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domenica 15 dicembre 2024

Il discepolo di Gesù deve essere superiore agli altri nella scienza e nella sapienza perché lui attinge ogni scienza e ogni sapienza nel suo Dio.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


6dicendo: «Baltassàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun mistero ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione. 

Nabucodònosor si rivolge a Daniele, chiamandolo principe dei maghi, ma non attribuisce alla sua scienza la capacità di interpretare i sogni.   

Dicendo: «Baltassàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun mistero ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione. Daniele non è capace da se stesso. 

Daniele è capace perché lo spirito degli dèi santi è in lui. Lo spirito di Dio è Dio stesso. Dio è in Daniele e per questo conosce ogni cosa. 

Essendo Dio in lui, nessun mistero è difficile per lui, perché nessun mistero è difficile per il Dio che è in lui. È questa professione di vera fede. 

Il re fa la differenza tra Daniele e ogni altro uomo sulla terra, non sul fondamento di scienza immanente, ma su un principio di scienza trascendente. 

In altre parole, Daniele non è più sapiente degli altri, perché la scuola da lui frequentata era più valida e più specializzata nelle cose occulte e misteriose. 

Se così fosse, la differenza sarebbe solo di scienza immanente. Lui è più degli altri, perché la sua scienza si fonda su un altissimo principio di trascendenza. 

Per questo motivo il re a lui si rivolge. Nabucodònosor è certo che Daniele saprà spiegare il suo sogno. Dio manda il sogno e Dio per lui lo spiega. 

Questa verità la troviamo affermata in Cristo Gesù. Lui non parla per scienza immanente, per frequentazioni di scuole alte, di chiara fama. 

Lui parla per scienza trascendente. Tutto quello che Lui dice e insegna viene dal Padre suo. La sua dottrina è dottrina non sua, perché dottrina del Padre. 


Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. 

Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. I suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e va’ nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!». Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. Gesù allora disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo invece è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di esso io attesto che le sue opere sono cattive. Salite voi alla festa; io non salgo a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto». Dopo aver detto queste cose, restò nella Galilea.  

Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: «Dov’è quel tale?». E la folla, sottovoce, faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: «È buono!». Altri invece dicevano: «No, inganna la gente!». Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei. 

Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». Rispose la folla: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?». Disse loro Gesù: «Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. 

Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!». 

Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».  

Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?». 

I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di lui. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?». 

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. 

All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.  

Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua (Gv 7,1-53).  


Ogni uomo di Dio è obbligato a non fondare la sua scienza su un principio di pura immanenza. La sua scienza sempre deve essere dalla trascendenza. 

Se la sua scienza viene dall’immanenza, la sua superiorità sulle altre scienze è umana, non divina. La superiorità umana non serve. A nulla giova. 

Il discepolo di Gesù deve essere superiore agli altri nella scienza e nella sapienza perché lui attinge ogni scienza e ogni sapienza nel suo Dio.  

Questa differenza va fatta da ogni uomo. Se la fa Nabucodònosor con Daniele ogni uomo dovrebbe farla con ogni discepolo di Gesù Signore.  

Se questa differenza non è fatta – tra scienza immanente e scienza e sapienza trascendente – è segno che il discepolo di Gesù ne è privo. 

Nabucodònosor con Daniele opera questa duplice distinzione: Dio e dèi, Dio superiore ad ogni altro Dio, scienza immanente e scienza trascendente. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 17 ottobre 2024

Tra il pensiero di Dio e i pensieri degli uomini vi è una linea invalicabile. L’uomo dovrebbe passare dal finito all’infinito e questo è impossibile.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


Nabucodònosor racconta il suo sogno 


Nabucodònosor, ero tranquillo nella mia casa e felice nel mio palazzo, 

Questa introduzione presenta Nabucodònosor felice e sereno nel suo palazzo. La sua mente è libera da ogni turbamento e i suoi pensieri non sono agitati. 

Io, Nabucodònosor, ero tranquillo nella mia casa e felice nel mio palazzo… Questa introduzione serve per dirci che il sogno non è frutto di turbamenti. 

Quanto avviene durante la notte non è causato da pensieri inquietanti. Il sogno viene dall’Onnipotente ed è giusto che lui si preoccupi. 

Il Siracide insegna che ai sogni non si deve prestare alcuna attenzione, a meno che non vengano da Dio, allora ci si deve occupare e preoccupare. 

Speranze vane e fallaci sono quelle dello stolto, e i sogni danno le ali a chi è privo di senno. Come uno che afferra le ombre e insegue il vento, così è per chi si appoggia sui sogni. Una cosa di fronte all’altra: tale è la visione dei sogni,  di fronte a un volto l’immagine di un volto. Dall’impuro che cosa potrà uscire di puro? E dal falso che cosa potrà uscire di vero? Oracoli, presagi e sogni sono cose fatue, come vaneggia la mente di una donna che ha le doglie. Se non sono una visione inviata dall’Altissimo, non permettere che se ne occupi la tua mente. I sogni hanno indotto molti in errore, e andarono in rovina quelli che vi avevano sperato. La legge deve compiersi senza inganno, e la sapienza è perfetta sulla bocca di chi è fedele (Sir 34,1-8).  

