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domenica 27 ottobre 2024

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


MARIA NELL'INCARNAZIONE

Il Padre interviene; nel mistero dell'Incarnazione, in qualità di Padre; e per mezzo della parola dell'Angelo interviene nella Vergine; e interviene in Lei con la sua virtù... La virtù del Padre viene applicata alla Vergine per la nuova generazione, di Colui medesimo che, anche in quel momento dal Padre è generato, non solo nella Vergine, ma pure nel proprio seno e nell'eternità. Il Padre, infatti, è sempre nell'atto di generare l'unigenito suo Figlio, in se medesimo; e questa generazione non cessa mai. L'Eterno Padre dunque genera doppiamente allora il Figlio suo unigenito: 1) in se medesimo e nell'eternità per la generazione eterna cui non hanno nessuna parte né la Vergine, né lo Spirito Santo medesimo; 2) nella Vergine, con la Vergine e con la preparazione dello Spirito Santo. In tal modo il Padre dà una doppia nascita al Figlio suo e con una medesima virtù che l'Angelo, chiama propriamente la virtù dell'Altissimo, la quale non ispetta che al Padre, e non già semplicemente alla sua natura, ma alla sua propria persona, poiché le altre persone divine non hanno la virtù né di generale nell'eternità, né di mandare il Figlio nel mondo... L'Incarnazione dunque si fa per la virtù del Padre, in quanto Padre nell'atto di generare il Figlio suo. (O., 19). [154] 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


domenica 23 giugno 2024

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


MARIA NELL'INCARNAZIONE 

La prima cosa che desidero fare per voi ... è quella di usare del potere che Gesù e Maria si degnano darmi sopra di voi per dedicarvi e consacrarvi all'Essere increato di Gesù, al suo stato ed alla sua azione sulla sua santa Umanità ... e nelle anime in conseguenza del mistero dell'Incarnazione ... Vi consacro pure a questo Essere, a questo stato, a questa azione (di Gesù) nella santissima Vergine, in considerazione del mistero dell'Incarnazione nel momento in cui questo mistero venne compiuto in Lei e con Lei; (vi consacro anche) alle appropriazioni che il Verbo eterno fece di questa nobile creatura a se stesso, cioè alla propria persona divina ed alla sua Sacra Umanità da Lei derivata; ed inoltre (vi consacro) alla sublime [153] dedicazione e consacrazione che il Figlio unigenito di Dio per se stesso fece a se stesso di questa santa Vergine, col farsi suo Figlio e costituirla sua Madre, qualità questa che è la più eccelsa e la più eminente che sia mai stata comunicata ad una persona creata. Date il vostro consenso a questa consacrazione che faccio di Voi a questi misteri supremi e divini, e vivete nell'umiltà, purità e santità che sono richieste da tale stato e da tale condizione. (L., 85). 

***

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


lunedì 28 agosto 2023

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


L'ANNUNZIAZIONE

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Questa solennità ha questo di proprio che è tutta di vita. È vita per gli angeli e per gli uomini, per il cielo e per la terra; anzi, ciò che eccede ogni pensiero, è una solennità di vita anche per Dio, perché, in virtù di questo mistero, Egli acquista una sorta di vita che non aveva prima. In virtù dell'unione personale ed ineffabile delle due nature nel Mistero dell'Incarnazione, da quel giorno Dio è vivente di una vita divinamente umana ed umanamente divina.

Orbene, se Dio che è Vita, essenzialmente Vita, ed eminentemente ogni vita, e nel quale tutto è vita; se Dio, il quale non è che vita e sorgente di vita, prende una nuova vita nel mistero dell'Incarnazione, tanto questo è mistero di vita! Vediamo di prendere noi pure vita in questo Mistero, noi che, per il peccato non siamo che morte e miseria, e che abbiamo tanto bisogno ed indigenza di vita. La fecondità di questo Mistero, il quale riempie tutto di vita, e dà vita persino a Dio, non sia sterile in noi! Questa beata e miracolosa fecondità ci dia vita in Colui che è la vera vita, e che nella sua santa parola dà a se stesso il nome di Vita: Ego sum Vita (Joan., XIV,6). Vivete dunque in Gesù, vivete in Colei che dà vita a Gesù, vale a dire, in Maria, la quale essendo per questo mistero Madre di Gesù, è pure, per questo Mistero di vita, vita e Madre di vita ...

Questa festa è solennità universale ed anche eterna, perché include la base, il fondamento e il soggetto di tutte le azioni e di tutti i misteri della vita viatrice del Figlio di Dio su la terra e della sua vita gloriosa ed immortale in Cielo, vale a dire, l'umanità unita alla Divinità; essa include uno stato sempre mai permanente, poiché sintanto che Dio sarà Dio, sarà pure uomo e sempre vi sarà un Uomo-Dio.

In tal modo, questo Mistero non è soltanto Mistero di [150] vita, ma Mistero di vita eterna ... di una vita che ha principio su la terra, ma durerà eternamente. In quella guisa che il Figlio di Dio da tutta l'eternità è nato e sempre nasce da Dio Padre: così da quel sacratissimo giorno Egli sempre è unito e sempre si unisce a quel corpo ed a quell'anima che il cielo e la terra contemplano ed adorano in quell'uomo che si chiama Gesù. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


martedì 7 marzo 2023

LE GRANDEZZE DI MARIA

 

L'ANNUNZIAZIONE

In questo mistero la santissima Trinità operò tre grandi effetti che meritano di essere eminentemente considerati.

I. - Il primo effetto è la grazia comunicata a san Gabriele per il sublime ufficio di un messaggio così solenne. Non dobbiamo considerare in san Gabriele soltanto la grazia personale che gli conviene come ad uno dei primi fra gli angeli; ma pure questa nuova grazia preziosa e straordinaria che dalla SS. Trinità gli venne conferita per la missione di annunciare un mistero così insigne; perché Dio alla creatura dà la grazia in conformità con l'ufficio che le viene affidato.

II. - Il secondo effetto è la grazia che la SS. Trinità operò nella Santissima Vergine, elevandola alla eccelsa dignità di Madre di Dio, grazia che è la massima, come la sua dignità è la più elevata.

La vita della Vergine può dividersi in tre parti principali: la prima va dalla sua Immacolata Concezione sino all’Annunciazione. Durante questo tempo la Vergine santa continuamente accresceva le grazie che aveva ricevute in grandissima abbondanza, operando sempre secondo tutta l'estensione della sua grazia e così acquistando, senza interruzione, un nuovo aumento di grazia. La seconda va [146] dall’Annunciazione sino all'Ascensione di Nostro Signore; la terza dall'Ascensione sino all'Assunzione in cui Maria ricevette l'ultimo compimento delle sue grazie.

Orbene, di queste tre parti della vita della Vergine santissima, la seconda, che comprende lo stato, la grazia e la vita di Madre di Dio, è il fondamento e l'origine delle altre due, perché la concezione medesima e la nascita di Maria hanno relazione e proporzione con questa seconda parte. Maria, infatti, nasce per essere Madre di Dio e fin dalla nascita è privilegiata e ornata di grazia, come quella che da Dio eternamente è eletta per essere, nel tempo, Madre e degna Madre di suo Figlio; questa grazia oltremodo sublime ha principio ed è stabilita in questa solennità dell'Annunciazione della Vergine, ed è uno dei punti principali che dobbiamo onorare in questa festa.

III. - Il terzo effetto è la grazia che mediante il mistero dell'Incarnazione, la santissima Trinità operò nella Umanità del Verbo, in virtù dell'unione intima e personale di questa umanità con la Divinità, grazia che noi dobbiamo adorare in un umile silenzio, piuttosto che dirne troppo poco e così profanarla con la nostra parola ed i nostri pensieri troppo meschini. 

***

Contentiamoci di notare due cose fra tutte quelle che ignoriamo, l'una rispetto al Verbo, l'altra rispetto alla Vergine:

1) Questo giorno dell'Annunciazione è il primo giorno della vita (umana) di Dio, su la terra, in una piccola particella della nostra natura, scelta e preparata nelle Viscere purissime di Maria sua Madre; mistero permanente che incomincia in quel giorno per durar sempre. Gli altri Misteri sono transitori e legati ad azioni che passano, [147] come la Natività, la Passione, la Risurrezione, l'Ascensione, ecc.; ma l'Incarnazione è uno stato permanente e perenne per tutta l'eternità. Dio incessantemente fa dono del suo Figlio all'uomo: incessantemente, questo Figlio, che è il dono di Dio, Donum Dei (Joan., IV, 10), dona se stesso alla nostra umanità. L'Eterno Padre incessantemente genera il Figlio nella nuova natura da questo assunta e il Figlio incessantemente da Lui procede, con questa nuova generazione, come Figlio e insieme come Servo. In questo consiste il Mistero dell'Incarnazione, ed è quindi un mistero permanente, non già un'azione transitoria; e in onore di tale stabilità e durata costante dobbiamo istantemente domandare a Dio, che ci conceda verso questo mistero una devozione costante e solida che non possa mai venire scossa dall'affetto per le cose periture di questo mondo.

