Stesso come Amore, come Vita. Nella sovrabbondanza dell'amore del Padre siamo stati creati. Attraverso l'amore incondizionato e supremo sacrificio del Figlio siamo stati redenti. E attraverso l'amore misteriosamente trasformante e santificante dello Spirito Santo siamo invitati nella gloria interiore del Dio Eterno e Trinitario, che è la Santità stessa. Siamo chiamati a essere santi come Lui è. Cominciamo a comprendere questa chiamata e questa felicità attraverso il grande dono dell'Abitazione della Santissima Trinità nelle nostre anime, iniziato nel Battesimo e aumentato ad ogni momento in cui ci arrendiamo più profondamente alla Sua grazia infinita.  

Nostra Signora ha trasmesso questa realtà a Suor Mildred Mary Neuzil con queste parole:  

La Santa Trinità ha dimorato con noi in un modo che supera di gran lunga qualsiasi cosa si possa immaginare. Perché la nostra era il paradiso terrestre dove Dio camminava ancora tra gli uomini.  

La Divina Trinità dimorerà in mezzo a voi solo se sarete fedeli nella pratica delle virtù della nostra vita a Nazareth. Allora, anche voi, miei figli, anche voi diventerete un altro paradiso. Dio camminerà allora tra di voi e avrete pace.  

(Diario, Nostra Signora d'America, Sr. Mildred Mary Neuzil, pg. 8.)



Nel novembre del 1957, Nostra Signora si mostrò a Suor Mildred come l'“Immacolato Tabernacolo del Dio che Abita”, affermando “tutta la gloria della figlia del Re è dentro di lei.” Si definì “Nostra Signora della Divina Dimora, serva di Colui che abita dentro.” Suor Mildred descrive il suo aspetto come “pervaso da un morbido bagliore di luce che sembrava provenire da dentro di lei. Sembrava permeare e, per così dire, saturare tutto il suo essere, anche i suoi abiti e le rose. 

Tutta la vera santità proviene dall'interno. È questa Presenza Divina nelle nostre anime che ci santifica. È l'azione di grazia di Dio, non la nostra, che ci rende santi e ci porta nel regno della Sua gloria. La santità è direttamente proporzionale alla resa delle nostre volontà a quelle di Dio e dei nostri modi ai Suoi. Questo messaggio di Nostra Signora sottolinea questo fatto ripetutamente; enfatizza la primazia della preghiera rispetto alla nostra attività. Dio è sempre Primo Amore e Donatore e Dono. Non abbiamo nulla da dare a Lui che non ci abbia prima dato. È il puro grido del cuore che invita il nostro eterno Dio a entrare nel umile tabernacolo dei nostri esseri e a farne il Suo luogo di dimora, la Sua sala del trono, un santo dei santi, la Sua camera nuziale per la Sua unione più intima con ogni anima. Attraverso la Sua azione nelle nostre anime, anche noi saremo pervasi e saturati con la gloria di Dio. Questo è il motivo per cui siamo stati creati e questo è ciò che siamo stati chiamati a conoscere. È il destino di tutti coloro che Lo amano e non resistono a quell'amore che non può contenersi ma cerca la Sua espressione in noi. Dio Trinità è una magnifica storia d'amore e noi siamo i personaggi di quella storia che Gli permettono di essere Dio—Amore insondabile per noi.


O caro Dio, osiamo chiederti di fare di noi ciò che desideri. Glorificati nella nostra umiltà! Sia lodato per sempre il tuo Santo Nome, Padre ,

Figlio e Spirito Santo! 


L'abbandono dei tabernacoli

 


VI. In mare aperto


148. Tutto ciò che ho detto e scritto riguardo a quel male dell'abbandono del Santuario, non è nulla rispetto a ciò che resta da dire.  

E male riuscirei a conseguire il fine che mi propongo scrivendo queste righe, se per paura di sprecare inchiostro e tempo, smettessi di dipingere quel male con tutta la straziante proprietà che si dà alla mia povera penna.  

Voglio, dunque, immergermi nei mari dell'abbandono del Santuario e raccontarvi con tutta sincerità le impressioni di questo viaggio a...  


