Da quattromila anni Gesù viveva nella fede dei popoli, nella speranza dei patriarchi, nei cuori dei giusti, negli oracoli dei profeti, nelle cerimonie della Legge, nella
pubblica professione della Sinagoga, nell'aspettazione dell'universo, e nel gemito di ogni creatura, la quale nelle sue [114] miserie sospirava il suo liberatore (Rom., VIII, 22) 58. Ma prima ancora di quei quattromila anni, Gesù viveva e vive nell'Eternità, e vivrà eternamente nel seno dei Padre suo, sempre Vita e sempre vivente,
ed ora mandato per darei la vita; ma ciò che è doloroso, mandato per darci la vita per mezzo della propria Morte.
Tale è il disegno del Padre sopra il Figlio suo, tale è il volere del Figlio per amore del Padre; e questa mutua volontà del Padre e del Figlio ci libera dalla
morte e ci dà la vita, ci purifica dal peccato e ci introduce nella grazia.
Sin dall'ingresso del peccato e della morte nel mondo, ci si parla di vita e il Figlio di Dio ci porge la promessa della sua venuta. Egli non tarda neppur un istante, a darcene
l'assicurazione, ma quattromila anni passano nella preparazione e nell'attesa del suo avvento.
I nostri peccati costituiscono un ostacolo al compimento di un disegno così stupendo; ma la bontà di Dio e la sua costanza nelle sue promesse sono ben maggiori delle
nostre iniquità. La terra non è degna di riceverlo, non merita che i rigori dell'ira di Dio; ma il Signore sceglie su la terra una terra assolutamente estranea al peccato; avendo la felicemente preservata
da ogni colpa, la orna di ogni grazia, la rende degna di riceverlo e portarlo nel mondo; ed ecco ch'Egli viene in quella come, nel suo tabernacolo; per nove mesi in quella riposa come nel suo trono e per mezzo di Lei viene
a noi. Volendo renderle noto il suo disegno, Egli, sceglie un angelo, un grand'angelo, uno fra i più sublimi spiriti celesti, per manifestarle [115] ciò che solo l'umiltà le impedisce di conoscere,
per dichiararle ch'Ella viene scelta per essere Madre di Colui del quale Ella vorrebbe essere la servente, Madre del Messia Salvatore del mondo.
Ne avviene un colloquio tutto celeste, di cui l'esito è tutto divino, poiché ha il suo termine nel mistero di un Dio fatto uomo nel seno della Vergine.
Tale è il riassunto della prima parte del nostro discorso.
Al termine di quell'angelico e divino colloquio, la santissima Trinità compie l'opera sua; lo Spirito Santo viene a preparare la Vergine: il Padre mette il compimento
all'opera e dà il Figlio suo alla Vergine e al mondo; il Figlio di Dio viene rivestito delle nostre miserie e fatto Figlio dell'uomo per congiungere la terra col cielo; poiché, con le sue differenti nature
e qualità, Egli ha attinenza col cielo è con la terra.
Non è forse questa, quella catena d'oro che gli antichi profani immaginarono senza intenderla? Catena d'oro che scendeva dal cielo su la terra, e coi suoi anelli
collegava gli uomini con gli dei e gli dei con gli uomini? 59.
Il Dio degli dei permetteva questi pensieri nei gentili, come ombre delle nostre verità, bagliori dei nostri lumi e presagi dei nostri misteri, onde preparare soavemente
[116] quei popoli ad accettare quella fede che doveva essere annunciata nel mondo, e farli giungere come da se medesimi dalla oscurità della natura alla luce della grazia, dalle tenebre della filosofia agli splendori
del Vangelo.