2) La seconda cosa che dobbiamo onorare in questo mistero, è la partecipazione che la santissima Vergine da quel momento incominciò ad avere alle pene ed ai patimenti, del Figlio suo in proporzione dell'amore ch'Ella gli portava e della grazia incomparabile che da Lui riceveva 68.


Per meglio intendere questo punto, dobbiamo richiamarci tre verità:

1) Per quanto le maggiori sofferenze di Gesù Cristo siano state riservate per gli ultimi giorni della sua vita su la terra, Egli non è mai stato senza soffrire; anzi appena fu rivestito di una natura passibile, subito incominciò a patire; e lo crederemo più facilmente se vorremo considerare che fin da quel momento Gesù chiaramente conosceva la grandezza di Dio e l'enormità dell'offesa che gli viene fatta dal peccato, di cui Egli era carico come responsabile; doppia conoscenza che in Lui era accompagnata [148] da un eccesso di zelo che gli rendeva sensibile, ed infinitamente sensibile, tutto quanto interessava l'onore del Padre suo.

2) La Vergine fin d'allora incominciò ad avere piena conformità col Figlio suo e quindi a partecipare ai patimenti di Lui, nella misura in cui partecipava alla grazia ed alla santità di questo primo mistero.

3) La grazia dell'Incarnazione è ben differente sia quella di Adamo; la grazia di Adamo innocente era grazia di dolcezza; e di riposo, in segno di che il nostro primo padre venne posto in un paradiso terrestre; l'Incarnazione invece si compie nella privazione per la natura umana della sua propria e naturale sussistenza, sussistenza che alla natura umana è pur così intima da essere una stessa cosa con essa.

Inoltre, fin da quel primo istante, a Gesù Cristo, l'Uomo nuovo, venne presentata la Croce; ed Egli l'accettò e se ne prese il carico; perciò la grazia che appartiene all'Incarnazione è una grazia di privazione e di croce, una grazia di rinuncia e di annientamento di se medesimo, una grazia che divide l'anima dallo spirito 69; e siccome la Vergine ebbe parte a questa grazia più di tutti i Santi assieme, perciò Ella soffrì più di tutti i Martiri e degli altri Santi riuniti assieme, ed incominciò fin d'allora a soffrire come il Figlio suo, in virtù del privilegio dello strettissimo legame e della singolare conformità che aveva con Lui (O., 9) 70. [149]

***

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


lunedì 1 agosto 2022

LE GRANDEZZE DI MARIA


Il santo e dolce Nome di Maria

Maddalena al sepolcro non riconosce Gesù, ma Gesù proferisce una semplice parola, dicendole: Maria; e questo nome eccita in lei amore e luce, rapimento di luce e di amore, ... ed ella vede Colui che è la Vita, e la sua vita, e rimane rapita in questa vita nuova, in questa vita di gloria. Siate benedetto, o Gesù, per esservi degnato di rasciugare le sue lagrime, di convertire in gaudio il [144] suo dolore, e di aver usato di questo bel nome di Maria, e unicamente di questo nome, per ottenere un tale effetto di amore e di luce! Avete usato della vostra presenza, della vostra voce e delle vostre parole, dicendole: Mulier quid ploras? quem quaeris!, ma senza effetto; nonostante tutto ciò, Maddalena non conosce punto Colui ch'ella cerca ... Voi proferite il dolce nome di Maria, solo il nome di Maria, ed i suoi occhi, al suono di questo nome, si aprono come quelli dei due discepoli di Emmaus nella frazione misteriosa.

Questo nome aveva troppi vincoli con Gesù nella persona della sua santa Madre, ed anche nella persona di questa santa discepola, per non unire subito due cuori e due spiriti così vicini e così preparati all'amor santo e vicendevole. Quale fortuna per Maddalena portare il bel nome di Maria! Il Dio di benedizione, il quale tutto benedice nei suoi Santi; vuole benedire questo nome santo e venerabile e per mezzo di quello compiere il primo effetto della sua risurrezione e dare la prima conoscenza della sua vita e della sua gloria. Oh Nome di grazia, di amore e di luce! Oh nome legato a Gesù e che unisce a Gesù! Oh nome che lega Maddalena a Gesù e le fa conoscere il suo Dio, il suo amore e il suo Salvatore! È questo il primo nome che Gesù proferisce nella sua risurrezione ... Quando nasceste in Betlemme, o Signore, i primi sguardi dei vostri occhi mortali sono per la vostra santa Madre; ma Voi non le parlate, non proferite il suo nome che è quel medesimo Nome di Maria, quantunque, nella sua persona sia consacrato all'innocenza, dalla Maternità divina e ad una eminenza di grazia che non avrà mai nulla di simile; eppure non lo proferite e ve ne state nel silenzio nella sacra impotenza della vostra infanzia. Quando rinascete nel sepolcro nella vostra vita gloriosa, il primo nome che [145] pronunciate è questo Nome di Maria, consacrato nella persona di Maddalena, all'amore ed alla penitenza. (Elev. Su S. Maddalena, cap. VII). 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

sabato 18 dicembre 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


INFANZIA DI MARIA. 

La Chiesa nella liturgia chiama la SS. Vergine col nome di Vita; spesso i fedeli la salutano pure in questa qualità: Vita, dulcedo et spes nostra, salve; ed è giustissimo. Maria anzi è madre della Vita, poiché è Madre di Gesù Cristo che è la Vita. Deve essere dolce e delizioso per noi pensare e parlare spesso della vita di Colei che è la Vita, la Madre della Vita, la Madre della nostra Vita medesima. Orbene, nella santissima Vergine dobbiamo considerare due vite; l'una interiore, l'altra esterna.

La vita interiore della SS. Vergine ebbe principio col primo istante della sua esistenza, poiché nel primo istante Ella ricevette l'essere della natura, l'essere della grazia e la vita della grazia; queste tre cose in se medesime sono distinte e in noi pur troppo sono separate. Per noi, infatti, il primo momento dell'esistenza è il primo momento dello stato di peccato ed è ben distinto dallo stato di grazia. Inoltre, nel bambino lo stato di grazia infuso nel Battesimo è ben distante dalla vita, dall'uso e dal movimento della grazia: cose che esigono e suppongono l'uso della ragione di cui il bambino per alcuni anni rimane privo.

Orbene nella santissima Vergine queste tre cose furono insieme congiunte; in un medesimo istante Maria ebbe l'essere di natura, lo stato di grazia cioè la vita ed [141] il movimento della grazia verso Dio. La sua vita interiore ebbe dunque principio fin dal suo concepimento e senza nessuna interruzione durò sino al termine dei suoi giorni; il corso non ne fu mai interrotto, neppure dalla morte, e così passò all'eternità onde durarvi per sempre 66.

La vita interiore della santissima Vergine è perenne, angelica, divina; solo gli Angeli che la contemplavano, e l'Arcangelo san Gabriele che fu custode e direttore di Maria, potrebbero parlarne. Noi non abbiamo tanto ardire da penetrare in questo Santuario, né di squarciare la nube che lo copre e lo riempie di dignità e di maestà, e della gloria del Signore: ci basta starcene fuori, venerando la Maestà di Dio che dimora in questo suo Santuario dove opera grandi cose. Noi siamo concepiti nella miseria e nel peccato, e la nostra nascita avviene nella sozzura, nella bassezza e nell'infermità; la Vergine sublima, nobilita e santifica la concezione e la nascita, ed è la prima che dà [142] grandezza e dignità ad una condizione così bassa ed abietta. Dico che è la prima, perché, dopo di Lei il suo divin Figlio, nella propria persona, nobilita in ben altro modo, anzi deifica la nascita e il concepimento umano. Nella sua concezione la Vergine è come un angelo, e non come una bambina, anzi come un angelo che trovasi, è vero, su la terra e non in cielo, ma un angelo più angelico di quelli che sono in cielo e che un giorno sarà elevato sopra tutti i troni degli angeli, i quali per sempre la riveriranno come la loro Signora e Sovrana.

