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martedì 1 ottobre 2024

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


IL MEDICO: IL CONFESSORE

UN PRETE... NON VALE L'ALTRO

Nel sacerdote grandezza e povertà convivono stabilmente; talvolta convivono anche grandezza e miserie.

La grandezza... per i poteri che Dio gli ha dato e la povertà o alcune gravi miserie, quando ci sono... per i suoi limiti di uomo o di pover'uomo.

La dimensione umana del sacerdote, coi suoi pregi e i suoi difetti, nella Confessione ha un peso notevole, più che in qualunque altro Sacramento.

Ogni sacerdote, che ne ha ricevuto facoltà dalla Chiesa, può assolvere validamente un peccatore che, pentito, gli confessa le sue colpe, ma spesso il penitente non ha bisogno solo del perdono.

Può anche aver bisogno di luce per sbrogliare qualche groviglio di coscienza, può aver bisogno di stimoli forti e di una mano ferma per non continuar a cullarsi nel peccato, può aver bisogno di una parola di incoraggiamento che lo rassereni e lo aiuti a credere che con l'aiuto di Dio può farcela a cambiare vita, può aver bisogno di una parola di conforto in un momento di dolore o di una presenza amica che gli dia sicurezza e calore umano in un momento di disperazione; può aver bisogno di queste e di tante altre cose...

E tutto ciò un confessore può darlo solo nella misura della sua maturità umana, della sua formazione cristiana e della sua esperienza e disponibilità sacerdotale.

Il carattere che si è formato come uomo non può non entrare, nel bene e nel male, nel suo rapporto col penitente.

Così pure la sua sensibilità e spiritualità come cristiano. In quanto peccatore, che ha bisogno come gli altri del perdono di Dio, come vede, come sente, come vive la sua Confessione? Se la vive come rigenerazione e ristoro della sua anima, allora è in grado di capire quale tesoro il Signore gli ha messo nelle mani a favore dei suoi fratelli.

E come sacerdote che formazione spirituale, culturale e pastorale si è fatto? Se Cristo è la sua prima passione e se il bene dei suoi fratelli (soprattutto quello spirituale ed eterno) è la sua seconda passione, inscindibilmente legata alla prima, allora ci sono i requisiti perché quel sacerdote sia un buon confessore.

Don Enzo Boninsegna


domenica 5 maggio 2024

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


COMUNIONE SENZA CONFESSIONE?

Mi sento chiedere spesso, soprattutto da persone anziane: “Padre, posso fare la Comunione senza confessarmi? Mi sono confessata domenica scorsa e da allora non ho commesso nessun peccato. Le chiedo questo perché quand'ero giovane i nostri preti ci dicevano che prima di comunicarsi ci si deve confessare”.

Che cosa dicessero i sacerdoti di allora non lo so, ma resta che o alcuni non si spiegavano bene, o a non capire bene erano i fedeli.

1°) - Per legge divina è doveroso confessarsi ogni volta che si è persa la grazia di Dio con qualche peccato mortale.

Se un non-cattolico, che sia tale in buona fede, senza sua colpa, potrà salvarsi per vie straordinarie che solo il Signore conosce e che è libero di percorrere per arrivare a quell'anima, un cattolico che, essendo in peccato grave e potendo confessarsi si rifiuta di farlo, non può salvarsi, perché la Confessione, per lui che è credente, non è un optional, ma l'unica via offerta da Cristo per la sua salvezza!

2°) - Per una legge ecclesiastica è doveroso confessarsi almeno una volta all'anno.

3°) - Anche se non si sono fatti peccati mortali è ottima cosa confessarsi spesso, meglio se con regolarità.

4°) - Se però una persona desidera ricevere Gesù Eucaristia ed è in grazia di Dio, perché ha commesso solo colpe veniali, e non c'è un sacerdote per la Confessione, o comunque non si sente disposta in quel momento a confessarsi, chieda perdono al Signore e faccia pure la Comunione. L'Eucaristia ci è stata data dal Signore anche come medicina per le nostre piccole magagne spirituali.

