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mercoledì 26 maggio 2021

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato

 


L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


Il 5 maggio 1931 il Resto del Carlino di Bologna, pubblicò un brillante articolo, di Alberto Spaini, che riporto quasi per intero.  

 

PELLEGRINAGGIO SUL GARGANO  

VISITA A PADRE PIO, FIGLIO DI SAN FRANCESCO  

 

Foggia, maggio  

Ma, se fra tutti i paesi del mondo, San Giovanni è il solo che non sia mai stato teatro di qualche memorabile miracolo, in compenso gli è stato concesso in questi anni di albergare un sant'uomo che non fa scendere meno consolazione e conforto sul paese e su tutti i suoi abitanti, e non mette in moto meno pellegrini abbandonati da tutto fuorché dalla speranza in Dio. Nel Convento dei Cappuccini abita infatti quel Padre Pio di Pietrelcina che da dieci anni ha commosso il cuore dei credenti con tanti meravigliosi avvenimenti, e che in tutto il Gargano viene chiamato semplicemente il Padre santo.  

 

Sotto le ali del Santo .  

Il Convento dei Cappuccini è fuori del paese, là dove la strada, cingendo il monte, corre tutta fra uliveti e campi di grano, e la petraia, quando affiora, si riveste di arbusti aromatici e s'incorona di qualche pino, di qualche cipresso. Il convento stesso, colla sua chiesa, forma una bianca macchia, molto allegra in mezzo ai grandi alberi di un piccolo giardino che lo circonda; ed una larga strada vi sale lentamente ed in meno di mezz'ora vi arriva.  

Or questa gente, che sosta immobile, o passeggia con lento sussiego, sulla piazza superba ed impenetrabile, ha invece tutt'un'altra espressione in volto, quando sale o scende per la strada del convento, e non c'è bisogno di dire che va o è stata a «visitare il Padre santo». Chi si muoverebbe, se non per lui? E così lo straniero che si mostra a San Giovanni, è certo di sentirsi chiedere subito se va a trovare il Padre; ed avuta, nove volte su dieci, risposta affermativa, la seconda domanda che gli si rivolge, è questa:  

- Siete bolognese?  

Giacché per devozione verso Padre Pio, Bologna è la prima fra le città d'Italia.  

 

Il miracolo più grande .  

Ma dopo questa breve conversazione, la gente non si lascia più distrarre: la visita a Padre Pio non è infatti così semplice cosa, e chi va e chi ne viene, sente di dover fare la strada in un particolare stato di animo. Passano così in frotte le donnette, clacchete clacchete sui loro zoccoletti, e recitando a mezza voce il rosario. Passano gruppi di quegli omenoni ammantellati, sostengono il passo su nodosi randelli, nascondono gli occhi infocati sotto la falda protervamente piegata del cappello - ma i loro discorsi sono d'indole singolarissima. «È un simbolo di passione», dice passando uno spettacoloso bovaro, o è una sciocchezza». E due colleghi che lo seguono, accennano di sì col capo, assorti.  

Tutti hanno l'aria preoccupata: seria ed ansiosa. In questo momento, si vede, tutte le loro speranze sono messe nelle mani e nel cuore di Padre Pio. Siete sicuri ch'essi aspettano che le montagne si muovano, per loro. Ma quest'ansia non è triste. Si respira un'aria di buona novella: il cielo è indicibilmente chiaro, i campi pieni di sorrisi. È proprio in mezzo a quest'aria che può compiersi il miracolo più grande: mantenere viva la speranza e la bontà in cuore agli uomini.  

Su al Convento, dieci anime pie vi vengono incontro: «Volete parlare col Padre santo? Fatevi annunciare, ora riposa, ma certo verrà».  

«Viene sempre quando qualcuno chiede di parlargli»  

«Se lo merita.».  

«Ma come sa se lo merita?».  

«Oh, lui sa tutto».  

Noi non abbiamo meritato di vedere il Padre santo. L'abbiamo atteso lunghissimo tempo accanto alla porta della sua cella, abbiamo sentito i suoi sospiri, a qualche passo, ma la porta non si è aperta. Su quella porta era scritto: «La gloria del mondo ha sempre per compagna la tristezza». Bolognesi, non rattristate Padre Pio, mostrandogli ch'egli possiede la gloria del mondo!  

