VENIRE ACCREDITATO SENZA CREDENZIALI
In tutti gli affari pubblici e privati non c'è persona al mondo che si presenti a nome di un'altra, senza esibire una procura o delle credenziali. Gesú stesso le ha date, come fa rilevare ai giudei: « Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale. Vi è un altro che testifica per me (il Padre) » (Gv 5,31). « E quando ancora i giudei insistono: "Se tu sei il Cristo, diccelo apertamente"; egli risponde: " Ve l'ho detto e non credete; le opere che io faccio in nome del Padre mio, queste mi rendono testimonianza", cioè i miracoli » (Gv 10,25).
È sorprendente vedere come gli uomini, oggi, cosí oculati nel comprare o nel vendere qualsiasi cosa, siano divenuti cosí leggeri da rasentare la stupidità, nel consegnare la propria anima al primo che gliela chiede in nome di Dio, senza fornirgli nessuna credenziale, sia esso Russell, fondatore dei Testimoni di Geova, sia Moon, fondatore della Chiesa dell'Unificazione, sia un qualunque stregone o un qualunque Say o santone indiano.
Per la verità c'è oggi uno che fa sfoggio di credenziali, ossia di miracoli, per provare la sua divinità: è Satya Sai Baba; ma prima di parlare di lui occorre dare uno sguardo all'induismo.
1. Uno sguardo all'induismo
L'induismo è un complesso selvaggio e contraddittorio di credenze, dovuto agli apporti dei vari popoli immigrati in India e, successivamente, alle elaborazioni di varie scuole teologiche indiane.
La piú antica divinità indo-europea è Dyasus-pater. Essa ha dato origine alla religione greca (Zeus Pater), alla religione romana Cuppiter, deorum hominumque pater) e a quella indiana. Dyasus-pater unendosi alla Prthivimatar (o Terra Madre) genera gli dei: Varuna (dio del firmamento), Mitra (dio della fedeltà), Agni (il Fuoco), Usas (l'Aurora), Surya (il Sole), Parjanya (la Pioggia), ecc. Ad essi si aggiunsero, in seguito, delle divinità non arie: Rudrà (divenuto, poi, Shiva, il distruttore), Visnú, Indra, ecc.
Infine, la preghiera diede origine al Brahmanesimo, che poi fu organizzato in un sistema. Ne diamo qualche idea sulla scorta dei libri sacri indiani: i Veda, le Upanishad, la Bhagavad-Gita, ecc.
Il Dyasus-pater è divenuto Brahman. L'io profondo dell'uomo, man, è anche esso identico al Brahman. Quando la persona ha attinto una conoscenza illuminata può dire: « Io sono Brahman. Il Brahman è l'Uno senza secondo; è l'Assoluto impersonale » (Upanishad IV, 12).
« Questo Atman dentro il mio cuore è piú piccolo di un grano di riso; e tuttavia è piú grande di tutta la Terra, piú grande delle regioni intermedie, piú grande dei Cieli ... Questo Brahman dentro il mio cuore è il Brahman stesso » (Upanishad III, 14,3). Ogni essere è un'incarnazione o « avatara » di Brahman; per cui si può dire che tutti gli dei e anche noi tutti gli uomini siamo noi col nostro nome e cognome, e non siamo noi in quanto non esistiamo, ma esiste solo Brahman. l principali dei, oltre quelli ricordati, sono: Krishna, Rama, Brahma, Hanuman in forma di scimmia, Ganesha con testa di elefante, ecc.; e poi le loro mogli, come Parvati, moglie di Shiva, ecc. ecc.
È inutile parlare all'indú di logica, di assurdo, di coerenza; vi risponderà di non fare dei feticci della logica, dell'assurdo, della coerenza, come anche ebbe a dire lo stesso Gandhi. E cosí Satya Sai Baba, come qualunque indú, non ha il minimo tentennamento a dichiarare storici tutti questi miti, ad accettare come storica la Baghavad-Gita, ad accettare lo stesso Gesú dichiarandolo una reincarnazione di Krishna, precedente alla sua.
Dinnanzi a tutte queste stramberie si resta shoccati come l'uomo possa giungere a rinunziare cosí alla ragione; come, soprattuto vi possano giungere dei cristiani. Ma già s. Paolo lo aveva profetizzato: « Verrà un tempo in cui gli uomini non sopporteranno piú la sana dottrina, ma per il prurito di ascoltare cose piacevoli si circonderanno di una folla di dottori secondo i loro capricci, e distogliendo l'orecchio dalla verità, si volgeranno a favole » (2 Tm 4,4).
2. Chi è Satya Sai Baba
Satya Sai Baba, ossia il Santo Baba, è nato il 23.11.1926. Suo padre, Pedda Raju, gli mise nome Satyanaravana. Intanto nel 1918 era morto un santone indú, di nome Sai Baba di Shirdi, profetizzando che si sarebbe reincarnato in un ragazzo di 8 anni. Dopo 8 anni nacque, come abbiamo detto, Satyanarayana, ma non si accorse di essere la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi; se ne accorse il 23.5.194o e subito lo manifestò. Questa manifestazione non avvenne pacificamente, ma dopo violentissime crisi di pianto, di grida, di risate, di balbettii.