5°) - Ma chi, rifiutando il perdono che gli sarebbe offerto nella Confessione, va a ricevere Gesù in peccato grave, ricordi le parole severissime di San Paolo: "Chi mangia il corpo del Signore indegnamente, mangia la propria condanna" (cfr. 1Cor 11, 27-29). Sì, per lui, il Pane di vita eterna diventa veleno di morte!

"È umano commettere peccati, diabolico persistervi, cristiano odiarli, divino abbandonarli." (Friedrich Logau)

Don Enzo Boninsegna


lunedì 7 agosto 2023

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


UNA DELICATEZZA DI GESÙ

Nel dare ad alcuni uomini il potere di perdonare i peccati dei loro fratelli, Gesù ha voluto fare un "dono" all'umanità, non certo infliggerle un "castigo". Eppure, purtroppo, è così che molti vedono la Confessione.

E’ davvero strana la sorte di questo Sacramento che, offerto da Gesù come uno dei "doni" più grandi, di fatto da alcuni viene visto come "rogna"! Anche questa è ingratitudine!

Sarebbe certamente più imbarazzante dover confessare i propri peccati guardando negli occhi Gesù, che è perfezione assoluta, o guardando negli occhi un angelo, che è perfezione riflessa.

La povertà del sacerdote, anche lui peccatore e sempre bisognoso di perdono, aiuta a sentirsi capiti e rende più facile vuotare il sacco. Inoltre, risponde ai bisogni del cuore umano buttar fuori le proprie colpe. Infatti, noi non siamo angeli, ma creature sensibili, fatte anche di corpo e pertanto bisognose di rivestire con la materialità delle parole tutto quello che ci gorgoglia nell'anima, sia in bene che in male.

Basta vedere quante confessioni "laiche" vengono fatte sui settimanali nostrani. E sono, tra l'altro, le pagine più lette da molti lettori.

C'è anche chi, macchiatosi di un grave delitto, e non essendo stato scoperto, dopo anni sente il bisogno di parlare: si autoaccusa, viene processato e va a finire in galera. "Meglio dentro, ma col rospo fuori - pensa - piuttosto che fuori, col rospo dentro".

Che qualcuno arrivi a tanto è la prova che se può essere un disagio confessare i propri peccati a un prete, a gioco lungo produce un disagio ancora più grande il confessarli solo a un Dio lontano, senza volto e senza voce, perché di fatto... ci restano dentro, a fermentare e... a farci compagnia!

Se tu avessi bisogno di un grosso intervento chirurgico per salvarti la vita, che faresti? Pur senza la certezza assoluta della buona riuscita, accetteresti. E daresti il tuo consenso anche se l'intervento ti costasse diversi milioni, anche se fosse piuttosto doloroso e anche se richiedesse una lunga convalescenza.

Nella Confessione il Signore fa molto di più: non ti regala qualche anno di vita, ma la vita eterna e non ti chiede soldi, non ti fa soffrire e non ti impone alcuna convalescenza.

In poche parole: Gesù può dare alla tua anima molto di più di quanto un medico può dare al tuo corpo... molto di più, a molto meno...!!! Grazie, Signore Gesù, di averci fatto un dono così grande, senza il quale saremmo perduti in eterno!

Don Enzo Boninsegna


venerdì 6 gennaio 2023

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...


IL POTERE DI PERDONARE

In ogni peccato il principale offeso è Dio, pertanto solo Dio può perdonare le colpe degli uomini. Di questo ne erano cosi convinti gli ebrei che, considerando Gesù un semplice uomo, l'hanno accusato di aver bestemmiato quando si è arrogato il diritto di perdonare il paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati" (Mt 9, 2).

Ma Gesù non era e non è solo Uomo, è anche Dio e come Uomo-Dio ha il potere di perdonare i peccati. Per darne una dimostrazione palpabile, dopo aver detto quelle parole ha fatto un miracolo: "disse al paralitico: alzati... e va' a casa tua" (Mt 9, 6).

"Fin qui si può anche accettare", dicono i critici.

L'ostacolo si trova un gradino più in giù: che Dio possa perdonare, d'accordo; che l'Uomo-Dio possa perdonare, d'accordo; ma che anche un semplice uomo, anzi, un pover'uomo qual è talvolta il sacerdote possa perdonare i peccati... questo è troppo!

