LA PERFEZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL'UOMO
AGOSTINO AI SANTI FRATELLI E VESCOVI EUTROPIO E PAOLO
Agostino si propone di rispondere punto per punto alle contestazione di Celestio.
1. 1. La Carità vostra, tanto grande e tanto santa da esser perfino dilettevole servirla nei comandi, mi ha chiesto di rispondere alle
Definizioni che vanno sotto il nome di Celestio. Così almeno è scritto sulla cartella che mi avete consegnata: Definizioni attribuite a Celestio. Tale soprascritta non credo sia di lui, ma di coloro che hanno portato il manoscritto dalla Sicilia. Celestio, a sentir dire, non si trovava là, ma nell'isola c'erano molti che andavano sciorinando le medesime opinioni, ingannati e ingannatori nello stesso tempo 1, come si esprime l'Apostolo. Che tuttavia queste opinioni vengano dalla dottrina di Celestio o da quella di certi suoi seguaci lo possiamo congetturare anche noi. Infatti nemmeno queste brevi Definizioni o meglio argomentazioni, si distaccano dal suo stile. L'ho potuto riscontrare in un'altra opera di cui consta che egli è l'autore, e non senza ragione cotesti fratelli che le hanno portate sentirono dire in Sicilia, io penso, che proprio lui ha insegnato o scritto tali errori. Sarebbe certamente mio desiderio, se mi fosse possibile, obbedire così alla vostra fraterna benevolenza da rispondere anch'io con la medesima brevità. Ma se non riferisco anche i passi a cui rispondo, chi potrà giudicare della qualità della mia risposta? Farò comunque di tutto perché, con l'aiuto anche delle vostre preghiere presso la misericordia del Signore, le mie parole non oltrepassino i limiti della necessità.
La prima contestazione di Celestio: il peccato si può evitare o no?
2. 1. Scrive costui: Prima di tutto, a chi nega che l'uomo può esser senza peccato si domandi che cosa sia il peccato in genere: se qualcosa di evitabile o qualcosa di inevitabile. Se qualcosa di inevitabile, non è peccato; se qualcosa di evitabile, può un uomo
essere senza il peccato che si può evitare. Infatti non c'è nessuna ragione o giustizia che consenta minimamente di chiamare peccato ciò che non si può in nessun modo evitare; Noi rispondiamo che si può evitare il peccato, se la natura viziata è risanata dalla grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 2. In tanto essa non è sana in quanto o non vede per cecità ciò che si deve fare o non l'adempie per debilità, atteso che la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne 3, sicché l'uomo non fa quello che vorrebbe.
La seconda contestazione: peccare è necessario o libero?
2. 2. Scrive costui: Si deve chiedere ancora se il peccato dipenda da volontà o da necessità. Se dipende da necessità, non è peccato; se dipende da volontà, si può evitare. Noi rispondiamo come sopra, e per essere risanati invochiamo colui al quale si dice nel salmo: Liberami dalle mie necessità 4.
La terza contestazione: peccare è naturale o contingente?
2. 3. Scrive costui: Si deve chiedere di nuovo se il peccato sia naturale o accidentale. Se è naturale, non è peccato; se è accidentale, può anche mancare, e ciò che può mancare è evitabile e poiché si può evitare l'uomo può essere senza ciò che è evitabile.
Si risponde che il peccato non è naturale; ma alla natura, specialmente a quella viziata e a causa della quale siamo diventati per natura meritevoli d'ira 5, è insufficiente per non peccare l'arbitrio della volontà, se la natura non è sanata e aiutata dalla grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 6.
La quarta contestazione: il peccato è un atto o una sostanza?
2. 4. Scrive costui: Si deve chiedere ancora se il peccato sia un'azione o una sostanza. Se è una sostanza, bisogna che abbia un creatore, e se si dice che ha un creatore sembrerà subito che al di fuori di Dio si ammetta un altro creatore di una qualche sostanza;
Ma se è un'empietà dir questo, sarà necessario riconoscere che ogni peccato è un'azione e non una sostanza. Se dunque è un'azione, anzi proprio perché è veramente un'azione, si può evitare. Noi rispondiamo che senza dubbio il peccato si dice ed è un'azione, non una sostanza. Ma anche lo zoppicare è similmente nel corpo un'azione e non una sostanza, perché sostanza è il piede stesso o il corpo o l'uomo che zoppica per un piede viziato. E tuttavia non può l'uomo fare a meno di zoppicare, se non ha il piede risanato. Ciò può avvenire anche nell'interno dell'uomo, ma con la grazia di Dio, per Gesù Cristo nostro Signore 7. Evidentemente il vizio stesso per cui l'uomo zoppica non è né il piede né il corpo né l'uomo né lo stesso zoppicare, che certamente manca quando l'uomo non cammina, pur essendo insito in lui un vizio che lo fa zoppicare quando cammina. Cerchi dunque che nome dare a tale vizio: se lo vuol chiamare sostanza o azione o piuttosto deterioramento d'una sostanza che rende deforme la sua azione. Così pure nell'interno dell'uomo l'anima è sostanza, la rapina è azione, l'avarizia è vizio, ossia un deterioramento che rende cattivo l'animo, anche quando non compie nessuna azione per contentare la sua avarizia, anche quando sente intimarsi: Non desiderare 8 e vitupera se stesso, e tuttavia rimane avaro; ma per mezzo della fede si rinnova, cioè si risana, di giorno in giorno 9, né tuttavia lo può senza la grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 10.
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Sant'Agostino