In quello stato, questa divina 67 Bambina è tutta rivolta al suo Creatore e suo Dio, lo ama e lo adora; lo adora come suo principio, lo ama come suo fine; e nella debolezza di quell'età e di quella condizione noi vediamo la sublimità della grazia, e ciò che è più ancora, l'uso perfetto della grazia.

Consideriamo dunque Maria Bambina non già con gli occhi con cui la guarda la terra, ma con gli occhi con cui la rimirano gli Angeli del cielo: questi vedono in lei una grazia più che angelica, una grazia che la eleva sopra tutti i Cori della milizia celeste, una grazia corrispondente al disegno eterno di Dio sopra di Lei e a quel capolavoro [143] ammirabile che Dio vuole compiere in Lei e per mezzo di Lei.

La vita esterna della Vergine santissima segue il corso dei tempi e degli stati della vita umana, la quale ha i suoi giorni, i suoi mesi ed i suoi anni; e siccome si svolge su la terra, viene limitata dalle condizioni terrestri e dal tempo della morte.

Orbene sembra che questa vita esterna della Vergine abbia avuto principio propriamente al tempo della sua Presentazione al Tempio, la quale avvenne appena questa divina Bambina fu separata dalle materne mammelle, ed rincominciò a vivere separatamente dalla madre che l'allattava.

Appena questa divina Bambina fu capace di vivere in qualche modo da se medesima e non ebbe più bisogno della madre; lo Spirito Santo che la reggeva, volle separarla dai parenti e dal mondo per dedicarla al Tempio.

La vita nel Tempio era la più santa che vi fosse su la terra, ed è sotto questo aspetto che dobbiamo considerarla; perché se vi fosse stato qualche altra sorta di vita più elevata, più santa e più divina, questa santa Vergine e divina Bambina, l'avrebbe scelta e lo Spirito Santo che la reggeva e la preparava per cose sì sante e sì grandi, ve l'avrebbe condotta. (O., 97). 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


domenica 31 ottobre 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


OFFERTA DI SE STESSO ALLA VERGINE, IN QUALITÀ DI SCHIAVO DI GESÙ IN QUANTO È SOTTOPOSTO AL POTERE MATERNO DELLA VERGINE.


Per la considerazione di cose così elevate, sublimi e sante, mi offro e mi assoggetto, mi voto e mi consacro a Gesù Cristo mio Signore e mio Salvatore, considerandolo nello stato di servitù alla sua santissima Madre, la Vergine sacra Maria. In onore perpetuo della Madre e del Figlio; mi costituisco in istato e qualità di schiavitù, rispetto a Colei che ha lo stato e la qualità di Madre del mio Dio, onde onorare più umilmente e più santamente una tale qualità così elevata e così divina; mi abbandono a Lei in qualità di schiavo, in onore della donazione che il Verbo Eterno le ha fatto di se medesimo in qualità di Figlio in virtù del mistero dell'Incarnazione, che egli ha voluto compiere in Lei e per mezzo di Lei.

Rinuncio quindi al potere ed alla libertà di disporre di me e delle mie azioni. Alla santissima Vergine cedo questo potere è vi rinuncio interamente nelle sue mani, in omaggio alle sue grandezze ed all'abbandono perfetto che Ella fece di, se medesima al suo unigenito Figlio Gesù Cristo nostro Signore. A Lei cedo il potere che Dio mi dà sopra me stesso, onde io non appartenga più a me, bensì a Lei, dimodochè a Lei e non più a me spetti il dominio su me stesso; e ciò in omaggio verso l'umile dipendenza e sommissione che Gesù Cristo ha voluto renderle affidando se stesso alla sua custodia, mettendosi sotto la sua direzione e tutela, nella sua infanzia e nella sua vita viatrice su la terra.

Alla santissima Vergine pertanto abbandono il mio essere e la mia vita con tutte le loro condizioni, [133] circostanze ed appartenenze; mi abbandono, alla sua grandezza per quanto posso, in suo onore e a sua gloria, e, per l'adempimento di tutti i suoi voleri e poteri sopra di me. Con questo spirito e in queste intenzioni, a Voi mi rivolgo, o santissima Vergine, e vi faccio oblazione intera, assoluta ed irrevocabile di tutto ciò ch'io sono per la misericordia di Dio, nell'essere mio in tutto l'Ordine di natura e di grazia ... e di tutte le azioni che farò in sempiterno: perché voglio che tutto quanto è mio sia vostro ... Vi scelgo, o Vergine Santa, e ormai vi considero come l'unico oggetto al quale, dopo il Figlio vostro e in dipendenza dal Figlio vostro, dedico l'anima mia e la mia vita sia interna sia esterna, e in generale tutto quanto è mio.

Contemplandovi, o Vergine santa, vedo che nel giorno delle vostre grandezze vi abbassate sino al centro del nulla, dichiarandovi serva del Signore mentre ne siete la Madre.

Onoro dunque in Voi questi due movimenti, queste due qualità differenti: onoro il vostro abbassamento e insieme la vostra elevazione. Onoro la vostra servitù e la vostra Maternità; vi riverisco mentre proferite queste parole: Ecce ancilla Domini (Luc., 1,32), e ricevete l'effetto della volontà di Dio, la quale è di rendervi sua Madre nell'istante medesimo in cui vi professate sua servente. In onore di questi due stati differenti, di questa disposizione ammirabile che vi abbassa e insieme vi esalta, mi costituisco vostro schiavo in perpetuo... Vi, offro la mia vita e le mie azioni in onore della vostra vita e delle vostre azioni verso il vostro Unigenito Figlio, e della vita e delle azioni del Figlio vostro verso di Voi.

Se conoscessi uno stato più umile, più assoggettato e più corrispondente all'eccesso delle vostre grandezze, in quello mi umilierei in vostro omaggio ed onore. Intendo che, in virtù della mia presente intenzione, ogni momento [134] della mia vita, ciascuna delle mie azioni vi appartenga come se ve le offrissi tutte in particolare.

Vi offro dunque tutto ciò che sono, o Vergine e Madre di Dio, e tutto ciò che posso, onde rendere omaggio a tutto ciò che siete; perché in voi tutto è grande, tutto è santo; tutto è degno di venerazione singolare. Voi siete un abisso di grandezze, un mondo di eccellenze e di pregi speciali, un mondo che rapisce la bellezza dei Cieli mentre rimane nascosto alle tenerezze della terra. Intanto ch'io possa arrivare alla conoscenza di tutte le vostre grandezze, voglio contemplare con uno sguardo di inebriante amore e venerare con una singolare divozione la vostra Maternità, la vostra Sovranità e la vostra Santità.

***

La vostra Maternità vi congiunge a Dio con un vincolo che non appartiene che a Voi, e vi dà con Lui un grado di affinità quale nessuno avrebbe mai ardito pensare.

La vostra Sovranità deriva da quell'ammirabile qualità di Madre di Dio, in virtù della quale avete non solo eminenza; ma anche potere e dominazione sopra le creature tutte, essendo Voi Madre del loro Creatore.

E anime poco illuminate nei vostri misteri, o Vergine Santa, troveranno da ridire ad una tale dominazione, a questa sorta di schiavitù che a quella si riferisce e la onora! Ma si liberino dalle loro tenebre, s'innalzino al disopra della meschinità dei loro sensi, contemplino Dio e le sue Creature; e nella luce di Dio vedranno che ogni sanità è accompagnata da una sorta di grandezza, di dignità e di dominazione; vedranno che le creature in quanto tali, sono nate nella schiavitù e che questo stato è per loro come naturale, o almeno ne sono vicine nella loro bassezza molto più che Dio nell'infinità del suo Essere, fosse prossimo alla Maternità ch'Egli vi ha conferita, o Vergine [135] santa, e nella quale ha voluto includersi e come limitare se medesimo 64.

Infatti v'è una distanza infinita, anzi infinitamente volte infinita, tra l'essere creato e l'Essere increato; eppure Dio Vi riconosce e Vi rispetta come sua Madre, e Vi dà sopra di se medesimo un potere dolce, onorabile, materno.