È l’introduzione sullo stato della mente e del cuore di Nabucodònosor che ci rivela che il sogno viene da Dio. La Scrittura è sempre perfetta in ogni cosa. 

2quando ebbi un sogno che mi spaventò. Mentre ero nel mio letto, le immaginazioni e le visioni della mia mente mi turbarono. 

Nabucodònosor ha un sogno che lo spaventa. Lui è nel suo letto e viene turbato da immaginazioni e visioni della sua mente. Di certo sono immagini forti.  

Quando ebbi un sogno che mi spaventò. Mentre ero nel mio letto, le immaginazioni e le visioni della mia mente mi turbarono. 

Mentre è nel suo letto viene visitato da immaginazioni e visioni. Lui dorme, ma è come se fosse sveglio. Le immagini scorrono dinanzi al suo spirito. 

3Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno. 

Nel primo sogno, quello della statua, il re non ricordava ciò che aveva sognato, e chiedeva la narrazione del sogno ed anche la spiegazione. 

Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno. 

Ora invece fa un decreto nel quale si ordina che tutti i saggi vengano condotti dinanzi a lui al fine di fargli conoscere la spiegazione del sogno. 

Questa volta il lavoro dei saggi è molto più semplice. Essi conoscono il sogno e possono offrire al re la spiegazione di quanto lui ha visto nel suo spirito.  

4Allora vennero i maghi, gli indovini, i Caldei e gli astrologi, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione. 

Nonostante il re abbia loro esposto il sogno, raccontandolo in ogni suo particolare, né maghi, né indovini, né astrologi sanno offrire una spiegazione. 

Allora vennero i maghi, gli indovini, i Caldei e gli astrologi, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione. 

Neanche i Caldei che erano esperti conoscitori delle scienze occulte e misteriose, sono riusciti ad offrire al re una spiegazione.  

Dinanzi ai sogni mandati da Dio, tutta la terra tace, fa silenzio. Solo Dio può spiegare all’uomo i sogni che lui manda. L’uomo non conosce le cose di Dio. 

Tra il pensiero di Dio e i pensieri degli uomini vi è una linea invalicabile. L’uomo dovrebbe passare dal finito all’infinito e questo è impossibile. 

5 Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltassàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno 

Dove maghi, indovini, Caldei, astrologi falliscono, lì comincia Daniele, il cui nome per il re era Baltassàr. Daniele non fa parte della schiera degli idolatri.  

Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltassàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno. 

Il re confessa che Daniele, o Baltassàr, è un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi. Dèi santi è uno solo. È solo il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe. 

Solo il Dio di Daniele è il vero Dio. Lo attestano maghi, indovini, Caldei, astrologi, tutti adoratori di dèi falsi. Essi non conoscono i segreti di Dio. 

Non li conoscono perché non sono frutto di mente umana. Come può una mente umana interpretare ciò che viene da mente divina ed eterna? 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

martedì 3 settembre 2024

Chi vuole essere un operatore di fede ora sa cosa fare: deve prestare la più pura obbedienza alla Parola di Cristo, di Dio. Il Vangelo deve divenire vita.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: «Abbondi la vostra pace! 

Ora il re si rivolge a tutti i sudditi del suo regno. Esso è fatto di molti popoli, molte nazioni, molte lingue. Tutto il medio oriente allora da lui governato.  

Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: «Abbondi la vostra pace! 

Per tutti i popoli, nazioni e lingue esprime un desiderio: che la pace di tutti abbondi. Nulla è più utile della pace. Nella pace vi è vita. La guerra è morte.  

99Mi è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me. 

Il re scrive a tutti i popoli perché vuole che essi sappiamo cosa il Dio altissimo ha fatto per lui. Prima gli ha rivelato il sogno e ne ha dato interpretazione.  

Mi è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me. Non ha permesso che per suo ordine morissero degli innocenti. 

Lui ha decretato che fossero gettati nella fornace ardente i tre giovani. Il Dio altissimo ha liberato la sua coscienza da questo ingiusto delitto. 

Un re può infliggere una condanna a morte, ma sempre per giustissima causa, mai per ingiusta causa o per motivi infondati. Ogni pena deve essere meritata. 

Una pena non meritata, rende colpevoli in eterno dinanzi al Dio vivo e vero e ognuno dovrà rendere conto al momento del giudizio. 

Nabucodònosor vuole attestare ad ogni suo suddito che il Dio altissimo a lui non ha fatto nulla di male, anzi gli ha fatto grandissimi beni.  

100Quanto sono grandi i suoi prodigi e quanto potenti le sue meraviglie! Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio di generazione in generazione». 

La confessione del re esprime la più pura fede del popolo del Signore. È messa però sulla bocca di un re pagano, del re distruttore di Gerusalemme.  

