domenica 28 febbraio 2021

SULLA PREGHIERA

 


LA CONTEMPLAZIONE 


1. La Contemplazione e la Meditazione 

         

a)   Confronto tra la contemplazione e la meditazione 

 

          Come abbiamo detto prima, ci sono due tipi di preghiera mentale: la meditazione e la contemplazione. La meditazione appartiene alla vita ascetica. Questo è già chiaro nell’etimologia dei due termini ‘meditazione’ e ‘ascesi’, perché meditazione nella sua radice latina, quella del verbo meditari, ha lo stesso significato che ascesi nella sua radice greca, quella del verbo askéin: ossia ‘esercitare’. 

           La contemplazione invece non è una specie di preghiera attiva da parte del soggetto, bensì passiva; appartiene non alla vita ascetica, bensì a quella mistica. Nella contemplazione non è il soggetto che opera dunque, bensì Dio Stesso.  

           Qual è il ruolo del soggetto? Il soggetto si lascia afferrare e muovere liberamente da Dio come l’infante si lascia portare nelle braccia di sua madre con un consentimento libero ed allegro. Egli è dunque allo stesso tempo passivo ed attivo: passivo in quanto non può più esercitare le sue facoltà in modo discorsivo, attivo in quanto guarda ed ama Dio. 

Più precisamente, spiega san Tommaso, ‘Dio interviene nel libero arbitrio [del soggetto] dandogli la capacità di agire; e affinché agisca effettivamente, gli lascia la determinazione dell’atto ed il suo fine. Il libero arbitrio rimane dunque il maestro dell’atto, anche se non ne è l’agente primario’. 

Così la contemplazione è piuttosto una preghiera di riposo, di riposo in Dio. Anzi, è una preghiera di riposo in un senso duplice, perché nella contemplazione l’anima si riposa nell’opera di Dio, e l’opera di Dio è riposo. Semper tranquilla Trinitas, tranquillus Deus, tranquillat omnia (san Bernardo). 

Secondo l’ immagine classica, la meditazione è come un tragitto su una barca a remi che richiede uno sforzo da parte del viaggiatore; mentre la contemplazione è come un tragitto su una barca a vela che lascia il viaggiatore riposare. Occorre solo il vento da fuori, che soffi nella vela per far avanzare la barca: il vento è qui l’immagine di Dio Spirito Santo. 

 

b)  Il passaggio dalla meditazione alla contemplazione 

 

Il fatto che la contemplazione sia più perfetta della meditazione non significa però che occorra abbandonare la meditazione prima che Dio lo voglia, prima che Egli ci dia la capacità di contemplare: se ho in mano un biglietto di treno per Roma, non mi presento all’aeroporto. Ciò che importa in questo, come in ogni cosa, è fare la volontà di Dio. 

Come posso sapere che Dio vuole che si inizi a contemplare? San Giovanni della Croce ci fornisce delle indicazioni, di cui la principale è la facilità di pregare in un modo piuttosto che in un altro. Se la meditazione diviene pesante, faticosa, difficile, o complicata, e la persona non riesce a seguirla né a concentrarsi, questo può essere un’indicazione (negativa) che Dio non vuole che lei continui a meditare (a meno che non sia una manifestazione della depressione). Se invece una preghiera più astratta le diviene più facile, come per esempio l’adorazione, la pratica della presenza di Dio, o il ringraziamento dopo la Santa Comunione, questo può essere un’indicazione (positiva) che Dio vuole che la persona inizi a contemplare. 

Padre Tommaso di Gesù OCD fa notare che l’indole più adatta alla contemplazione è quella calma, tranquilla, ed ammiratrice, e che, come abbiamo notato sopra, una persona entrata nella via dell’orazione risolutamente e coraggiosamente, ben decisa a ‘non abbandonarla mai, qualunque siano le sofferenze, le difficoltà, o le tentazioni che si presentano’, raggiungerà la perfetta contemplazione.   

Poiché la contemplazione è più perfetta della meditazione, bisogna lasciare da parte la meditazione quando si riesce a contemplare. Questo non significa però che bisogni lasciare da parte gli oggetti che formavano la materia delle nostre meditazioni, come i misteri della Fede, e soprattutto il Signore Stesso e la Sua Dolorosa Passione e Morte. Questi possono divenire il tema della nostra lectio divina e della nostra lettura spirituale, che possiamo fare anche in modo meditativo; possono divenire altrettanto l’oggetto della preghiera vocale interna, ogni volta che vediamo il crocifisso o la croce.

Padre Konrad zu Loewenstein 

INFORMAZIONI SPIRITUALI IMPORTANTI È NECESSARIO SAPERE PER ESSERE SALVATI

 


"1. Leggiamo nelle Scritture che Cristo e Lazzaro risorsero dai morti.  Cristo è risorto per non morire più: "Cristo, risorto dai morti, non muore più". (Rom. 6. 9); ma Lazzaro risuscitò e morì di nuovo. L'abate Guerric osserva che Cristo è risorto libero e slegato; "ma Lazzaro uscì legato piedi e mani." (Giovanni 11.44) Miserabile l'uomo, aggiunge questo autore, che risorge dal peccato legato da qualsiasi occasione pericolosa: morirà di nuovo perdendo la grazia divina. Colui, dunque, che vuole salvare la sua anima, deve non solo abbandonare il peccato, ma anche le occasioni di peccato: cioè, deve rinunciare a tale intimità, a tale casa; deve rinunciare a quei compagni malvagi, e a tutte le occasioni simili che lo incitano al peccato.

"2. In conseguenza del peccato originale, tutti noi abbiamo l'inclinazione a fare ciò che è proibito. Perciò San Paolo si lamentava di sperimentare in se stesso una legge opposta alla ragione: "Ma io vedo un'altra legge nelle mie membra, che lotta contro la legge della mia mente e mi cattura nella legge del peccato." (Rom. 7.23) Ora, quando si presenta un'occasione pericolosa, essa eccita violentemente i nostri desideri corrotti, così che è allora molto difficile resistere ad essi: perché Dio nega aiuti efficaci a coloro che si espongono volontariamente all'occasione del peccato. "Chi ama il pericolo perirà in esso". (Eccl. 3.27) "Quando", dice San Tommaso, nel suo commento a questo passo, "ci esponiamo al pericolo, Dio ci abbandona in esso". San Bernardino da Siena insegna che il consiglio di evitare le occasioni di peccato è il migliore di tutti i consigli, e quasi il fondamento della religione.

"3. San Pietro dice che "il diavolo va in giro a cercare chi può divorare". (1 Pt 5,8) Egli va costantemente in giro per le nostre anime, cercando di entrare e prenderne possesso. Perciò cerca di metterci davanti le occasioni di peccato, attraverso le quali entra nell'anima. "Explorat", dice San Cipriano, "an sit pars cujus aditu penetret". Quando l'anima cede ai suggerimenti del diavolo e si espone alle occasioni di peccato, egli entra facilmente e la divora. La rovina dei nostri primi genitori derivò dal loro non fuggire dalle occasioni di peccato.  Dio aveva proibito loro non solo di mangiare, ma anche di toccare la mela proibita. In risposta al serpente che la tentava, Eva disse: "Dio ci ha ordinato di non mangiare e di non toccarla". (Gen. 3.3) Ma "vide, prese e mangiò" il frutto proibito: prima lo guardò, poi lo prese in mano e infine lo mangiò. Questo è ciò che accade ordinariamente a tutti coloro che si espongono alle occasioni di peccato. Perciò, essendo una volta costretto dagli esorcismi a dire il sermone che gli dispiaceva di più, il diavolo confessò che era il sermone sull'evitare le occasioni di peccato. Finché ci esponiamo alle occasioni di peccato, il diavolo ride di tutti i nostri buoni propositi e delle promesse fatte a Dio. La più grande cura del nemico è di indurci a non evitare le occasioni di male; perché queste occasioni, come un velo posto davanti agli occhi, ci impediscono di vedere sia le luci ricevute da Dio, sia le verità eterne, sia le risoluzioni che abbiamo fatto: in una parola, ci fanno dimenticare tutto, e come se ci costringessero al peccato.