È quindi giustissimo che per onorare un tale abbassamento di Dio nella sua creatura e una tale elevazione della creatura in Dio, ogni creatura, in se medesima porti impresso il contrassegno della sua schiavitù rispetto a quella dignità suprema (la divina Maternità), dignità che Dio nella stia sapienza vuole parimenti ornare e circondare di potenza e di santità, di potenza su le creature, di santità verso di Lui.

Se è conveniente che, per nostro vantaggio, Dio abbia una Madre; è giusto che, per riguardo a se stesso, Egli la costituisca in istato di ammirabile potenza e dignità, e che renda onore a se medesimo in quella dignità che lo contiene ed a Lui si riferisce così altamente e divinamente.

La vostra santità pertanto, o Vergine è incomparabile, perché il Santo dei santi, volendo che siate la sua Madre, onde rendervi degna di un tanto ufficio e costituirvi in uno stato corrispondente ad una qualità così insigne, forma per voi una santità speciale che eccede tutti i gradi e ordini di santità che mai Egli formerà.

In onore dunque della vostra Santità, della vostra Maternità, della vostra Sovranità, mi consacro tutto a voi, o Vergine delle Vergini, Santa delle Sante, Figlia e Sposa del Padre, Madre e Serva del Figlio, Santuario dello Spirito Santo! Voglio e desidero con tutto il mio cuore che [136] abbiate su l'anima mia, sul mio stato, su la mia vita e su le mie azioni, un potere speciale come sopra cose di vostra proprietà per il titolo delle vostre grandezze, e inoltre per un vostro diritto nuovo e particolare in virtù di questa mia determinazione di essere interamente dipendente dalla vostra Santità; dalla vostra Maternità, dalla vostra Sovranità, in ragione appunto di questa mia schiavitù che vi offro per sempre.

Ma tanto non basta né alle vostre grandezze, né ai vostri desideri; Vi supplico, o Vergine santa, Sovrana dei cuori e delle anime consacrate a Gesù, vi prego di degnarvi prendere Voi medesima sopra di me quel potere ch’io non sono in grado di darvi, e di rendermi vostro schiavo in quel modo che conoscete Voi e ch'io non conosco punto. Vi supplico di comprendermi noi vostri poteri e privilegi, e di fare ch'io vi appartenga in una maniera particolare, e che vi serva non solamente con le mie azioni, ma inoltre con lo stato e la condizione del mio essere e della mia vita interiore ed esterna 65. In generale vi supplico di ritenermi e trattarmi su la terra come uno schiavo che si abbandona ad ogni vostro volere e a tutti i vostri poteri come a tutti gli effetti della vostra grandezza e della vostra sovranità sopra cose che a Voi appartengono.

Vi supplico pure o Gesù mio Signore e mio Dio, di ritenermi e considerarmi oramai come lo schiavo della vostra santissima Madre, in onore della vostra filiazione e della sua Maternità, in onore di quella singolarità per cui Ella sola fra tutte, le creature ha con Voi questa relazione preziosa ed ammirabile. Vi supplico che in ragione di tale mia schiavitù Vi degniate di farmi partecipe delle vostre vie e misericordie eterne. [137]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


lunedì 20 settembre 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 

VINCOLI INEFFABILI TRA IL VERBO E LA VERGINE.

E Voi, Verbo Eterno che essendo suo Dio volete pure essere suo Figlio, che dirò mai, che farò in onore del Figlio e della Madre? Voi vivete in unità e in società col Padre dal quale siete generato, e con lo Spirito Santo che da voi procede, e volete, oltre che con queste persone divine ed eterne, assumere una congiunzione, una unione; una società oltremodo stretta ed onorevole con una terza persona umana e temporale; volete essere Figlio della Vergine come siete Figlio di Dio, averla per Madre come avete Dio per Padre, e nella vostra potenza e bontà la rendete degna di essere Madre di Dio. Per la vostra umiltà le prestate obbedienza e sommissione durante la vostra vita su la terra; e coronando nel vostro amore e nella vostra sapienza l'opera delle vostre mani, le date nei cieli una gloria adeguata ad una tale dignità e sacra autorità.

Siate benedetto o grande Iddio!

Voglio onorare in sempiterno il Figlio e la Madre. Voglio onorare la Madre per causa del Figlio, è il Figlio nella Madre; Voglio onorare tutto ciò che la Vergine è per il Figlio suo e suo Dio, e tutto Ciò che il Figlio suo è per Lei; voglio onorare tutti quei vincoli mutui ed ineffabili, a noi sconosciuti, tra il Figlio di Dio e la Vergine, come segreti che la terra deve ignorare e che sono riservati alla gloria, all'amore, alla luce del cielo. [132]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


venerdì 13 agosto 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


L'ETERNO PADRE E LA VERGINE UNITI ASSIEME DALLA PERSONA DEL FIGLIO.

O Dio Padre onnipotente, chi potrebbe dire quanto per Voi sia cara e preziosa questa Vergine? Voi la formate e la santificate perché sia la Madre del vostro unigenito Figlio ... e la formate nell'ordine di natura, di grazia e di gloria, come un'opera singolare della vostra potenza e della vostra bontà, come il capolavoro delle vostre mani: la formate come il più insigne, il più degno e il più eminente soggetto della vostra dominazione e sovranità in tutto il complesso delle vostre creature.

Nell'ordine e nell'esistenza delle cose create, Dio non ha né mai avrà autorità su nulla di più grande che su la Vergine. Dio né mai ha fatto, né mai farà nulla di più santo che la Vergine santissima. In una tale eminenza e singolarità di grazia, di santità, di potenza, quanto merita Maria i nostri ossequi!

Ma, o Eterno Padre, io la ossequio più ancora nell'origine di una tal grazia, ossia nel vostro disegno di renderla Madre di Colui del quale siete Padre. Infatti, dopo averla portata al colmo di una grazia tutta speciale, nel [129] tempo da Voi prescelto, volendo contrarre alleanza con Lei, la separate da tutte le cose create, l'avvicinate alla vostra Divinità, e Vi unite a Lei come ad una persona che volete sia congiunta con la vostra persona nel modo intimo, che mai vi sarà; a Voi congiunta per effettuare con Voi l'opera più insigne; perché vi dia il frutto di un'alleanza oltremodo intima; perché vi dia un Figlio nato dalla sua sostanza ed avente la vostra propria Essenza; perché generi, per opera vostra e con Voi, Colui che essendo vostro Figlio unigenito per una nuova nascita è pure suo, Figlio.

Oh grandezza! oh sublimità ammirabile! l'Eterno Padre, il quale nel contemplare la sua Essenza dà origine al suo Figlio, contemplando la sua paternità, fonte di ogni paternità e persino della Divinità, la onora, la imita e la esprime nella Vergine santa; quindi forma e produce in Lei quello stato ammirabile, della Maternità divina, il quale adora il Padre nella sua proprietà personale e dà al Padre e al mondo Colui che è la vita del Padre e fa salvezza del mondo.

In questo stato beato e glorioso (della divina Maternità), o Vergine sacra, l'Eterno Padre vi appropria a sé e si appropria a Voi: si rende tutto vostro e vi rende tutta sua; si unisce, a Voi e vi unisce a sé,e comunicandovi il suo spirito e il suo amore, vi comunica pure una fecondità divina; nella sua volontà di avere da Voi un medesimo Figlio con Voi, per questa sua alleanza vi dà il potere di dare a Lui e al mondo Colui il quale, per questa nascita, giusta la parola dell'Angelo è suo Figlio e insieme vostro Figlio: vostro Figlio perché generato dalla vostra propria sostanza, suo Figlio perché generato dalla sua propria virtù e potenza.

Oh Padre! oh Figlio! oh Madre! quali grandi cose dovremmo dire e pensare di Voi! [130]

Le due persone divine ed eterne, il Padre e il Figlio, sono divinamente collegate, e il vincolo che li unisce nella loro eternità è una persona divina, cioè lo Spirito Santo che da loro procede, nell'unità del quale sono eternamente congiunti: e quelle due persone sacre, il Padre che sta nei cieli, e la Madre che sta su la terra, sono pure santamente collegate e congiunte assieme; e il vincolo della loro unione santa è pure una persona divina, cioè un medesimo Figlio unigenito, che da loro procede e che tra loro è il vincolo indissolubile nel quale sono congiunte per l'eternità.