Gli abissi dell'abbandono  

149. Se l'Eucaristia è il miracolo della permanenza perpetua di Gesù Cristo, l'abbandono dell'Eucaristia è la frustrazione pratica di quel miracolo e con essa, quella dei fini misericordiosi e altissimi della sua permanenza.  

L'Eucaristia abbandonata è, per quanto si possa dire di Dio: Gesù Cristo contraddetto dalla più amara delle contrarietà, e le anime e le società private di fiumi e di mari di beni.  

Non è che non esistano o ci importino poco altri mali che offendono Dio e affliggono i nostri fratelli, ma lasciamo ad altre Opere o Istituzioni nate o specializzate per questo, il rimedio di questi altri mali, che dopo tutto non sono altro che effetti o sintomi di quel gravissimo e trascendentale male dell'abbandono.  


Coloro che fanno il danno  

150. L'ho già detto: è male innanzitutto dei cattolici, non di eretici né di empî, che questi odiano. È male di coloro che non conoscono Gesù Cristo dovendo conoscerlo, di coloro che non lo trattano o lo trattano male dovendo trattarlo molto e bene. Di coloro che sanno che si sacrifica Lui per loro in ogni Messa che si celebra, e loro non si sacrificano per Lui assistendo a una sola o con il corpo soltanto. Di coloro che sanno che Egli è alimento dell'anima che sazia tutte le loro fame e preferiscono morire di inedia e non comunichino o comunichino male. Di coloro che sanno che il Santuario è la casa dove Gesù è rimasto a vivere per stare vicino ai suoi figli e accompagnarli tutti i giorni della loro vita, e lo lasciano solo giorni e giorni, anni e anni...  

L'abbandono è il male di coloro che sanno che Gesù ha occhi e non si lasciano vedere da Lui. E orecchie e non gli parlano. E mani e non si avvicinano a raccogliere i suoi doni. E un Cuore che li ama ardentemente, e non lo vogliono né gli danno gusto. E dottrina di tutta verità e la disdegnano o la interpretano a loro capriccio. E esempi di vita e non li copiano. È male di prossimi e amici!  


Come offende il Cuore di Gesù  

151. E mi soffermo principalmente sul Cuore di Gesù, quando ritraccio e lamento il male dell'abbandono, perché, senza trascurare gli altri mali, credo e sento che questo va più direttamente contro il suo Cuore.  

Altre offese sono forse più rumorose, visibili, scandalose, allarmanti. Questa, senza manifestazioni ostili, senza attacchi positivi, senza organizzazioni pensate, senza odi sistematici, pone nel Cuore di Gesù tutto ciò che è afflittivo di quelle, togliendo il bene del disagravio o allontanando la speranza del rimedio.  

152. L'abbandono interiore, infatti, per ciò che è in sé stesso, riversa sulla piaga di quel Cuore l'amarezza del disprezzo, la nerezza dell'ingratitudine, il freddo gelido dell'indifferenza, la stanchezza della speranza mai realizzata, del desiderio mai o quasi mai soddisfatto e della richiesta mai ascoltata. La durezza della rozzezza dei sentimenti, la tristezza della solitudine... E che cosa sono questi elementi se non forme varie di una stessa essenza, l'essenza dell'amore non corrisposto? Amore non corrisposto ingiusto, ti somigli tanto all'odio! Perché, quell'essenza e quelle forme differiscono molto da quelle costituite dalle negazioni dell'empio, dalle ostinazioni dell'eretico, dalle alterigie del blasfemo? Con l'aggiunta che l'odio dei cattivi allarma i buoni, li risveglia, li fa reagire, li eccita a combattere e spinge al disagravio. Ma l'abbandono dei buoni, di coloro che dovrebbero esserlo o figurano tra coloro che lo sono, toglie al Cuore dissetato delle sue amare essenze, la speranza e il conforto della protesta energica, del risveglio coraggioso, del disagravio riparatore...  

