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lunedì 16 marzo 2020

IL SACERDOTE



IL SACERDOTE E L'UBBIDIENZA


Il dono della vocazione al Sacerdozio è un atto di ubbidienza di Gesù al Padre. Egli afferma: «Io faccio sempre quello che piace al Padre».
Narra il Vangelo che Gesù salì sul monte tutto solo trascorrendo la notte in preghiera. In questo colloquio col Padre egli ne udì la voce che indicava chi erano gli eletti... e non solo quelli di allora, ma anche quelli di tutti i secoli. In quella notte è stato pronunziato anche il tuo nome, o Sacerdote! Per quel nome trasmesso durante la intimità col Padre, per opera dello Spirito Santo, hai sentito quella voce misteriosa che ti dice «Vieni e seguimi». E tu, mosso interiormente dallo stesso Spirito, con intima gioia e totale abbandono, hai risposto: «Eccomi! Vengo!». Ed eccoti Sacerdote! Gesù, dunque ha ubbidito al Padre chiamandoti, e tu hai ubbidito a Gesù rispondendo di sì.
La vocazione è sempre un miracolo come lo è la perseveranza, specialmente nel mondo in cui viviamo nel quale risuonano insistenti, suadenti, altre «vocazioni», altri «appelli» ad una vita di piaceri e di godimenti.
La vocazione è anche un mistero: mistero di stoltezza per il mondo che considera pazzi quelli che si consacrano a Dio; sempre mistero anche per i buoni che non riescono a spiegarsi il perché di tale scelta.
Gesù, però, non obbedisce solo al Padre. Egli è obbediente anche a Giuseppe e a Maria. L'Evangelista riassume in tre parole trenta anni di vita di Gesù a Nazareth: «Era loro sottomesso» «Erat subditus illis».
Gesù ubbidisce anche a te, Sacerdote. Egli non si rifiuta mai di farsi presente all'altare quando tu pronunzi le parole della Consacrazione. Non si rifiuta neanche se il suo Ministro fosse indegno e sacrilego.
Era tale lo spirito di ubbidienza del Signore che ha riconosciuto il potere derivante da Dio anche in Pilato, che pure si è macchiato del delitto della condanna a morte. «Tu non avresti nessuna autorità su di me, se non ti venisse dall'Alto» disse Gesù a Pilato.
L'ubbidienza: via di salvezza
L'ubbidienza è l'unica via regale che ha percorso Gesù, Sacerdote sommo ed eterno, perché
questa è la volontà del Padre. «Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di Croce», dice la Bibbia di Gesù.
II Signore ha associato a sé nel mistero di salvezza la Madonna che si proclama «schiava» e perciò Colei che obbedisce sempre e solo.
E tu, Sacerdote, quale ruolo hai nel mistero della salvezza?
II Sacerdote è per definizione colui che; prolunga la presenza e l'opera di Gesù. Perciò, come Gesù Sacerdote deve avere sempre l'atteggiamento del «servus oboediens», di Gesù, che fin dal momento della Incarnazione dice al Padre: «Eccomi, o Dio pronto a fare la tua volontà». Gesù ha sottomesso sempre e perfettamente la sua intelligenza e volontà umana al Padre.
La sua intelligenza. Sentiamone le parole trasmesse dal Vangelo.
«La mia dottrina non è mia ma del Padre che mi ha mandato». «Tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi». «Io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato mi ha ordinato che cosa devo dire» (Gv 12,49-50). «Le cose che io dico le dico come il Padre ha detto a me» (ibidem).
La sua volontà. Gesù ha sottomesso la sua volontà umana con amore alla volontà del Padre. Eccone alcune espressioni.
«Io faccio sempre quello che piace al Padre». «1Von la mia, ma la tua volontà sia fatta». « Io agisco così perché voi sappiate che io amo il Padre».
II Sacerdote - estensione del Sacerdozio di Cristo - deve sottoporre la propria intelligenza, in materia di fede alla Chiesa (ricordare: «Chi ascolta voi ascolta me... La mia Chiesa... conferma i tuoi fratelli... » Grande dono di Dio il Magistero della Chiesa! Ci garantisce da ogni deviazione dottrinale.
È un controsenso e segno di poca comprensione della dimensione sacrificale del Sacerdozio, uscire in queste espressioni quando parla il Magistero: Io non sono d'accordo! Io non la penso così! E tu chi sei? Tu invece devi dire al popolo: «La mia dottrina non è mia ma della Chiesa che mi ha mandato». Imita san Paolo (Gal 1) il quale aveva ricevuto direttamente dal Signore la divina rivelazione; eppure va due volte a Gerusalemme per confrontare la sua dottrina col Magistero della Chiesa e afferma di agire così per «1Von correre il rischio di correre o aver corso invano!».
II Sacerdote deve sottoporre la propria volontà alla Chiesa e per essa a Dio, accettando per
amore il ruolo che gli viene affidato, pronto a rinunciare ai piani pastorali personali per realizzare quelli che vengono proposti dai legittimi pastori; ciò anche nei comportamenti, nelle azioni liturgiche ecc., rinunziando ai propri gusti per seguire le indicazioni della Chiesa.
Anche Gesù, che conosceva bene il progetto del Padre «Croce e Martirio», ha avuto delle proposte e delle offerte allettanti. II nemico osò tentarlo a realizzare la salvezza non secondo il piano divino, ma secondo quello umano.
Gesù ha accettato la volontà del Padre sottoponendosi all'apparente fallimento di tutta la vita ed opera nel naufragio del Calvario. Chicco di grano maciullato!
II Sacerdote è ubbidiente alla volontà del Padre quando ce la mette tutta per salvare le anime e raccoglie triboli e spine al posto dei frutti; quando egli è disposto ad accettare anche l'agonia del Getsemani vedendo gli amici che, invece di dargli una mano, lo abbandonano.
Allora Egli è davvero conforme a Cristo agonizzante e si... santifica, e salva le anime.
Ma è gratificante obbedire?
Non è umiliante per la propria personalità?
È forse umiliante per l'occhio umano essere potenziato dal telescopio e vedere quello che altrimenti non si vedrebbe? È forse umiliante per il braccio umano sollevare con la gru quello che altrimenti non sarebbe possibile sollevare con la sola forza del braccio? Così è quando sottometto con la ubbidienza la mia ragione al credo accettando il Magistero anche Ordinario.
Così, quando accetto i disegni di Dio contrastanti con i miei, io mi abbandono a Colui che mi ama infinitamente più di quanto io ami me stesso. È allora che io procuro a me stesso il mio vero bene.
Isaia così parla del Servo di Javhé (cap. 53): «Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza... Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce... il giusto mio servo giustificherà molti». Nel Servo di Javhé non vi è Gesù solo, ma sono tutti i Sacerdoti resi conformi - per l'Ordine Sacro - a Cristo Sacerdote.
Così l'ubbidienza realizza in modo eminente l'essere e la missione sacerdotale: dar gloria a Dio e salvare le anime.
Il veleno adamitico
In tutti i mortali vi è ancora annidato l'antico veleno della disobbedienza adamitica. A tutti satana ripete la stessa proposta fatta ai progenitori «Realizzatevi seguendo il vostro criterio! Avete abbastanza saggezza per governarvi da soli! Non vi è bisogno di essere pilotati da Dio».
Sono le suggestioni proposte da satana avanti al Magistero e alla disciplina della Chiesa che ci indica quale deve essere il nostro comportamento.
Questo spiega le grandi eresie e gli scismi che hanno lacerato la Chiesa lungo i secoli, provocati da uomini di Chiesa.