Oh unione di cui il vincolo e l'unità è Gesù! Gesù, centro dell'essere creato e dell'Essere increato; Gesù, termine santo e beato dell’unione delle due nature, umana l'una, divina l'altra; Gesù, che costituisce il mistero dell'Incarnazione e l'unione pure di due persone, divina l'una (il Padre), umana l'altra (la Vergine), che stabilisce la Maternità divina nella quale la Vergine è unita al Padre nel generare Gesù, unita al Padre mediante una unione così stretta, potente e feconda che non ha simile in tutta l'estensione delle cose create.

Consacriamoci al Padre, consacriamoci al Figlio, consacriamoci alla Madre ed onoriamo il Padre e il Figlio in Colei che è loro così congiunta, e che nel suo stato si trova elevata ad una alleanza col Padre, così stretta da concepirne il Figlio, da portare un frutto così degno, ed essere causa di un effetto così potente ed essere un'immagine così viva della divina Paternità. [131]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


giovedì 1 luglio 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


LA VERGINE FORMA UN ORDINE E UN MONDO A PARTE.


Voi l'avete fatta unicamente per Voi, o Trinità santa!

L'avete fatta come un mondo e un paradiso a parte, mondo di grandezze, paradiso di delizie per l'Uomo nuovo (Gesù Cristo); l'avete formata come un nuovo cielo ed una nuova terra: terra che non porterà che l'Uomo-Dio; cielo che non conterrà che Lui, si muoverà intorno a Lui e non avrà nessun movimento se non per Lui. L'avete formata come un altro universo nell'universo e come un altro impero del vostro Impero; poiché la Vergine è un Universo che ha il suo centro ed i suoi movimenti propri è un Impero che ha le sue leggi e il suo Stato a parte.

Fra tutti i sudditi della Maestà di Dio, la Vergine è un suddito così insigne, singolare ed eminente, che costituisce da sola un Ordine nuovo tra gli Ordini della potenza e sapienza divina: Ordine oltremodo eminente sopra tutti gli Ordini della grazia e della gloria; Ordine tutto singolare che costituisce un nuovo impero su le opere di Dio; Ordine congiunto con l'Ordine dell'Unione ipostatica; Ordine che trovasi in relazione con le persone divine.

In quella guisa che gli angeli sono disposti in gerarchie le quali propriamente si riferiscono alla divina Essenza per adorarla ed esprimerla nelle perfezioni distinte, di amore, di luce e di potenza, che le vengono attribuite; così la Vergine, nel suo Ordine e nella sua gerarchia, ch'Ella da sola riempie con la sua grandezza, si riferisce e Fende gloria ed onore allo stato ed alle proprietà delle persone divine.

In tal modo, il Dio del cielo, uno nell'Essenza e Trino nelle persone, ha diviso la Corte celeste in due cori [128] differenti: in uno vi sono tutti gli Angeli, i quali, in numero infinito, disposti in parecchi ordini e gerarchie, per il loro stato onorano le varie perfezioni dell’Essenza divina; nell'altro coro vi è la Vergine, unica nel suo Ordine, la quale, per l'eccellenza a lei esclusivamente propria e per il suo stato singolare, onora le divine persone in quanto dipendono dalle loro proprietà personali. E il coro della Vergine da solo rende all'Essenza divina ed alle divine persone un Omaggio maggiore che non i nove cori di tutti gli angeli assieme.

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

lunedì 3 maggio 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


LA VERGINE È LA PERSONA PIÙ INSIGNE DOPO LE PERSONE DIVINE

Oh degnazione infinita! le tre divine persone che vivono ed operano in una perfetta unità, mentre sono eternamente beate e pienamente soddisfatte nella loro società, vogliono estendere questa sociètà ad una nuova persona (Maria SS.), e dovendo operare assieme il capolavoro della loro potenza e della loro bontà, vogliono associarsi [126] la Vergine in questa che è la massima delle loro operazioni.

Volendo, per colmo della loro gloria, del loro amore e della loro potenza, congiungere l'essere creato con l'Essere increato in una delle loro persone e darle una nuova natura, hanno voluto dividere con la Vergine la gloria di quest'opera. Scegliendola quindi fra tutte le creature, l'hanno resa capace e degna di dare insieme con loro questa nuova natura ad una persona divina e di essere Madre del Verbo Incarnato; elevando una persona umana ad una tale potenza e dandole una parte così grande in un sì grande mistero.

Siate benedetta, o Trinità santa, in questa vostra divina volontà, in questo sacro disegno per il quale il Figlio di Dio si fa Figlio dell'uomo e una Vergine diventa Madre di Dio! Disegno altissimo e degno dell'Altissimo! Disegno profondo e degno altresì della maestà del Padre, della sapienza del Figlio e dell'amore dello Spirito Santo!...

In quest'opera (dell'Incarnazione) Vi associate la santissima Vergine, l'elevate ad operare insieme con Voi nel compimento dell'Opera Vostra più insigne. Come associate una natura umana ad una delle vostre persone divine, volete pure associare una persona umana ad una delle vostre opere divine.

Contemplando dunque quest'opera, o Trinità santa, e trovando in quella la Vergine in società con Voi, la contemplo ed ossequio subito dopo Voi medesimo; la contemplo ed ossequio come la persona più sublime che mai vi sarà, la Persona più santa e più degna della vostra grandezza e del vostro amore; anzi la contemplo ed ossequio come quella che è oltremodo superiore in sublimità, in dignità e santità a tutte le persone umane ed angeliche, considerate anche tutte assieme. [127]

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

domenica 14 marzo 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


GRANDEZZE DEL MISTERO DELLA INCARNAZIONE

Trinità santa, adorabile in Voi medesima e nelle opere vostre, vi lodo e vi adoro nell'unità della vostra Essenza, nell'eguaglianza delle vostre persone, nella profondità della vostra sapienza, nella estensione della vostra provvidenza, e nell'Opera vostra più insigne per la quale Dio è uomo ed una Vergine è Madre di Dio.

Opera ineffabile ed incomprensibile, sola degna della potenza e della grandezza dell'Operaio che la compie, capolavoro delle opere vostre, origine dei vostri misteri, esemplare della vostra grandezza, e Sole delle vostre meraviglie; opera che include la vostra Essenza, ha per termine una delle vostre persone e per effetto la più eminente dignità che vi sia fuori della Divinità, nell'essere creato! 63.

E quest'opera così grande, singolare ed eminente si compie in un istante, ma non per un istante, bensì per l'eternità; si compie nel tempo, non per un tempo, ma per i secoli; si compie a Nazaret, non per un Nazaret, ma per l'intero universo; si compie su la terra e non in cielo, ma per la terra e per il cielo; si compie tra gli uomini, ma per il Dio degli dei, poiché a Dio dà una Madre, agli angeli un Re, agli uomini un Salvatore.

O Trinità divina ed ammirabile! È questo il [125] capolavoro delle vostre mani, opera che imita ed esprime la vita, la comunicazione e la società che adoriamo nelle persone divine. Voi, infatti, tutto fate per Voi medesimo, e contemplando Voi stesso, volete in questo mistero esprimere un'idea di ciò che siete Voi; e in onore della vostra vita e delle vostre comunicazioni divine ed eterne volete formar (ad extra) una vita: e una comunicazione divina e temporale: volete comunicarvi alle vostre creature ed entrare con esse in società, ad onore ed imitazione della comunicazione e della società che adoriamo nelle divine persone; volete che questa effusione di amore, questa comunicazione fuori della vostra propria Essenza, sia pari alla potenza del vostro amore e della vostra comunicazione interna.         

Scegliendo pertanto la più infima delle vostre creature, volete entrare in società, in comunicazione, in unità con gli uomini, comunicandovi singolarmente ed associandovi unicamente ad una natura e ad una persona umana: ad una natura umana per l'Incarnazione di una delle vostre persone; ad una persona umana (Maria) per l'operazione delle vostre tre persone, le quali nella loro opera più insigne hanno voluto in certo modo entrare in società con la Vergine. 

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


sabato 9 gennaio 2021

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


Da quattromila anni Gesù viveva nella fede dei popoli, nella speranza dei patriarchi, nei cuori dei giusti, negli oracoli dei profeti, nelle cerimonie della Legge, nella pubblica professione della Sinagoga, nell'aspettazione dell'universo, e nel gemito di ogni creatura, la quale nelle sue [114] miserie sospirava il suo liberatore (Rom., VIII, 22) 58. Ma prima ancora di quei quattromila anni, Gesù viveva e vive nell'Eternità, e vivrà eternamente nel seno dei Padre suo, sempre Vita e sempre vivente, ed ora mandato per darei la vita; ma ciò che è doloroso, mandato per darci la vita per mezzo della propria Morte.