Chi ragiona in questo modo trascura un particolare importante: se Dio e l'Uomo-Dio Gesù Cristo, possono perdonare, possono anche trasferire questo loro potere ad altri. Altrimenti, che potere sarebbe? Dunque, Gesù poteva dare questa facoltà a dei semplici uomini.

A questo punto, l'unico problema che resta aperto è vedere se questo benedetto potere di perdonare i peccati lo ha di fatto trasmesso, sì o no.

Risponde il Vangelo. Apparendo risorto agli Apostoli, Gesù disse: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20, 21-23).

Più chiaro di così si muore! Per cui, chi non accetta queste parole, non può più rifarsi al Vangelo in nessun'altra sua parte; perché se si arriva a cincischiare sul significato di questo esplicito comando-dono, che è abbagliante come il sole, di nessun'altra parola di Gesù possiamo dire di sapere con certezza che cosa intendesse.

Per il cristiano il problema semplicemente non esiste: la Confessione, come gli altri sei Sacramenti, è stata istituita da Gesù e non dalla Chiesa. Il Concilio di Trento parla chiaro: "Chi nega che la Confessione sacramentale sia stata istituita o sia necessaria alla salvezza per diritto divino, oppure afferma che il modo- di confessarsi segretamente solo al sacerdote, che la Chiesa cattolica ha sempre praticato fin dall'inizio e continua a praticare, non corrisponda alla istituzione e al mandato di Cristo e sia un'invenzione umana, sia scomunicato".

II potere che Gesù ha dato agli Apostoli non era riservato esclusivamente a loro, ma era destinato anche ai Vescovi, loro successori, chiamati a continuare nei secoli la sua opera di salvezza. Se così non fosse, Gesù avrebbe fatto una preferenza inspiegabile: perché dare ai suoi contemporanei la possibilità di ricevere il perdono dei peccati da un uomo e non dare la stessa possibilità alle generazioni successive?

A loro volta i Vescovi, in ciò fedeli al mandato di Gesù, rendono partecipi i sacerdoti di questo loro potere.

Parlando un giorno con un protestante del potere che il Signore ha dato agli Apostoli di assolvere i peccati, mi son sentito dire che questo non risulta dal Vangelo. Gli ho risposto: “Guardi che le parole di Gesù: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi...” non si trovano solo sulle versioni cattoliche dei Vangeli, ma anche sulle vostre versioni protestanti. Come spiega lei queste parole?".

Il suo imbarazzo era palpabile: non ha saputo cosa rispondermi. 

Don Enzo Boninsegna


lunedì 25 luglio 2022

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


CONCUPISCENZA, TENTAZIONE E PECCATO

Trattando del peccato non si può non parlare anche della concupiscenza e della tentazione.

Peccato, concupiscenza e tentazione non sono la stessa cosa, ma sono strettamente imparentati tra loro.

A causa del peccato originale, è rimasta nell'uomo la concupiscenza, una situazione stabile di debolezza e di più o meno marcata inclinazione al male, che è come la parte sommersa di un iceberg: non si vede, ma c'è e rappresenta per tutti un serio pericolo.

La tentazione, invece, è la spinta a cedere al male, che si avverte in un certo momento, in una precisa situazione.

Il peccato è il vero e proprio cedimento.

La concupiscenza è in noi, ma non viene da noi (è una triste eredità lasciataci da nostro padre Adamo e da nostra madre Eva); possiamo però accrescerne il peso e l'influenza sulla nostra vita nella misura in cui diamo spazio al peccato, passando da singoli atti peccaminosi al vizio, che è un atteggiamento abituale di ribellione e di lontananza da Dio. Scrive Cicerone: "L'abitudine è quasi una seconda natura". La tentazione non abita stabilmente in noi, affiora ogni tanto e può venire da noi stessi, ma anche dal diavolo e da altre persone.

Ci sono alcuni, gli scrupolosi, che per il solo fatto di sentire una tentazione, credono di aver peccato. No, senza il consenso non c'è peccato!

Sull'altra sponda, altri, faciloni e presuntuosi, visto che la tentazione non è peccato, ci sguazzano dentro allegramente e irresponsabilmente, senza rendersi conto dei rischi che corrono.

Il peccato, invece, può entrare nella nostra vita solo e nella misura in cui noi gli spalanchiamo le porte.