CONCLUSIONE

La Santa Messa che io celebro è l'estensione e la ripresentazione dell'unico sacrificio del Calvario, anche se cambia la modalità.
Lo stesso vale anche per il mio Sacerdozio che è lo stesso Sacerdozio di Gesù Cristo, il quale prolunga in me lo stesso essere e le stesse esigenze del suo Sacerdozio. Questo vuol dire che come Cristo è nello stesso tempo Cristo Sacerdote e Cristo Vittima, così l'Ordine sacro del Sacerdozio mi costituisce nello stesso tempo Sacerdote e Vittima.
Gesù si fa in me Sacerdote! Gesù si fa in me Vittima.
O Sacerdozio! O qual Divino acquisto, che mi rende conforme in tutto a Cristo! In te rendi possibile al Signore di farsi ancora vittima di amore Ti sostiene in quest'aspra ed erta via l'Addolorata Madre tua Maria!

martedì 3 marzo 2020

IL SACERDOTE



IL SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI

San Pietro, nella seconda Lettura, chiama i fedeli «stirpe eletta, sacerdozio regale... ».
In virtù del Battesimo i laici vengono «consacrati» a Dio con una vera Vocazione, perciò sono chiamati «stirpe eletta (scelti, chiamati)».
Per questo motivo essi non appartengono più a se stessi, ma a Dio quali membra del corpo mistico di Gesù Cristo, che è tutto sacerdotale.
Il Concilio Vaticano II nel documento Lumen gentium afferma che «il Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo vuole continuare anche attraverso i laici la sua testimonianza e il suo ministero e concede loro parte del suo ufficio sacerdotale, per esercitare un culto spirituale, affinché Dio sia glorificato e gli uomini salvati».
Il Corpo Mistico di Gesù Cristo è Corpo e Capo La differenza che vi è tra il Sacerdozio dei fedeli e il Sacerdozio ministeriale (che è proprio di chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro) sta proprio in questa distinzione:
- chi riceve il Battesimo diventa membro del Corpo Mistico di Gesù Cristo con doveri e funzioni specifiche;
- chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro diventa partecipe della dignità e delle funzioni proprie del Capo del Corpo Mistico, ha quindi, la potestà di Consacrare l'Eucaristia, di assolvere dai peccati, di essere maestro e guida delle anime, di essere pastore come Gesù pastore, sempre in unione col Papa e coi Vescovi.
Nel battezzato vi è presente Gesù in quanto è divenuto come lui figlio di Dio; nel consacrato con il Sacramento dell'Ordine Sacro vi è presente Gesù come Sommo ed Eterno Sacerdote.
Come si esercita il sacerdozio comune dei fedeli. 1 fedeli esercitano il loro sacerdozio comune: l) procurando da soli e in comunione con la Chiesa la Gloria di Dio e la salvezza delle anime; 2) testimoniando in privato e in pubblico la loro convinta e gioiosa adesione a Cristo e alla Chiesa, vivendo una vita conforme al Vangelo;
3) trasformando, per opera dello Spirito Santo, se stessi e tutta la vita di famiglia, di lavoro, di studio, di relazioni, in un sacrificio perenne gradito a Dio.
Unita al sacrificio della Messa tutta la vita del laico diventa una «Messa».
Molestie, dolori, delusioni, tristezze, malattie e tutto ciò che il Signore chiama col nome di Croce accettata con amore e per amore costituisce il sacrificio sacerdotale dei fedeli, la Messa dei fedeli.
Essi devono diventare «Ostia con Gesù Ostia». Anche il Sacerdote deve - per il Battesimo ricevuto - nella sua vita esercitare questo aspetto del sacerdozio comune dei fedeli.
Se si vivono questi valori allora Sacerdoti e laici consacrano il mondo a Dio.
La Madonna ha esercitato in pienezza e perfezione il Sacerdozio Comune dei Fedeli in perfetta comunione con la volontà del Padre con il dono totale di se stessa a Dio.
Maria ha procurato e procura in modo eccelso la gloria di Dio e la salvezza delle anime di cui è Madre.
Maria si è immolata totalmente, senza riserve, col Figlio Crocifisso.
Il suo dono sacerdotale sta nelle parole dette dall'Angelo: «Eccomi! Sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola».
Diciamo anche noi a Dio: Eccomi! I requisiti e le qualità del Sacerdote
Nella lettera agli Ebrei, cap. 7 vers. 26, si elencano le qualità che si richiedono per essere Sommo Sacerdote: «Tale era, infatti, il sommo Sacerdote che ci occorreva: Santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli». Tale è in modo perfettissimo Gesù.
Chi ha ricevuto l'Ordine Sacro ha il dovere di avvicinarsi sempre più a questo ideale.
Ma anche i fedeli, partecipi del sacerdozio comune, devono guardare al Modello per essere quanto più è possibile simili a Gesù.
In tal modo essi diventano in qualche modo conformi a Cristo e come Lui sono nello stesso tempo Altare, Vittima e Sacerdote.
È lo Spirito Santo che compie quest'opera di trasformazione interiore così come la Chiesa ci fa pregare nella preghiera eucaristica III: «Dona la pienezza dello Spirito Santo... Egli faccia di noi un sacrificio perenne a Te gradito!».