Quanto sono grandi i suoi prodigi e quanto potenti le sue meraviglie! Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio di generazione in generazione». 

Il Dio del cielo fa grandi prodigi e potenti meraviglie. Nessun Dio sulla terra e nei cieli è capace di fare cose come Lui. Lui è sopra ogni altro dio.  

Il suo regno è eterno.  Il suo dominio è di generazione in generazione. È un regno che non passa da un dio ad un altro. Rimane stabile per sempre. 

Questa fede perfetta è il frutto dell’obbedienza di un uomo che non ha voluto ascoltare il decreto del re, preferendo la morte all’idolatria. 

Ora è giusto che ci chiediamo: al di là della verità storica degli eventi, vi è una verità teologica che deve essere sempre trasformata in purissima verità storica. 

L’insegnamento dello Spirito Santo è chiaro, evidente: chi vuole che attorno a sé sorga la vera fede nel Dio Altissimo, deve rimanere saldo nella sua fede. 

Ogni fedele in Dio rimane stabile se mai passa dalla Parola del suo Dio alla Parola degli uomini. Se mai scivola dalla vera fede nell’idolatria. 

È evidente che l’idolatria può chiedere anche il martirio al fedele in Dio. Il fedele in Dio, per amore del suo Dio, deve consegnare il suo corpo alla morte. 

Sadrac e i suoi compagni non adorano la statua. Rimangono fedeli. Il re li fa gettare nella prigione. Dio viene, li libera, li salva. 

Qual è il frutto di questa obbedienza? La nascita della professione della verità di Dio nel cuore di Nabucodònosor. Il Dio di Sadrac è diverso da tutti gli dèi. 

Il Dio di Sadrac è il solo che opera cose portentose, è il Dio dal regno eterno, è anche il Dio il cui dominio rimane di generazione in generazione.  

Tutti i regni passano, tutti i re muoiono, tutti gli dèi scompaiono, tutte le filosofie sfioriscono, tutte le teologie perdono il vigore, Dio rimane in eterno. 

Questa confessione di purissima fede nel Dio dei  Padri è il frutto di una obbedienza fino alla morte. La fede nasce dall’obbedienza alla fede. 

Non vi sono altre vie. La predicazione rivela Dio, la fede in Dio nasce dall’obbedienza a Dio, così come la fede in Cristo nasce dall’obbedienza a Lui.  

Chi vuole essere un operatore di fede ora sa cosa fare: deve prestare la più pura obbedienza alla Parola di Cristo, di Dio. Il Vangelo deve divenire vita. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

venerdì 9 agosto 2024

La vera fede trasformata in pura obbedienza, anche con l’esposizione della propria vita alla morte, sempre produce ottimi frutti per la terra e per il cielo.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


95Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio. 

Ora Nabucodònosor benedice il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego. Il loro Dio ha mandato il suo Angelo per liberare dalle fiamme i suoi adoratori.  

Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio. 

Il re riconosce anche il motivo per cui il Signore li ha liberati. Perché per obbedire a Lui hanno trasgredito l’ordine del re esponendosi alla morte. 

Essi hanno confidato in Dio. Non hanno voluto adorare alcun altro dio. Si sono consegnati alla morte. Si sono lasciati gettare nella fornace per fede. 

Dio ha premiato la loro obbedienza, la loro fiducia in Lui, pur sapendo che Sadrac e i suoi compagni erano anche pronti a morire per Lui. 

Quella del re è testimonianza perfetta. Nulla manca. Si dice in essa chi libera, per mezzo di chi libera, per quale motivo libera.  

96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, sia fatto a pezzi e la sua casa sia ridotta a letamaio, poiché non c’è nessun altro dio che possa liberare allo stesso modo». 

Ora il re emana un decreto. Ordina a tutti i sudditi del suo regno, di ogni popolo, nazione, lingua, che nessuna offesa sia proferita contro il Dio del cielo. 

Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, sia fatto a pezzi e la sua casa sia ridotta a letamaio, poiché non c’è nessun altro dio che possa liberare allo stesso modo». 

Al decreto viene aggiunta anche la pena per quanti non avrebbero obbedito alla sua decisione. È una pena severissima per il trasgressore e la sua casa. 

Il trasgressore sarebbe stato fatto a pezzi e la sua casa ridotta ad un letamaio. Viene anche rivelato il motivo di un così severo decreto. 

Non c’è nessun dio che possa liberare allo stesso modo. Nessun dio è capace di salvare dalle fiamme i suoi adoratori. Solo il Dio del cielo è capace. 

Nabucodònosor riconosce che il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego è il Dio sopra tutti gli dèi. È il Dio che nessuno potrà eguagliare.  

Nessun Dio è come Lui. Le sue opere lo attestano. Quanto Lui ha fatto rivela la sua vera grandezza. Il re non abolisce l’idolatria, vi aggiunge un altro Dio. 

Il Dio che Lui aggiunge, decretando che nessuna offesa sia a Lui fatta, è però riconosciuto sopra ogni altro dio. Questa verità è essenziale.