Ma lasciamo questi pensieri profani e ritorniamo ai pensieri divini degni dei nostri misteri. L'opera della santissima Trinità consiste adunque nel rivestire il Verbo
increato, della nostra natura in modo che il Figlio di Dio sia Figlio dell'uomo, nel formare Gesù nella Vergine elevandola ad essere Madre di Dio. Non è questa semplicemente un'opera, ma l'Opera per
eccellenza, l'Opera più insigne della santissima Trinità, l'Opera della sua potenza, della sua sapienza, del suo amore, l'Opera delle sue meraviglie e delle sue misericordie sopra la terra. Di questi
argomenti abbiamo trattato altrove 60.
Ci basti qui ricordare che, appena la Santissima Trinità ha compiuto l'opera sua nella Vergine, Gesù dà principio alla sua; incomincia a trattare con Dio
suo Padre e ad operare la nostra salvezza; pone in dimenticanza le sue grandezze e sposa una condizione mortale e servile; prende la qualità di Ostia, si dedica e si vota alla Croce ed alla morte; occupa e santifica
il seno della Vergine con le sue sante operazioni e in Lei vuole subire le umiliazioni inerenti alla nostra natura, stando nel suo seno per nove mesi come gli altri bambini. Appena fatto uomo, Gesù incomincia subito,
col suo divino ingresso nel seno della Vergine in qualità di Uomo-Dio, a riparare le rovine del nostro ingresso miserabile nel mondo in qualità di peccatori; santifica la nostra infanzia con la sua Infanzia deificata
e santificherà poi tutti gli stati della nostra natura per mezzo degli stati in cui si degnerà di passare nel corso della sua vita viatrice su la terra. [117]
Che diremo noi, e che faremo alla vista di cose sì grandi?
Adoriamo ed ammiriamo! Rapiti nella profondità dei disegni di Dio sopra di noi, risalendo sino alla fonte della nostra salvezza, diciamo nel nostro cuore: «Così
Dio veglia sui figli degli uomini; così prepara le vie della loro salvezza; così Egli impiega a questo effetto non solo i suoi angeli ed i suoi profeti, ma anche il suo Figlio medesimo; ce lo manda dal cielo
in terra, affinché operi Lui stesso la nostra santificazione e l'opera nella sua propria persona; così il Figlio di Dio per volere e mandato dal Padre, diventa Figlio dell'uomo.
In tal modo Colui che è superiore ad ogni creatura, incomincia a stare e a vivere fra le creature; così fa il suo ingresso nel mondo per santificare il mondo; in questo
modo Egli impiega la sua nuova vita, rapisce gli angeli, meraviglia il cielo, opera nella sua santa Madre, salva gli uomini e santifica la terra.
Sono questi pensieri così dolci che si stenta a lasciarli 61; facciamo quindi ancora qualche riflessione sopra misteri sì sublimi e tutti compiuti per noi.
Che vi è mai di più grande, di più degno, di più santo che la condotta della divina Provvidenza nell'opera della salvezza del mondo? Non è
forse cosa degna della sua bontà che lungi dall'abbandonare l'opera sua Egli salvi l'uomo, l'uomo creato con le sue proprie mani?
Volendo Iddio riformare quest'opera delle sue mani, non è forse cosa degna della sua sapienza, riformarla Lui stesso come Lui stesso l'aveva formata, affinché
non vi sia divisione nei nostri doveri ed omaggi, e che i nostri i cuori siano riuniti in un medesimo Creatore e Salvatore?
In un tale ammirabile disegno, che vi è mai di più [118] ordinato che la condotta della Sapienza increata nel voler incarnarsi nell'universo?
Se Dio voleva venire nel modo, non era forse conveniente che fosse oggetto dei desideri, dell'aspettazione e della speranza del mondo? Non era forse necessario che venisse predetto,
figurato, annunciato? che avesse un popolo ed una religione propria per il suo servizio? dei sudditi per riceverlo e degli araldi per annunciarlo al mondo?