martedì 25 febbraio 2020

IL SACERDOTE



IL SACERDOTE L'UOMO DELL'ESPERIENZA DI DIO


II Sacerdote non è un rappresentante di commercio che deve piazzare una merce; non è un ideologo che deve illustrare una certa dottrina; egli è l'uomo che ha conosciuto, sperimentato e amato Colui che è la Bellezza, la Bontà, la Beatitudine, l'Amore alla Sorgente e ne è così innamorato e posseduto che non può fare a meno di esclamare: «Venite a provare quanto è buono il Signore!» o, con san Giovanni Evangelista, «Ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi ciò che abbiamo toccato con le nostre mani... noi lo annunziamo a voi.. perché la vostra gioia sia piena!».
Agli uomini impazziti per la ricerca affannosa della ricchezza o drogati per l'esperienza devastante della voluttà sensuale, agli uomini delusi e amareggiati per mille esperienze sempre negative, il Sacerdote deve poter dire, mentre il cuore gli canta gioia: «Ho trovato! Sono contento! Sono arrivato! Sono al sicuro! Sono beato perché sono posseduto da Gesù e io stesso lo posseggo!».
Il Sacerdote che parla di Dio senza l'esperienza di Dio è come uno che dipinge il fuoco sulla parete: tutto è freddo, lui, il pennello, i colori e la parete.
Adolfo Omodeo, rettore dell'Università di Napoli negli anni 40, era ordinario di storia del Cristianesimo: ma egli era un miscredente senza fede e senza amore. Egli parlava di Gesù come io, cattolico, praticante, posso parlare di Budda o di Maometto.
L'esperienza di Dio non tollera mescolanza con altre esperienze
Che cosa vuol dire?
Vuol dire che se Dio è la mia ricchezza, io devo volentieri essere distaccato dalle ricchezze; vuole dire che se Dio è la mia somma beatitudine, io devo rinnegare e mortificare ogni esperienza sensuale e ogni amore in contrasto con l'amore di Dio.
Ahimè! Pochi hanno il coraggio di rinunziare a tutto per possedere l'unico che è tutto! Rinunciare a tutto!
Ma che cos'è questo tutto? È ombra e vapore che svanisce. È un miraggio come quello del deserto. Ti sei illuso di aver trovato un'oasi e affretti il cammino pregustando col desiderio i beni dell'oasi, ma era solo una illusione ottica.
Così sono tutte le cose create a confronto con Dio.
Ti sei affannato, hai desiderato, hai fatto la corsa... sei arrivato... ed eccoti deluso per l'ennesima volta.
I beni di questo mondo ti hanno fatto toccare con mano che chi li raggiunge è come la bestia dantesca che «dopo il pasto ha più fame di prima».
L'uomo, sollecitato dalle passioni, specialmente dalla concupiscenza, fa l'esperienza fallimentare del peccato. Tuttavia ritorna a tentare.
Nuove esperienze, nuove delusioni. Ma è così debole che si abbandona al fatalismo disperando di poter sperimentare la vera gioia e la vera pace.
Beato lui se incontra un Sacerdote che parla di Dio come un innamorato, un Sacerdote che parla di povertà, di umiltà, di rinuncia, di castità ... ma è felice di essere povero, umile, mortificato e casto per libera e gioiosa elezione ed è orientato totalmente verso i beni invisibili ed eterni nei quali crede.
La presenza di un tale Sacerdote pone dei seri interrogativi, perché egli emana un fascino e fa aprire gli occhi ai ciechi e fa scoprire la realtà e la bellezza dei beni eterni, i beni della fede.
Bisogna prendere sul serio l'affermazione di Gesù: «Chi non rinuncia a tutto non può essere mio discepolo».
Rinunziare!
È il prezzo da pagare per ottenere il bene vero, perfetto, totale ed eterno. Ma qual è il risultato di questa rinunzia? Lo dice Gesù: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Attenti a una tentazione!
Se il Sacerdote non vive quotidianamente l'esperienza di Dio cercherà di colmare il vuoto con le «attività», le «iniziative».
Sarà un ottimo «organizzatore», esperto in diversi rami: sociologia, filosofia, sport, teologia, medicina pastorale, tempo libero... tutte cose che possono fare anche gli altri e forse lo farebbero meglio!
Fallimento, se il Sacerdote non è posseduto da Dio e se non possiede Dio.
Caro Sacerdote, i fedeli vengono da te per trovare Dio in te! Non per altro.
Affidati alla Madonna. Anche la Madonna possedeva Dio ed era posseduta da Dio.
- la sua ricchezza? Dio
- la sua Beatitudine? Dio
- il suo amore? Dio
Solo così la Madonna ha dato e continua a dare a tutti quanto possiede: Gesù.
Che cosa hanno cercato e trovato in Lei i pastori, i Magi, il profeta Simeone e, prima ancora di nascere, Giovanni Battista? Hanno cercato e trovato Gesù.
Che tutti cerchino te, Sacerdote, per trovare in te Gesù.