Non si tratta di aggiungere un altro Dio uguale a tutti gli altri dèi, ma di un Dio che è sopra ogni altro Dio. Questa è la verità della confessione del re. 

97Da allora il re diede autorità a Sadrac, Mesac e Abdènego nella provincia di Babilonia. 

Ora il re è come se volesse premiare i tre giovani, ma anche trarre dalla sua parte il loro Dio. Avere un Dio potente dalla sua parte è sempre cosa ottima. 

Da allora il re diede autorità a Sadrac, Mesac e Abdènego nella provincia di Babilonia. Viene data ai tre giovani autorità nella provincia di Babilonia.  

Dalla condanna a morte, non solo nasce la retta fede – anche se non perfetta – nel Dio del cielo, ma anche i giovani ne traggono un beneficio. 

La vera fede trasformata in pura obbedienza, anche con l’esposizione della propria vita alla morte, sempre produce ottimi frutti per la terra e per il cielo. 

È verità: la fede negli altri nasce dalla nostra fede trasformata in purissima obbedienza a Dio. Senza la nostra obbedienza, la nostra fede è sterile. 

Nessun frutto viene dalla fede quando rimane fede solamente creduta con la mente, ma non vissuta con il corpo. Il corpo va consegnato all’obbedienza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 21 luglio 2024

Il Signore, conservando in vita i tre giovani nella fornace, ha attestato al re che è Lui il Signore del cielo e della terra, del fuoco e di tutta la creazione.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. 

Il Signore, conservando in vita i tre giovani nella fornace, ha attestato al re che è Lui il Signore del cielo e della terra, del fuoco e di tutta la creazione. 

Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. 

Tra quanto viene riferito nel versetto e quanto detto precedentemente non vi è alcuna relazione di continuità. Ignoriamo perché il re rimane stupito. 

Non sappiamo dove il re si trovi in questo istante. Non sappiamo se fosse coricato nel letto o fosse seduto sul suo trono.  

Sappiamo però che è rimasto stupito da quanto ha visto. Questo stupore lo spinge a chiedere per avere risposte certe. 

È certo che nella fornace sono stati gettati tre giovani. È certo che le fiamme raggiungevano in altezza fuori della fornace i venticinque metri.  

Questa verità è testimoniata dai servi di Nabucodònosor. Certezza storica e certezza della visione non coincidono. Il re vede altro nella fornace. 

92Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». 

Non solo Nabucodònosor vede quattro uomini sciolti che camminano in mezzo al cuoco, il quarto ha l’aspetto di un figlio di dèi. Ce n’è uno in più.  

Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». I giovani non solo non sono morti. Sono anche liberi. 

Assieme a loro il re vede l’Angelo mandato dal Signore perché tenesse lontano dai tre giovani le fiamme perché nessun male fosse loro arrecato. 

Prima verità. Nabucodònosor constata che le fiamme non hanno arrecato alcun danno. Vede anche che nella fornace vi è una persona speciale. 

Questa persona non appartiene al mondo di quaggiù, al mondo visibile. Appartiene al mondo degli dèi, anzi lui stesso è un figlio di dèi. 

Seconda verità. Il re deve ora confessare che le parole dette da Sadrac sul suo Dio sono vere. Il Dio di Sadrac può liberare dalla mano del re. 

93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace di fuoco ardente e prese a dire: «Sadrac, Mesac, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadrac, Mesac e Abdènego uscirono dal fuoco. 

Ora Nabucodònosor dona l’ordine ai tre giovani di uscire fuori. Vengono chiamati servi del Dio altissimo. I tre giovani escono dal fuoco. 

Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace di fuoco ardente e prese a dire: «Sadrac, Mesac, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadrac, Mesac e Abdènego uscirono dal fuoco. 

Importante in questo versetto è la confessione fatta dal re: si rivolge ai tre giovani chiamandoli servi del Dio Altissimo.  

Egli riconosce che il Dio Altissimo è vero Dio. Non è una invenzione dei tre giovani. Se fosse una invenzione, essi sarebbero stati ridotti in cenere. 

Volendo fare un paragone, sembra di trovarci dinanzi alla tomba di Lazzaro, quando Gesù grida: “Lazzaro, vieni fuori!”. Si esce dalla fornace con facilità. 

Il re dona l’ordine ed essi vengono fuori. Il testo non si preoccupa delle modalità. Il racconto è finalizzato alla confessione di Nabucodònosor. 

Il re si trova dinanzi a dei servi del Dio altissimo, il solo che ha la potenza di impedire al fuoco di non essere fuoco e alle fiamme di non essere fiamme.  

Il re deve confessare che la sua “onnipotenza” può valere sugli uomini, ma non sul Dio Altissimo. Oggi lui deve confessare la sua sconfitta. 

94Quindi i sàtrapi, i governatori, i prefetti e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere, che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l’odore del fuoco era penetrato in essi. 