Premesso questo, ne deriva che dalla concupiscenza non potremo mai liberarci del tutto; dalla tentazione possiamo in buona parte liberarci preventivamente, se evitiamo certe situazioni e coltiviamo intensamente la vita spirituale, ma dal peccato (almeno dal peccato mortale) possiamo e dobbiamo sempre restare immuni: dipende solo da noi. Non è facile, ma è possibile.

Già nel 1944, diceva Pio XII: "Per respirare nell'aria corrotta delle grandi città moderne e vivere in esse cristianamente senza assorbirne il veleno, occorre un profondo spirito di fede e la forza di resistenza propria dei martiri".

Dunque, difficile ma possibile. Vale anche per te e per me ciò che il Signore ha detto a San Paolo: "Ti basta la mia grazia" (2Cor 12, 9).

"Pochi accetterebbero di vivere con un cadavere nella sala da pranzo o da letto. Eppure, troppi tengono in se stessi un'anima morta. " (Rodolphe Plus)

Don Enzo Boninsegna

 

sabato 11 dicembre 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


PECCATO MORTALE E PECCATO VENIALE

Per quanto riguarda la gravità, va precisato che c'è "un peccato che conduce alla morte" e un “peccato che non conduce alla morte” (1Gv 5, 16-17).

È partendo da queste parole che la Chiesa ha coniato le due formule: "peccato mortale" e "peccato veniale".

Il primo stronca il rapporto con Dio e, se non c'è il perdono, prepara l'inferno. Il secondo ferisce quello stesso rapporto e, se non è tolto di mezzo per tempo e riparato, prepara il purgatorio.

Se poco o niente è considerato oggi il peccato mortale, è facile immaginare come, da troppi, non sia nemmeno preso in considerazione il peccato veniale... eppure "è sempre grossolanità, sgarberia col Signore, che ci ha educato con tanta finezza" (Giovanni XXIII).

In un rapporto di amore anche la più piccola indelicatezza non può essere programmata.

E se questo vale nei rapporti tra gli uomini, vale ancor più nei nostri rapporti col Signore.

Non si dimentichi che se il peccato mortale è lo scivolo per l'inferno... il peccato veniale è lo scivolo per il peccato mortale...

"Dio è paziente con i peccatori, ma è impaziente con i suoi amici" (Ernest Hello). "Impaziente", nel senso di "esigente". Chi ha la sensibilità, la forza e la grazia di non vivere impantanato nei peccati mortali, non si accontenti di sguazzare nella palude della mediocrità, ma cerchi di dare vita al suo amore, perché il Signore, essendogli Padre e anche amico, vuole vederlo crescere, crescere, crescere... fino alla santità: "Siate perfetti - dice Gesù - com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 48).

Del resto, se ci teniamo alla perfetta salute del corpo, perché non dovremmo desiderare anche la perfetta salute dell'anima? 

Don Enzo Boninsegna


domenica 17 ottobre 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


IL VOLTO DEL PECCATO

C'è chi ha provato a tracciarne i connotati.

Per Sant'Agostino "Il peccato è un'azione, una parola, un desiderio contro la legge eterna di Dio che comanda di conservare l'ordine naturale e proibisce di perturbarlo".

Sempre Sant'Agostino lo definisce anche come "un'avversione dal Creatore e una conversione alle creature... un voltar le spalle alla Fonte dell'essere, della verità, dell'amore, della gioia e un rivolgere la mente, il cuore, gli occhi verso le cose".

Con linguaggio meno teologico, ma più poetico, Benedetta Bianchi Porro dice: "I peccati sono le nuvole dell'anima: oscurano il sole, oscurano Dio ".

Il peccato è ribellione a Dio e lontananza da Lui, è stoltezza, è impoverimento della vita, è miseria, è anticipo di morte. “Il peccato è l'assassino della gioia” e della grazia, è il boia di ogni virtù.

Il peccato è falsa libertà, lo dice l'apostolo Giovanni: "Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (Gv 8, 34). Sì, di fatto "per molti, la libertà è la facoltà di scegliere la propria schiavitù" (Gustave Le Bon).

Il peccato è lo scivolo per l'inferno, che è uno dei due sbocchi possibili per la vita dell'uomo.