martedì 4 febbraio 2020

IL SACERDOTE



LE TRE DIMORE DEL SACERDOTE L'ALTARE IL TABERNACOLO IL CONFESSIONALE

«Maestro, dove abiti?» chiesero Giovanni e Andrea a Gesù.
«Venite e vedete!» rispose il Signore. «Dov'è la tua dimora, o Sacerdote»? La dimora del Sacerdote è Triplice: L'Altare, il Tabernacolo, il Confessionale. L'AltareÈ il luogo d'incontro tra l'amato e l'amante.
Il Sacerdote lo chiama: Lui risponde e viene, per opera dello Spirito Santo.
C'è il mondo da salvare, anime da strappare alla eterna rovina, anime da guidare nella via della santità.
Lui viene per questo e per mezzo di me Sacerdote diventa Maestro, Agnello immolato, alimento di vita eterna, compagno nel cammino verso la terra promessa.
È all'altare che Gesù - presente nel Sacerdote - si fa Maestro e Guida del suo popolo.
Mi si stringono intorno i discepoli del Signore ed io parlo... Quella parola è avvalorata e fecondata dalla potenza dello Spirito Santo e deve trovare riscontro e conferma nella mia vita.
«Siate mie testimoni!... Ammaestrate tutte le genti!...» mi ripete Gesù. E Lui parla in me Sacerdote.
Anche per me si deve verificare quanto dice il Vangelo di Gesù: «Cominciò a praticare e a predicare».
È all'altare che Cristo presente in me sta «sempre vivo ad intercedere per il gregge presso il Padre».
II nostro avvocato difensore!
Io Sacerdote devo essere il maestro della preghiera soprattutto all'altare.
Dico: «Preghiamo!». Tutta la Chiesa, Sacerdote e fedeli uniti a Cristo eleviamo la preghiera della Chiesa, espressa in tutte le lingue, ma è la stessa nel suo contenuto e nella sua efficacia che deriva da Cristo che ci unisce a sé orante.
È all'altare che Gesù - per mezzo di me Sacerdote - diventa l'Agnello immolato.
Io lo mostro al popolo e proclamo: «Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!». Toglie i peccati perché se ne fa carico Lui. Toglie peccati perché con la Passione li distrugge.
Io sono un agnello del suo gregge e devo rendere presente in me il suo sacrificio che diventa il mio sacrificio.
lo l'ho chiamato... e Lui è venuto per essere immolato... Lui mi chiama ed io devo, come Isacco, stendere le mani per essere immolato e mescolare il mio sangue al suo Sangue Redentore.
È all'altare che Gesù per mezzo mio dice: «Prendetemi! Mangiatemi!».
Anch'io devo dire ai fedeli: «Prendetemi mangiatemi sono pronto in Gesù, con Gesù e per Gesù a consumarmi per voi!».
È all'altare che, come l'Apostolo Giovanni sul Calvario, io trovo la Madre Addolorata accanto al Crocifisso ed è lì che Gesù ripete a Maria per me e a me per Maria: Ecco tuo figlio! Ecco tua Madre!
È all'altare che il cielo si unisce alla terra e la terra al cielo, ed io Sacerdote devo essere il segno, la tabella viaria che indica l'unica via che porta alla salvezza.
È all'altare che i fedeli scoprono la vera identità e - se c'è - la santità del Sacerdote.
Nel linguaggio popolare, quando uno è ordinato Sacerdote, si usa dire: «Ha preso Messa!». Questa frase vuole esprimere il concetto che la Messa è il tesoro del Sacerdote, il suo motivo di essere, il centro della sua vita.
La Messa è il culmine del potere sacerdotale, dove il Sacerdote manifesta una potestà infallibile. Al suono delle sue parole, nella Consacrazione, Gesù si fa obbediente «fino alla morte e alla morte di Croce».
Gesù ha ubbidito al suo Sacerdote che, se è veramente compenetrato e cosciente del mistero cosmico che per suo mezzo si compie, dovrà, necessariamente, avere un atteggiamento interno ed esterno di una santità, gravità, compostezza e solennità unica.
La Messa non è una devozione privata da svolgersi secondo il proprio estro.
La Chiesa, consapevole della santità dell'azione sacra, ha messo degli argini invalicabili alla cosiddetta «creatività». Non si può manomettere la struttura della Messa aggiungendo o mutando o creando riti e preghiere e gesti conformi al gusto privato. Non la si può arrabattare e sbrigarsela come qualcosa di accidentale e secondario alla propria vita e attività. È questione di fede!
È raro, ma avviene che qualche Messa è buttata giù in 10 minuti.
È il treno ultrarapido!
Il celebrante arriva in fretta, celebra in fretta, scappa via in fretta perché Ahime! - ha altre cose importanti da fare!?!
Egli non si rende conto che quella «funzione sacra» diventa, in questo modo, «una sacra finzione».
li Tabernacolo
È Gesù che ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini.
II Tabernacolo è una tenda, una dimora, dimora precaria perché è segno e preludio dei Tabernacoli eterni.
È Gesù che con amore e per amore ha voluto che si costruisse la sua piccola casa in mezzo alle nostre case. Vi dimora Lui, il mio Sposo, il Dio del mio cuore, il mio Tesoro, la mia eredità, Lui appassionato d'amore per me.
Nell'Antico Testamento il salmista esprimeva i suoi desideri e i suoi sospiri anelando verso il tabernacolo del Signore...
Eppure in quel tabernacolo non vi era la presenza reale, ma solo un'ombra, una nube...
Qui c'è Lui per me, con me, diventato davvero l'Emanuele, Dio con noi, Gesù con me.
Perciò il Tabernacolo deve essere il luogo privilegiato del mio incontro permanente con Lui. Vi sono delle persone che, se vuoi trovarle, sai dove andare: al circolo, al bar, alla discoteca. Dove devono trovarti i fedeli, o Sacerdote? Dov'è il tuo tesoro ivi è il tuo cuore!
Ecco il Tabernacolo! Più che la lampada, la tua presenza assidua e amorosa deve indicare ai fedeli la presenza di Gesù.
Io devo essere il segno della presenza di Lui. All'Emanuele - Dio con noi - deve corrispondere il Sacerdote con Dio.
L'Emanuele ha risposto al mio appello, ed eccolo con me, per me nel Tabernacolo.
Per me in un duplice senso:
1) Perché io ho reso possibile la sua presenza. 2) Per me, perché mi ama e ama le anime. Senza di me non gli sarebbe stato possibile essere presente, senza di me il suo Cuore si rattrista come si rattristò per la assenza dei suoi primi Sacerdoti nell'agonia del Getsemani.
Prova a ripetere, in un a cuore a cuore, a Gesù vivente e presente nel Tabernacolo: «Gesù, lo sai che ti amo tanto?». Lui godrà ed esulterà e il suo Cuore sarà consolato.