Tutti i funzionari del regno devono confessare la stessa verità storica. Il fuoco con i tre giovani non è stato fuoco, le fiamme non sono state fiamme. 

Quindi i sàtrapi, i governatori, i prefetti e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere, che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l’odore del fuoco era penetrato in essi. Essi attestano e parlano come se mai i giovani fossero stati tra le fiamme. 

Il fuoco sui tre giovani non aveva avuto alcun potere. Neppure un capello del capo era stato bruciato. I mantelli non erano stati toccati. Niente di niente. 

Cosa ancora più sorprendente per i funzionari del re è la constatazione che neanche l’odore del fumo è penetrato in essi. Il fuoco non era fuoco. 

È come se i tre giovanni fossero stati altrove. Nessun segno del fuoco e delle fiamme era sui loro corpi o sui loro vestiti. Niente di niente. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 20 giugno 2024

Benedite, sorgenti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Senza le sorgenti, la vita sarebbe in grande sofferenza. Esse le danno ogni vigore.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


77Benedite, sorgenti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, sorgenti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Senza le sorgenti, la vita sarebbe in grande sofferenza. Esse le danno ogni vigore. 

78Benedite, mari e fiumi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, mari e fiumi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Vi è qualcosa di più essenziale per la vita sulla terra dei mari e dei fiumi?  

Cosa vi è di più necessario, perché sorgente di ogni vita, per un popolo che vive in una terra la cui acqua viene solo dal cielo?  

I Salmi sempre inneggiano all’acqua che come vero fiume di vita si riversa sulla terra. L’acqua è potente benedizione del Signore.  

Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion, a te si sciolgono i voti. A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale. Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri delitti. Beato chi hai 

scelto perché ti stia vicino: abiterà nei tuoi atri. Ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sacre del tuo tempio. 

Con i prodigi della tua giustizia, tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza, fiducia degli estremi confini della terra e dei mari più lontani. Tu rendi saldi i monti con la tua forza, cinto di potenza. 

Tu plachi il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti, il tumulto dei popoli. Gli abitanti degli estremi confini sono presi da timore davanti ai tuoi segni: tu fai gridare di gioia  le soglie dell’oriente e dell’occidente. 

Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia! (Sal 65 (64) 1-14).  

Il Signore regna, si riveste di maestà: si riveste il Signore, si cinge di forza. È stabile il mondo, non potrà vacillare. Stabile è il tuo trono da sempre, dall’eternità tu sei. Alzarono i fiumi, Signore, alzarono i fiumi la loro voce, alzarono i fiumi il loro fragore. Più del fragore di acque impetuose, più potente dei flutti del mare, potente nell’alto è il Signore. Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti! La santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore (Sal 93 (92) 1-5).  

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne davanti al Signore che viene a giudicare la terra: giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine (Sal 98 (97) 1-9).  

Nel Giardino dell’Eden vi erano ben quattro fiumi che l’attraversavano. Essi sono simbolo della pienezza della vita che fioriva in esso.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

lunedì 6 maggio 2024

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Sono riserve di acqua per i momenti di arsura e di siccità.  

71Benedite, notti e giorni, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, notti e giorni, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Nella notte tutto riposa. Nel giorno l’uomo riprende il suo lavoro.  

Nulla è più utile alla vita dell’uomo della notte vissuta nel riposo. Il riposo dona ogni forza ed energia per riprendere il duro lavoro di ogni giorno. 

È un grande danno alla vita aver trasformato la notte in giorno e il giorno in notte. Questo disordine priva il corpo di ogni energia vitale.  

72Benedite, luce e tenebre, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, luce e tenebre, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Le tenebre indicano il momento del riposo. La luce il momento del lavoro. 

Tutto ciò che il Signore ha fatto, lo ha pensato a beneficio della vita dell’uomo. 

Anche se l’uomo non conosce i benefici, la creazione è tutta per il suo bene. 

La creazione va però rispettata nella sua essenza o verità di origine che è solo da Dio, mai dall’uomo. Oggi l’uomo vuole dare verità diversa ad ogni cosa. 

Può anche assumere questo potere. Ma è potere di distruzione, mai di edificazione, costruzione. È potere per la morte, mai per la vita.  

73Benedite, folgori e nubi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, folgori e nubi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Apparentemente sono senza valore di vita. Essi però lo sono.  

74Benedica la terra il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli. 

Benedica la terra il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli. La terra è la casa dell’uomo. Se l’uomo distrugge la terra, distrugge la sua casa. 

È verità. L’uomo conserverà in vita la sua casa materiale solo se rispetterà con piena obbedienza la sua casa spirituale che è la volontà di Dio.  

75Benedite, monti e colline, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, monti e colline, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Dai monti e dalle colline viene l’acqua che porta vita in ogni luogo arido e secco.  

76Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed 

esaltatelo nei secoli. Ogni pianta serve per la vita di uomini e animali. 