"4. "Sappi che è una comunicazione con la morte; perché tu vai in mezzo alle insidie". (Ecclus. 9.20) Tutti coloro che nascono in questo mondo entrano in mezzo alle insidie. Perciò il Saggio consiglia a coloro che vogliono essere sicuri di guardarsi dalle insidie del mondo e di allontanarsi da esse. "Chi è consapevole delle insidie sarà sicuro". (Prov. 11.15) Ma se, invece di allontanarsi da esse, il cristiano vi si avvicina, come può evitare di esserne preso? Perciò, dopo aver imparato con tanta perdita il pericolo di esporsi al pericolo del peccato, Davide disse che, per continuare ad essere fedele a Dio, si teneva a distanza da ogni occasione che poteva indurlo a ricadere. "Ho trattenuto i miei piedi da ogni via malvagia, per osservare le tue parole". (Sal. 118.101) Non dice da ogni peccato, ma da ogni via malvagia che conduce al peccato. Il diavolo è attento a trovare pretesti per farci credere che certe occasioni alle quali ci esponiamo non siano volontarie, ma necessarie. Quando l'occasione in cui ci troviamo è veramente necessaria, il Signore ci aiuta sempre ad evitare il peccato; ma talvolta immaginiamo certe necessità che non sono sufficienti a scusarci. "Un tesoro non è mai sicuro", dice San Cipriano, "finché un ladro vi è ospitato; né un agnello è sicuro finché abita nella stessa tana con un lupo." (Lib. de Sing. Cler.) Il santo parla contro coloro che non vogliono rimuovere le occasioni di peccato, e dicono ancora: "Non ho paura di cadere". Come nessuno può essere sicuro del suo tesoro se tiene un ladro in casa sua, e come un agnello non può essere sicuro della sua vita se rimane nella tana di un lupo, così allo stesso modo nessuno può essere sicuro del tesoro della grazia divina se è deciso a continuare nelle occasioni di peccato. San Giacomo insegna che ogni uomo ha dentro di sé un potente nemico, cioè le proprie inclinazioni malvagie, che lo tentano a peccare. "Ogni uomo è tentato dalla propria concupiscenza, attirato e sedotto". (Giacomo 1.14) Se, dunque, non fuggiamo dalle occasioni esterne, come possiamo resistere alla tentazione ed evitare il peccato? Mettiamo dunque davanti ai nostri occhi il rimedio generale che Gesù ha prescritto per vincere le tentazioni e salvare le nostre anime. "Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo via da te". (Matt. 5.29) Se trovi che il tuo occhio destro è per te causa di dannazione, devi strapparlo e gettarlo lontano da te; cioè, quando c'è pericolo di perdere la tua anima, devi fuggire da tutte le occasioni di male. San Francesco d'Assisi diceva, come ho detto in un altro sermone, che il diavolo non cerca, all'inizio, di legare le anime timorose con la catena del peccato mortale; perché si allarmerebbero al pensiero di commettere il peccato mortale, e ne fuggirebbero con orrore: si sforza di legarle con un solo capello, che non incute molto timore; perché con questo mezzo riuscirà più facilmente a rafforzare i loro legami, fino a renderli suoi schiavi.  Perciò chi vuole essere libero dal pericolo di essere schiavo dell'inferno deve spezzare tutti i capelli con cui il nemico cerca di legarlo; cioè deve evitare tutte le occasioni di peccato, come certi modi di parlare, i luoghi, i piccoli regali e le parole di affetto. Per quanto riguarda coloro che hanno avuto l'abitudine all'impurità, non sarà sufficiente evitare le occasioni prossime (vicine); se non fuggono le occasioni remote, ricadranno molto facilmente nei loro peccati precedenti.


L’ORA DELLA GRANDE RIVELAZIONE È GIUNTA!

 


Maria Santissima dice: Grazia e misericordia a voi, o figli dell’Amore!Grazie per essere presenti qui al mio Colle. Anche oggi vi porto nel mio Seno, vi ammanto in Me, … sarete protetti da Me, sarete alla mia custodia.

Io, Maria Santissima, Madre di Gesù e Madre vostra vengo umilmente a chiedervi preghiere per questa Umanità perversa perdutasi nelle mani di Satana.

Figli amati, vi accompagnerò fino alla Croce Gloriosa, vi testimonierò la Verità e vi metterò in una situazione di sapienza e conoscenza delle Cose di Dio, sarete belli come il sole e trasformati nella luce di Dio.

Dolci creature mie, oh voi che vi siete prodigati per questa chiamata celeste, ecco che su di voi verranno grazie infinite: avrete la grazia dei vostri cari, essi saranno aiutati a capire la storia e avranno la conversione alla Croce Gloriosa.

Eccomi tra voi, amati figli, Io sempre congiungo le mie mani alle vostre mani e vi porto con Me, vi conduco alle vie celesti dove il Cielo vi attende per abbracciarvi in eterno in Sé.
Gesù oggi vi guarda con più amore, Egli vi benedice dall’Alto, la Santissima Trinità vi abbraccia a Sé. Grazie per aver aperto il vostro cuore così teneramente alla volontà di Dio.

Questa storia è per finire, il tempo nuovo vi mostrerà grandi meraviglie in Dio che vi elargirà, i suoi doni con i quali voi sarete i suoi strumenti, le sue mani, la sua parola, sarete i nuovi apostoli dell’Era Nuova.

Ecco che a voi i figli diletti di Dio si apre un nuovo tempo, un’Era nuova, un Paradiso nuovo; godrete delle bellezze di Dio ed entrerete a governare Nazioni, sarete capostipiti di una nuova generazione, quella santa in Dio, conoscerete mondi nuovi e conoscerete l’Universo in Dio, perché Dio stesso vi accompagnerà in Sé e vi donerà la conoscenza di Sé, … tutto appartiene a Lui, … Lui É!

Abbandonatevi completamente all’Amore, non abbiate timore di tutto ciò che ora succederà, di tutta la miseria che vedrete, … di tutta la disperazione che vedrete, figli miei, perché, grande sarà il dolore che presto attraverserà questa Umanità.

Dio che ama il suo popolo interverrà
prima che la Terra vada completamente perduta!
Dio metterà il suo popolo in salvo!
Maria Santissima aprirà il suo manto e custodirà tutti i suoi figli in Sé.
L’ora della grande Rivelazione è giunta!

Dio è per manifestarsi al mondo! Egli è!
Vedrete il suo Volto e conoscerete la Verità!

Avanti tutti voi che conoscete l’Amore, che abbracciate l’Amore, che condividete l’Amore e seguite l’Amore, avrete l’Amore in voi in eterno perché l’Eterno vi prenderà in Sé.

Grazie, il vostro sì è stato grande per questa storia che oggi si chiude, attraverso le vostre preghiere e il vostro sì avete aiutato Gesù a salvare molte più anime.

In questo tempo della fine dei tempi il Signore attendeva la collaborazione dei suoi figli perché il suo trionfo sul Male sarà accompagnato da tutti i suoi figli fedeli.

Mostratemi la vostra carità, vi amo e vi benedico e vi attendo ancora. Sono con voi.

Gesù e Maria Santissima, vi benedicono! Amen

Carbonia 27-02-2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


Risveglio di fede 

Il rinnovamento spirituale partito da Ghiaie è una realtà  storica da prendere in considerazione, se si vuole giudicare della  autenticità delle apparizioni. 

Lo stesso monsignor A. Bernareggi, vescovo di Bergamo,  nella lettera inviata alla diocesi, il 6 luglio 1944, rilevava l'ampiezza e la profondità di questo rinnovamento. Le pagine tratte  dal diario di don Felice Murachelli, ne sono una ulteriore conferma. 

L'Eco di Bergamo, quotidiano cattolico, il 22 maggio 1944, dopo la cronaca dei fatti di Ghiaie, così commentava: 

"In margine alla cronaca, ci preme tuttavia subito sottolineare, come questi fatti abbiano dimostrato in modo straordinariamente imponente e grandioso quale sete cocente di soprannaturale bruci in fondo all'anima di questa nostra generazione travagliata. È bastato che una speranza posasse per un attimo sul  cuore, fra tanta amara depressione, per vedere un popolo sollevarsi, e schierarsi e incamminarsi spontaneamente, senza che  nessuna campana suonasse, senza che un sacerdote si mettesse a  capo, anzi tra diffidenze e scetticismo, verso il richiamo di una  bambina. 

Persuase o meno sulla portata delle cose registrate, quelle  migliaia e migliaia di persone, nel tornare alle loro case, hanno  sentito e dimostrato con il loro comportamento che è comunque  sempre bello e confortevole mettersi in strada per andare verso  la Madonna e che un'ora di speranza è sempre un buon dono  materno. A prescindere per il momento da tutto, il gesto spontaneo di questa folla enorme è un dato di fatto di grande importanza che va sottolineato e, che è tale da indurre l'animo a  profonde e confortevoli considerazioni". 

Don Italo Duci, allora coadiutore nella parrocchia di  Ghiaie, ci fa conoscere l'influsso spirituale fatto sentire dalle  apparizioni, fin dai primi giorni. 

Scrive nel suo diario: 

"In questi giorni in paese si notò un risveglio spirituale.  Uomini e giovani si accostano ai sacramenti in buon numero.  Alcuni un po' restii alla Chiesa e ai sacramenti si sentirono  scossi. Le messe, anche nei giorni feriali, contro il solito erano  affollate. Alla gente sembrava che quello che avveniva non si  potesse spiegare umanamente, e diceva: "La bambina è troppo piccola perché possa ingannare". 

Dopo mezzogiorno (giovedì 18 maggio, n.d.r.) cominciò  ad arrivare gente che andava ad ammassarsi sul luogo delle  apparizioni: avrà raggiunto gli otto o dieci mila". 

Il 21 maggio, alla nona apparizione, andarono a Ghiaie più di 200.000 persone. 

Il giorno dopo don Duci si recò sul luogo delle apparizioni per la prima volta. 

"Appena giunto — scrive — mi sentii preso da commozione. Sembrava passato un uragano, un'alluvione, un bombardamento. Il vivaio del sig. Ferrari per una parte era stato ridotto  in uno stato pietoso. La maggioranza dei pellegrini per ricordo  asportavano un ramoscello di quei pini o di quelle piante. Alcune  piante furono letteralmente schiantate per l'enorme peso di grappoli umani. Il terreno di Colleoni Luigi era completamente  calpestato e ridotto come una piazza. Distrutti i filari di vite, di  granoturco, di frumento. Folla numerosa pregava commossa.  Molti passano per il paese recitando il Rosario". 