E sono tanto pochi quelli che lo amano davvero.
II Tabernacolo è detto anche «tenda del convegno». Lì si davano appuntamento Dio e Mosè per mezzo del quale Dio entrava in comunione col popolo. Mosè era il mediatore. Lì si decidevano i destini del popolo.
Ora il Sacerdote è il nuovo mediatore, con Cristo, della nuova alleanza.
Io Sacerdote lì devo trattare gli interessi e la causa delle pecorelle di Gesù: i poveri, i derelitti, i piccoli, i malati, i giovani, le famiglie...
Io spesso sono invitato, spesso organizzo «convegni» buoni, utili...
Aumentino pure i «convegni» con Gesù Eucaristico, presso il Tabernacolo: ne trarranno beneficio anche gli altri convegni, anzi, senza questo «convegno», gli altri non servono a nulla!
Col suo esempio, con la sua fede entusiasta ed entusiasmante il Sacerdote vedrà presto il Tabernacolo circondato da numerose «lampade viventi», da cuori ardenti di amore.
Per l'efficacia dell'apostolato il Sacerdote deve ricordare che la sorgente della vita e dell'energia soprannaturale e dell'acqua che zampilla per la vita eterna è Gesù presente nel Tabernacolo.
Tu, Sacerdote, sei «l'accumulatore» e il «canale» dell'energia spirituale che parte dal Tabernacolo.
L'accumulatore si scarica se non è sottocorrente e il canale non convoglia l'acqua se non è collegato alla sorgente.
Così tu fa' ogni giorno «il pieno» a questa «stazione di servizio»!
Occorre creare un'inversione di tendenza. Quale? Ascolta bene.
Vi è un altro «tabernacolo» ben presente e curato dentro le nostre case (ancora piccole chiese domestiche?) dove si fa presente ed abita, il più delle volte, il demonio: è la televisione!
Per ore ed ore, da tutti i canali - vere cloache - viene convogliato un diluvio di fango, viene iniettato il veleno che brucia ogni seme di bene, distruggendo l'innocenza dei nostri bambini.
Sesso, sesso, sesso come condimento di quasi tutti i programmi e violenza, materialismo, edonismo... e anti-vangelo a tutto spiano, anche nei programmi che sembrerebbero innocui.
Non è questo uno dei motivi che giustifica e rende urgente la nuova evangelizzazione di cui ha parlato il Papa?
II mondo è ritornato pagano e bisogna rifarlo cristiano con la travolgente forza dello Spirito Santo.
Ma questo si potrà ottenere se il centro dei nostri interessi e del nostro cuore, per Sacerdoti e fedeli, diventerà il Tabernacolo, e non la televisione.
Infine, non dimentichiamo che presso ogni Tabernacolo, accanto a Gesù, c'è sempre Maria.
Il Confessionale
Il mistero pasquale si realizza con la vittoria sulla morte dell'anima che è il peccato e, alla fine dei tempi, con la risurrezione gloriosa dei corpi degli eletti.
Il Padre ha mandato il Figlio per questo, e il Figlio, a sua volta, ha trasmesso la stessa missione ai Sacerdoti.
La sera di Pasqua, compiuto il mistero della salvezza, Gesù trasmette questa missione ai Sacerdoti con le solenni parole: «Come il Padre ha mandato Me, anch'Io mando Voi... Ricevete lo Spirito Santo... A chi perdonerete i peccati saranno perdonati... ».
Gesù, presente in me Sacerdote, è il Pastore che va in cerca della pecorella smarrita.
II Confessionale è il luogo privilegiato dove si decide la sorte delle anime e perciò deve essere un punto abituale di, riferimento per il Sacerdote e per i fedeli.
Risuscitare i morti del peccato, animare, incoraggiare, guidare, consolare, santificare le anime, sentendo - come afferma san Paolo - le doglie del parto finché Cristo non è formato nelle anime ... è il lavoro che Gesù compie per mezzo mio.
Se mi assento, se ho «altro da fare», io impedisco a Gesù di compiere la sua opera. Io sono il canale ordinario della Grazia e della salvezza: se il canale è ostruito, non rifluisce la vita nelle anime. Come vi sono tanti Tabernacoli desolati, per la mancanza di preghiera, così vi sono tanti confessionali desolati, perché nessuno li occupa più.
1 santi Sacerdoti di un tempo ci hanno trasmesso, anche con studio della teologia morale e ascetica, che il confessore è Gesù Maestro, Gesù Giudice, Gesù Medico, Gesù Padre.
Tutto ciò lo compie Gesù per mezzo mio.
Quale responsabilità grava sulle mie spalle quando «non ho tempo» per dedicarmi a questo ministero, quando subordino l'amministrazione di questo Sacramento alle «esigenze», e sottopongo i fedeli alla osservanza burocratica e ferrea del giorno e dell'ora in cui si è disponibili per la confessione!
Ore e giorno spesso striminziti con la conseguenza che molti si sono disabituati a confessarsi e si giustificano affermando che «il mio Sacerdote non ha tempo!».
Ecco una tabella affissa alla bacheca di una chiesa. «In questa chiesa si confessa il giorno X dalle ore X - Y».
La Grazia dello Spirito Santo non si può adattare alla nostra burocrazia!
Ho visto pescatori sostare con lunga pazienza ore e ore con la lenza immersa nell'acqua in attesa di prendere all'amo qualche pesce.
Che i fedeli mi vedano «pescatore di anime», sempre «appostato» per catturare, con l'amo dell'amore, la preda, per vivificarla nelle onde della Grazia del Sacramento del perdono.
È vero che Dio può operare in tanti modi, ma è anche vero che ordinariamente Egli opera per mezzo mio.
Pensa alla Madonna, chiamata Rifugio dei peccatori.
Quanto Ella desidera e si angustia per il ritorno all'ovile delle pecorelle smarrite!
Ansia e angustia che la Madonna trasmise a Bernadetta, ai tre pastorelli di Fatima, per associarli a sé nella preghiera e nella offerta di penitenze per la conversione dei peccatori.
A Lourdes Bernadetta racconta che vide la Madonna molto triste per questo motivo e ne pianse. Ora la Madonna manda a te, Sacerdote, suo figlio prediletto, i figli smarriti, feriti, uccisi dal peccato.
Li affida al tuo cuore di padre e di pastore. Lavora, sacrificati, rinunzia e così riporterai alla Mamma i figli che sembravano destinati a sicura perdizione.
Quando arriverai in Paradiso, ti auguro di trovare gli angeli e i Santi in festa perché per merito tuo non un peccatore, ma tanti peccatori si sono convertiti e si sono fatte tante feste in cielo.