Abbiamo intanto guardato dalla finestra lo spettacolo che Padre Pio ha da quindici anni sotto gli occhi: un rapido declinare del monte inargentato dagli olivi, verso la pianura, tutta azzurra là in basso; e più lontano, fra la nebbia dell'orizzonte, due grandi linee bianche, lunate, la spiaggia del mare. A destra, irreale e rosea nel tramonto, la neve dei monti. Il corridoio del convento è lungo e stretto, tutto bianco fra le porte fitte e basse delle celle; scritte esemplari ed immagini sante pendono, semplicemente inquadrate di nero.  

Arriva un uomo forte e rosso, dall'aria di meccanico; sorride con orgoglio vedendo ci là in attesa. «Chi vi ha indicato la cella del Padre?».  

- «Un converso».  

Leggenda aurea.  

Sembra deluso, che non sia stata una voce angelica a guidarci fin là. In cambio vuole però mostrarci qualche cosa di raro e di prezioso: al muro è appesa la fotografia di un affresco che sembra antico, con San Francesco e San Giovanni in mezzo ad altri santi.  

San Francesco è il ritratto esatto di Padre Pio, come risulta da una fotografia che il rosso meccanico mi fa vedere. Fra le figure che pregano inginocchiate, una assomiglia fortemente a Mussolini. Una folla di idee si presentano confuse alla testa - è un miracolo? No: l'affresco porta una data: 1928. Ma la cosa è interessante lo stesso.  

L'indomani, invece, abbiamo meritato di avvicinare il Padre. Siamo entrati in chiesa durante la funzione; fra gli altri frati c'era Padre Pio, figura molto alta, molto esile, un poco curva, molto elegante; portava guanti viola alle mani; quando si è voltato, ha mostrato un volto oltremodo giovane, un poco contratto, come per un forte dolore fisico, due grandi occhi perduti sotto una grande fronte bianca, il resto scomparso sotto la barba. Ma solo gli occhi e la fronte contano. È quel suo aspetto fragile e doloroso che ce lo fa riconoscere?  

Involontariamente nasce l'idea che i santi possano essere fatti in un modo solo, così com'è fatto Padre Pio.  

Non spetta certo a noi, frivoli turisti, di fare il processo per la canonizzazione di Padre Pio né di narrare la sua aurea leggenda; d'altra parte tutti sanno i segni straordinari ch'egli ha dato di sé; scienziati hanno discusso sulle stigmate che gli insanguinano le mani, i piedi ed il costato; benefici straordinari, ricevuti da molti credenti, sono attribuiti al suo miracoloso intervento, guarigioni ed apparizioni in momenti di pericolo o di dolore. Innumerevoli sono anche le conversioni ch'egli ha compiuto: molti pellegrini, giunti quassù, avvolti dal sacro profumo che emanano le sue piaghe, acciecati dalla luce che irraggia dal suo volto, hanno gridato al miracolo; molti increduli, venuti qui a combatterlo, si sono convertiti. La gente di San Giovanni racconta con maliziosa superbia che si convertì anche il funzionario di P. S. andato ad ammonirlo. Tutto questo è già consegnato alla storia, e non spetta a noi confermarlo.  

Ma quello che ha colpito la nostra curiosità forse un poco irriverente, per il Padre, è stato l'animo particolare con cui egli si accosta agli uomini. Finita la funzione, nella sacrestia i frati depongono i paramenti, ed una vera folla li circonda: donne e uomini fanno ressa per poter baciare la mano o la spalla occultamente sanguinante di Padre Pio. Ed il Padre attende ai suoi paramenti, senza mostrare di avvedersi di tutto quello che lo circonda: sol sul volto ha sempre quel sorriso doloroso. Ma non è difficile comprendere qual è veramente la potenza ch'egli possiede: in pochi minuti gli passano davanti quaranta persone, forse più; ognuno ha una parola da dirgli, e ad ognuno egli risponde in altro modo, sorridendo amabile, confortando, incoraggiando, facendo un cenno di rassegnazione, respingendo, accogliendo; come uno specchio si tramuta il suo volto e la sua anima che gli parla dagli occhi, come uno specchio che diversamente risponde ad ogni anima che vi si affacci a interrogare. Questa istantanea ed esatta maniera di accogliere ognuno in modo diverso, e come ha bisogno di essere accolto, è il dono speciale che è stato concesso a Padre Pio e che gli permette di fare tanto bene; questo dono di dare forza e coraggio a tutti, e ad ognuno nel suo modo particolare.  