Tale è il disegno del Padre sopra il Figlio suo, tale è il volere del Figlio per amore del Padre; e questa mutua volontà del Padre e del Figlio ci libera dalla morte e ci dà la vita, ci purifica dal peccato e ci introduce nella grazia.

Sin dall'ingresso del peccato e della morte nel mondo, ci si parla di vita e il Figlio di Dio ci porge la promessa della sua venuta. Egli non tarda neppur un istante, a darcene l'assicurazione, ma quattromila anni passano nella preparazione e nell'attesa del suo avvento.

I nostri peccati costituiscono un ostacolo al compimento di un disegno così stupendo; ma la bontà di Dio e la sua costanza nelle sue promesse sono ben maggiori delle nostre iniquità. La terra non è degna di riceverlo, non merita che i rigori dell'ira di Dio; ma il Signore sceglie su la terra una terra assolutamente estranea al peccato; avendo la felicemente preservata da ogni colpa, la orna di ogni grazia, la rende degna di riceverlo e portarlo nel mondo; ed ecco ch'Egli viene in quella come, nel suo tabernacolo; per nove mesi in quella riposa come nel suo trono e per mezzo di Lei viene a noi. Volendo renderle noto il suo disegno, Egli, sceglie un angelo, un grand'angelo, uno fra i più sublimi spiriti celesti, per manifestarle [115] ciò che solo l'umiltà le impedisce di conoscere, per dichiararle ch'Ella viene scelta per essere Madre di Colui del quale Ella vorrebbe essere la servente, Madre del Messia Salvatore del mondo.

Ne avviene un colloquio tutto celeste, di cui l'esito è tutto divino, poiché ha il suo termine nel mistero di un Dio fatto uomo nel seno della Vergine.

Tale è il riassunto della prima parte del nostro discorso.

Al termine di quell'angelico e divino colloquio, la santissima Trinità compie l'opera sua; lo Spirito Santo viene a preparare la Vergine: il Padre mette il compimento all'opera e dà il Figlio suo alla Vergine e al mondo; il Figlio di Dio viene rivestito delle nostre miserie e fatto Figlio dell'uomo per congiungere la terra col cielo; poiché, con le sue differenti nature e qualità, Egli ha attinenza col cielo è con la terra.

Non è forse questa, quella catena d'oro che gli antichi profani immaginarono senza intenderla? Catena d'oro che scendeva dal cielo su la terra, e coi suoi anelli collegava gli uomini con gli dei e gli dei con gli uomini? 59.

Il Dio degli dei permetteva questi pensieri nei gentili, come ombre delle nostre verità, bagliori dei nostri lumi e presagi dei nostri misteri, onde preparare soavemente [116] quei popoli ad accettare quella fede che doveva essere annunciata nel mondo, e farli giungere come da se medesimi dalla oscurità della natura alla luce della grazia, dalle tenebre della filosofia agli splendori del Vangelo.

Ma lasciamo questi pensieri profani e ritorniamo ai pensieri divini degni dei nostri misteri. L'opera della santissima Trinità consiste adunque nel rivestire il Verbo increato, della nostra natura in modo che il Figlio di Dio sia Figlio dell'uomo, nel formare Gesù nella Vergine elevandola ad essere Madre di Dio. Non è questa semplicemente un'opera, ma l'Opera per eccellenza, l'Opera più insigne della santissima Trinità, l'Opera della sua potenza, della sua sapienza, del suo amore, l'Opera delle sue meraviglie e delle sue misericordie sopra la terra. Di questi argomenti abbiamo trattato altrove 60.

Ci basti qui ricordare che, appena la Santissima Trinità ha compiuto l'opera sua nella Vergine, Gesù dà principio alla sua; incomincia a trattare con Dio suo Padre e ad operare la nostra salvezza; pone in dimenticanza le sue grandezze e sposa una condizione mortale e servile; prende la qualità di Ostia, si dedica e si vota alla Croce ed alla morte; occupa e santifica il seno della Vergine con le sue sante operazioni e in Lei vuole subire le umiliazioni inerenti alla nostra natura, stando nel suo seno per nove mesi come gli altri bambini. Appena fatto uomo, Gesù incomincia subito, col suo divino ingresso nel seno della Vergine in qualità di Uomo-Dio, a riparare le rovine del nostro ingresso miserabile nel mondo in qualità di peccatori; santifica la nostra infanzia con la sua Infanzia deificata e santificherà poi tutti gli stati della nostra natura per mezzo degli stati in cui si degnerà di passare nel corso della sua vita viatrice su la terra. [117]

Che diremo noi, e che faremo alla vista di cose sì grandi?

Adoriamo ed ammiriamo! Rapiti nella profondità dei disegni di Dio sopra di noi, risalendo sino alla fonte della nostra salvezza, diciamo nel nostro cuore: «Così Dio veglia sui figli degli uomini; così prepara le vie della loro salvezza; così Egli impiega a questo effetto non solo i suoi angeli ed i suoi profeti, ma anche il suo Figlio medesimo; ce lo manda dal cielo in terra, affinché operi Lui stesso la nostra santificazione e l'opera nella sua propria persona; così il Figlio di Dio per volere e mandato dal Padre, diventa Figlio dell'uomo.

In tal modo Colui che è superiore ad ogni creatura, incomincia a stare e a vivere fra le creature; così fa il suo ingresso nel mondo per santificare il mondo; in questo modo Egli impiega la sua nuova vita, rapisce gli angeli, meraviglia il cielo, opera nella sua santa Madre, salva gli uomini e santifica la terra.               

Sono questi pensieri così dolci che si stenta a lasciarli 61; facciamo quindi ancora qualche riflessione sopra misteri sì sublimi e tutti compiuti per noi.

Che vi è mai di più grande, di più degno, di più santo che la condotta della divina Provvidenza nell'opera della salvezza del mondo? Non è forse cosa degna della sua bontà che lungi dall'abbandonare l'opera sua Egli salvi l'uomo, l'uomo creato con le sue proprie mani?

Volendo Iddio riformare quest'opera delle sue mani, non è forse cosa degna della sua sapienza, riformarla Lui stesso come Lui stesso l'aveva formata, affinché non vi sia divisione nei nostri doveri ed omaggi, e che i nostri i cuori siano riuniti in un medesimo Creatore e Salvatore?

In un tale ammirabile disegno, che vi è mai di più [118] ordinato che la condotta della Sapienza increata nel voler incarnarsi nell'universo?

Se Dio voleva venire nel modo, non era forse conveniente che fosse oggetto dei desideri, dell'aspettazione e della speranza del mondo? Non era forse necessario che venisse predetto, figurato, annunciato? che avesse un popolo ed una religione propria per il suo servizio? dei sudditi per riceverlo e degli araldi per annunciarlo al mondo?

Se il Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, voleva rendersi simile all'opera sua e farsi uomo tra gli uomini era conveniente che il segreto di questa grazia, di questo amore, di questo mistero, venisse trattato tra un angelo ed una Vergine e con parole così sublimi, così auguste, così celesti. Se voleva essere Figlio dell'uomo fra gli uomini, non poteva essere più degnamente concepito che da una Vergine e da una tal Vergine e con disposizioni sì sante sì venerabili; con pensieri così superiori all'impurità della terra e così prossimi alla santità del cielo, vale a dire, in una purezza verginale, in una umiltà profonda, in una elevazione sublime, in un cuore tutto celeste, in una mente tutta divina. Certamente se Dio doveva farsi uomo era conveniente che in tal modo prendesse carne umana. Poiché voleva essere bambino su la terra per consacrare e santificare l'infanzia degli uomini, la quale era stata contaminata dal peccato originale, come avrebbe potuto quell'infanzia essere riabilitata meglio che da un concepimento verginale, da una nascita miracolosa, dal godimento del lume di gloria prima di quello della luce del mondo, da una divina potenza nell'impotenza dell'infanzia, e dall'esercizio di una vita santa e perfetta con Dio Padre e con la Vergine Madre prima ancora dell'uso dei sensi e dello sviluppo delle forze naturali? Sono questi i concetti che abbiamo sopra spiegati.