giovedì 16 gennaio 2020

IL SACERDOTE



IL SACERDOTE, L'UOMO DELLA PREGHIERA

«Maria, sua Madre, serbava tutte queste cose meditandole nel suo Cuore» (Le 2,51).
Queste parole indicano che il cuore e la mente di Maria erano sempre, abitualmente ed attualmente, immersi nella contemplazione dei misteri divini della salvezza.
La preghiera di Maria anticipava la linea insegnata da Gesù: «Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi» (Lc 18,1).
E Gesù faceva sempre così, ma è anche quello che Gesù vuol continuare a fare per mezzo del Sacerdote, nel quale è presente.
Perciò il Sacerdote è, per definizione, Uomo del Sacro e Uomo della Preghiera.
1 primi Sacerdoti, gli Apostoli, quando si resero conto che le troppe attività, pur buone e sante, li assorbivano a tal punto da impedire che «parlassero con Dio e parlassero di Dio» decisero di istituire i diaconi, motivando la loro scelta con questa affermazione: «Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola di Dio» (At 6,4).
11 Sacerdote è l'uomo che parla con Dio, ascolta Dio che gli parla e, così caricato, parla di Dio.
È l'intuizione di san Domenico che dà ai suoi frati, come programma «contemplata aliis tradere», cioè trasmettere agli altri le cose contemplate. Questo è possibile quando si ama.
Un esempio in senso opposto ce lo danno certi giovani. Essi sono stati per ore e ore nella discoteca, sacrificando volentieri anche il sonno.
È il loro mondo.
Quando escono dalla discoteca si sentono come pesci fuori dell'acqua. Che cosa fanno?
Eccoli con la cuffietta appiccicata all'orecchio e, camminando, lavorando, guidando la moto o l'auto, continuano a vivere nella dimensione della discoteca.
È il loro mondo guasto, vuoto, illusorio, inconsistente e rovinoso. Ecco quanto fa l'amore distorto e peccaminoso.
Qual è il mondo del Sacerdote? Mondo nel quale deve introdurre anche i fedeli perché vi rimangano?
«Conversatio nostra in caelis est», cioè la nostra patria è nei cieli, come ammonisce san Paolo parlando ai fedeli.
È il mondo reale, vero, eterno del soprannaturale, anche se invisibile.
«Le cose visibili sono di un momento. Le cose invisibili sono eterne», afferma lo stesso san Paolo. Questo è il mondo che realizza, completa, perfeziona e beatifica già sulla terra il cristiano, ma particolarmente il Sacerdote, anche in quanto uomo.
Perché l'uomo è fatto sulla misura di Dio e fuori di Dio è sempre e inevitabilmente inquieto, instabile, insoddisfatto.
Per questo l'uomo va alla ricerca di qualche cosa che possa sostituire Dio... collezionando delusioni e amarezze e, per non pensarci, cerca di stordirsi.
È satana che si affanna senza riposo a convincere l'uomo perché cerchi fuori di Dio o contro Dio quello che solo Dio può dare...
Ultimo ritrovato del maligno per offrire all'uomo il «suo paradiso»: la droga.
La Chiesa sa che solo il contatto amoroso e assiduo con Dio può premunirci dall'incantesimo prepotente ciel maligno.
Perciò chiede ai Sacerdoti di impegnarsi, sotto pena di colpa grave, a pregare il Breviario.
II Sacerdote diventa voce orante della Chiesa, voce di Gesù presente in lui.
II Sacerdote che non prega il Breviario priva la Chiesa di innumerevoli grazie.
Capita, non so in quale frequenza, che qualche Sacerdote in vacanza, faccia andare «in vacanza» anche il Breviario. Se ne va in India, in Olanda, in Danimarca o che so io... può mai far spazio al Breviario?
È un'esagerazione! Che cosa succede? Che talvolta «va pure in vacanza» il sacerdozio.
Perdonatemi, ma è un'esperienza amara, di cui sono testimone.
II Breviario è davvero un bagaglio ingombrante. Senza di esso si è più leggeri... anche sul piano morale.
Ma il Breviario è davvero breve, per poter realizzare l'esortazione di Gesù: «Bisogna pregare sempre senza stancarsi!».
Come farà il Sacerdote a vivere, come san Benedetto «ad superna semper intentus, qui numquam ab oratione cessabat», cioè era sempre immerso nella dimensione del cielo e mai usciva fuori dall'atmosfera della preghiera?
C'è un mezzo semplice, popolare, alla portata di tutti, dotti e indotti, piccoli e grandi, anime consacrate e semplici fedeli di ogni età e condizione.
È la Corona del Rosario.
Questa preghiera non può venire che da Maria. La Mamma è la prima Maestra della preghiera. Non usa formule dotte e complicate, ma parole adatte ai piccolini e agli anziani. È il linguaggio dell'amore.