L'anno seguente Satya Sai Baba cominciò a operare i suoi prodigi per accreditare la sua nuova personalità quale ultima reincarnazione di un personaggio mai esistito, ossia del dio Krishna, e, quale tale, farsi adorare da torme di uomini, che si vanno inginocchiando e addirittura prostrando con la faccia per terra davanti a lui.
3. I miracoli di Satya Sai Baba
Un cristiano apostata, l'australiano Murphet Howard, divenuto suo fervente discepolo, nel suo libro Sai Baba, l'uomo dei miracoli (Ed. Savitri, Torino) narra un'infinità di « miracoli », operati da Sai Baba: fa apparire nelle sue mani ceneri, frutta, dolci, oggetti vari; attutisce dolori, opera una grande quantità di guarigioni, risuscita i morti, ecc.
Il Murphet, e quanti con lui parlano di miracoli, non sanno cosa per la Chiesa cattolica è miracolo. Per saperlo basta vedere l'iter che percorre il Bureau de Constatation Medical di Lourdes (formato da 37 medici, tutti specialisti), per dichiarare miracolo una guarigione.
Esso non prende mai in esame una guarigione da malattia funzionale, ma soltanto quelle da malattie organiche; non prende in esame le guarigioni non documentate preventivamente da diagnosi, da cartelle cliniche, da radiografie, da analisi biologiche o non avvenute subito senza alcun rimedio; dichiara una guarigione miracolosa soltanto dopo vari anni di studi sul caso.
Per le guarigioni di Sai Baba niente di tutto questo.
Mai una documentazione di questo genere, e quasi sempre si tratta di malattie funzionali.
Le sue resurrezioni sono soltanto nella fantasia dei suoi devoti. Basta osservare quella riportata dal Murphet.
Un grande amico e devoto di Sai Baba, Radhakrishna di Kuppam, giace sul letto di morte. Sopraggiunge Satya Sai Baba; manda via dalla stanza tutti, e vi resta lui solo. Dopo un po' apre la porta e mostra Radhakrishna vivo.
Non è tutto. Dopo 7 anni Radhakrishna cade ammalato con gravi dolori; gli fanno una iniezione di morfina e lo lasciano solo, in stato di incoscienza. Ma Radhakrishna, quando è solo, si alza in stato di incoscienza e si va a gettare nel pozzo dalle pareti levigate. L'indomani mattina i suoi parenti non trovandolo a letto, lo cercano, lo vedono nel pozzo e con delle corde lo fanno risalire. Radhakrishna è perfettamente asciutto, perché tutta la notte ha poggiato soltanto le palme dei piedi sull'acqua profonda del pozzo. Sopraggiunge Satya Sai Baba e gli dice: « Ancora mi dolgono le spalle per quanto sforzo ho dovuto fare tutta la notte a doverti sostenere di peso sopra le acque perché non vi affogassi » (Murphet, Sai Baba, pag. 228).
Come si fa a credere a simili storielle?
Per quanto riguarda le guarigioni e gli apporti di Sai Baba, siamo nel paranormale; essi possono spiegarsi con doti non normali che riscontriamo in una moltitudine di uomini, come pure in prano-terapeuti.
Gli apporti possono anche spiegarsi con l'azione di angeli o di demoni; li troviamo nelle biografie di diversi santi, nelle sedute spiritiche e medianiche e in uomini forniti di doti paranormali. Lo stesso Satya Sai Baba dice che gli oggetti che gli compaiono nelle mani glieli portano gli angeli; noi diciamo i demoni.
Sono personalmente amico di un uomo, molto devoto del Cuore di Gesú che fa opere immensamente superiori a quelle di Sai Baba, ma che dice di farle per un dono di Dio. Si chiama Giovanni Briguglio e riceve una moltitudine di ammalati e li cura gratuitamente a Fiumefreddo, prov. di Catania.
Moltissime persone dichiarano di essere state guarite da lui; egli cura dando soltanto dell'acqua che prende dal suo rubinetto.
Quando fa delle operazioni non anestetizza il paziente, né lo fa coricare; fa con il bisturi un taglio nella parte che deve essere operata ed estrae il male; non fa sentire il minimo dolore al paziente, né fa uscire una sola goccia di sangue dal taglio; risana istantaneamente la ferita, toccandola con le dita bagnate dalla sua saliva. Dopo l'operazione subita il paziente, se sa guidare, se ne va guidando la sua macchina. Di tutte queste cose operate dal Briguglio ho avuto testimonianza diretta da persone da lui curate.
Ma neanche in tutti questi casi del Briguglio possiamo parlare di miracolo. Per parlare di miracolo dobbiamo andare a fatti simili alla guarigione di Maria Ferrand, in coma per grosse caverne polmonari, avvenuta a Lourdes istantaneamente sotto gli occhi del suo medico, allora ateo, Alexis Carrel, premio Nobel; o a quella di Delizia Circolli di Paternò (CT), in fin di vita per cancro alla gamba, avvenuta d'un colpo, pure a Lourdes alcuni anni fa.
I miracoli sono le credenziali di Dio per i suoi ambasciatori, perché solo lui può farli, e si trovano solo nella Chiesa cattolica.