 

EREDITA’ DI TUTTI

Concepiti e nati con la lebbra del peccato originale, tutti gli uomini, compresi i battezzati, portano ancora, e in certa misura porteranno sempre, per tutta la vita, il peso di quella "eredità", sia come inclinazione al male, sia come malattia che ogni tanto affiora e guasta la loro esistenza, più o meno gravemente.

"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (1Gv l, 8).

Siamo più o meno peccatori, ma pur sempre peccatori. Tutti, senza alcuna eccezione, tolta l'Immacolata, la “piena di grazia”, la Madre di Dio e nostra, Maria Santissima.


CONDIZIONI PERCHÉ CI SIA IL PECCATO

Per commettere una colpa non è necessario che a motivarci in una scelta sbagliata, sia l'odio verso Dio; è sufficiente che ci sia una disobbedienza alla sua legge.

Si può parlare di peccato solo se c'è la compresenza di tre elementi:

a) - la materia... pensieri, desideri, parole, opere od omissioni contro la volontà di Dio;

b) - la consapevolezza... cioè il rendersi conto di ciò che si fa e che la cosa è contro il volere di Dio;

c) - il consenso... cioè la libera decisione di fare quella certa scelta. Perché ci sia il peccato mortale dev'esserci la materia grave, la consapevolezza piena e il consenso del tutto libero.

C'è invece solo peccato veniale se la materia non è grave, o la consapevolezza non è piena, o non è del tutto libero il consenso.

Non c'è nemmeno peccato veniale se anche uno solo di questi tre elementi manca del tutto.

Una delle ragioni per cui Gesù ci ordina di "non giudicare" (Mt 7, 1) è che noi, pur vedendo l'azione sbagliata di una persona (cioè la materia), non possiamo soppesare esattamente la sua consapevolezza e meno ancora possiamo conoscere il suo livello di consenso.

Don Enzo Boninsegna


mercoledì 8 settembre 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


MISTERO DI INIQUITÀ

Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore, l'unico Giusto, Colui del quale il mondo non era degno... è stato massacrato su una croce come fosse un delinquente. A farlo uccidere, storicamente, è stata la crudeltà di alcuni ebrei e l'autorità di Roma, ma misticamente siamo stati tutti noi, con i nostri peccati.

Guarda a Cristo straziato in croce se vuoi capire qualcosa, appena qualcosa del peccato... di quel peccato di cui il mondo ha cancellato perfino il nome, illudendosi di cancellarne la realtà.

Scrive Albert Gärres: "Gesù ha solo perdonato i peccati, Freud ha fatto di più: li ha aboliti".

Senza un chiaro e preciso riferimento a Dio tutt'al più si può parlare di "reato", che è violazione di qualche legge degli uomini, ma non di "peccato", che è violazione della legge di Dio.

Il mondo non parla più di questa tragica realtà che è all'origine di tutti i mali e non ne parla perché non ci crede. Ma anche se l'uomo si dimentica del peccato, il peccato non si dimentica dell'uomo e ricopre la terra come un pesante cielo grigio stracarico di nubi, che a malapena lasciano filtrare qualche spiraglio di sole.

Qualcuno ha detto: "Una volta c'era l'artigianato del peccato, ora c'è l'industria."

L'esperienza parla chiaro e ancora più chiaro parla la Bibbia: solo nel Nuovo Testamento sono elencati ben 173 peccati, 33 dei quali direttamente contro Dio e 140 contro il tessuto sociale ed ecclesiale.

Don Enzo Boninsegna


mercoledì 21 luglio 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


“Forse la Penitenza e il Sacramento della Confessione non sono mai stati così in crisi come nel nostro tempo” (Giovanni Paolo II)

 

VALE ANCHE PER TE L'APPASSIONATO INVITO DI SAN PAOLO:

“Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5; 20


1 – LA MALATTIA: IL PECCATO

IL COGNOME DI  FAMIGLIA DI TUTTI I MALI


Fin che una bomba riposa immobile in qualche arsenale non si può immaginare quale potenziale distruttivo contenga. Solo con i morti e i crolli che provoca esplodendo si può capire quale pericolo rappresenti.