Il sabato 27 maggio molta folla affluì col proposito di pernottare all'aperto, pur di assistere alla prima comunione di Adelaide. Don Italo Duci annota: 

"Questa sera sono uscito dal confessionale alle 22.30.  Nell'uscire di chiesa trovai seduti sui gradini della porta principale pellegrini che alla mia meraviglia risposero: "Potremo  essere i primi a prendere posto in chiesa domattina!". Sul luogo  delle apparizioni già da parecchi giorni cominciano ad essere  portati ammalati; ma oggi il loro numero è aumentato. Anche  molti di loro hanno pernottato all'aperto. Tutta la notte sul luogo  delle apparizioni fu un susseguirsi di preghiere". 

Il 28 maggio, don Italo scrive: "Alle ore 5.30 la chiesa è  letteralmente gremita di forestieri desiderosi di partecipare alla  funzione della prima comunione della piccola Adelaide. Numero  straordinario di confessioni e di comunioni. Anche la piazza era  gremita di gente in attesa della bambina... La funzione si svolse  con la semplicità solita degli altri anni. Di straordinario c'era la  folla". 

Nei giorni seguenti l'afflusso dei pellegrini si accentuò. Per  alloggiare i malati si trasformarono in dormitorio, le aule, il  salone e il palcoscenico del teatro della scuola materna. Furono  mobilitati anche gruppi Unitalsi di Bergamo, Ponte S. Pietro,  Seriate, ecc. 

Il 31 maggio, ultimo giorno delle apparizioni, una folla immensa si riversò a Ghiaie. 

Don Italo scrive: 

"Per tutta la giornata un susseguirsi di confessioni e  comunioni. Alcuni sacerdoti vi celebrano la S. Messa. Le ultime  confessioni e comunioni furono alle 13.30. Gli ammalati raggiunsero quasi il migliaio. A detta di molti perfino sui treni e sui  tram si pregava e si cantavano inni sacri in onore di Maria. Le  vie che conducono a questa borgata da giorni non risuonano che  di preghiere e di canti. La maggioranza, per non dire tutti, passano con il Rosario in mano. In questi giorni in paese non è dato  sentire canti profani. Si è formata da sé come un'atmosfera di soprannaturale". 

Il 13 giugno, a un mese dalla prima apparizione,  giunsero a Ghiaie circa centomila pellegrini. La notte  precedente la chiesa parrocchiale rimase aperta. La  celebrazione delle sante Messe iniziò alle tre del mattino. 

"Sembrava — dice don Duci — di vedere la folla del Vangelo  che per tre giorni seguì Gesù dimentica degli stessi interessi materiali. Gli ammalati erano accomodati molti sui banchi, altri sul pavimento e su carrozzelle. Era un mormorio continuo di preghiere". 

In quei giorni cominciarono ad arrivare in treno pellegrinaggi  bene organizzati e diretti da sacerdoti. Non si possono citare tutti. A  causa di un riferimento storico vengono ricordati quelli del 6 luglio. 

"Già dalle quattro — annota don Duci nel suo diario — sono  in chiesa e celebro per quelli di Mandello. Alle sette giungono  pellegrinaggi dalla parrocchia di S. Lazzaro (Brescia), Cesano  Maderno (Milano), Turate (Como). La chiesa per tutta la mattina è gremita. Proprio al momento del "Sanctus" della Messa  che celebravano quelli di Saronno e di Turate, si sente passare  una squadriglia di apparecchi, e subito un bombardamento assordante. La ferriera di Dalmine è stata colpita e molti operai  vi sono periti. Dalmine è poco distante dal luogo delle apparizioni. In quel momento saranno state sul luogo delle apparizioni  migliaia di persone..." 

Il 12 e 13 luglio furono giorni di intenso lavoro per i mille  sacerdoti presenti, che si prodigarono a soddisfare la pietà di  trecentomila pellegrini, giunti a Ghiaie come a luogo sicuro, che  la Madonna proteggeva dai bombardamenti e mitragliamenti. 

Molti pellegrini giungevano a piedi da lontano e alcuni a  piedi scalzi. Dopo la mezzanotte nei tre altari della chiesa parrocchiale, iniziò la celebrazione delle sante Messe, che si susseguirono fino alle ore 14 e molti sacerdoti furono costretti ad  andare a celebrare nei paesi vicini e nella città di Bergamo (v.  D. Argentieri, o.c., pp. 103-106). 

Don Luigi Cortesi, nei suoi scritti ci dà notizie importanti su questo meraviglioso movimento spirituale. Egli afferma che il  recinto costruito sul luogo delle apparizioni, per difendere la  veggente e i malati dalla pressione della folla, era custodito  giorno e notte, da un denso cerchio di anime in preghiera. 

"Nella parrocchiale — egli scrive — le balaustre e i  confessionali erano affollati, a tutte le ore...L'asilo e la canonica  erano un ricovero, un albergo e un ospedale, sempre aperti. 

Le strade, fino a Ponte S. Pietro, erano altrettante propaggini della chiesa: la volta era il cielo, l'incenso era l'odor dei fieni  e delle siepi, che s'associava al coro ininterrotto di preghiere e di  canti offerti a Dio e alla sua dolce Madre" (v. Storia dei fatti di  Ghiaie, o.c. p. 108). 

"Dal Maggio al luglio circa 3.000.000 di pellegrini accorsero spontaneamente alle Ghiaie, non curando gli inenarrabili  disagi dei lunghi viaggi, soprattutto la fatica, la fame, la sete, il  sonno, la pioggia e il sole canicolare. Più di 30.000 malati  affluirono...Non si contano i pellegrinaggi collettivi provenienti  da varie località della diocesi bergamasca...dell'Italia settentrionale...perfino dall'Austria e dalla Jugoslavia" (v. Il problema  delle apparizioni di Ghiaie, o.c., p. 175). 

"L'eco di Ghiaie — aggiunge don Luigi Cortesi — fu una  travolgente ondata di fervore, la quale, ovunque pervenne, ridonò  ai cuori provati dalla disperazione la nostalgia della virtù, la  letizia del bene, le dolci speranze del cielo, strappò le anime  perdute dai camminamenti paludosi e tenebrosi del vizio,  risvegliò le energie sopite delle anime tiepide, incendiò le anime  pie e le rapì con ideali di vita eroica, in tutte le anime fecondò e  maturò una rigogliosa messe di preghiere e di penitenze" (v. Il  problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c., p. 188).   

Nel promemoria del 1969, in parte già riportato, don Italo Duci scrive: 

"I fatti avvenuti nel 1944...meritano rispetto ed hanno  avuto degli aspetti spirituali positivi, di non poca importanza. 

Lo si può attestare ancor oggi alla distanza di tanti anni. La  maggioranza dei pellegrini arrivava recitando il Rosario o cantando inni alla Madonna...Era uno spettacolo commovente vedere  questa fiumana di popolo d'ogni condizione, che aveva l'aspetto  di una alluvione straripante...Sin dai primi giorni i pellegrini  iniziarono a riversarsi in chiesa, per accostarsi ai sacramenti,  sentendo il bisogno di purificarsi prima di andare sul luogo delle  apparizioni. Molte anime tornarono alla Chiesa ed ai sacramenti dopo decine di anni di lontananza. Da molti sacerdoti,  specialmente da quelli che aiutarono nelle confessioni, si  sentirono narrare fatti meravigliosi operati dalla grazia...Al termine di certe giornate era tanta la folla, che la chiesa rimaneva  aperta, e per tutta la notte si vegliava, si pregava, si confessava e  dopo la mezzanotte le centinaia di sacerdoti iniziavano la celebrazione della santa Messa e la distribuzione dell'Eucaristia...". 

Alle testimonianze citate, aggiungo quella di un vescovo.  Monsignor Giuseppe Maritano, del Pontificio Istituto  Missioni Estere (P.I.M.E.) di Milano, vescovo emerito di Macapà  (Brasile), cappellano di un lebbrosario nell'Amazzonia, nella  lettera di ringraziamento inviata il 19 agosto 1988, a padre  Mauro Mezzalonna che gli aveva mandato in omaggio il mio  libro sulle apparizioni di Ghiaie, tra l'altro, scrive: 

"In quei giorni era impressionante sentire le notti che pregavano (!), cioè sentire echeggiare nella notte i canti alla  Madonna, per le strade, nei dintorni di Ghiaie, senza la preoccupazione dei bombardamenti e delle rappresaglie. Erano carri e  barocci pieni di gente che ritornava felice dalle Ghiaie, perché  aveva sentito vicina la presenza della Madonna. Una Madonna  così semplice e buona che parlava il dialetto bergamasco. Rileggendo adesso le parole che diceva alla sua piccola Adelaide, mi  pare di sentirla rimproverare Gesù quando lo incontrò nel tempio.  In quel tempo ero vicedirettore del seminario teologico  del P.I.M.E. che era stato trasferito alla Grugana. Dopo pranzo, mentre gli alunni di teologia si riposavano, prendevo la bicicletta e la corona del Rosario e correvo alle Ghiaie e poi ritornavo in fretta. 