Il consolatore 

È tutta umile gente questa che lo circonda, piena di povertà. Ma come cambia d'aspetto il Padre quando noi ci accostiamo; con che aria mondana ci saluta e ci sorride! Non è più il confessore, il consolatore; è un frate che parla indifferente con un viaggiatore. Quanto era vicino a quella gente umile, tanto è lontano da noi. Non vogliamo importunarlo, d'altra parte; la sacrestia è piena di gente che attende per confessarsi. Diciamo che ci basta averlo avvicinato.  

«Avvicinarmi? Ma certamente!» e ci butta le mani sulle spalle, ci scuote in un rude abbraccio. Le sue esili mani, livide più che bianche, nascoste nei mezzi guanti viola, stringono forte come una morsa, per un secondo. «Più avvicinarci di così, non è possibile». Ed è di già seduto sulla sua scranna di paglia, il cappuccio gli vela tutto il volto, un pastore calvo e nero gli è inginocchiato ai piedi. «Confiteor tibi, domine ...»  

Ecco la storia della nostra visita a Padre Pio, il frate miracoloso del Gargano. Breve, ma sostanziosa. E meglio ne abbiamo sentito il riposto senso, ripensando a quanto avevamo visto negli altri santuari del Gargano, grevi ancora del superstizioso feudalismo spagnolo. Là dovizie di marmi, architetture splendenti, ma tutto fosco d'una nebbia che mette la Divinità sconsolatamente lontana. Qui una nuda chiesetta, le lisce pareti di un convento imbiancate alla calce; ma aperti campi, indorati dal sole. Qui incomincia l'Italia di San Francesco, là sono ancora le dominazioni straniere che riuscirono persino a mettere un ostacolo fra la miseria del popolo e Dio.  

Le stigmate e le guarigioni miracolose di Padre Pio, sono poca cosa in confronto del grande respiro di libertà di consolazione che egli spande attorno al suo convento. (È povero chi ha bisogno di miracoli per credere!). Sotto il muro dell'orto dei frati, un gruppo di modeste casette sorge: vi abitano uomini e donne venuti di lontano, che si sono costruiti la loro casa qui per poter essere tutta la vita vicini al frate consolatore. Ed egli vive così in esemplare semplicità, senza rifiutarsi a nessuno, senza clamorose opere di penitenza, né castighi, né eremitaggi. Insegnando una sola cosa: a portare con gioia la croce della vita, ognuno la propria croce.  

ALBERTO SPAINI  

 

Da S. Giovanni Rotondo, che ben pochi conoscevano allora, gli ammalati cominciarono a ritornare sani: gli atei tornarono credenti, e i tristi lieti. 

domenica 14 giugno 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Stimmate visibili 20 settembre 1918 

Il 20 settembre 1918, tra le 9 e la 10 del mattino, Padre Pio ricevette il supremo sigillo della VITTIMA PERFETTA, e si congiunse permanentemente alla Passione di Cristo sulla Croce ricevendo le stimmate dal Crocifisso nel coro che ancora oggi tutti possono ammirare e pregare al suo posto originale. Padre Pio era tutto sanguinante dopo l'evento. Non c'era nessuno da chiamare per aiuto. Dopo la Messa, Padre Pio era rimasto solo nel convento. La guerra aveva decimato il numero dei frati. Solo 3 erano rimasti. Quel giorno il superiore padre Paolino da Casacalenda si era recato a San Marco in Lamis per preparare la festa di San Matteo. Fra Nicola da Roccabascerana, il cercatore, era fuori per il consueto giro di questua. I collegiali si godevano un giorno di vacanza e facevano ricreazione in giardino. Padre Pio da solo raggiunse la sua cella stremato e cercò di pulire il sangue alla meglio. Le stimmate erano due per le mani, due per i piedi e una per il costato. La ferita del costato si sovrappose all'altra ferita al costato che aveva ricevuto al momento della transverberazione il 5-7 agosto 1918; così le due ferite si presentavano a forma di croce o di X.  Padre Pio ricevette le stimmate. Un fiume di sangue cominciò  a scorrere lentamente per cinquant'anni. Ma le stimmate arrivarono senza istruzioni per l'uso. Non c'era un medico o un'infermiera che potesse aiutare Padre Pio a capire, a tamponare, ad assorbire, a pulire, ad alleviare l'emorragia e il dolore. Fu estremamente difficile convivere con tale dono in un piccolo povero convento, con pochi frati che non avevano i soldi per procurare pannolini puliti, e tutto l'occorrente che aiutasse con le ferite. Non c'era neanche l'acqua corrente. 