Amore non corrisposto ingiusto dell'abbandono, sei carnefice del mio Padre e al contempo assopitore dei miei fratelli affinché non lo sentano né lo piangano! Ma carnefice, non per uccidere il mio Gesù, con coltello né ascia, ma con fame non soddisfatta di amori di figli, con isolamento di cuori, con inattività a forza di non comunicargli e allontanargli le anime, con stanchezza di aspettare coloro che non finiscono di venire o vengono senza voglia...


Come danneggia le anime  

153. E se questo sei per Lui, che sarai per le anime? Non sei torrente che devasta in un istante, ma goccia che lentamente ammorbidisce, decompone, allenta e rovina. Non sei fulmine che rovescia le torri e squarcia i tetti dei templi, ma roditore nascosto delle loro fondamenta. Non sei leone, né elefante, né mostro feroce che minaccia di morte, ma tarma che corrode, microbo che infesta, urina che corrode. Non sei attività instancabile, ma pigrizia solo attiva per contagiare. Non sei cecità, ma ristrettezza di vista. Non sei oscurità che terrorizza, ma nebbia che non allarma. Non sei veleno, ma sì seme di zizzania che soffoca e secca la vita della fede, il succo della dolce fiducia, la linfa della carità e la gioia e l'aroma e la fecondità di tutte le virtù, di tutti i sani ottimismi e generosità. Non sei la parola non voglio, ma quest'altra detta mentendo: non posso, e che equivale a quest'altra vera: non faccio.  

Abbandono del Cuore di Gesù, tu non sei l'odio, è vero, ma l'odio più accanito non potrebbe mai vantarsi di fare tanto danno al suo maggiore nemico quanto tu fai alle anime in cui ti alberghi e a cui chiami ancora il tuo Amico! e... il tuo Padre! e... il tuo Dio!

Manuel González


DIO - Ascolta, Generazione, Io Sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine, il passato, il presente e il futuro, l'Onnipotente.

 


Ascolta, Generazione, Io Sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine, il passato, il presente e il futuro, l'Onnipotente. 

Non ci sono altri dei oltre a Me e non ci saranno mai! 

Io Sono la Voce dei Profeti, che riecheggia nei secoli dei secoli! 

Mia amata Creazione, cosa ti è successo? Sei come ubriaca, barcollando da una parte all'altra. Non c'è più rispetto per il Creatore, figuriamoci per la creatura! 

So cosa ti è successo, umanità! L'avidità di volere di più! Sempre di più...

Volete essere padroni di tutto e anche padroni di tutti! 

Come è raro trovare cuori umili, ancora più raro è trovare in essi la vera fede. Cuori disposti a donarsi in sacrificio per i propri fratelli. 

Le vostre preghiere sono vuote di saggezza, molti sanno solo chiedere per se stessi, è da tempo che non sanno pregare per i propri fratelli. Solo una piccola parte si sacrifica e prega per i propri fratelli. 

Generazione, Generazione, devi svegliarti ora, non c'è più molto tempo, le Scritture si stanno adempiendo. 

Sono ancora un Padre amorevole, zelante e misericordioso, ma molti mi disprezzano e mi rinnegano pubblicamente con scherno. Molti fanno appello al Mio Amore, dimenticando la Mia Giustizia. 

La verità è che non conoscono il significato della parola DIO, sempre pronunciata, ma senza alcun valore per molti. Solo nella morte questo significato diventa spesso una grande afflizione, un vero e proprio timore! La parola morte nella vita è sempre più temuta della parola Dio. Se credessero veramente nella Mia Presenza, se Mi amassero davvero, non temerebbero mai la morte e il timore verso di Me si trasformerebbe nel rispetto di un figlio verso un Padre amato. 

Mio amato messaggero, hai timidamente iniziato a scrivere, mescolando le parole senza sapere che Io le dettavo nel tuo cuore di bambino. Sappi che queste locuzioni penetreranno nei cuori, li apriranno dall'interno verso l'esterno, avverranno miracoli, Io li farò, ma ci deve essere FEDE! 