Facciamo ora un ultimo riflesso: poiché il Verbo [119] incarnato viene e dà principio in quel modo al suo ingresso nel mondo e che fin d'allora Egli prende ed esercita per la nostra salvezza la qualità di Ostia e di Agnello; poiché senza nessun indugio, neppur di un istante, si offre e si consacra alla Croce ed alla morte; poiché pensa a noi e parla di noi a Dio suo Padre prima ancora di poter parlare al mondo; poiché ci imprime in tal modo nel suo Cuore nella sua mente; pensiamo anche a Lui, parliamo di Lui; e offriamogli senza nessun indugio i nostri cuori ed i nostri voti nell'istante medesimo in cui lo vediamo vivere così e così operare per noi.

Gesù nel suo primo ingresso nel mondo! È il primo passo del Figlio di Dio che viene a noi; il primo istante della sua vita preziosa, il primo uso delle facoltà dell'anima sua, il primo esercizio del suo stato, il primo palpito del suo divin Cuore; un istante, un passo, un movimento di tale vantaggio per noi e di tale importante preziosità che ben merita di attrarre il nostro spirito al Figlio di Dio che viene a noi, alla santissima Trinità che lo invia ed alla Vergine che ne è Madre.

Portiamoci dunque in quel dolce e fiorito paese di Nazaret, ora più che mai in fiore. È il luogo più prezioso su la terra e nella vita di Gesù; là infatti l'Eterno incomincia ad essere temporale, là Gesù incomincia a vivere, e là dà principio alla nostra salvezza.

In quel santo paese di Nazaret noi troveremo Gesù che viene formato in una nuova vita, là troveremo la Trinità Santa unicamente occupata nel formare Gesù; là, troveremo la Vergine santa fatta Madre di Dio per opera della Santissima Trinità: sono questi i tre oggetti inclusi ed attivi in quella cella tutta santa; è questa la nuova Trinità di Nazaret. Non c'entrano gli angeli, neppur l'Angelo del divino messaggio, come abbiamo osservato; in quella gloriosa e feconda solitudine di Nazaret, non troveremo [120] che Gesù, la Trinità santa e la Vergine. Prendiamovi un santo riposo in Gesù che riposa ed opera nella Vergine; lodiamo, benediciamo ed adoriamo la Trinità santa che lo ha formato nella Vergine, ed offriamo i nostri voti a quella Vergine santa la quale concepisce e porta Gesù in modo così salito, divino e salutare. Sarà questo l'argomento delle tre Elevazioni seguenti, nell'attesa che possiamo seguire il Figlio di Dio passo passo a Betlemme, nell'Egitto, nella Giudea, sul Calvario, secondo il corso dei suoi santi misteri 62

CARD. PIETRO DE BÉRULLE


sabato 7 novembre 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA

II. - Ma la Vergine inoltre, in quel medesimo istante, ha un altro oggetto di rapimento in Gesù che vive ed opera in Lei ed è il primo esercizio della vita interiore di Gesù con Dio suo Padre. È questo un oggetto differente da quello che abbiamo esposto fin qui. Questa occupazione è differente da quella in cui la Vergine, è rapita per lo stato di Gesù in se medesimo, ossia per la sostanza del mistero dell'Incarnazione: qui l'oggetto della contemplazione e del rapimento della Vergine sono gli atti medesimi di Gesù, le prime azioni interiori e spirituali dell'anima di Lui nel colloquio col Padre suo.

Il divino Infante non ha ancora nome su la terra, ma non è inattivo, né ozioso; la debolezza dell'infanzia non gli impedisce di agire, perché affetta il suo corpo, e non l'anima sua: Gesù è attivo; veggente, vigilante, la sua vita interiore e spirituale è degna di rapire il cielo e la terra; orbene, questa vita rapisce la Vergine santamente occupata nella contemplazione degli stati e degli atti intimi di Gesù. La vita del Figlio suo è la sua propria vita: i pensieri ed i sentimenti di Gesù sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti ed in questi Ella è tutta occupata 53.

Se la Vergine non ebbe la luce divina della visione immediata della divina Essenza, ebbe almeno la luce angelica 54 ,la quale le manifestava l'anima di Gesù e le sacre [109] occupazioni di quest'anima. Era questa la sua luce, la sua grandezza e la sua beatitudine su la terra; era questo uno dei suoi principali esercizi; e qui appunto Maria incomincia a godere di una conoscenza così santa e a dedicarsi ad una occupazione così elevata.

Maria adunque contempla la vita e l'occupazione di Gesù in se medesima: ecco il libro che il Figlio suo ha per Lei, come lo apre in cielo, secondo l'Apocalisse 55. In un tal libro Maria vede le trattative di Gesù con Dio suo Padre, vede le lodi, le adorazioni, la dedizione, l'oblazione ch’Egli fa di se medesimo al Padre; vede tutto quanto concerne cosa sì grande come la vita e l'accordò del Figlio col Padre, e del Padre col Figlio incarnato nel mondo per la gloria del Padre. La Vergine pertanto viene elevata alla conoscenza dei segreti di Gesù, poiché avvengono nel suo seno, il quale è la dimora vivente dove il Figlio tratta nell'intimità con l'Eterno Padre. Maria pertanto esce felicemente dai propri pensieri, dalla sua vita interiore e spirituale, per investirsi dei pensieri di Gesù; si appropria l'amore e l'adorazione di Gesù verso Dio suo Padre, i suoi obblighi e i suoi atti, sommergendo l'uso della sua propria vita nell'abisso della vita interiore del Figlio suo.

Sinora la vita spirituale della Vergine è stata [110] meravigliosamente grande e lo Spirito Santo l'ha educata in una buona scuola; ma ora è cosa ben differente, Maria entra in una nuova scuola: il Figlio di Dio l'attira in se medesimo e nella conoscenza dei suoi atti rispetto a Dio suo Padre, Maria riceve l'impressione e la comunicazione degli atti divini di Gesù, Ella vive, non già nella sua propria luce, nel suo proprio amore, ma nella luce, nell'amore e negli atti di Gesù, il quale l'attira nell'unità con se medesimo tràendola fuori di se stessa e delle sue azioni interiori, perché sia vivente in Lui e partecipe delle sue sante operazioni, con una sorta di impressione dolce, elevata, potente, che rapisce la Madre nel Figlio suo, la Vergine in Gesù.

Così, Gesù vive nella Vergine ed è questa la prima anima nella quale ha stabilito la sua vita. Ed è proprio della Vergine di essere attenta alla vita interiore e spirituale del Figlio suo e di essere una pura capacità di Gesù colmata da Gesù medesimo.

La Vergine, come ci insegna l'Evangelista in due luoghi, aveva gran cura di raccogliere gli atti e le parole, persino degli altri, rispetto al Figlio suo e tutto conservava nel proprio cuore, senza lasciarne cadere neppure una briciola: Maria antem conserbabat omnia verbo haec (omnia dice) conferens in corde suo (Maria conservava con gran cura tutte queste cose, meditandole nel proprio cuore - Luc., II, 12). Cosa dovremo dunque dire degli atti e sentimenti interiori e divini del Figlio suo, atti che il mondo non poteva vedere, ma che Maria nella sua luce 56 non poteva ignorare: atti tanto più preziosi quanto più era degno il fondo da cui emanavano, poiché [111] non potevano essere formati che nel Cuore sacratissimo e nella mente deificata di Gesù?

La Vergine è dunque rapita da Gesù e doppiamente rapita in Gesù, rapita nella contemplazione dello stato di Lui nel proprio seno e degli atti interiori dello spirito di Gesù vivente in Lei, vale a dire, dell'oggetto più degno che vi sia dopo la Divinità medesima.

Ma perché bisogna che in mezzo a tali grandezze io trovi degli abbassamenti e fra tali dolcezze, delle amarezze? Farei torto all'Autore di questi misteri ed alla loro verità se non li rappresentassi quali sono, se non descrivessi al vero ciò che avviene nello stato del Figlio, come in quello della sua santissima Madre. Non debbo pertanto omettere, che in queste grandezze, cui la Vergine viene elevata in quei rapimenti in cui Ella viene fissata, io trovo croci ed umiliazioni, poiché i nostri misteri sono misteri di croce e di umiliazione per il signore medesimo; è dunque ragionevole che queste due qualità, mentre sono appropriate al Creatore, siano pure attribuite alla creatura e diffuse in tutti gli stati della sua vita sulla terra.

La Vergine adunque ha la sua parte nella Croce e nell'umiliazione; inoltre, e ciò va osservato con grande attenzione, vi partecipa persino nel giorno delle sue grandezze e della sua maggiore elevazione. Maria essendo la prima che ha parte con Gesù, è pure la prima che partecipa alla Croce ed agli abbassamenti di Gesù. E questa partecipazione di Maria è singolare e speciale, né può convenire che a Lei.