Al sabato e alla domenica andavo a Bernareggio (Milano)  ad aiutare in parrocchia e là non si parlava d'altro che della  Madonna di Bonate. Tutti ci andavano e ritornavano felici. C'erano anche quelli che non ci credevano, ma quando ci andavano  ne ritornavano profondamente impressionati. So che anch'io a  volte rimanevo senza saper che cosa pensare, perché non sono  molto a favore delle apparizioni, ma c'erano delle cose che non  erano nella normalità e che sembravano proprio manifestazioni  della presenza della santa Madonna. E alla Madonna io ho sempre voluto molto bene e gliene voglio assai, nonostante la mia  miseria che Lei conosce molto bene e sopporta con tanto amore. 

Varie volte andai alle Ghiaie ad aiutare per le confessioni.  Una volta, non ricordo bene se era in occasione della prima  comunione dell'Adelaide; mi pare di sì, perché c'era molta  incertezza se la Madonna sarebbe venuta o no. Quel giorno era  piovuto molto e il posto delle apparizioni era tutta una pozzanghera. Vi era preoccupazione quindi, per la folla enorme che il  giorno dopo certamente sarebbe venuta. 

In una pausa delle confessioni, durante la giornata, andai  anch'io sul posto, in un'ora in cui non c'era nessuno, e poi rientrai nel confessionale, nella chiesa parrocchiale. Passai praticamente tutta la giornata confessando; uscii alle ore 23 per celebrare la liturgia delle ore, e poi rientrai nel confessionale. Era  forse l'una dopo la mezzanotte, quando m'accorsi che stavo  sonnecchiando, perché mi sorpresi a dire ad un penitente: "Per  penitenza bisognerebbe incanalare l'acqua dentro un tubo..."  (dato quello che aveva visto prima, non era poi fuori posto,  n.d.r.). Per fortuna mi svegliai e corressi in fretta la penitenza e  uscii, perché non ce la facevo più. E di gente da confessare ce  n'era ancora una fila enorme. Ed erano confessioni, te lo dico  io, che valeva la pena ascoltare. Qualcuno può dubitare che la Madonna sia venuta o no a farsi vedere; certamente si è fatta sentire, e ha dato un forte scossone non soltanto alla gente delle  Ghiaie, ma più ancora, a molti che venivano da lontano". 

Molti in Italia e all'estero, in quegli anni bui, guardavano  alla luce che s'irradiava da Ghiaie, diventata oasi di pace e di  grazia, motivo di speranza per tutti. 

Chi andava a Ghiaie restava colpito dal numero enorme dei  pellegrini, dal loro spirito di preghiera e di sacrificio, dalle  testimonianze di conversioni, dalla fioritura delle opere di carità,  a vantaggio soprattutto dei malati, che a migliaia vi affluivano. 

Che valore ha tutto questo? È sufficiente a dimostrare l'autenticità delle apparizioni cui si ispira? 

Domenico Argentieri (o.c., p. 107) scrive: 

"Il vescovo di Tarbes, monsignor Laurence, nel suo  famoso "Mandement" del 18 febbraio 1862 trovava appunto nel  risveglio spirituale più ancora che nei miracoli, la prova della  realtà delle apparizioni di Lourdes...Traduciamo alla lettera le  parole di monsignor Laurence (e il lettore noti che ogni frase,  ogni parola, si adatta perfettamente a Bonate): 

"Se si deve giudicare l'albero dai frutti, noi possiamo dire  che l'apparizione raccontata dalla fanciulla è soprannaturale e  divina; giacché ha prodotto effetti soprannaturali e divini. Che  cosa è successo, fratelli nostri carissimi? L'apparizione era  appena conosciuta, che se ne sparse la notizia con la rapidità del  lampo...Ecco che tutta la contrada si agita: ondate di popolo si  precipitano verso il luogo della apparizione; si attende con una  religiosa impazienza l'ora solenne; e mentre la fanciulla rapita in  estasi, è assorbita dall'oggetto che contempla, i testimoni di  questo prodigio, commossi, inteneriti, si confondono in uno  stesso sentimento di ammirazione e di preghiera. 

Le apparizioni sono cessate, ma il concorso continua; i pellegrini venuti da contrade lontane, come dai paesi vicini, accorrono. Si vedono affrettarsi tutte le età, tutti i ceti, tutte le condizioni. E quale è  il sentimento che spinge tutti questi numerosi visitatori? Oh! Vengono per  pregare e domandare alcuni favori all'Immacolata Maria. Provano, col loro  atteggiamento raccolto, di sentire come un soffio divino Anime già cristiane si sono fortificate nella virtù; uomini agghiacciati dall'indifferenza  sono stati ricondotti alle pratiche della religione; peccatori ostinati si sono  riconciliati con Dio. Queste meraviglie della grazia, che portano un carattere  d'universalità e di durata, non possono avere che Dio per autore; non vengono esse,  per conseguenza, a confermare la verità dell'apparizione?". 

Nel giudizio positivo dato da monsignor Laurence, sulle apparizioni di  Lourdes, hanno avuto un peso determinante i frutti spirituali e la pronta e generosa  risposta del popolo, che ha accolto il dono di Dio, attingendo alla nuova fonte di  grazia. 

Severino Bortolan

Coronavirus, Montanari: la grande truffa è il vaccino

 


Cos’è, come funziona, perché siamo in emergenza e cosa c’è veramente dietro.
Stefano Montanari ci spiega il coronavirus a 360°.




Il tema caldo di questo periodo è, sicuramente, il coronavirus.

Un nemico invisibile e subdolo che ha calato il sipario a cielo aperto sul mondo intero.

Abbiamo provato ad immaginare cosa ci possa essere dietro (approfondimento al link), facendo intervenire anche i nostri lettori (approfondimento al link).

Oggi, facciamo intervenire sulla questione uno dei massimi esperti in materia: il dott. Stefano Montanari, nanopatologo, professore presso il Centro Stelior di Ginevra, autore di diversi brevetti nel campo della cardiochirurgia, della chirurgia vascolare, della pneumologia e progettista di sistemi ed apparecchiature per l’elettrofisiologia, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, docente in diversi master nazionali ed internazionali, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche, già consulente per Procure della Repubblica e dell’Osservatorio Militare Italiano. Collabora costantemente in pubblicazioni con la moglie Antonietta Gatti, dal 2012 inserita nella lista dei 32 migliori scienziati al mondo, con la quale sono stati gli scopritori delle malattie e patologie da micro e nanopolveri oltre vent’anni fa.

Dott. Montanari, cos’è il coronavirus che tanto ci sta spaventando?

“È una catena chimica appartenente alla famiglia dei coronavirus, dei quali ce ne sono a migliaia, basti pensare che un banale raffreddore di solito è dovuto ad un coronavirus; è un virus altamente infettivo (quindi contagioso) ma che è solitamente innocuo, tanto da rimanere privo di qualunque sintomatologia nella stragrande maggioranza delle persone (molto probabilmente ora, mentre parliamo, noi stessi abbiamo il coronavirus e così come noi almeno la metà della popolazione italiana, ma non ci fa nulla). Di fatto è un virus influenzale nuovo che ha la peculiarità di attaccare i polmoni ed è per questo motivo che va a colpire in maniera patologica le persone anziane, i fumatori e le persone che hanno già problemi pregressi e che quindi, oltre ad avere determinati problemi, stanno assumendo determinati farmaci, per esempio certi ipertensivi. Parlando in generale, le persone sane non subiscono assolutamente danni da questo virus che, ripeto, sta diventando ubiquo e normalissimo, esattamente come un numero enorme di altri virus.

E dove nasce?

“In merito a questo si è sentito tutto ed il contrario di tutto; quando sento dire che è partito dai pipistrelli o dai serpenti mi viene da ridere e penso che ci manchi solo l’unicorno.

Da dove sia nato non lo so, lo sanno solo in pochi al mondo, ma virus del genere sono molto facili da modificare, pasticciare, modificare in laboratorio…poi magari capita che esca dal laboratorio, per errore o volutamente. Di certo non autonomamente come potrebbe ipotizzare l’ex Ministro della Salute Lorenzin, quando diceva che i virus strisciano e saltellano.”

Dice che è un virus che da solo non dà alcun problema, ma la gente in Italia sta morendo più che in Cina, pensiamo a Bergamo, ad esempio. Se è come dice lei, perché tutti questi morti?

“Guardi, funziona così: riempiamo di vaccini antinfluenzali le persone, soprattutto gli anziani, ed andiamo ad indebolire dei corpi già deboli. Questo perché con il vaccino si va ad iniettare nel corpo il vecchio virus (il fine dovrebbe essere quello di creare gli anticorpi) ma non esistono vaccini per l’influenza e quindi non si fa altro che rendere il corpo più debole e soggetto alla nuova influenza (anche il nuovo coronavirus) ed in più si è iniettato nel corpo il vecchio virus: si ha dunque il totale di due possibili influenze in un corpo già precario. La BBC, l’emittente di stato britannica, ha mandato in onda un servizio in cui dice che chi si è vaccinato contro l’influenza deve restare in isolamento 12 settimane (reperibile al link). Mi pare che già questo possa essere qualcosa su cui meditare. Se prendiamo i numeri ufficiali dell’Istituto Superiore della Sanità, vediamo che i morti “di” coronavirus sono 3 e personalmente avanzo dubbi anche su quei 3; inoltre, se lei ci fa caso, noterà che la mappa dei morti coincide con quella dei vaccini effettuati. Più alta è la densità dei vaccinati e più alta è quella degli infettati dal virus. I dati ufficiali sono chiari: chi muore era affetto da altre patologie potenzialmente mortali e, spesso, più di una. Per questo diciamo che si muore “con” coronavirus e non “di” coronavirus. Infine, sottolineo che il numero di morti, comunque si voglia attribuire la causa senza, peraltro erroneamente, fare differenza tra causa e concausa, è lo stesso che ogni anno abbiamo a causa della normale influenza, a riprova che il coronavirus non ha innalzato il tasso di mortalità.”

Mi faccia capire: se il problema non è il virus in sé in quanto non mortale, allora significa che il problema è la sanità italiana. Capisco bene?

“Esatto! Il problema è che non siamo preparati per un’emergenza polmonare; e non lo siamo perché i nostri politici degli ultimi 10 anni erano a loro volta impreparati. Negli ultimi 10 anni non si è fatto che tagliare sulla sanità riducendo il numero degli ospedali, degli addetti, dei macchinari e delle attrezzature. Ad oggi abbiamo necessità di respiratori e non ne disponiamo. In più tagliamo sull’istruzione, non riuscendo quindi a formare personale medico all’altezza o a trattenerlo in Italia a causa della svalutazione del lavoro e, appunto, non fornendogli il materiale di cui i medici necessitano per fare il loro lavoro. Abbiamo meno di 4 posti di terapia intensiva ogni 1000 abitanti: uno scandalo.

Ci aggiunga, infine, un sistema di corruzione capillare che comporta due problemi: il primo, che un prodotto che normalmente costa 10, in Italia lo si va a pagare 20 usando male quei pochi soldi che ci sono; il secondo, che i medici devono eseguire i diktat del Regime altrimenti vengono radiati dall’ordine con la conseguenza di non poter più esercitare la professione…ma anche loro hanno una famiglia da mantenere.”

Ci sta dicendo che il problema è l’inadeguatezza del sistema sanitario e di chi negli ultimi 10 anni l’ha gestito. Se è così, significa che anche le disposizioni che ci hanno dato a livello di prevenzione sono errate?

“Peggio, spesso sono delle autentiche stupidaggini. Pensi al solo fatto di indossare i guanti: così facendo impediamo ai nostri funghi ed ai nostri batteri “buoni” di entrare in contatto con il virus e combatterlo; con quei guanti zuppi di virus incontrastato, poi, andiamo a toccare vestiti, soldi, superfici, eccetera seminando il virus ovunque. Le mascherine sono inutili perché un virus è capace di entrare in quantità enormi in una cellula, che è grande qualche millesimo di millimetro: si figuri cosa può fare una mascherina per agire su dimensioni del genere: niente!

Ci dicono di stare chiusi in casa quando invece serve uscire perché il sole è indispensabile, ci dà la possibilità di metabolizzare la vitamina D, indispensabile per il nostro sistema immunitario. E il moto, da sempre raccomandato per mantenere un buono stato di salute, viene addirittura vietato per decreto. Insomma, quelle disposizioni preparano l’organismo a ricevere indifeso non solo quel virus ma, di fatto, tantissimi patogeni. Senza poi considerare tutto quello che è inerente alla depressione, all’umore ed alla paura: tutte cose che hanno effetto contrario rispetto a quello che ci serve per far reagire l’organismo. Quando, all’inizio degli anni Settanta, lavorai per un certo periodo in Svezia il primario mi disse: “Vedi, qui muore chi vuole morire e sopravvive chi vuole vivere, e questo fa tanta differenza.”

Facendo un passo indietro e tornando ai vaccini, se ben capisco, quelli influenzali sono una sorta di truffa?

“Non una sorta: un’autentica truffa. Il vaccino può essere definito tale solo per malattie che danno immunità (morbillo, rosolia, varicella, eccetera), non per un raffreddore o un’influenza: sono stato allievo di Luigi Di Bella e lui diceva che un’influenza curata dura sette giorni, una non curata dura una settimana. Se la malattia reale non conferisce immunità, è assurdo sperare che lo possa fare un vaccino che altro non è se non la malattia in forma attenuata.

Ed ancora peggio sono quei vaccini polivalenti resi obbligatori ai bimbi e senza i quali non possono andare a scuola. Se un vaccino fosse tale, cioè prevenisse la malattia, perché preoccuparsi tanto dei bambini che non lo fanno? Chi si vaccina dovrebbe essere al sicuro…ma evidentemente non lo è e si pretende di vaccinare chiunque, al di fuori di ogni controllo, perché ogni vaccinazione praticata significa soldi. Soldi per le case farmaceutiche, e con un valore aggiunto che nessun prodotto al mondo può vantare, giù fino alle elemosine che i medici vergognosamente accettano: qualche euro per ogni iniezione praticata.

Ma le dirò di più: i vaccini sono per legge esenti da qualunque sperimentazione e da almeno 33 anni non vengono nemmeno controllati sul serio; come se non bastasse, i vaccini sono l’unico prodotto al mondo a non avere responsabilità né civile né penale: è vero che se un vaccino crea problemi ad una persona questa viene risarcita, ma a farlo è il Ministero della Salute e non l’imprenditore che ha registrato il vaccino. Aggiunga che chi è nel business dei vaccini non ha nemmeno la seccatura di doversi cercare clienti, perché quelli sono obbligati ad esserlo o, comunque, a fare pubblicità provvede lo stato.”

Se la seguo correttamente, mi viene da pensare che se i vaccini influenzali sono una truffa, un vaccino sul coronavirus potrebbe essere la truffa delle truffe, un affare colossale.

“Certo! A breve uscirà una qualche brodaglia da Israele e/o da qualche grande compagnia farmaceutica e la medesima brodaglia verrà spacciata per il vaccino contro il coronavirus. Definendola tale, visto che l’epidemia è globale, obbligheranno 7 miliardi e mezzo di persone a vaccinarsi: come per tanti altri vaccini, l’imprenditore non dovrà nemmeno perdere tempo a cercare i suoi clienti perché tutti saranno obbligati ad esserlo. La differenza la fanno i numeri.”

Ma allora la pandemia di coronavirus è tutta una montatura? È forse per questo motivo che non hanno chiuse le Borse (approfondimento al link)?

“Una grandissima montatura. Pensi che nel 2017 sono usciti dei bond, ovvero delle obbligazioni, che scommettevano su una curiosa infezione da coronavirus che si sarebbe svolta tra il 2020 ed il 2021: pensi a quanti soldi può aver fatto chi ha scommesso su un evento così apparentemente improbabile come questo.

Poi pensi a quanti soldi perdono in Borsa ogni giorno le aziende. Ma facciamo un esempio pratico: lei ha una pizzeria ma è obbligato a tenerla chiusa e, quindi, non fa reddito; nel frattempo però deve pagare l’affitto, il personale, le bollette, le tasse, un mutuo se ce l’ha, le scorte di cibo scadranno e dovrà ricomprarle nuove. Passa il tempo e di fatto non si sa per quanto andrà avanti la quarantena ma a reti unificate continuano a dirci che la cosa durerà sempre di più (già si parla di ottobre); lei intanto, stando a casa, si deprime ed ha paura. Arriva un bel tipo e si offre di comprarle la pizzeria per 1000 euro: lei ovviamente la venderà subito per togliersi costi e rischi, ritenendo pure l’acquirente un santo.

Lo stesso esempio lo replichi sulle aziende: una volta passata l’epidemia, un ristretto gruppo di persone avrà comprato tutto e lo avrà fatto ad una cifra irrisoria, magari passando pure per santo o per eroe.”

Infine, una domanda un po’ personale: è vero che ha venduto la casa per dare fondi alla ricerca? Ed è vero che le hanno portato via lo strumento essenziale per la ricerca?

“È vero. Ma è altrettanto vero che non lo rifarei, visto il trattamento che ci stanno riservando e che abbiamo appena visto: quel sacrificio la gente non lo merita. Per ciò che riguarda lo strumento, un microscopio elettronico, ce lo portarono via dieci anni fa. La raccolta fondi messa in atto per comprarne uno sta dando risultati deludenti, e anche per questo le dico che la gente non merita niente.”

General Magazine

PREGHIERA PER LA GUARIGIONE INTERIORE

 


Poiché siamo tutti malati per le ferite del nostro passato, ecco una preghiera di guarigione interiore affinché il Signore guarisca i cuori di coloro che riconoscono il loro bisogno:

Padre di bontà, Padre d'amore, ti benedico, ti lodo e ti ringrazio che dal tuo amore ci hai dato Gesù.

Grazie Padre perché nella luce dello Spirito capiamo che lui è la luce, la verità e il buon pastore che è venuto perché noi possiamo avere la vita e averla in abbondanza.

Oggi, Padre, voglio presentarmi davanti a te, come tuo figlio. Mi conosci per nome.  Getta gli occhi del tuo amorevole Padre sulla mia vita. Tu conosci il mio cuore e conosci le ferite della mia storia. Tu sai tutto quello che ho voluto fare e non ho fatto. Sai anche cosa ho fatto o è stato fatto per farmi male. Tu conosci i miei limiti, gli errori e il mio peccato. Tu conosci i traumi e i complessi della mia vita.

Oggi, Padre, ti chiedo che per il tuo amore verso tuo Figlio Gesù Cristo, effondi il tuo Spirito Santo su di me, affinché il calore del tuo amore guaritore penetri nel profondo del mio cuore. Tu che guarisci i cuori spezzati e ricuci le ferite, guarisci qui e ora la mia anima, la mia mente, la mia memoria e tutto il mio interno.

Entra in me, Signore Gesù, come sei entrato in quella casa dove i tuoi discepoli erano pieni di paura. Sei apparso in mezzo a loro e hai detto loro: "La pace sia con voi". Vieni nel mio cuore e dammi la tua pace. Riempimi d'amore.

Sappiamo che l'amore scaccia la paura. Vieni nella mia vita e guarisci il mio cuore. Sappiamo, Signore Gesù, che lo fai ogni volta che te lo chiediamo, e te lo chiedo con Maria, mia madre, quella che era alle nozze di Cana quando non c'era vino e tu hai risposto al suo desiderio, trasformando l'acqua in vino.

Cambia il mio cuore e dammi un cuore generoso, un cuore affabile, un cuore gentile, dammi un cuore nuovo. Fai nascere in me i frutti della tua presenza.

Dammi il frutto del tuo Spirito che è amore, pace, gioia. Che lo Spirito delle beatitudini venga su di me, affinché io possa gustare e cercare Dio ogni giorno, vivendo senza complessi o traumi con gli altri, con la mia famiglia, con i miei fratelli e sorelle.

Ti ringrazio, Padre, per quello che stai facendo oggi nella mia vita. Ti ringrazio con tutto il mio cuore perché mi guarisci, perché mi liberi, perché spezzi le catene e mi dai la libertà.

Grazie, Signore Gesù, perché sono un tempio del Tuo Spirito e quel tempio non può essere distrutto perché è la Casa di Dio.

Ti ringrazio, Spirito Santo, per la fede. Grazie per l'amore che hai messo nel mio cuore.

Quanto sei grande, Signore Dio Trino!

Benedetto e lodato tu sia, Signore.


 PADRE EMILIANO TARDIF

GESU' - LA BANDIERA BIANCA DELLA PACE SARÀ PIANTATA SULLA TERRA

 



11/01/1995

Ho dato e do ancora di più la saggezza che volete.

          Benedetto, mio amato figlio, l'intelligenza fa parte della vita, una vita santa. Dalle mie vite non nascondo le mie cose. Ai Miei eletti il Mistero si rivela sempre all'ora precisa. In tutto quello che ho fatto c'è sempre il dubbio nel cuore dell'uomo, ma nessuno può essere perfetto, perché perfetto sono solo io, Gesù, e il Padre mio che è sopra di me.

          Benedetto, figlio mio amato, nelle ore che si avvicinano, le divisioni diminuiranno. Voglio raddrizzare i sentieri che erano storti. Pulirò tutto. Cercherò tutto ciò che è mio; non lascerò nulla indietro. In ogni cuore dove c'è la Mia luce, essa risorgerà di nuovo, brillantemente illuminata. In nessun momento il Mio lavoro sarà fermato. Ora ho dato a tutti l'ordine di regolare i conti con il Mio avversario. Fare a chi può far male. Hanno avuto il tempo di guardare l'errore che stavano facendo, ma non ci hanno fatto caso. Sono stato giusto con tutti, ho creato il mondo per tutti, ma gli avidi sono arrivati con i loro grandi occhi e hanno cominciato a rubare ciò che è Mio. Hanno spinto i più deboli nelle mangrovie, sotto i ponti, nelle baracche, in mezzo alla miseria. Io, Gesù, non posso più avere pietà di questa gente, gente che pensa solo a se stessa. I miei piccoli devono essere massacrati?

          Ah! Razza di vipere! Veleno diabolico. I miei sentieri sono stati storti, ora li raddrizzerò, ma non lascerò pietra su pietra, pietre che sono servite solo come pietre d'inciampo. I palazzi cadranno in rovina, le dimore diventeranno polvere, le catene si apriranno per gli ingiusti che non hanno fatto quasi nulla. L'odio dei Miei avversari per i Miei piccoli, li farà tornare tra di loro, nel sapere che nulla di buono è venuto dalla loro avidità. Leggi che hanno creato per succhiare solo i Miei piccoli. Le tasse, le hanno riscosse da coloro che hanno meno; i grandi sono lasciati fuori. La speranza di queste persone è di eliminare i poveri, ma si sbagliano. Io, Gesù, non permetterò più queste ingiustizie. Il diavolo ha il suo tempo stabilito per raccogliere i suoi seguaci. Sono io che comando qui ora, come ho sempre fatto, ma ho dovuto lasciare che il tempo che era scritto si compisse. La bellezza che avevo creato su questa terra tornerà di nuovo. La riforma è mia. La mia promessa inizia qui. Ogni secondo, d'ora in poi, non sarà più perso. Ora deve essere rapido. I giusti sorrideranno di gioia; i malvagi saranno cacciati dalla terra. La bandiera bianca con la scritta: "Pace", sarà piantata sulla Terra. Anche la mia dimora sarà qui. Le acque pure scorreranno nei fiumi; il mare darà la sua vita pura; il sole sarò io, Gesù; le stelle brilleranno ancora di più; gli alberi non smetteranno mai di dare i loro frutti; gli angioletti non saranno più maltrattati. Avranno tutti vita. La morte non esisterà più. In ognuno dei miei ci sarà il Mio Nome che non scomparirà mai più. Io sarò il Pastore e tutti saranno le Mie pecore. Gli animali non faranno più male a nessuno.

Questa, figlio caro, è la Mia dimora, la dimora di tutti coloro che saranno Miei.

Oggi avete imparato, Benedetto, un po' di più di quello che è il Cielo, ma ogni giorno vi dirò tutto quello che deve essere detto ai Miei eletti.  

Sii nella mia pace, mio amato figlio. Domani avremo nuovi argomenti.

GESU'

Chi è don Luigi Villa?

 





La “Causa di beatificazione” di Giovanni Paolo II 

Nel novembre 2009, pochi giorni dopo il suo ritorno a Roma dalla visita fatta a Brescia, Benedetto XVI annunciò il proseguimento della “causa di beatificazione” di Giovanni Paolo II. Agli inizi di febbraio 2010, don Villa decise di raccogliere la ventina di articoli su Giovanni Paolo II, già pubblicati su “Chiesa viva” negli ultimi anni, in un unico file PDF e inviarlo a migliaia di indirizzi e-mail che includevano: Santa Sede, Cardinali, Nunzi, Conferenze Episcopali, Istituti Religiosi, Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Università e Istituti di formazione cattolici, Vescovi, Diocesi italiane, Ambasciate e Consolati italiani, Senatori e Deputati, Consigli regionali, mass-media, università, biblioteche, librai, laici, ecc.. In seguito, la stampa italiana iniziò a riportare la notizia relativa ad alcune difficoltà che erano emerse per la “causa di beatificazione” di Giovanni Paolo II, e, per diversi mesi, scese il silenzio su questo argomento. Ma don Villa si era già attivato per produrre un Numero Speciale di “Chiesa viva” su Giovanni Paolo II che fosse un’opera completa e accessibile al vasto pubblico, che evidenziasse tutti i lati oscuri e inquietanti di questo Papa “itinerante”, che spese gran parte del suo Pontificato a rincorrere il miraggio di riunire tutte le religioni in un’unica Religione Mondiale. Ma per raggiungere questo obiettivo, che è il fine supremo a cui mirano i vertici della Massoneria mondiale per poter realizzare il loro sogno di dominio planetario, si deve eliminare Gesù Cristo come unico Redentore e Salvatore dell’umanità, si deve ignorare e calpestare la Verità, si deve reinterpretare il Primato di Pietro, si deve corrompere la Virtù Cattolica, si deve alterare la Morale Cattolica, si deve formare una nuova Autorità Cattolica per metterla al servizio e sottometterla al potere dell’Anticristo. Ma Lucifero ha perso il potere assoluto che aveva sull’umanità con il Sacrificio di Cristo sulla Croce, che lui stesso causò col DEICIDIO. La sua rabbia infernale, quindi, è tutta diretta e focalizzata su questo Atto di Redenzione di Gesù e sulla sua “rinnovazione incruenta” nel Sacrificio della Santa Messa Cattolica! Vi è, però, una soluzione radicale per risolvere questo problema: negare la divinità di Gesù Cristo. Questa orribile bestemmia elimina il Sacrificio di Cristo sulla Croce alla sua radice e apre la porta a tutte le “novità” e a tutti gli “aggiornamenti” che sono indispensabili per “eclissare” la Chiesa di Cristo e creare una “Nuova Chiesa” che diventi la “Prostituta di Babilonia”! Allora, il Sacrificio di Cristo sulla Croce offerto da Gesù al Padre, tramite il Ministero sacerdotale, che ci offre la Redenzione e la salvezza dell’anima, potrà diventare la rinnovazione del DEICIDIO, tramite il ministero sacerdotale massonico, offerto ad un altro “dio padre”: Lucifero il quale, presentandosi come il Padre del Tempio della Pace universale tra gli uomini, ci offre la sua redenzione gnostica e, con un diabolico inganno, la Pace universale tra gli uomini. Ma questo “dio padre” non è altro che il “dio” della Massoneria e il suo nome è: BAPHOMET, che scritto all’ebraica diventa: TEMpli, Omnium, Hominum, Pacis, ABbas, (il Padre del Tempio della Pace Universale tra gli Uomini). Questo, però, è esattamente il tema centrale del Tempio satanico di Padergnone della Diocesi di Brescia dove, dopo aver inneggiato al Dio Pan e alla dottrina gnostica, negazione della divinità di Gesù Cristo, il Cavaliere Rosa-Croce, sull’altare, non rinnova il Sacrifico di Cristo sulla Croce, ma rinnova il DEICIDIO! Avevamo anche scritto che «nessun Cavaliere Rosa-Croce al mondo, può aspirare, come invece può fare Paolo VI, di meritarsi la gloria della dedica del Tempio satanico di Padergnone!». Inoltre, sulla “lapide di consacrazione” di questo Tempio satanico, oltre alla medaglia episcopale di mons. Giulio Sanguineti, vi sono anche le medaglie pontificali di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Perché queste due ultime medaglie?