Molti vogliono essere messaggeri, cercano la propria gloria personale. Io regolerò i conti nel Giorno della Mia Giustizia. Pensano che sia giusto parlare nel Mio Nome? Chi pensano che Io sia? Causatori di grande confusione, narratori di favole, hanno raffreddato la fede di molti, hanno soffocato la vera Voce dei Profeti. Cosa si aspettano dalla Mia Santa Chiesa di fronte a tanti falsi profeti e false profezie? Non hanno letto le Sacre Scritture per questo tempo? 

Quando Dio parla, i cuori riconoscono la Sua Voce, i Veri e pochi Profeti di questo Tempo riconosceranno che parlo attraverso di te, Mio amato messaggero.

Tu non cercherai alcun riconoscimento, né gloria personale. Non calpesterai la Mia Fondazione, qualunque cosa accada, IO SONO! E le porte dell'inferno non prevarranno su di Essa! 

I miei veri sacerdoti leggeranno e rifletteranno su queste parole, ma io non dico e non chiedo loro nulla che già non sappiano per ispirazione del mio Santo Spirito. Ma come bambini che contemplano il cielo, possano anche loro alzare i loro volti al cielo e desiderare sempre più il Cielo! 

Per tuo libero arbitrio puoi rivelare o meno queste Mie Parole ai tuoi fratelli. Abbi fiducia che le ascolteranno. Io parlerò e toccherò i cuori di molti, ma sarà per un breve periodo. C'è poco da dire, tutto è già stato detto! Non aspettatevi molti messaggi, leggeteli come se fossero gli ultimi! 

Figlio mio, ti do la visione del Mondo, non perché tu profetizzi il futuro, che appartiene a Me. Ma condividi con Me la visione sofferente di un'umanità senza fede e spietata con i propri fratelli...


IO SONO !

Locuzione a A.P.T.F il 31/03/2004


Abigail, la donna ripudiata dal tetrarca Filippo - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


Secondo le visioni del  

Ven. Anna Caterina Emmerick 


LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE

(Dalla fine della prima Pasqua alla prigionia di San Giovanni Battista)