Se non ci fossero le piante, nessuna vita potrebbe esistere sulla terra. Il cielo è per la vita. I monti per la vita. Le erbe e le piante per la vita. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

lunedì 15 aprile 2024

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


58Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Gli Angeli sono puri spiriti. Sono ministri del Signore.  

59Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. I cieli sono la casa del Signore. Anche essi devono riconoscere e lodare il loro Creatore.  

60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Le acque sopra i cieli dal Signore sono trasformate in pioggia.  

61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Le potenze sono esseri spirituali attraverso i quali il Signore opera ed agisce. 

62Benedite, sole e luna, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, sole e luna, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Sono le sue più grandi meraviglie visibili poste da Dio nel suo cielo.  

63Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Le stelle sono anch’essere opere meravigliose di Dio, ma collocate assai lontano. 

64Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Pioggia e rugiada danno fertilità alla terra. Senza di esse la terra sarebbe un deserto.  

65Benedite, o venti tutti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, o venti tutti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Anche i venti sono una forza di vita per tutta la terra. Senza di essi non vi sarebbe pioggia. 

66Benedite, fuoco e calore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, fuoco e calore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Senza fuoco e calore non vi sarebbe progresso. Niente si potrebbe trasformare.  

67Benedite, freddo e caldo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, freddo e caldo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Freddo e caldo creano le stagioni. La terra vive e produce, si riposa e si riprende. 

68Benedite, rugiada e brina, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, rugiada e brina, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Rugiada e brina sono vita per ogni pianta della terra. Creano umidità che rinvigorisce.  

69Benedite, gelo e freddo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

Benedite, gelo e freddo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Gelo e freddo purificano la terra. Danno qualità alla vita. La mantengono nella bontà. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 17 marzo 2024

La vita dell’uomo è anche dalla vita rispettata della creazione. Se l’uomo non rispetta la vita della creazione all’istante è la sua vita che non viene rispettata.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


La vita dell’uomo è anche dalla vita rispettata della creazione. Se l’uomo non rispetta la vita della creazione all’istante è la sua vita che non viene rispettata. 

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: 

«Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante? Cingiti i fianchi come un prode: io t’interrogherò e tu mi istruirai! Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la corda per misurare? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio? 

Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?  

Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi, ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo e si tinga come un vestito, e sia negata ai malvagi la loro luce e sia spezzato il braccio che si alza a colpire? 

Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato? Ti sono state svelate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa? Hai tu considerato quanto si estende la terra? Dillo, se sai tutto questo! 

Qual è la strada dove abita la luce e dove dimorano le tenebre, perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini e sappia insegnare loro la via di casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! 

Sei mai giunto fino ai depositi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, che io riserbo per l’ora della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia? 

Per quali vie si diffonde la luce, da dove il vento d’oriente invade la terra? 

Chi ha scavato canali agli acquazzoni e una via al lampo tonante, per far piovere anche sopra una terra spopolata, su un deserto dove non abita nessuno, per dissetare regioni desolate e squallide e far sbocciare germogli verdeggianti? 

Ha forse un padre la pioggia? O chi fa nascere le gocce della rugiada? Dal qual grembo esce il ghiaccio e la brina del cielo chi la genera, quando come pietra le acque si induriscono e la faccia dell’abisso si raggela? 

Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi o sciogliere i vincoli di Orione? Puoi tu far spuntare a suo tempo le costellazioni o guidare l’Orsa insieme con i suoi figli? 

Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? Puoi tu alzare la voce fino alle nubi per farti inondare da una massa d’acqua? Scagli tu i fulmini ed essi partono dicendoti: “Eccoci!”?  

Chi mai ha elargito all’ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza? 

Chi mai è in grado di contare con esattezza le nubi e chi può riversare gli otri del cielo, quando la polvere del suolo diventa fango e le zolle si attaccano insieme? 

Sei forse tu che vai a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncelli, quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato nei nascondigli? 

Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo? (Gb 38,1-41).  

Sai tu quando figliano i camosci o assisti alle doglie delle cerve? 

Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono partorire? Si curvano e si sgravano dei loro parti, espellono i loro feti. Robusti sono i loro figli, crescono all’aperto, se ne vanno e non tornano più da esse. 

Chi lascia libero l’asino selvatico e chi ne scioglie i legami? Io gli ho dato come casa il deserto e per dimora la terra salmastra. Dei rumori della città se ne ride e non ode le urla dei guardiani. Gira per le montagne, sua pastura, e va in cerca di quanto è verde. 

Forse il bufalo acconsente a servirti o a passare la notte presso la tua greppia? Puoi forse legare il bufalo al solco con le corde, o fargli arare le valli dietro a te? Ti puoi fidare di lui, perché la sua forza è grande, e puoi scaricare su di lui le tue fatiche? Conteresti su di lui, perché torni e raduni la tua messe sull’aia? 

Lo struzzo batte festosamente le ali, come se fossero penne di cicogna e di falco. Depone infatti sulla terra le uova e nella sabbia le lascia riscaldare. Non pensa che un piede può schiacciarle, una bestia selvatica calpestarle. Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi, della sua inutile fatica non si preoccupa, perché Dio gli ha negato la saggezza e non gli ha dato in sorte l’intelligenza. Ma quando balza in alto, si beffa del cavallo e del suo cavaliere. 