La santissima Vergine partecipa alle croci ed alle umiliazioni di Gesù, non già per effetto del peccato come avviene per noi; e neppure peri i motivi che il Figlio suo porta i nostri peccati, poiché Gesù porta solo questo carico; ma in virtù dell'amore e dell'unione col Figlio suo, [112] poiché la mutua comunicazione delle qualità è uno degli effetti dell'amore 57.

Orbene, la Vergine è troppo congiunta col Figlio suo perché non sia conforme e simile a Lui; ha troppa vicinanza e familiarità con Lui, perché ne ignori lo stato ed i segreti. Maria sa quanto avviene tra Gesù e il Padre, conosce lo stato di Ostia nel quale Gesù si è costituito e di cui già in Lei porta i contrassegni e gli effetti. Gesù nel suo stato divino si trova in uno stato umiliante, e una tale umiliazione trapassa il cuore della Madre e l'umilia anche Lei. In conseguenza di questo stato del Figlio suo, Maria parimenti porta nello stato medesimo della sua divina Maternità una sorta di abbassamento e di umiliazione. Gesù mentre è il Figlio di Dio, viene trattato come Figlio dell'uomo, anzi come la Vittima di Dio per gli uomini. È concepito, nascerà, e vivrà in conformità con la sua qualità di Vittima umile e soggetta alla sofferenza. Come dunque il Figlio di Dio è umiliato in questo stato della sua filiazione umana, così la Vergine si trova pure in una condizione umiliante nello stato sublime della Maternità divina.

I privilegi dovuti al Figlio ed alla Madre sono riservati al cielo; la terra non ne è degna. La Vergine, infatti, lo dovrebbe generare immortale e lo genera mortale. Sarebbe stato conveniente che Gesù nascesse da Maria nello stato in cui uscì dal Sepolcro, cioè glorioso e risplendente; [113] e invece Ella lo genera esposto alle nostre abiezioni ed alle nostre miserie. Avrebbe dovuto generarlo nel Paradiso, in cielo, nel seno del Padre, poiché Egli è Figlio dell'Eterno Padre e un giorno verrà esaltato su un trono alla destra e nel seno della Divinità (MARC., XVI, 19): invece lo genera in un paese oscuro, a Nazaret; lo partorirà in un Betlemme, in una stalla, sul fieno e su la paglia.               

Maria riconosce le grandezze del Figlio suo ed anche le proprie grandezze per riguardo a Lui, ma conosce il disegno del Padre di umiliare il Figlio suo, e il disegno del Figlio di umiliarsi Lui stesso; ed Ella entra pienamente in tali disegni e accetta di essere Madre umiliata di un Figlio umiliato. Orbene ecco il luogo e il tempo in cui Maria viene edotta di queste verità ed incomincia ad accettare le umiliazioni fissate nei decreti della divina sapienza sul Figlio suo e sopra di se medesima, su la filiazione Umana del Figlio suo e su la propria Maternità divina. A Nazaret, infatti, in quella nascita di Gesù in Maria, avvengono questi abbassamenti, Maria li conosce e li risente secondo l'ampiezza delle sue cognizioni, secondo la forza del suo amore, secondo il vigore del suo sentimento nelle cose divine, nelle cose che si riferiscono al Figlio suo e suo Dio.

 CARD. PIETRO DE BÉRULLE


domenica 20 settembre 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA

 


OCCUPAZIONE DI GESÙ NELLA VERGINE VERSO LEI STESSA

I. - Ecco lo stato di rapimento della Vergine, stato degno della sua grandezza e della sua elevazione permanente ed ordinaria. L'oggetto di questo rapimento è Gesù; Egli ne è il principio, come abbiamo detto, poiché lo opera Lui stesso; ma ne è anche l'oggetto. Havvi forse bisogno [105] di dimostrazione per persuadere i cristiani di tale verità? Forse che per le anime ben nate non basta farne la semplice esposizione? Gesù vivente di una vita nuova nella Vergine e per opera della Vergine, non è forse per la Vergine un oggetto di contemplazione degno e conveniente; e in quel tempo santo in cui Egli incomincia a vivere da Lei e in Lei? Gesù dunque in questo tempo prezioso attira e intrattiene la Vergine, la intrattiene di se medesimo e la rapisce in sé. Ma siccome in Gesù vi sono parecchi soggetti degni di rapire in Lui la sua santissima Madre, ciò che ora l'occupa e la rapisce, è l'opera che è stata compiuta in Lei su la terra, il mistero dell'Incarnazione, lo stato naturale, o piuttosto soprannaturale del Figlio suo in Lei.

Ecco il primo oggetto di quel rapimento che Gesù opera nel cuore della Vergine.

Oh! come Maria ebbe perfetta conoscenza dello stato di Gesù! Come penetrava questo mistero! Come in quello viveva e in quello si inabissava! Il mistero di Gesù! era la vita di Maria; Ella in certo qual modo, perdeva la sua vita propria e la sua sussistenza in se medesima per vivere in Colui che è la Vita ed insieme era la vita di [106] Lei; ma questa sorta di vita e di rapimento della Vergine nel suo Figlio ci è quasi tanto nascosta quanto la vita del Verbo nell'umanità di Gesù. Rispetto a cose così grandi non abbiamo luce ma soltanto tenebre.

 Alcuni pensano che la Vergine venne allora elevata alla chiara visione della divina Essenza e della persona del Verbo che si era incarnata in Lei. E davvero, se una tal grazia della visione di Dio venne conferita ad altri su la terra, come certi Dottori pensano di Mosè e di san Paolo; senza nessun dubbio sarebbe il caso di attribuirla alla Vergine, e di attribuirgliela in quel felice momento in cui Dio si abbassava in Lei e la elevava in se medesimo, congiungendola così intimamente a sé per via di un mistero di tale grandezza. E quando pure una tal grazia non fosse stata concessa né a Mosè, né a san Paolo, non sappiamo noi che la Vergine ha molti privilegi che appartengono unicamente a Lei?

Il tempo in cui si compie questo inaudito mistero merita veramente privilegi talmente grandi, particolari e nuovi, che possiamo ben attribuire alla Vergine anche ciò che non viene concesso a nessun altro; possiamo bene attribuire a quel tempo della vita della Vergine ciò che non le sarebbe stato concesso in nessun altro tempo; fin qui con fondamento possono giungere i nostri pensieri.

Quanto a spingerci più oltre, onde sapere se i favori e i privilegi concessi allora alla Vergine siano arrivati sino al godimento della Divinità, è questo un segreto della condotta di Gesù con la sua santissima Madre che non ci è stato rivelato, e preferisco adorarlo piuttosto che penetrarlo; in tale argomento conviene contentarsi di ignorare piuttosto che affermare 52. [107]

Riconoscendo dunque con umiltà la nostra ignoranza rispetto a questa particolarità, possiamo però dire, sia che la Vergine abbia avuto o no la visione, dei Verbo Incarnato in Lei, che questa divina persona possedeva la Vergine e la Vergine possedeva quella divina persona incarnata nel proprio seno, per via di un possesso così speciale, singolare e proprio di Lei che la nostra penna non è capace di scriverlo, né la nostra lingua di esprimerlo, né il nostro cuore di sentirlo, né la nostra mente in intenderlo; è già per noi fin troppa grazia ardire di pensare ed adorare tali meraviglie. Era un possesso così penetrante e perfetto, una comunicazione così intima e potente, un godimento così sublime e così elevato anche nell'Ordine della grazia miracolosa e singolarissima, che se non dava alla Vergine la visione della persona Divina che si era incarnata nel seno di Lei, operava almeno nell'anima sua un colmo ed un eccesso di grazia, occupava nelle operazioni divine un posto così alto comprendeva i favori del Verbo Incarnato in un modo così privilegiato e grazioso, che non vi è mai stato, né mai vi sarà nulla di uguale: questo è tutto ciò che possiamo dire, balbettando di cose che sono superiori all'intelligenza non solo dell’uomo, ma anche dell'Angelo. [108]

Ecco quali sono i primi pensieri del Verbo incarnato; ecco la prima attività di Gesù nella Vergine; ecco la prima occupazione della Vergine o, per dir meglio, il primo rapimento della Vergine nel Figlio di Dio che in Lei si è fatto Figlio dell'uomo. 

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CARD. PIETRO DE BÉRULLE