IL VOLTO DEL PECCATO
C'è chi ha provato a tracciarne i connotati.
Per Sant'Agostino "Il peccato è un'azione, una parola, un desiderio contro la legge eterna di Dio che comanda di conservare l'ordine naturale e proibisce di perturbarlo".
Sempre Sant'Agostino lo definisce anche come "un'avversione dal Creatore e una conversione alle creature... un voltar le spalle alla Fonte dell'essere, della verità, dell'amore, della gioia e un rivolgere la mente, il cuore, gli occhi verso le cose".
Con linguaggio meno teologico, ma più poetico, Benedetta Bianchi Porro dice: "I peccati sono le nuvole dell'anima: oscurano il sole, oscurano Dio ".
Il peccato è ribellione a Dio e lontananza da Lui, è stoltezza, è impoverimento della vita, è miseria, è anticipo di morte. “Il peccato è l'assassino della gioia” e della grazia, è il boia di ogni virtù.
Il peccato è falsa libertà, lo dice l'apostolo Giovanni: "Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (Gv 8, 34). Sì, di fatto "per molti, la libertà è la facoltà di scegliere la propria schiavitù" (Gustave Le Bon).
Il peccato è lo scivolo per l'inferno, che è uno dei due sbocchi possibili per la vita dell'uomo.
EREDITA’ DI TUTTI
Concepiti e nati con la lebbra del peccato originale, tutti gli uomini, compresi i battezzati, portano ancora, e in certa misura porteranno sempre, per tutta la vita, il peso di quella "eredità", sia come inclinazione al male, sia come malattia che ogni tanto affiora e guasta la loro esistenza, più o meno gravemente.
"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (1Gv l, 8).
Siamo più o meno peccatori, ma pur sempre peccatori. Tutti, senza alcuna eccezione, tolta l'Immacolata, la “piena di grazia”, la Madre di Dio e nostra, Maria Santissima.
CONDIZIONI PERCHÉ CI SIA IL PECCATO
Per commettere una colpa non è necessario che a motivarci in una scelta sbagliata, sia l'odio verso Dio; è sufficiente che ci sia una disobbedienza alla sua legge.
Si può parlare di peccato solo se c'è la compresenza di tre elementi:
a) - la materia... pensieri, desideri, parole, opere od omissioni contro la volontà di Dio;
b) - la consapevolezza... cioè il rendersi conto di ciò che si fa e che la cosa è contro il volere di Dio;
c) - il consenso... cioè la libera decisione di fare quella certa scelta. Perché ci sia il peccato mortale dev'esserci la materia grave, la consapevolezza piena e il consenso del tutto libero.
C'è invece solo peccato veniale se la materia non è grave, o la consapevolezza non è piena, o non è del tutto libero il consenso.
Non c'è nemmeno peccato veniale se anche uno solo di questi tre elementi manca del tutto.
Una delle ragioni per cui Gesù ci ordina di "non giudicare" (Mt 7, 1) è che noi, pur vedendo l'azione sbagliata di una persona (cioè la materia), non possiamo soppesare esattamente la sua consapevolezza e meno ancora possiamo conoscere il suo livello di consenso.
Nessun commento:
Posta un commento