Gherardo Leone: "In Padre Pio, la eccezionalissima condizione di stimmatizzato necessitava di attenzioni specifiche per gli indumenti che erano a contatto con le sue piaghe: le maglie, le bende che doveva mettere sul costato per assorbire il sangue, le calze, i mezzi guanti, bianchi per la notte, marrone per il giorno. Indumenti che non potevano far parte del lavaggio comune del convento, venivano riordinati dai suoi più intimi, tra cui il suo confratello, amico e confessore, per un certo periodo, Padre Raffaele, e soprattutto le figlie spirituali di sua fiducia; tra queste Cleonice Morcaldi." (Cleonice, 2013, 10) Carmelina Tamburrano, nipote di Cleonice Morcaldi: "Ciò che mi colpiva maggiormente era la cura che zia Cleonice aveva quando lavava le magliette intime di Padre Pio. Mia sorella più grande l'aiutava spesso in queste faccende. La zia le diceva: "Stai attenta a non fare andare l'acqua delle maglie nel lavandino, la prima acqua buttala nel giardino, sull'erba o sulle piante." Mia sorella si affacciava sul terrazzino e la buttava quasi sempre nel giardino del dottor Kisvarday. Quando le magliette erano asciutte le rimandava al Padre, il quale, a sua volta, le inviava le altre. E questo per anni."  



Padre Pio usava mezzi guanti senza dita, sopra le stimmate, marroni di giorno e bianchi di notte 

Padre Pio, dopo l’avvenuta stimmatizzazione, dovette affrontare un periodo particolarmente difficile. Rispettare col consueto impegno il ritmo incessante proprio della vita di comunità con quelle piaghe dolorose, che cercava di tenere nascoste, dovette richiedere uno sforzo eccezionale. Trattava le ferite facendo uso di tintura di iodio come emostatico. All’inizio soleva mettere sulle spalle uno scialle verdognolo, con il quale cercava di nascondersi le mani. Durante la Messa, indossava un camice con le maniche allungate. Accorgimenti non sufficienti. Alla fine, cominciò ad usare guanti di lana, dapprima quelli interi, poi i mezzi guanti, che però si toglieva, durante la celebrazione dell’Eucaristia, dall’offertorio in poi. (Giannuzzi, San Pio 139) 


"Io sento nell'interno un continuo rumoreggiare, simile ad una cascata, che gitta sempre sangue." Dalla lettera a Padre Benedetto del 22 ottobre 1918. (Epistolario I, 1094) 


Padre Pio chiamava questi pannolini "pezzoline". In fondo alla lettera del 12 gennaio 1919 a Padre Benedetto: "...Vi spedii la pezzolina, la riceveste?" (Epist. I, 1114) 

“Padre Pio aveva due ferite al costato. La prima dalla trasverberazione, e la seconda dalla stimmatizzazione. Su richiesta del Cardinal Silj, uu un bigliettino da visita dello stesso Cardinale Silj, che, molto probabilmente, deve essere posteriore al 1921, lo stesso venerato Padre Pio disegnò la stigmata che aveva sul costato. Da quel disegno resta confermata la forma di croce, ma rimane problematica la sua esatta posizione, dal momento che non sappiamo da quale verso il venerato Padre l'abbia disegnata. Le soluzioni possibili, com'è ovvio, sono quattro.” (Padre Gerardo di Flumeri, Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, seconda edizione 1995, pag. 12) 


Questo segno di croce, designato dallo stesso Padre Pio, rappresenta la piaga del suo costato. Dietro insistenza del Padre Basilio da Mirabello Sannitico, Padre Pio lo tracciò su un biglietto da visita del Cardinale Augusto Silj, che si recò a San Giovanni Rotondo il 25 ottobre 1921   

Il Dr. Amico Bignami, ordinario di patologia all’Università di Roma, chiede a Padre Pio: “Padre, perchè queste piaghe sono comparse in questi posti particolari e non altrove nel vostro corpo?” Padre Pio: “Lei dottore è un uomo di scienza. É lei che mi deve dire perchè esse avrebbero dovuto comparire in altre parti del corpo e non qui!” (Pascal P. Parente, Padre  Pio A City On A Mountain,  Ave Maria Institute, Washington, New Jersey, USA, (prima edizione 1952), 1968, pag. 43).  P. Parente era professore di teologia ascetica e mistica all’Università Cattolica D’America in Washington  DC nel 1952) 