Ricordo che, quand'ero piccolo, vari cartelli raffiguranti delle bombette-giocattolo sparpagliate qua e là nell'ultima guerra, erano affissi ai muri di tutte le aule della scuola. Era un modo per raccomandare a noi bambini di non raccogliere alcun oggetto da terra. Più di qualcuno, infatti, ha perso un occhio, una mano o ha avuto altri guai.

La stessa cosa si può dire del peccato: è un "giocattolo-bomba". Sembra un giocattolo... infatti, con quante promesse di gioia ci lusinga! Sempre ha sibilato nel cuore dell'uomo che la gioia era lì a portata di mano, in questa o in quella scelta, ma nel nostro tempo il peccato è uscito allo scoperto, senza più alcun pudore, e grida al mondo intero, apertamente, a squarciagola e in modo ossessivo: "Uomini, solo in me troverete il segreto della gioia!".

È questa la menzogna più pericolosa del nostro tempo. È questo aver "perso il senso del peccato" (Pio XII) la vera droga del 2000. Che invece sia una bomba, e la più terribile, lo si vede dai disastri che provoca.

Come nelle nostre famiglie ogni membro ha il suo nome, ma il cognome è comune a tutti, così nella "famiglia" dei mali morali, ognuno ha il proprio nome, ma il cognome è lo stesso per tutti: "Peccato".

- Un'alluvione di bestemmie inonda l'Italia? Chi ne sarà responsabile? Una signora di nome "Ira" e i suoi fratelli di nome "Odio" e "Orgoglio", tutti e tre di cognome "Peccato".

- Troppi agonizzano in una vita senza senso? Chi ne sarà responsabile? Un signore di nome "Ateismo" e di cognome "Peccato".

- È stata legittimata la macellazione di carne umana innocente con l'aborto? Chi ne sarà responsabile? Un signore di nome "Odio alla vita" e di cognome "Peccato".

- Troppe famiglie si sfasciano con gravissime conseguenze morali, sociali ed eterne? Chi ne sarà responsabile? Alcune signore di nome "Lussuria", "Superficialità", "Immaturità", "Impazienza", "Poca Fede" e un signore di nome "Scarso Amore", ma il cognome di questa masnada di responsabili è sempre lo stesso: "Peccato".

- Mezzo mondo crepa di fame? Chi ne sarà responsabile? Un signore di nome "Egoismo" e di cognome "Peccato".

- Guerre assurde sconquassano la terra? Chi ne sarà responsabile? Una signora di nome "Sete di potere" e di cognome "Peccato".

- Il nostro mondo è diventato una porcilaia? Chi ne sarà responsabile? Una signora di nome "Lussuria" e di cognome "Peccato".

- Una morte prematura stronca i nostri figli? Chi ne sarà responsabile? Una signora di nome "Droga" e di cognome "Peccato".

E questo è ancora niente...

- Ci sono inquilini all'inferno? Certo, e con l'impossibilità eterna di fare trasloco. Chi ne sarà responsabile? Il cognome dei vari imputati è sempre lo stesso... "Peccato"; i nomi cambiano, ma questo non conta niente. E pensare che il Figlio di Dio è morto su una croce perché l'inferno non avesse inquilini!

Povero Gesù! Fin dove arriva la stoltezza dell'uomo: non solo ti abbiamo condannato a soffrire, ma anche sputiamo sul tuo dolore, invece di usarlo come salvagente.

Don Enzo Boninsegna


sabato 29 maggio 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


“Forse la Penitenza e il Sacramento della Confessione non sono mai stati così in crisi come nel nostro tempo” (Giovanni Paolo II)

 

VALE ANCHE PER TE L'APPASSIONATO INVITO DI SAN PAOLO:

“Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5; 20


UN RICORDO LONTANO


Devo il mio Sacerdozio alla Confessione

Ero intorno ai sedici anni quando il mio parroco mi ha proposto, in Confessione, di andar a Messa tutti i giorni.

Non avendo il coraggio di dirgli di no, ho pensato: "Ci vado qualche giorno per buttargli un po' di fumo negli occhi e poi basta. Inoltre, non andrò più a confessarmi da lui, se no tirerà fuori la stessa storia un'altra volta".