Se il Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, voleva rendersi simile all'opera sua e farsi uomo tra gli uomini era conveniente che il segreto di questa grazia,
di questo amore, di questo mistero, venisse trattato tra un angelo ed una Vergine e con parole così sublimi, così auguste, così celesti. Se voleva essere Figlio dell'uomo fra gli uomini, non poteva
essere più degnamente concepito che da una Vergine e da una tal Vergine e con disposizioni sì sante sì venerabili; con pensieri così superiori all'impurità della terra e così prossimi
alla santità del cielo, vale a dire, in una purezza verginale, in una umiltà profonda, in una elevazione sublime, in un cuore tutto celeste, in una mente tutta divina. Certamente se Dio doveva farsi uomo era
conveniente che in tal modo prendesse carne umana. Poiché voleva essere bambino su la terra per consacrare e santificare l'infanzia degli uomini, la quale era stata contaminata dal peccato originale, come avrebbe
potuto quell'infanzia essere riabilitata meglio che da un concepimento verginale, da una nascita miracolosa, dal godimento del lume di gloria prima di quello della luce del mondo, da una divina potenza nell'impotenza
dell'infanzia, e dall'esercizio di una vita santa e perfetta con Dio Padre e con la Vergine Madre prima ancora dell'uso dei sensi e dello sviluppo delle forze naturali? Sono questi i concetti che abbiamo sopra
spiegati.
Facciamo ora un ultimo riflesso: poiché il Verbo [119] incarnato viene e dà principio in quel modo al suo ingresso nel mondo e che fin d'allora Egli prende ed
esercita per la nostra salvezza la qualità di Ostia e di Agnello; poiché senza nessun indugio, neppur di un istante, si offre e si consacra alla Croce ed alla morte; poiché pensa a noi e parla di noi a
Dio suo Padre prima ancora di poter parlare al mondo; poiché ci imprime in tal modo nel suo Cuore nella sua mente; pensiamo anche a Lui, parliamo di Lui; e offriamogli senza nessun indugio i nostri cuori ed i nostri
voti nell'istante medesimo in cui lo vediamo vivere così e così operare per noi.
Gesù nel suo primo ingresso nel mondo! È il primo passo del Figlio di Dio che viene a noi; il primo istante della sua vita preziosa, il primo uso delle facoltà
dell'anima sua, il primo esercizio del suo stato, il primo palpito del suo divin Cuore; un istante, un passo, un movimento di tale vantaggio per noi e di tale importante preziosità che ben merita di attrarre il
nostro spirito al Figlio di Dio che viene a noi, alla santissima Trinità che lo invia ed alla Vergine che ne è Madre.
Portiamoci dunque in quel dolce e fiorito paese di Nazaret, ora più che mai in fiore. È il luogo più prezioso su la terra e nella vita di Gesù; là
infatti l'Eterno incomincia ad essere temporale, là Gesù incomincia a vivere, e là dà principio alla nostra salvezza.
In quel santo paese di Nazaret noi troveremo Gesù che viene formato in una nuova vita, là troveremo la Trinità Santa unicamente occupata nel formare Gesù;
là, troveremo la Vergine santa fatta Madre di Dio per opera della Santissima Trinità: sono questi i tre oggetti inclusi ed attivi in quella cella tutta santa; è questa la nuova Trinità di Nazaret.
Non c'entrano gli angeli, neppur l'Angelo del divino messaggio, come abbiamo osservato; in quella gloriosa e feconda solitudine di Nazaret, non troveremo [120] che Gesù, la Trinità santa e la Vergine.
Prendiamovi un santo riposo in Gesù che riposa ed opera nella Vergine; lodiamo, benediciamo ed adoriamo la Trinità santa che lo ha formato nella Vergine, ed offriamo i nostri voti a quella Vergine santa la quale
concepisce e porta Gesù in modo così salito, divino e salutare. Sarà questo l'argomento delle tre Elevazioni seguenti, nell'attesa che possiamo seguire il Figlio di Dio passo passo a Betlemme,
nell'Egitto, nella Giudea, sul Calvario, secondo il corso dei suoi santi misteri 62.
CARD. PIETRO DE BÉRULLE