Padre Joseph Pius (Bill Martin) parlando di Padre Pio disse: “I suoi piedi erano sempre gonfi, molto gonfi. Erano come meloni sotto i suoi calzini. Uno più gonfio dell’altro.” (Riportata da padre Bill Martin a padre John Schug, A Padre Pio profile, St. Bede Publications, Petersham Massachusetts, 1987 pag. 63) 

Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del Sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 15 giugno 1921 alle ore 19: "Quale effetto risente da queste "stimmate". Padre Pio risponde: "Dolore, sempre, specialmente in alcuni giorni quando emettono sangue. Il dolore è più o meno acuto: in alcuni momenti non posso reggere." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 222)

G. C.  

domenica 24 maggio 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Lacrime di sangue e sudore di sangue 

Luca descrive Gesù nell'Orto degli Ulivi: "... E il suo sudore diventò come gocce di sangue..." (Luca 22, 44)  

Fra Modestino scrive: "La mia gioia raggiunse il vertice quando il superiore dell'epoca, padre Pellegrino Funicelli, mi diede la chiave della cella di Padre Pio e la chiave dell'archivio per mettere ordine.  

Dovevo sigillare in appositi contenitori di cellophane gli indumenti di Padre Pio e tutto quanto era appartenuto a lui o da lui era stato usato....Prima di tutto misi ordine nella cella.... Toccare le sue cose! Ogni oggetto, una reliquia!...  

Dall'archivio cominciai man mano dagli indumenti di Padre Pio. ..Tra le mani avevo le prove tangibili di tutta la martirizzante sofferenza subita dall'amato Padre.... Sangue, sangue, sangue dappertutto! Una enorme quantità di pannolini che erano serviti a tamponare le effusioni ematiche della ferita del costato. Ognuno corredato dalla dichiarazione dei reverendi confratelli che li avevano raccolti, datati e conservati...." 


Fra Modestino mori' il 14 agosto 2011. Il suo corpo e' stato tumulato nella chiesa della Sacra Famiglia in Pietrelcina 


Continua fra Modestino: “...Una emozionante scoperta la feci nello spiegare cinque fazzoletti intrisi di rosso: con i primi tre Padre Pio aveva asciugato il sudore della sua fronte, con gli altri due aveva asciugato le sue lagrime.  

“Lo confermava una dichiarazione allegata di Padre Onorato Marcucci che, il 6 maggio 1965, dopo aver asciugato il sudore sulla fronte e sul viso di Padre Pio s'era accorto che era sangue. 

 “Quindi non si trattava di normale sudorazione o di comuni lagrime: Padre Pio aveva pianto lagrime di sangue; come Gesù nell'orto degli ulivi, aveva sudato sangue! ... 

“Contemplavo quelle macchie giallognole. Quei cinque lagrimoni sui fazzoletti! L'involucro cartaceo che il conteneva era unto, quasi impregnato di una sostanza sierosa. ... 

Pregai intensamente Padre Pio.... Dissi grazie per ciò che aveva patito per noi, gli chiesi conferma se effettivamente aveva pianto e sudato sangue.  
Ebbi l'impressione, in quel momeno, di sentire una locuzione interna con cui il Padre mi assicurava:  

"Ho fatto per le anime la stessa offerta che fece Gesù nell'orto del Getsemani. Mi sono associato alle sofferenze di Cristo." (Fra Modestino, Io... testimone, Edizioni Padre Pio, 2001, pag. 77-8)  


Pannolini usati per asciugare la fronte col sudore di sangue di Padre Pio nel marzo del 1941 



Gesù nell'orto: Lacrime e sudore di sangue (Luca 22, 44)

G. C.

venerdì 8 maggio 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Trasverberazione del costato 5 agosto 1918 

Secondo gli studiosi di mistica, Padre Pio il 5 agosto 1918 ebbe la «transverberazione dell’anima con ferita fisica al costato». Padre Agostino, nel suo “Diario”, parla di una profonda lacerazione fisica: «Il 6 agosto 1918 gli apparve Gesù sotto la figura d’un Personaggio celeste, armato di lancia, con cui gli trapassò il cuore. Egli fisicamente sentì il cuore squarciarsi e fece sangue che si riversò per il corpo, uscendo parte per la bocca, parte di sotto.» (Agostino, Diario, pp. 47-48) 