Puoi dare la forza al cavallo e rivestire di criniera il suo collo? Puoi farlo saltare come una cavalletta, con il suo nitrito maestoso e terrificante? Scalpita nella valle baldanzoso e con impeto va incontro alle armi. Sprezza la paura, non teme, né retrocede davanti alla spada. Su di lui tintinna la faretra, luccica la lancia e il giavellotto. Con eccitazione e furore divora lo spazio e al suono del corno più non si tiene. Al primo suono nitrisce: “Ah!” e da lontano fiuta la battaglia, gli urli dei capi e il grido di guerra. 

È forse per il tuo ingegno che spicca il volo lo sparviero e distende le ali verso il meridione? 

O al tuo comando l’aquila s’innalza e costruisce il suo nido sulle alture? Vive e passa la notte fra le rocce, sugli spuntoni delle rocce o sui picchi. Di lassù spia la preda e da lontano la scorgono i suoi occhi. I suoi piccoli succhiano il sangue e dove sono cadaveri, là essa si trova» (Gb 39,1-30).  

Il Signore prese a dire a Giobbe: 

«Il censore vuole ancora contendere con l’Onnipotente? L’accusatore di Dio risponda!». 

Giobbe prese a dire al Signore: 

«Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò, due volte ho parlato, ma non continuerò». 

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: 

«Cingiti i fianchi come un prode: io t’interrogherò e tu mi istruirai! Oseresti tu cancellare il mio giudizio, dare a me il torto per avere tu la ragione? Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua? Su, órnati pure di maestà e di grandezza, rivèstiti di splendore e di gloria! Effondi pure i furori della tua collera, guarda ogni superbo e abbattilo, guarda ogni superbo e umilialo, schiaccia i malvagi ovunque si trovino; sprofondali nella polvere tutti insieme e rinchiudi i loro volti nel buio! Allora anch’io ti loderò,  perché hai trionfato con la tua destra. 

Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te, si nutre di erba come il bue. Guarda, la sua forza è nei fianchi e il suo vigore nel ventre. Rizza la coda come un cedro, i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi, le sue vertebre sono tubi di bronzo, le sue ossa come spranghe di ferro. Esso è la prima delle opere di Dio; solo il suo creatore può minacciarlo con la spada. Gli portano in cibo i prodotti dei monti, mentre tutte le bestie della campagna si trastullano attorno a lui. 

Sotto le piante di loto si sdraia, nel folto del canneto e della palude. Lo ricoprono d’ombra le piante di loto, lo circondano i salici del torrente. Ecco, se il fiume si ingrossa, egli non si agita, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca, resta calmo. Chi mai può afferrarlo per gli occhi, o forargli le narici con un uncino?  

Puoi tu pescare il Leviatàn con l’amo e tenere ferma la sua lingua con una corda, ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un gancio? Ti rivolgerà forse molte suppliche o ti dirà dolci parole? Stipulerà forse con te un’alleanza, perché tu lo assuma come servo per sempre? Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue bambine? Faranno affari con lui gli addetti alla pesca, e lo spartiranno tra i rivenditori? Crivellerai tu di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa? Prova a mettere su di lui la tua mano: al solo ricordo della lotta, non ci riproverai! (Gb 40,1-32).  

Ecco, davanti a lui ogni sicurezza viene meno, al solo vederlo si resta abbattuti. Nessuno è tanto audace da poterlo sfidare: chi mai può resistergli? Chi mai lo ha assalito e ne è uscito illeso? Nessuno sotto ogni cielo. Non passerò sotto silenzio la forza delle sue membra, né la sua potenza né la sua imponente struttura. Chi mai ha aperto il suo manto di pelle e nella sua doppia corazza chi è penetrato? Chi mai ha aperto i battenti della sua bocca, attorno ai suoi denti terrificanti? Il suo dorso è formato da file di squame, saldate con tenace suggello: l’una è così unita con l’altra che l’aria fra di esse non passa; ciascuna aderisce a quella vicina, sono compatte e non possono staccarsi. 

Il suo starnuto irradia luce, i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora. Dalla sua bocca erompono vampate, sprizzano scintille di fuoco. Dalle sue narici esce fumo come da caldaia infuocata e bollente. Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme. Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre il terrore. Compatta è la massa della sua carne, ben salda su di lui e non si muove. Il suo cuore è duro come pietra, duro come la macina inferiore. 

Quando si alza si spaventano gli dèi e per il terrore restano smarriti. La spada che lo affronta non penetra, né lancia né freccia né dardo. Il ferro per lui è come paglia, il bronzo come legno tarlato. Non lo mette in fuga la freccia, per lui le pietre della fionda sono come stoppia. Come stoppia è la mazza per lui e si fa beffe del sibilo del giavellotto.  