La vediamo la Santa Corona del Rosario nelle mani della Madonna, sempre, a Lourdes come a Fatima.
La Santa Vergine ama unirsi alla nostra preghiera e desidera vivamente che anche noi ci uniamo alla sua preghiera.
Pensate a Bernardetta e ai fanciulli di Fatima: pregano il rosario con Maria e Maria prega con loro.
Con noi Maria glorifica la SS. Trinità. Con noi Maria prega il Padre col Padre Nostro.
E quando la salutiamo con 1'Ave, che cosa fa Maria?
Quello che ha fatto con l'Angelo Gabriele e quello che ha fatto con Elisabetta quando la salutavano: Maria si raccoglie nel suo nulla di creatura per elevare a Dio la lode e la benedizione.
Dio guarda ancora una volta l'umiltà di Maria e ancora una volta la ricolma di doni e di grazie che Lei distribuisce ai suoi figli.
Sacerdote di Dio, stringi sempre tra le mani il Rosario.
Ho visto a Lourdes una malata sulla carrozzella. Accanto a lei vi era una bombola di ossigeno collegata con i tubicini alle sue narici. Guai a staccare quei tubicini! È questione di vita o di morte per asfissia.
II Rosario è la «bombola di ossigeno» che tu porti sempre con te.
Ti fa contemplare con la mente e amare col cuore tutti i misteri della nostra salvezza.
Se consumi così la tua corona non correrai il rischio di essere tentato dal maligno a contemplare «altre bellezze» e a gustare «altri sapori».
Santa Bernardetta affermava:
L'umanità inconsciamente ha bisogno estremo di Sacerdoti. «I bambini invocano il pane e non vi è chi lo spezzi per sfamarli! La messe è molta, ma gli operai sono pochi!». Perciò l'umanità, o Sacerdote, stende le mani verso di te!
Che cosa potrai dare a questa umanità, al di fuori di Dio?
Se diventi uomo di orazione presto sentirai il tuo cuore straripare d'amore per Dio e per il prossimo.
Anche se non hai doti organizzative, se sei povero di scienza umana, se gli acciacchi ti bloccano in tante attività... ti basta essere ricco di Dio perché uomo di Preghiera e arricchirai anche gli altri.
Dirai con san Pietro al paralitico del tempio: «Non ho né oro, né argento. Ti do quello che ho! Ti dono Gesù!».
Attingerai dal tuo cuore stracolmo di Dio e sarai luce e salvezza del mondo.
Vuoi sapere dove arriva la tua preghiera? Sei Sacerdote!
Sei mediatore!
Non puoi dubitare che la tua preghiera sia la preghiera di Gesù in te.
Perciò essa arriva infallibilmente al Cuore del Padre, trasformandosi in pioggia benefica di grazie e di benedizioni.
Col Rosario puoi pregare dovunque.
Pensa un momento: le nostre strade e le nostre piazze sono inquinate al sommo grado di bestemmie, di scandali, di offese a Dio e agli uomini.
Occorre una bonifica ambientale.
Se tu sul tuo cammino semini tante Ave Maria, quei semi diventeranno frutti di bene. Con la preghiera tu puoi arrivare dove fisicamente non ti è consentito.
Si dice che gli scienziati abbiano inventato un raggio invisibile di morte. Esso parte da molto lontano e non teme ostacoli.
Tu con la preghiera emetti non un raggio ma una sorgente di raggi di vita che raggiungono i cuori induriti e sepolti nel peccato e li risuscita.
Tu talvolta ti senti impotente - e da solo lo sei - di fronte agli assalti di un nemico che per essere di natura angelica è più forte di te.
Ti senti impotente da solo a vincere le tentazioni personali e ad impedire la devastazione delle anime.
Gesù nella parabola della zizzania afferma: «Questo lo ha fatto il nemico!».
Ti sembra che le valanghe delle schiere nemiche ormai dilaghino nel mondo distruggendo e annientando ogni forma di vita non solo soprannaturale (vedi aborto... pulizia etnica... barbarie).
Qui ci vuole un'arma segreta e vincente. C’é l'Ave Maria.
Perché?
Perché 1'Ave Maria ricorda a satana la sua condanna e la sua sconfitta.
Gli ricorda l'Immacolata: Piena di grazia... Gli ricorda che egli ha perduto il dominio delle anime: il Signore è con te.
Gli ricorda che è stata abolita l'antica condanna: sia maledetta la terra.
Gli ricorda la nuova Eva che è benedetta e con Lei è benedetto il frutto del suo Seno: Gesù è il suo Corpo Mistico.
«Tu dici Ave Maria... Santa Maria. Se la prece sul labbro non si arresta, egli atterrito se ne scappa via 1'Ave Maria gli stritola la testa».