Il 21 agosto 1918 Padre Pio narra l'episodio sotto obbedienza in una lettera a Padre Benedetto: «In forza di questa [obbedienza] mi induco a manifestarvi ciò che avvenne in me dal giorno cinque a sera a tutto il sei del corrente mese. Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo di superlativo martirio. Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del cinque, quando tutto di un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presenta dinanzi all’occhio della intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile a una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata, e che sembrava da essa punta che uscisse fuoco. Vedere tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire. Dissi al ragazzo che si fosse ritirato, perché mi sentivo male e non sentivo più la forza di continuare. Questo martirio durò, senza interruzione, fino al mattino del giorno sette. Cosa io soffrii in questo periodo sì luttuoso io non so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro di quell’arnese, ed il tutto era messo a ferro e fuoco. Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita che è sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente». E conclude con un angoscioso interrogativo: «Non l’è questa una nuova punizione inflittami dalla giustizia divina?» (Epistolario I, 1065-6) 
      
Transverberazione di Padre Pio, la sera del cinque agosto 1918 

Padre Federico Carrozza da Macchia Valfortore, egli stesso frate cappuccino, rivelo' anni dopo che egli era lo studente che assistette alla trasfigurazione di Padre Pio. Egli non lo disse prima per evitare di essere un centro di attenzione. A quel tempo egli era studente nel collegetto.   


La trasverberazione, dal latino trafiggere, chiamata anche assalto del Serafino o ferita d'amore, indica, nella mistica cattolica, la trafittura del cuore con un oggetto affilato, freccia o lancia, da parte di una creatura angelica o di Cristo stesso. Le stimmate sono piaghe d'amore. La trasverberazione è ferita d'amore.  


Teresa d'Ávila: 

« Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d'oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po' di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c'era da desiderarne la fine, né l'anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po', anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l'anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento. »(Santa Teresa d'Avila, Autobiografia, XXIX, 13)

G. C.

martedì 28 aprile 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Piaga sulla spalla destra 

Il 16 giugno 1921, il visitatore apostolico mons. Raffaello Rossi fece un esame estremamente scrupoloso delle stimmate, sulla loro origine e fenomenologia. Al termine egli chiese esplicitamente a Padre Pio se c'erano altre piaghe o "segni simili". Padre Pio rispose categoricamente: "No! Non ne ho mai avuto." Nel suo rapporto finale mons. Rossi riprende il "no" di Padre Pio e scrive: "Padre Pio mi ha assicurato che sulla sua persona non ci sono altre piaghe." (Francesco Castelli, Padre Pio Under Investigation. The secret Vatican Files, Ignatius Press, San Francisco, 2011,  pag. 58) 

Padre Marcellino Iasenzaniro: "Si scrive che P. Pio, oltre alle stimmate che conosciamo, avesse una piaga o stigma alla spalla destra. Ciò non appare nell'epistolario." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 268, nota 70) 

Giovanni Paolo II nel 1947, quando era ancora un semplice sacerdote che studiava a Roma per frequentare gli atenei pontifici, andò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e si incontrò con Padre Pio. Sapendo che il santo frate aveva le stimmate gli fece la stessa domanda che San Bernardo fece a Gesù. E la risposta fu la stessa: “Era la piaga sulla spalla.” Quel colloquio rimase un segreto. Padre Pio aggiunse che nessuno ne sapeva nulla e che quella piaga non veniva nemmeno curata.  E nulla se ne seppe sino alla morte del santo frate.  Il futuro papa non ne fece parola ad alcuno, salvo al collega che lo accompagnò e che era il futuro cardinale polacco  Andrej Deskur.  Anche il cardinale tacque sino alla morte del papa Giovanni Paolo II. (Castelli, Padre Pio, pag. 57) 

A San Giovanni Rotondo se ne accorsero soltanto anni dopo, quando Fra Modestino fu incaricato di fare l'inventario di tutti gli effetti  personali di Padre Pio contenuti nella cella n° 5, dove il Padre era spirato.  

Fra Modestino scrive: "Un'altra sconcertante scoperta avrei dovuto fare. Quando fu la volta delle maglie, mi venne alla mente che una sera del 1947, davanti alla cella n. 5, Padre Pio mi confidò che uno dei suoi più grandi dolori era quello che provava quando si cambiava la maglia. Io pensavo che questo fosse causato dalla piega sul costato. Il 4 febbraio 1971 però dovetti cambiare opinione allorché' osservando con più attenzione una maglia di lana da lui usata, notai sopra di essa, all'altezza della clavicola destra, una traccia indelebile di sangue. Si trattava del segno evidente di un'ecchimosi circolare di circa dieci centimetri di diametro, all'inizio della spalla destra, vicino alla clavicola. Avevo letto in qualche libro una preghiera in onore della piaga sulla spalla destra di nostro Signore, apertaGli dal legno durissimo della croce che, scoprendoGli tre sacratissime ossa, Gli avevano procurato acerbissimo dolore.  
Se in Padre Pio si erano ripetuti tutti i dolori della passione, non era da escludere che egli avesse sofferto anche quelli provocati dalla piaga alla spalla. Quella lesione aveva determinato un profondo ematoma e una fuoriuscita di liquido ematico sulla spalla destra, con secrezione sierosa. Ecco quindi, sulla maglia un alone sfocato con al centro la macchia scura del sangue assorbito.   

Quella notte prima di addormentarmi pregai Padre Pio di darmi un segno. All'una e cinque un improvviso acuto dolore alla spalla mi fece svegliare. Era come se un coltello mi avesse scarnito la clavicola. Contemporaneamente sentii una voce che diceva: "Così ho sofferto io." Un intenso profumo mi avvolse e riempì tutta la mia cella.”  (Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 83-5)  


San Bernardo di Chiaravalle (1090 - 1153)  

È a San Bernardo che si deve la conoscenza di alcune devozioni popolarmente riconosciute dalla Chiesa Cattolica ancora oggi, ad esempio quelle sulle Piaghe di Gesù. Il dono mistico del Santo gli consentì, oltre che la Vergine, di ricevere rivelazioni anche da Gesù Cristo stesso. Tra tutte, la più famosa è la rivelazione della Piaga incognita della Sacra Spalla di Gesù Cristo aperta dal peso della Croce. Nei suoi scritti, San Bernardo, racconta di aver chiesto nell'orazione a Cristo quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua passione. Gli fu risposto: 

« Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce. Questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore più di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani e sappi che qualunque grazia che mi chiederanno in virtù di questa piaga, verrà loro concessa; ed a tutti quelli che per amore di Essa mi onoreranno con tre Padre Nostro, Ave e Gloria al giorno, perdonerò i peccati veniali, non ricorderò più i mortali, non morranno di morte subitanea ed in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine conseguendo ancora grazia e misericordia. » 

San Bernardo ottenne anche la concessione dell'indulgenza da Papa Eugenio III a chiunque avesse propagato e portato sempre con sé l'orazione scritta all'uopo dal Santo. 

G. C.

venerdì 27 marzo 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Coronazione di spine 

Fra Modestino scrive: “...Nel gennaio del 1945, seguendo la messa di Padre Pio al lato dell'altare, i miei occhi si posarono sulla fronte e dietro la nuca del celebrante. Notai che la sua carne, in quel punto, sembrava come intrecciata e sulla fronte presentava dei foruncoletti simili a punture di spine. Spesso poi Padre Pio portava il dito medio della mano destra alle tempie e faceva dei gesti come se volesse sollevare qualcosa che gli stava dando fastidio. Notai, infine, conficcata nella sua fronte, una piccola croce di circa tre centimetri. (Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 75-8) 

Maria Pompilio: bollicine rosse e appuntite in prossimità della fronte.  

Maria Pompilio scrisse nelle sue memorie che una mattina, mentre si trovava vicino al Padre, notò fra i suoi capelli, in prossimità della fronte, alcune bollicine rosse ed appuntite come sproni, ma quando fece per toccarle, il Padre, voltandosi con tanta calma le disse: "Lascia stare. Non guastare l'opera di Dio." (Marianna Iafelice, in Voce di Padre Pio, Settembre 2011, pag. 58) 

Domanda dell'inquisitore Mons. Raffaello Rossi a Padre Pio il 20 giugno 1921, ore 16,30: "C'è chi dice che qualche segno le viene anche in testa?". Risposta di Padre Pio: "(Ridendo). Oh! Per amore del Signore! Che vuole che risponda! Qualche volta mi sono trovato con dei bollicini in fronte o in testa, ma non ci ho dato mai nessun peso, né mai mi è passato per la cima dei capelli di dirlo ad alcuno!..." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 247) 