La sua pancia è fatta di cocci aguzzi e striscia sul fango come trebbia. Fa ribollire come pentola il fondo marino, fa gorgogliare il mare come un vaso caldo di unguenti. Dietro di sé produce una scia lucente e l’abisso appare canuto. Nessuno sulla terra è pari a lui, creato per non aver paura. Egli domina tutto ciò che superbo s’innalza, è sovrano su tutte le bestie feroci» (Gb 41,1-26).  

Giobbe prese a dire al Signore: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Chi è colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? Davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.  

Ascoltami e io parlerò, io t’interrogherò e tu mi istruirai! Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Gb 42,1-6).  

Sadrac invita ogni elemento di questa stupenda creazione di Dio, portatore di un grande mistero di vita, a riconoscere il suo Creatore e a benedirlo.  

Ogni elemento della creazione vicino e lontano, visibile e invisibile, noto e ignoto è opera di Dio. È giusto che riconosca il suo Signore. È giusto che lo lodi.  

Il primo invito a lodare il Signore è rivolto agli Angeli di Dio. Essi sono creature incorporee, spirituali, ma sono sue creature. A Dio va la loro benedizione. 

Poi nell’ordine seguono tutte le altre creature, a cominciare da quelle che stanno in alto, giungendo fino a quelle che stanno negli abissi delle acque. 

Nei cieli, sulla terra, negli abissi del mare, sopra i cieli, tutto è opera di Dio. Ogni essere creato deve rivestirsi di umiltà e benedire il suo Signore. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 4 febbraio 2024

L’uomo deve porre ogni attenzione a non mettersi mai fuori della sapienza, luce, verità che vengono da Dio. Senza Dio il governo è non governo.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE


57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

 Finora Sadrac ha contemplato Dio in ogni sua manifestazione, sulla terra e nei cieli, e lo ha dichiarato degno di ogni benedizione, gloria, lode, onore. 

Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Ora invita tutte le opere del Signore a lodare e a benedire il Signore. 

Possiamo affermare che quanto Sadrac rivela nella fornace ardente dona compimento alla rivelazione precedente contenuta nel Libro di Giobbe. 

In Giobbe è il Signore che invita l’uomo a riflettere, meditare, osservare tutta la creazione visibile. Essa è portatrice di un mistero che solo Dio conosce. 

Ogni creatura, dalla più piccola alla più grande, dalla più comune e quella più singolare e unica, è carica di un fine sconosciuto all’uomo. 

Nella creazione di Dio non vi è nessuna creatura che non sai stata voluta dal Signore per dare completezza a ciò che manca alle altre. 

Tutte attestano la grandezza, la sapienza, la scienza, la potenza del Signore. All’uomo è stato dato il governo della terra, ma nel rispetto di ogni cosa.

L’uomo deve porre ogni attenzione a non mettersi mai fuori della sapienza, luce, verità che vengono da Dio. Senza Dio il governo è non governo. 

Altra verità che mai si deve dimenticare vuole che le cose, anche se trasformate dall’uomo, obbediscono alla loro verità, non a ciò che l’uomo vuole. 

Nulla nella creazione di Dio obbedisce all’uomo. La creazione animata e inanimata sempre obbedisce al Signore. Solo Lui è il Signore. 

 A Giobbe il Signore ricorda, passando in rassegna tutte le sue opere, che vi è un mistero in esse che l’uomo è obbligato a rispettare. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 3 gennaio 2024

Vi è forse qualcosa che sfugge allo sguardo del Signore? Nulla. Tutto lui sa e conosce della sua creazione. Ogni abisso e ogni altezza sono da lui conosciuti.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 


55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli. 

Vi è forse qualcosa che sfugge allo sguardo del Signore? Nulla. Tutto lui sa e conosce della sua creazione. Ogni abisso e ogni altezza sono da lui conosciuti. 

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli. Dio conosce l’infinitamente grande. 

Ma anche conosce l’infinitamente piccolo, ciò che è immensamente alto e ciò che è immensamente basso. Tutto è da Lui conosciuto, nulla è a Lui ignoto. 

Tutto è anche da Lui governato, perché tutto da Lui creato. Può il Signore non conoscere ciò che ha fatto? Questa è la grandezza del nostro Dio. 

Poiché nulla esiste se Lui non lo chiama all’esistenza, dal momento che nessun altro dio da Lui è stato creato, ogni altro dio è invenzione e opera dell’uomo. 

56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli. 

Anche il firmamento, che attesta l’infinita grandezza del nostro Dio, è opera delle sue mani e per questo Lui va lodato ed esaltato. 

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli. 

Contemplando il firmamento ogni uomo deve confessare la grandezza di Dio. 

Ma il Dio che ha fatto il firmamento è il Dio dei padri, non vi è altro Dio che lo ha fatto. La creazione nel piccolo, nel grande, visibile e invisibile è opera sua. 

Sotto qualsiasi aspetto Dio è guardato, in ogni opera nella quale è contemplato, una deve essere la risposta dell’uomo: una grande benedizione e lode.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI