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sabato 28 giugno 2025

IL CRISTO E L'ANTICRISTO

 


Il Cristo


Che se il Cristo è Figlio di Dio ne segue, che siccome il Padre per confessione di tutti è il Re del cielo e della terra, così anche esso è il Re dei medesimi. E tanto ne viene insegnato da Paolo con queste parole. Iddio che molte volte ed in molti modi parlò un tempo ai padri per mezzo dei Profeti: ultimamente in questi giorni ha parlato a noi pel suo Figliuolo, cui egli costituì erede di tutte le cose, e per cui creò anche i secoli. Quem constituit haeredem universorum, per quem fecit et saecula. Il quale essendo lo splendore della gloria, e figura della sostanza di lui e le cose tutte sostentando colla possente parola sua, fatta la purgazione dei peccati, siede alla destra della Maestà nelle altezze. Fatto di tanto superiore agli Angeli, quanto più eccellente nome, che essi ebbe in retaggio. Imperocchè a qual mai degli Angeli disse: Tu sei mio Figliuolo, oggi ti ho generato? Agli Angeli dice bensì egli: che suoi Angeli fa gli spiriti. Ma al Figlio poi dice: il tuo trono, o Dio, pel secolo del secolo, e scettro di equità e il scettro del tuo regno. Ad Filium autem thronus tuus, Deus, in saeculum saeculi, virga aequitatis, virga regni tui. (Haebr. I). 

Tale si fu pure sempre la fede, vuoi della Sinagoga, vuoi della Chiesa. Il Soar al foglio 88 sulla Genesi dice: Di te, o Messia, si canta (Ps. 2): baciate il Figliuolo, tu sei il Figliuol mio. Egli è il Principe d'Israele, il Signore delle cose inferiori, il Signore de gli Angeli del ministero, il Figliuolo dell'Altissimo, il Figliuolo di Dio. Ed Eusebio di Cesarea parlando di Gesù Cristo lo chiama: il Sommo Condottiero ed Imperatore dei celesti ed immortali eserciti; e il Padrone ed il Dio di tutte le cose create da Dio, il quale ricevette dal Padre l'autorità ed il potere assieme alla Divinità, alla Virtù ed all'Onore. Ai quali facendo eco Agostino scriveva: il Figlio di Dio che ci ha creati venne tra di noi, ed egli è il nostro Re che ci regge, come quegli che ci ha creati. Filius Dei qui fecit nos, factus est inter nos, et Rea noster regit nos, quia Creator noster fecit nos. Oltre a ciò il Signore non è solo il Re del cielo e della terra assieme al Padre in quanto Dio e suo Figlio, ma lo è di più ancora in quanto uomo. Iddio come conosce se stesso da tutta l'eternità; così pure fin d'allora conosce tutte le cose. Ora egli nell'infinita sua sapienza, previdde che se avesse creato nel tempo il mondo e l'uomo, l'uomo sarebbe caduto, e che non sarebbe stato conveniente alla sua bontà il lasciarlo perire. Ma convenientissimo il mandare il suo Figliuolo a farsi uomo per liberare l'uomo. E siccome quanto ei vuole lo vuole ancora fin dall'eternità, così fin d'allora stabili di mandarlo. Ed avendo quegli accettato Iddio lo fece fino dall'eternità il Capo e il Re della creazione.

Il primo motivo, scrive Bernardino, per cui tutte le cose sono da Dio create, è per diffondere se stesso. Imperocchè la natura del bene è di communicarsi. La seconda ragione, per cui Dio creò tutte le cose, è per l'esaltazione del Cristo. Imperocchè la principal natura da Dio voluta nella creazione dall'eternità fu quella che ei predestinò alla personale unione ed essendo la persona di Cristo la più grande nel l'ordine della grazia, che supera l'ordine della natura, ad essa la dio, che tiene il primato sopra tutte le cose, e alla gloria, e all'onore di lei ordinò tutte le cose, affinchè dai beni e dai mali si accrescesse l'onore all'uomo Dio Gesù Cristo. Prima ratio quare omnia sunt creata a Deo, est propter sui communicationem. Natura enim boni est communicare seipsum. Secunda autem ratio, quare Deus cuncta creavit, est propter Christi eaal tationem. Nom principalis natura in creatione in tenta a Deo ab aeterno fuit, quam ipsa praedesti navit ad personalem unionem, et cum ipsa persona Christi sit omnium summa in ordine gratiae, qui superat ordinem naturae, ad ipsam Deus, qui in omnibus primatum tenet, et ad eius gloriam et honorem homnia ordinavit, ut ea omnibus bonis et malis honor accrescat Deo homini Iesu Christo. (Serm. 54. De Univ. Reg. Iesu. 1.). Ed ecco come il Signore in quanto alla sua umanità è il Re del cielo e della terra (Tom. I.).

DEL PADRE VIATORE C0MBA


mercoledì 4 giugno 2025

IL CRISTO E L'ANTICRIST0

 


Il Cristo


Sebbene in più luoghi de' miei scritti io abbia detto e spiegato diffusamente chi è il nostro Signor Gesù Cristo, tuttavia vuoi per l'altezza e profondità dell'argomento, che sono immense, vuoi perchè non può trovarsi il fine di parlare di colui che non ha fine; vuoi per la perfezione di questo libro, e vuoi special mente ancora per coloro che non avessero letto gli altri, bisogna permettermi che ne dica di nuovo qualche cosa.

Doppio è il nome del nostro Signore; esso suona Gesù e Cristo; il primo, come osserva Agostino, è un nome proprio, Mosè, per esempio, Elia, Abramo; il secondo è un nome di ufficio, di dignità, di onore, come Profeta, Sacerdote. Iesus proprium nomen est, quomodo Moyses, Elias, Abraham: Christus autem sacra menti nomen est, quomodo si dicatur Propheta vel Sacerdos, ossia il primo è un nome di persona, il secondo un sopranome (1). Il primo significa Salvatore, e il secondo Re consecrato: essi vogliono essere dai veri Cristiani creduti e confessati tutti e due. E chiunque ammettesse solo il primo e negasse il secondo, e così dividesse il Signore, dice Giovanni, costui non sarebbe da Dio, nè perciò un vero Cristiano, che anzi ei sarebbe un Anticristo, o, come legge il Greco, sarebbe dell'Anticristo, e ne avrebbe, secondo Cipriano, lo spirito. Omnis spiritus qui solvit Iesum, ea Deo non est: et hic est Antichristus (I. Ioan. 4). E per verità, come non crederlo e confessarlo per tale se lo è infatti ?

Ed ecco come. Iddio, come insegnano d'accordo la ragione e la fede, è l'Essere, e non in una maniera qualunque, sibbene in un modo assoluto: epperò l'Essere eterno, immenso, infinito, onnipotente, onnisciente e sommamente beato. Ei si conosce da tutta l'eternità, e conoscendosi produce un'idea, che tutto il rappresenta, la quale perchè è a lui consustanziale è Dio; e perchè lo dice a se stesso appellasi Verbo, Parola, Sapienza; e perchè lo rappresenta e gli rassomiglia chiamasi Immagine, Figlio. Ora Gesù Cristo nella sua parte più nobile è appunto questa idea a Dio con sustanziale, epperò Dio, ed inoltre gli rassomiglia e lo rappresenta, epperò è suo Figlio. Si Gesù Cristo è Figlio di Dio. Di questa verità io ci potrei arrecare molte prove, ma voglio limitarmi alla testimonianza degli antichi i quali, vuoi per essere più vicini alla origine della rivelazione; vuoi per essere prima della venuta del Signore; sono, per gli uomini di buona volontà, e che cercano schiettamente il vero, una autorità irrefragabile.

In primo luogo viene l'autorità della Chiesa primitiva. L'antichissimo Eschilo così fa parlare Mercurio a Promoteo incatenato, figura dell' uomo decaduto : non credere già che un tal supplizio abbia ad aver termine pria che un Dio si offra per sottentrare ne' tuoi tormenti e voglia discendere per te lungi dalla luce, nella dimora di Plutone nei tenebrosi profondi del tartaro. In China, scrive Roscelly, i libri Likiyki annunziavano un eroe che dovea stabilire ogni cosa nel primo stato, e distruggere i delitti co'suoi patimenti. Questi era detto Kiun-tsé il Santo. Il Tsiung-yung, il Seium King dicono che il Santo e non ha padre (terreno). Egli è concepito per opera di Tien (Dio Padre). I Kings parlano pure di questo misterioso personaggio. Egli esisteva prima del cielo e della terra. Benchè sì grande pure la sua natura è simile alla nostra. Tien-gien sarà il Dio-uomo ; sarà fra gli uomini, e gli uomini (empi) non lo conosceranno (per Dio). Lo stesso è dei Persiani. Mitra, scrive Antequil-Duper ron è da Ormuzd stabilito sul mondo per governarlo. Egli procede da lui, e vedesi nei libri Zend la parola Verbum, che procede dal primo principio che era prima del cielo, prima dell'acqua, prima della terra, prima degli armenti, prima degli alberi, prima del fuoco, prima di tutto il mondo esistente, prima di tutti i beni, di tutti i germi dati da Ormuzd. Il suo nome è Io sono (nome proprio di Dio). Ai quali facendo eco gli Indiani ed i Romani credevano i primi al gran Dio ed al Verbo, ed i secondi al gran Dio ed al Genito di Dio, cioè come i Cristiani al Padre Dio ed al Figliuolo di Dio.

La seconda testimonianza irrefragabile è della Sinagoga, la quale sempre credette del Messia il Salmo secondo di Davide dove è chiamato generato da Dio e Figlio di Dio. Che questo Salmo sia del Messia, scrive il Perrone, lo professano con unanime consenso tutti i documenti dell'Antica Sinagoga, come vedesi dal Talmud Trat. Succàh fogl. 52, dal Soar fogl. 94 sui Numeri, dal Midrax-Rabbà sulla Genes, e dal Midrax-Thehillim. Lo stesso parimenti confessano quasi tutti i dottori della Sinagoga, che anzi il vogliono. Hume Psalmum de Messia esse, documenta omnia Veteris Syna gogae unanimi consensu profitentur, ut patet ea Talmude Tract. Succàh, ex Zoar in Numer. fol 94, Midrax-Rabbà in Genes 15, et Midrax Thehillim. Idipsum pariter plerique omnes Sy nagogae doctores fatentur, immo, et contendunt. (De Div. Ies. Chr. V. I. 54). Ecco il Salmo:

E perchè mai tumultuano le genti? 

E le tribù van meditando il nulla?

 Collegansi li Regi della terra, 

E fan consiglio secoloro i Prenci 

Contro il Signore e contro il suo Cristo? 

Spezziamo (van dicendo) i lor legami, 

Ed iscotiamo da noi il lor giogo. 

Di lor si ride chi nei cieli siede, 

Ed il Signor si fa di loro beffa; 

Allora parlerà lor pien di sdegno, 

Ed ei li abbatterà nel suo furore; 

« Io fui da Dio per Rege consacrato » 

Sovra il suo santo Monte di Sionne, 

» Ed io sarò de' suoi voleri il Nunzio. » 

A me disse il Signor: Tu sei mio Figlio, 

» Oggi l'ho generato; mi richiedi, » 

Richiedi pur tutte le genti, e queste » 

Te le concederò per tuo retaggio, 

» E tuoi saranno del mondo i confini, » 

E tu li guiderai con verga ferrea, 

» Li triterai quali di creta un vaso; » 

Adesso adunque l'intendete, o Regi, 

O giudici del mondo l'imparate; 

A Dio Signor servite con rispetto, 

Ed il timor unite al gaudio vostro, 

Ossequiate il Figlio, onde con voi 

(Iddio) non entri in ira e voi periate 

Dal ver cammin, quando fra breve accenda, 

Il suo furor. Felici tutti quanti 

Ripongono su lui la loro speme.  

(Versione del Vignolo).

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DEL PADRE VIATORE C0MBA