Abigail, la donna ripudiata dal tetrarca Filippo


Da Ephr6n, Gesù andò con i suoi discepoli e alcuni pubblicani per circa cinque ore a Nord-Est, verso Betharamphta-Julias, una bella città situata in alto. Durante il cammino insegnò con l'ausilio di un laboratorio di metalli dove si estraeva il rame lavorato a Ephr6n. A Betharamphta c'erano anche pubblicani e alcuni sacerdoti. Quelli di Ephr6n mi sembrano subordinati a questi. La città è grande e spaziosa attorno alla montagna. La parte Ovest è abitata dagli ebrei e quella dell'Est, in alto, dai pagani. Entrambe sono separate da un cammino di mura e un parco con viali. In alto, sulla montagna, c'è un bellissimo castello con torri, giardini e alberi. Lì vive una donna ripudiata dal tetrarca Filippo, che riceve le tasse raccolte nella città. Ha cinque figlie già cresciute con sé e discende dai re di Gessur. Si chiama Abigail; è una donna di età, di bella presenza, forte e di carattere molto gentile e compassionevole. Filippo era più anziano di Erode di Perea e Galilea. Era un uomo dai modi pacifici e buoni, secondo il modo dei pagani, e mezzo fratello dell'altro Erode nato da un'altra madre. Era stato sposato prima con una vedova che aveva una figlia. In quel periodo il marito di Abigail dovette andare in guerra o a Roma e lasciò la moglie alla corte di Filippo. Questa fu nel frattempo sedotta da Filippo, che poi si sposò con lei, motivo per cui il marito morì di pena e dolore. Quando dopo alcuni anni la prima moglie ripudiata da Filippo stava per morire, questa pregò il tetrarca di prendersi cura almeno di sua figlia. Filippo, stanco di Abigail, sposò sua figliastra e relegò Abigail con le sue cinque figlie a Betharam, che era anche chiamata Julias in onore di un imperatore romano. Abigail viveva quindi qui dedicandosi a opere buone; era molto amica degli ebrei, con un grande desiderio di salute e di conoscere la verità. Era sempre sotto la sorveglianza di alcuni impiegati di Filippo. Filippo aveva anche un figlio; la sua nuova moglie era molto più giovane di lui. Gesù fu ben accolto a Betharam e servito. Nella mattina del suo arrivo guarì molti malati tra gli ebrei; nel pomeriggio insegnò nella sinagoga, e la mattina seguente sui dieci e sui primogeniti di Mosè (V, 26-29), e su Isafas (cap. 60). Abigail era in ottimi rapporti con gli abitanti, che la stimavano; inviava spesso regali agli ebrei per servire i discepoli di Gesù. Il primo giorno di Tisri era la festa dell'inizio dell'anno e si suonavano tutti i tipi di strumenti dall'alto della sinagoga. C'erano arpe tra questi e trombe con varie aperture. Ho visto di nuovo quel strano strumento composto da vari altri che avevo visto a Cafarnao: era a mantice e si soffiava dentro. Tutto era adornato con frutti, foglie e fiori. C'erano diverse usanze secondo le varie razze o tribù di popoli. Durante la notte le donne, vestite con lunghe tuniche, pregavano sulle tombe, con le luci coperte. Ho visto che tutti si lavavano, le donne nelle loro case e gli uomini nei bagni pubblici. Gli uomini sposati erano sempre separati dai giovani, come le donne sposate dalle giovani. Questi frequenti bagni tra gli ebrei avvenivano con economia, poiché l'acqua non abbondava ovunque. Per questo ho visto che a volte si sdraiavano a pancia in giù in un recipiente e versavano l'acqua sul corpo con una tazza: più che altro si lavavano che si bagnavano. Oggi si bagnavano fuori dalla città, in acqua completamente fredda. Ho anche visto che oggi tutti si scambiavano regali: i poveri furono generosamente soccorsi. Prima fu data loro una grande cena, c'erano lì lunghe file di regali in vestiti, coperte e cibo che vennero distribuiti. Ognuno che riceveva regali da un amico dava qualcosa ai poveri. I pubblicani presenti ordinavano tutto e osservavano ciò che ognuno distribuiva ai poveri. Avevano tre rotoli di scritti, dove annotavano le virtù di ogni donatore senza che essi se ne accorgessero. A uno dei rotoli lo chiamavano il libro della vita, a un altro il libro della via di mezzo, e al terzo il libro della morte. I pubblicani avevano varie di queste occupazioni, e nel tempio erano i portieri, i responsabili del conteggio e del calcolo, e specialmente cantori, come facevano nella festa di oggi. Anche Gesù ricevette regali di vestiti, coperte e monete, che fece distribuire tra i poveri.


Preghiera per Tutti i Santi

 


Signore Dio,

in questo giorno in cui celebriamo la festa di Tutti i Santi, ti ringraziamo per questa grande famiglia spirituale, la comunione dei santi, che trascende il tempo e lo spazio. Ti lodiamo per tutti coloro che hanno vissuto nella fede, per i santi conosciuti e sconosciuti, che sono entrati nella Tua gloria e ora condividono la luce del Tuo Regno.

In questo giorno ricordiamo il loro esempio, il loro coraggio e il loro amore incrollabile per Te. Con la loro testimonianza, ci mostrano la via verso di Te, una via di fiducia e di fedeltà, nonostante le prove di questo mondo. Che intercedano per noi, affinché anche noi possiamo essere rafforzati nel nostro cammino verso di Te.

Possa questa comunione di santi ricordarci che non siamo mai soli. Che questo legame invisibile ci unisca ai nostri fratelli e sorelle qui sulla terra e a coloro che sono già vicini a Te, affinché possiamo vivere in una solidarietà piena di speranza, riflettendo il Tuo amore per ogni essere.

Ti preghiamo, Signore, affinché possiamo, a nostra volta, essere testimoni viventi della Tua grazia. Dacci la forza di seguire il loro esempio, amando come loro hanno amato, perdonando come loro hanno perdonato e sperando nella Tua promessa di vita eterna.

In comunione con tutti i santi,

Ti lodiamo e ti benediciamo,

ora e per sempre.

Amen.