Per diversi mesi mi sono confessato da altri preti. Poi, illudendomi che il parroco si fosse ormai dimenticato di quella cosa, ho commesso l’”imprudenza” di ritornare da lui. Ancora una volta... la stessa musica: "Come mai non ti ho più visto? Sai, penso che ti farebbe bene venir a Messa tutti i giorni! ".

Ho pensato: “Ma questo mi perseguita... si e preso una fissazione!!!”. Comunque, sempre per soggezione, ci sono andato e stavolta... per tutta la settimana.

Visto che non mi pesava molto... perché non provarci per un'altra settimana? Tra l'altro, avendo poca voglia di studiare, la Messa poteva servire come pretesto per uscire di casa: "Sempre meglio che perdere tempo sui libri".

È stata la mia "rovina "... : il Signore ha cominciato a parlare al cuore... Da allora non è più mancata la Messa quotidiana e Gesù ne ha "approfittato" per far sentire alla mia "sordità" proprio ciò che io non volevo sentire.

Terminati gli studi superiori, sono entrato in seminario. Da tanti anni ormai sono prete... e senza alcun rimpianto, certo e felice di trovarmi al posto giusto.

Se il mio parroco di allora non avesse approfittato di quelle Confessioni per farmi quella "strana" proposta... che ne sarebbe oggi della mia vita... ? Dove sarei ora... ? Dio solo lo sa! D. E. B.

Don Enzo Boninsegna

lunedì 5 aprile 2021

UN CONFESSORE ... SI CONFESSA ...

 


“Forse la Penitenza e il Sacramento della Confessione non sono mai stati così in crisi come nel nostro tempo” (Giovanni Paolo II)

 

VALE ANCHE PER TE L'APPASSIONATO INVITO DI SAN PAOLO:

“Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5; 20

Dall'alto del suo cielo Dio rivolse lo sguardo sulla terra; l'aveva fatta come splendido giardino in cui collocare le sue creature più amate. Che ne era di quel giardino e dei suoi figli che lo abitavano?

Dense nuvole coprivano la terra, in quel giardino non c'erano più l'armonia e i colori che Lui gli aveva dato intingendoli da Sé.

Tutto era così diverso dal suo sogno: sterpaglie senza fiori e senza frutti dilagavano ovunque... e insieme... disperazione e morte. L'uomo gli appariva sfigurato, troppo diverso da come l'aveva pensato: nel suo cuore non c'era più la confidenza col Padre che gli aveva dato la vita, non più un palpito di amore, non più fiducia in Lui, non più la gioia di una vita vissuta come incanto.

Laggiù sulla terra tutto si era fatto triste e grigio: l'uomo vagava smarrito e confuso, senza il conforto di una Presenza di paradiso. Viveva senza più sapere perché... senza sapere per Chi.

"Poveri figli miei! Che avete fatto?". Il suo cuore di Padre sanguinava vedendo ridotte in quel modo le sue creature più care.

Che fare? Punirle? Non ce n'era bisogno: a punirsi l'uomo aveva provveduto da solo, perché la punizione è già dentro il peccato. "Gli uomini non sono puniti per le loro colpe, ma dalle loro colpe" (Elbert Hubbard).

La tristezza che gli soffocava l'anima, l'uomo non l'ha vista piovere dal cielo di Dio come un castigo, ma l'ha fatta germogliare lui stesso dalla terra con la sua stoltezza e con la sua ribellione.

Peccando, l'uomo non solo ha distrutto il rapporto di amore e la sua somiglianza con Chi lo aveva creato, ma anche ha tolto alla sua vita la possibilità della gioia.

Ha reso la terra selvaggia: dell'amore ha fatto uno sconosciuto; del fratello un nemico; della gioia un sogno infranto che torturava il suo cuore con una struggente nostalgia, quasi una segreta tortura; e di se stesso... un orfano e un disperato.

"Rifarò nuova ogni cosa. - disse il Signore - Busserò al cuore delle mie creature per dire loro che le amo ancora e che le voglio salvare. Sì, cercherò di salvarle mandando loro mio Figlio, perché si cali, con un cuore come il mio, nei loro abissi di peccato. Sarà ponte fra Cielo e terra, fra le loro miserie e la mia misericordia." Ed ecco la promessa: "Verrà una donna tutta splendente, tutta piena di paradiso e dal suo grembo purissimo spunterà, come un germoglio, il Salvatore".