domenica 22 dicembre 2019

IL SACERDOTE



MARIA SS.MA NELLA SANTA MESSA COL SACERDOTE

L'unione familiare - filiale e materna - di Maria col Sacerdote e del Sacerdote con Maria, si nutre e si rinsalda con la celebrazione eucaristica.
La presenza di Maria nella celebrazione eucaristica è un dato di fatto teologico. Ma anche in ogni azione liturgica è presente Maria.
La Santa Messa rende realmente presente, anche se nel mistero, il Sacrificio del Signore. Si fa memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù.
In questo mistero è inserita Maria che è presente come lo era sul Calvario nel dolore, come partecipò e partecipa alla gloria della resurrezione.
La Santa Messa rende presente nel mistero ma realmente Gesù in diversi modi:
1) È Gesù Maestro che ci parla.
2) È Gesù che s'immola anche col suo corpo mistico.
3) È Gesù che si dona come alimento.
4) È Gesù che si fa presente nel mondo attraverso chi lo riceve.
È Gesù Maestro che ci parla.
Maria, ancella della Parola, sostiene il Sacerdote perché accolga la parola come Lei l'accolse per incarnarla in sé e donarla ai fedeli.
II Vangelo ci dice che Maria era attenta alla Parola del Figlio e la custodiva nel cuore. Sant'Agostino riflette che Maria, prima di concepire Gesù nel seno, lo aveva già concepito e incarnato nella vita.
1 fedeli devono vedere la Parola vissuta e incarnata nel Sacerdote in modo da poter testimoniare come san Pietro a Gesù: «Tu hai parole di vita eterna».
La voce del Sacerdote dev'essere come quella di Maria: risonanza di Cielo, chiave che apre la porta dei cuori alla venuta dello Spirito Santo, cantico di gioia.
È quello che troviamo nel mistero della visita a sant'Elisabetta. Appena risuonò la voce del saluto di Maria, Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, Giovanni non ancora nato esulta di gioia e la mente si apre alla comprensione dei divini misteri: la santità di Maria, la Missione del Figlio, chiamato «mio Salvatore», in aramaico Gesù.
L'efficacia della parole di Maria!
L'efficacia della parola del Sacerdote! Specialmente nello svolgimento dei sacri misteri sacramentali!
II Signore sia con voi!... La pace sia con voi!... Vi benedica Dio!...
La parole del Sacerdote, parola di Gesù, è sempre efficace e produce ciò che significa.
Non esca mai dalla bocca del Sacerdote nessuna parola meno che edificante, come ammonisce san Paolo nella lettera agli Efesini 4,29 e 5,3-4.
Le labbra del Sacerdote sono uno scrigno che custodisce un tesoro: la Divina Sapienza!
II Sacerdote deve prendere coscienza del suo Essere Gesù, della sua divina potestà, delle ricchezze divine che lo arricchiscono permanentemente e con Maria e come Maria deve esclamare stupefatto ed entusiasta: ha fatto in me cose grandi colui che è Potente!
Gesù s'immola anche col suo Corpo Mistico. Sul Calvario ai piedi della Croce, crocifissa col Figlio, vi era la Madre.
Nel mistero, ma veramente e realmente, - anche se i sensi nulla percepiscono - lo stesso sacrificio si fa presente all'altare. A Cristo immolato è unita Maria immolata. Vi sono l'Agnello e 1'Agnella, come afferma un Padre.
La spada del dolore, preannunziata dal profeta Simeone, le penetra l'anima, e la strazia e continua a tormentarla anche dopo che Gesù muore.
L'opera di Maria a questo punto è di unire a sé il Sacerdote celebrante - ma anche i fedeli - perché accetti di vivere fino in fondo l'essere Ostia con Gesù Ostia.
II Sacerdote dice: «Prendete e mangiatene tutti. Questo e il mio corpo che e dato per voi!».
Non è forse coinvolto anche il Sacerdote in questa offerta sacrificale?
La natura freme, lo sollecita a sfuggire al dolore, a non accettare il calice amaro e a dire, come Gesù: «Padre, passi da me questo calice!». La Madonna interviene. Stringe al cuore il suo figlio Sacerdote e lo anima e incoraggia a continuare la preghiera di Gesù fatta a metà: «Però non si faccia la mia, ma la tua volontà».
Cosi, con l'aiuto di Maria, il Sacerdote non solo si unisce a Gesù Sacerdote, ma anche a Gesù vittima.
I tre crocifissi della Messa: Gesù, Maria, il Sacerdote! Così si realizza la salvezza del mondo.
Gesù si dona come alimento.
Quel cibo è il «frutto del seno di Maria!». Vedete il frutto, ma non trascurate l'albero.
La carne e il sangue di Gesù, nostro alimento, sono sgorgati dalla sorgente che è la carne e il sangue di Maria. Hanno lo stesso sapore.
La Madonna ci aiuta non solo a nutrirci di Gesù, ma anche a farne vita della nostra vita perché veniamo assimilati e trasformati in Cristo: cristificati.
È l'ansia di san Paolo - ma molto più di Maria - espressa con le parole: «Sento le doglie del parto finché non sia formato Cristo in voi».
È vero che è lo Spirito Santo che forma Cristo in noi: ma Egli ha scelto di formarlo per mezzo di Maria. Quando lo Spirito Santo ha voluto santificare Giovanni nel seno materno, lo ha fatto per mezzo di Maria. Così Maria rimane per sempre la Collaboratrice dello Spirito Santo nel formare Cristo nelle anime.
È nel Cuore Immacolato di Maria che avviene la trasformazione del Sacerdote in perfetta immagine di Gesù sul piano spirituale.
Cristo, ricchezza infinita di grazia e di santità, ricevuto bene nella Santa Comunione, ci comunica ogni bene soprannaturale, ci santifica, ci unifica e alimenta la Comunione ecclesiale.
Gesù si dona al mondo attraverso chi lo riceve.
La Comunione fatta bene mi assimila a Gesù, cosicché per mezzo mio, che vivo nel mondo, Gesù penetra nel mondo per illuminarlo, purificarlo, elevarlo, salvarlo.
Maria vede che il mondo cammina nella via della perdizione e vuole salvarlo e sa che la salvezza sta principalmente nelle mani del Sacerdote.
Gli Atti ci presentano il quadretto della Chiesa quando si accingeva all'opera della salvezza del mondo. La Chiesa era tutta riunita «con Maria, la Madre di Gesù».
Ancora oggi la Chiesa sente l'urgenza della nuova Evangelizzazione del mondo. Ancora oggi Maria ci precede e ci accompagna e ci anima perché vuole tutti salvi.
A Lourdes Bernardetta, ha visto la Madonna tanto triste che lei ne ha pianto.
Perché?
Lo stesso vale per le apparizioni di Fatima: Maria è triste perché vede i figli andare in perdizione. Vede il mondo coalizzato contro i valori sacri del Vangelo, vede il mondo offrire le sue mortali lusinghe anche ai sacerdoti, vede satana che cerca di togliere al Sacerdote ogni segno interno ed esterno di sacralità perché diventi in qualche modo un gaudente assimilato al mondo...
Allora Maria interviene. Come Mamma veglia, protegge, sostiene, incoraggia e salva il Sacerdote arricchendolo della potenza dello Spirito Santo attraverso la intima unione con Gesù Eucaristia.
In tal modo satana viene sbaragliato e ne viene annientata la tracotanza.
Maria con Gesù dice ai figli suoi sacerdoti: «Figli miei, siate uniti in me. Così anche voi con Gesù innalzato in Croce e per virtù di Gesù potete dire: " Io ho vinto il mondo!"».