Nel settembre 2010, uscì il Numero Speciale di “Chiesa viva” n. 430, dal titolo: “Karol Wojtyla beato?.. mai!”. È un’edizione speciale di 96 pagine con 217 fotografie che include: una breve biografia di Karol Wojtya, i suoi viaggi internazionali, le sue idee, la sua filosofia, la sua teologia, i suoi rapporti con la Massoneria e col Comunismo, i suoi “fatti” e “detti”, la sua “dottrina mariana”, le sue posizioni sul Primato di Pietro e la sua “Teologia del corpo” con una serie di fotografie, a dir poco, imbarazzanti. Il retro copertina riporta una fotografia, a piena pagina, dell’immagine del Papa nelle fiamme, scattata nel suo paese natale, esattamente un anno dopo la sua morte. La diffusione del file PDF di questo Numero Speciale ha raggiunto tutti quelli che avevano già ricevuto il precedente file PDF, contenente i 20 articoli su Giovanni Paolo II. Per i quattro mesi successivi, calò il silenzio sulla “causa di beatificazione” di Giovanni Paolo II. Il 6 gennaio 2011, l’annuncio: “Giovanni Paolo II santo subito”. I giornali hanno riportato la notizia della beatificazione di Papa Wojtyla, entro il 2011. Sul “Giornale”, Tornielli scriveva: «Giovanni Paolo II sarà beato nel 2011, forse già prima dell’estate. Nelle scorse settimane la consulta medica della Congregazione delle cause dei santi si è infatti espressa favorevolmente sul miracolo attribuito all’intercessione di Papa Wojtyla – la guarigione dal Parkinson di una suora francese – e la documentazione nei giorni scorsi ha già passato anche il vaglio dei teologi. Prima che il fascicolo arrivi sul tavolo di Benedetto XVI manca ora soltanto il via libera dei cardinali e vescovi membri della Congregazione, che hanno appena ricevuto il dossier sul miracolo. Si riuniranno per esaminarlo collegialmente e per esprimere il loro voto verso la metà di gennaio». Sul “Times” si leggeva: «Benedetto XVI, lo ha chiamato “Giovanni Paolo il Grande”: è “solo il quarto papa della storia ad avere avuto questo onore”. La beatificazione dovrebbe avvenire in tempo record, poiché Papa Benedetto XVI aveva autorizzato la deroga per far partire immediatamente il processo di canonizzazione, senza attendere i cinque anni previsti dalla morte». Il 14 gennaio 2011, l’annuncio ufficiale del Vaticano: “Giovanni Paolo II sarà beatificato il 1° maggio”. Per anni serpeggiò il sospetto che la “mente” di Giovanni Paolo II, durante il suo Pontificato, fosse il Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, e, quando nell’aprile 2005, Giovanni Paolo II morì e fu eletto Benedetto XVI, furono in molti a domandarsi se il cardinale Joseph Ratzinger non fosse semplicemente succeduto a se stesso!

a cura dell’Ing. Franco Adessa

Quali sono i contenuti mancanti del Terzo Segreto?

 


Il Mistero dell’Iniquità


Appendice I

Quali sono i contenuti mancanti del Terzo Segreto?


Trascrizione rivista e corretta del discorso tenuto da Padre  Paul Kramer alla Conferenza The Fatima Challenge, a Roma, il  4 maggio 2010.

Prima di affrontare la questione dei contenuti della parte mancante  del Terzo Segreto, oggi vi è stato detto che in realtà una parte mancante  del Terzo Segreto non esiste; lascio ad altri il compito di rispondere in  maniera dettagliata a quest’affermazione.

Chi sta dicendo la verità?

 Voglio tuttavia sottolineare il fatto che, a questo riguardo, se il  Cardinale Bertone ha detto la verità quando ha affermato che non esiste  il cosiddetto “quarto Segreto”, e cioè che non esiste una parte mancante  del Terzo Segreto e nessun testo nascosto, allora molte altre persone  hanno mentito, nel corso degli anni. Perché delle due l’una: o dicono la  verità loro, o la dice il Cardinale Bertone. 

  Il 2 settembre 1952, Padre Joseph Schweigl si incontrò con  suor Lucia, a Coimbra. Era stato inviato da Papa Pio XII. Dopo essere  tornato a Roma si recò al Russicum, dove viveva, e lì fece rapporto ai  suoi confratelli sul fatto che il Terzo Segreto era diviso in due parti. Una  riguardava il Papa – e quella parte del Terzo Segreto riguardante il Papa,  come sappiamo, è stata rivelata il 26 giugno 2000. Padre Schweigl disse  tuttavia che esisteva un’altra parte del Terzo Segreto, di cui però non  poteva divulgare i contenuti. Ma egli aggiunse: “logicamente, si tratta  del testo che segue “l’eccetera” messo da Suor Lucia nella sua Quarta  Memoria, “in Portogallo si conserverà sempre il dogma della Fede ecc.”.

 Abbiamo poi l’affermazione fondamentale rilasciata dal Cardinale  Ratzinger in un’intervista a Vittorio Messori, pubblicata nel novembre  1984. In essa, il Cardinale Ratzinger affermò che il Terzo Segreto  riguarda “i pericoli che minacciano la Fede e la vita del cristiano, e  dunque (la vita) del mondo.” In quella parte del Segreto che è stata  rivelata il 26 giugno 2000, non v’è niente che riguardi i pericoli che  minacciano la Fede.

 E ricordiamoci dell’allora Vescovo di Leiria-Fatima, Il Vescovo  Cosme do Amaral, il quale affermò presso l’Università delle Scienze  di Vienna – se non mi ricordo male nel 1984 – che il Terzo Segreto ha  a che fare con la perdita della Fede. Egli fece uno specifico riferimento  alla perdita della Fede che sarebbe avvenuta su continenti interi!

Fatima e le Sacre Scritture

 Si tratta di un’affermazione molto importante, se la colleghiamo  a quella del Cardinale Ratzinger. Perché quando il Cardinale Ratzinger  parlava dei pericoli della Fede e della vita del cristiano, egli faceva  riferimento ad altre apparizioni Mariane, nonché alle Sacre Scritture, e  cioè al fatto che ciò che è contenuto nel Terzo Segreto corrisponde alle  Scritture e a quello che è stato menzionato più e più volte in molte altre  apparizioni Mariane. 

 Riferendosi alle Scritture, il Cardinale Ratzinger parla dei testi  escatologici, specialmente quando usa il termine novissimi. Alcuni  hanno provato surrettiziamente a suggerire che quando si parla delle  “ultime cose” (i novissimi), in realtà stiamo parlando della morte, del  giudizio universale, del Paradiso e dell’inferno – le quattro ultime cose.  Ma non può certo essere questo ciò di cui parlava il Cardinale Ratzinger,  né è questo ciò di cui parlò la Madonna. Se vogliamo apprendere le  ultime quattro cose possiamo tranquillamente studiare il catechismo,  dove ne viene fornita una spiegazione più che dettagliata. La Madonna,  ovviamente, non è giunta tra noi dal Cielo per impartire una semplice  lezione di catechismo!

 Quando il cardinale parlava dei novissimi, stava facendo  riferimento a ciò che secondo il profeta Daniele sarebbe avvenuto alla  fine dei tempi – le ultime cose; o, come diremmo in Greco, eschata, “le  cose escatologiche”, i testi escatologici della Scrittura. È questo il Terzo  Segreto, ed ancora una volta si arriva alla questione della perdita della  Fede. 

 Nella sua Seconda Lettera ai Tessalonicesi, San Paolo parlava della  Grande Apostasia, che dovrà avvenire prima dell’apparizione del figlio  della perdizione, dell’uomo del peccato; in altre parole, dell’Anticristo.  San Paolo, in quella lettera, affermava che il mistero d’iniquità sta già operando tra noi. Se esaminiamo attentamente la storia dell’umanità  ed in particolar modo quella della Chiesa, possiamo tracciare – secolo  per secolo, epoca per epoca – il continuo svolgersi di questo mistero  dell’iniquità. 

Il culmine del mistero dell’iniquità

 Il mistero dell’iniquità raggiungerà il suo culmine in ciò che è stato  predetto nel Segreto di Fatima; anzi, più precisamente nella parte non  ancora pubblicata del Terzo Segreto di Fatima. È per questo motivo  che Papa Giovanni Paolo II, parlando del Terzo Segreto, disse che non  voleva rivelarlo perché pensava che fosse a rischio di scatenare del  sensazionalismo.