Ma l'uomo peccatore è sconvolto in tutto il suo essere: non solo la sua mente non sa vedere e il suo cuore non sa amare, ma anche la sua memoria è indebolita e non ricorda.

Il Padre aveva promesso... ma i suoi poveri figli sulla terra avevano dimenticato presto la sua promessa.

All'uomo il Cielo sembrava chiuso e lontano, ostile e inaccessibile, ma il Padre di chi non voleva più essergli figlio stava preparando la terra per la venuta di Gesù.

Ai tempi di Noè aveva fatto balenare tra cielo e terra un arcobaleno di colori; era un segnale che Dio era all'opera, quasi a dire: "Figli miei, non mi sono dimenticato di voi. La riserva del mio amore è senza limiti. Basta che voi lo vogliate, il Cielo si riaprirà. Verrà mio Figlio tra voi, verrà per voi. Accoglietelo, amatelo, ascoltatelo. In Lui e grazie a Lui, sarete perdonati".

Finalmente, nella pienezza dei tempi, quel Figlio è venuto, ci ha trattato da fratelli, da amici. Si è fatto Maestro di verità e Medico delle nostre piaghe. Non solo: si è fatto nostro servo e vittima per noi, tra tormenti indicibili, su una croce infame.

Compiuta la sua missione, ha riaperto il Cielo, perché la sua Santissima Umanità entrasse nella gloria che ha meritato.

Ma non ci ha lasciati soli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).

Gesù è ancora sulla terra, più vivo di un tempo perché risorto, contemporaneo di ogni generazione, unico Salvatore di tutti coloro che cercano salvezza.

"Egli è qui - disse il vecchio Simeone - per la rovina e la risurrezione di molti... segno di contraddizione..." (Lc 2, 34).

Per la salvezza di chi lo accoglie, dunque, ma anche per la rovina di chi lo rifiuta.

È Gesù la zattera che il Padre ha preparato per i suoi figli naufraghi in questo mare in tempesta.

Non c'è altra possibilità di salvezza che in Lui.

Negare che esista la tempesta del peccato, attorno all'uomo e nel cuore dell'uomo, é negare l'evidenza: è il primo passo sbagliato. Credere che esista il peccato, ma voler salvarsi dalla tempesta cercando altre zattere di salvezza, è il secondo passo per la rovina. Come gli Apostoli sulla barca nel mare in burrasca, gridiamo anche noi: "Salvaci, Signore, siamo perduti!" (Mt 8, 25).

E Gesù, che non sarebbe più Salvatore se non accogliesse questa supplica, ci dirà:

"Figli miei, andate dalla mia Sposa, la Chiesa... dove è Lei sono anch'Io, perché siamo una cosa sola. Là mettetevi in ginocchio davanti a un mio ministro e chiedete umilmente perdono delle vostre colpe. Datemi le vostre miserie e Io vi darò la mia misericordia. Ridiventeremo amici e fratelli, un cuore solo e un'anima sola. Donerò grazia alle vostre anime e gioia ai vostri cuori. Vi risusciterò alla vita del Padre mio e riaprirò per voi le porte del mio paradiso."

Questa è la promessa di Gesù... questa è la nostra certezza, la nostra speranza, la nostra consolazione!

Ho scritto questo libro, che portavo nel cuore da diversi anni, perché almeno quei cristiani che se lo troveranno tra le mani si riconcilino... col Sacramento della Riconciliazione, perché conoscano un po' meglio e nella giusta luce la Confessione, che è, in assoluto, il dono più grande che il Signore ci ha fatto, perché vedano questo dono e lo cerchino, lo ricevano e lo amino per ciò che dà, ma anche disposti a dare ciò che chiede.

È questa l'unica zattera di salvezza che ci è data nel mare in tempesta in cui ci troviamo.

Dalla decisione che prenderemo (salire sulla zattera, o restare in acqua) dipenderà non solo la qualità della nostra vita qui sulla terra, ma anche e soprattutto la nostra salvezza eterna.

E proprio il caso di non sottovalutare questo dono di Dio!

Don Enzo Boninsegna