 In un’altra occasione, anche il Cardinale Ratzinger ha usato quello  stesso termine, “sensazionalismo”, in relazione al Terzo Segreto.

 Se consideriamo ciò che è stato già affermato dalle autorità più  credibili della Chiesa in merito al Terzo Segreto di Fatima, siamo in  grado di sapere i suoi contenuti, anche se non nei dettagli. È proprio quello di cui vi parlerò oggi. 

 Venerdì, invece, approfondirò maggiormente la questione del  mistero dell’iniquità e la sua rivelazione all’interno del Terzo Segreto di  Fatima. 

Padre Paul Kramer

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE

 


Che quanto più uno si dà alle cose spirituali, tanto maggior fame e desiderio ha di esse . 

 

1. Come ci contentano i beni spirituali. 

2. Diversità coi beni temporali.  

3. Come tolgono e accrescono fame e sete. 

 

 1. «Coloro che mi mangiano hanno sempre fame; e coloro che mi bevono hanno sempre sete» (Sir 24, 29) dice lo Spirito Santo, parlando della Sapienza divina. S. Gregorio (S. GREG. Homilia 36 sup. Evang. n. 1) dice, che fra i beni e diletti del corpo e quelli dello spirito v'è questa differenza: che quelli, quando non li abbiamo, cagionano grande appetito e desiderio di sé; ma conseguiti che li abbiamo, non stimiamo niente ciò che si è acquistato. Desidera uno colà nel mondo un uffizio, una cattedra; e subito che l'ha avuta, non stima niente quella cosa e volge l'occhio ad un'altra maggiore, come ad aver un canonicato, o un ufficio di uditore: e conseguito questo, subito se ne infastidisce e comincia a desiderare un'altra cosa più eminente, come un posto nel consiglio reale, e poi un vescovato: e né anche quivi sta contento, ma subito mette l'occhio in qualche altra cosa maggiore, non stimando né tenendosi contento di quel che ha avuto. Ma nelle cose spirituali è tutto al rovescio; ché quando non le abbiamo, allora ci cagionano fastidio e abbiamo renitenza ad esse: e quando le abbiamo e possediamo, allora le stimiamo più ed abbiamo di esse maggior desiderio; e tanto più, quanto più le gustiamo. Ne rende S. Gregorio la ragione di questa differenza; perché quando conseguiamo ed abbiamo i beni e diletti temporali, allora conosciamo meglio l'insufficienza ed imperfezione loro; e vedendo che non ci saziano, né ci soddisfano, né danno la contentezza che pensavamo, stimiamo poco quel che abbiamo conseguito e restiamo con sete e desiderio d'altra cosa maggiore, pensando di trovar in essa il contento che desideravamo. Ma c'inganniamo, perché lo stesso sarà dopo conseguita questa e quell'altra cosa; e nessuna cosa di questo mondo ci potrà mai saziare: ché questo è quello che disse Cristo nostro Redentore alla Samaritana: «Tutti quelli che bevono di quest'acqua, torneranno ad aver sete» (Gv4, 18). Bevi quanto tu vuoi di quest'acqua di qua, che da lì a poco tornerai subito ad aver sete. L'acqua dei gusti e diletti che dà il mondo, non può saziare né soddisfare la nostra sete; ma i beni e diletti spirituali, quando si posseggono, allora sì che si amano e si desiderano maggiormente; perché allora si conosce meglio il prezzo e la valuta loro: e quanto più perfettamente li possederemo, tanto maggior fame e sete ne avremo. Quando uno non ha provate le cose spirituali, né ha cominciato a gustarle, non è gran cosa, dice S. Gregorio, che non le desideri. «Chi infatti, dice egli, può amare e desiderare quello che non conosce», né ha provato che sapore abbia? Perciò dice l'Apostolo S. Pietro: «Se pure avete gustato come è dolce il Signore» (1Pt. 2, 3); e il Salmista: «Gustate e fate esperienza come soave sia il Signore» (Ps. 33, 8); perché subito che comincerete a gustar di Dio e delle cose spirituali, troverete in quelle tanta dolcezza e soavità, da rimanerne sempre più presi. Or questo è quello che, per bocca del Savio, dice la divina Sapienza con queste parole: Chi di me mangerà e beverà, quanto più ne mangerà, tanto ne avrà più fame, e quanto più ne beverà, tanto più ne avrà sete. Quanto più vi darete alle cose spirituali e di Dio, tanto maggior fame e sete avrete di esse. 

 2. Ma, mi dirà alcuno, come si accorda questo con quello che disse Cristo alla Samaritana: «Chi beve di quell'acqua che gli darò io, non avrà più sete in eterno?» (Gv4,13). Qui Cristo dice, che chi berrà dell'acqua che gli darà lui, non avrà più sete; e in quell'altro luogo dice lo Spirito Santo, per mezzo del Savio, che quanto più berremo della divina Sapienza, che è quanto dire delle cose spirituali, tanto più ne avremo maggior sete: come si accorda l'uno con l'altro? A questo rispondono i Santi, che quel che disse Cristo alla Samaritana, s'intende in questo modo: che chi berrà dell'acqua viva, che ivi gli promette, non avrà più sete dei diletti sensuali e mondani; perché la dolcezza delle cose spirituali e di Dio glieli farà parere insipidi. Dice S. Gregorio: «Siccome ad uno, dopo aver mangiato del miele, tutte le altre cose gli paiono insipide e amare; così subito che uno gusta di Dio e delle cose spirituali, tutte le cose del mondo gli fanno nausea e gli paiono insipide e amare» (S. GREG. loc. cit.). Ma quel che dice il Savio in quell'altro luogo, cioè quelli che di me mangiano, seguiranno ad averne fame, e quelli che di me bevono, seguiranno ad averne sete; s'intende delle stesse cose spirituali, ché quanto più uno gusterà di Dio e delle cose spirituali, tanto maggior fame e sete avrà di esse; perché conoscerà meglio quanto valgono e meglio sperimenterà la loro grande dolcezza e soavità; e così avrà di quelle maggior desiderio. In questa maniera accordano i Santi questi due luoghi. 

 3. Ma come s'accorda questo con quel che dice Cristo in S. Matteo: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno satollati?» (Mt 5, 6). Qui dice che quelli che avranno fame e sete della giustizia rimarranno sazi; e quel luogo del Savio dice, che quelli che mangeranno e berranno delle dolcezze della divina Sapienza ne resteranno sempre con maggior fame e sete. Queste due cose, cioè aver fame e sete ed esser satolli, come sono compatibili? Ma vi è una buona risposta. Questa è l'eccellenza dei beni spirituali, che con saziare, cagionano fame, e con soddisfare al nostro cuore e al nostro desiderio, cagionano sete; ed una sazietà congiunta con fame, ed una fame congiunta con sazietà. Questa è la meraviglia, la dignità e la grandezza di questi beni, che soddisfano e saziano il cuore, ma in modo che sempre restiamo con fame e sete di essi; e quanto più andiamo gustandone, mangiandone e bevendone, tanto più ne cresce in noi la fame e la sete. Ma questa fame non dà fastidio, anzi dà contentezza; e questa sete non dà affanno né angoscia, ma più tosto ricrea e cagiona una soddisfazione e un gusto grande nel cuore. Vero è che la perfetta e compiuta sazietà sarà nel cielo, secondo quel detto del Profeta: «Sarò satollato all'apparire della tua gloria» (Ps. 16, 15); ed altrove: «Saranno inebriati dall'opulenza della tua casa» (Ps. 35, 8). Ma anche colà nella gloria, dice S. Bernardo sopra queste parole (Sermo 94 de diversis. n. 2), in tal maniera ci sazierà lo stare vedendo Dio, che sempre ne staremo come con fame e con sete; perché non mai ci cagionerà rincrescimento né noia quella felice vista di Dio, ma sempre staremo con una nuova voglia di vederlo e goderlo, come se quello fosse il primo giorno e la prima ora. In quella guisa che S. Giovanni dice nell'Apocalisse, che vide i beati starsi alla presenza del trono e dell'Agnello con grande musica e festa, e «cantavano come un nuovo cantico» (Ap14. 3); perché sempre si rinnoverà quel cantico, e quella manna divina ci darà del continuo un gusto sì nuovo, che andremo del continuo con nuova ammirazione dicendo: «Manhu, vale a dire: che è questo?» (Es 16, 25). Or di questa maniera sono anche di qua le cose spirituali; perché sono una partecipazione di quelle celesti, che da un canto saziano, soddisfano e riempiono il cuore, e dall'altro cagionano fame e sete di se stesse: e quanto più ci diamo ad esse e più le gustiamo e godiamo, tanto maggior fame e sete ne abbiamo: ma questa stessa fame è una sazietà, e questa sete è un ristoro e una soddisfazione molto grande. Tutto questo ci ha da aiutare a far una stima tanto grande e ad apprezzar tanto le cose spirituali e ad averne desiderio tanto ardente, ed a nutrire per esse una sì sviscerata affezione, che dimenticate e sprezzate tutte le cose del mondo, diciamo con l'Apostolo S. Pietro: «Signore, buona cosa è per noi lo star qui» (Mt 17, 4). 

ALFONSO RODRIGUEZ