G. C. 

venerdì 6 marzo 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Flagellazione

Il 30 settembre 1915 Padre Agostino rivolse in una lettera  a Padre Pio delle domande specifiche. La terza domanda era: "Dimmi se Gesù ti ha fatto provare e quante volte la sua coronazione di spine e  la sua flagellazione." (Epist. I, 659). Padre Pio inizialmente  trovò delle difficoltà a manifestare le sue "cose", ma dopo le insistenze di Padre Agostino, il 10 ottobre 1915, rispose: "La terza ed ultima domanda deve essere pure affermativa; circa il numero non saprei determinarlo, solo quello che valgo a dirne si è che quest'anima sono vari anni che ciò patisce e quasi una volta la settimana." (Epist. I, 669)   
Fra Modestino scrive dell'incarico ricevuto nel 1969 di fare l'inventario degli indumenti di Padre Pio dopo la sua morte:  "... Proseguii nel mio lavoro quando ecco un'altra profonda emozione mi era riservata. Notai, tra le altre, una camicia tutta macchiata di sangue. La dichiarazione acclusa, vergata il venerdì santo del 1921, la definiva "camicia della flagellazione". Era di lino, rattoppata, con le maniche lunghe. Doveva coprire il corpo del Padre probabilmente fino alle ginocchia. La spiegai delicatamente. Macchie di sangue dappertutto, di sudore sieroso, specie in prossimità dei reni. Ora capivo, in tutta la sua ampia realtà, quella frase che in un mattino di maggio del 1947, in coro, mi disse, con gli occhi umidi di pianto: "Figlio mio, la mia vita è un continuo martirio."  
 Già nell'epistolario (I, 669) avevo letto che Padre Pio pativa la flagellazione "quasi una volta la settimana", ma, avere tra le mani la prova di quel supplizio, era per me terrificante. Certamente egli sentiva fisicamente i colpi del flagello pur senza la rottura della carne. Era tardi quella sera e, dopo tante emozioni provate, mi sorprese il sonno. Sognai Padre Pio che mi parlò della sua flagellazione, e mi disse: "Figlio mio, quando una piaga è aperta si soffre di meno perchè il sangue defluisce più facilmente. Ma il dolore è davvero insopportabile se il sangue è costretto a uscire dai pori." "Padre Pio aveva vissuto e sofferto tutti i dolori di Gesù. Sudore e lagrime di sangue, flagellazione, ferite alle mani e al costato, coronazione di spine. Per associazione di idee mi ricordai che ero stato testimone anche di quest'ultimo evento, non taciuto tra l'altro da Padre Pio stesso ai suoi direttori spirituali (Epistolario I, 669).“ (Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 77-8) 

Cleonice Morcaldi: "Era estate e il povero Padre soffriva così tanto il caldo. Gli mandai una tunichina di tela bianca, perché' la usasse di notte, invece dell'abito di tela marrone. Ero sicura che me l'avrebbe mandata indietro. Invece no. La tenne tre notti. Me la rimandò tutta insanguinata. Letteralmente parlando, non c'era spazio tra le macchie di sangue. In  parecchi punti, specie sulle spalle, c'erano macchie su macchie. La tunica insanguinata fu quella che chiuse il periodo delle domande sulle sofferenze del Padre. Con la tunica aveva mandato anche un paio di calzini bianchi. Anche questi, oltre ad avere grosse chiazze di sangue in corrispondenza della piaga, erano tutti macchiati, dalla punta delle dita fino a tutto il collo del piede. Un padre francescano volle per se' queste sacre reliquie, da conservare nell'archivio. Un sacerdote volle fare una foto, che passò a un giornalista, senza il mio permesso. Lo permise il Signore, perché fece tanto bene a chi la vide." (Cleonice, 2013, 80-1)  

G. C. 

lunedì 17 febbraio 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Vittima: 1° dicembre 1910 

Lettera a Padre Agostino del 20 settembre 1912 riferendosi a Gesù: "Egli si sceglie delle anime e tra queste, contro ogni mio demerito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell'umana salvezza. E quanto più queste anime soffrono senza alcun conforto tanto più si alleggeriscono i dolori del buon Gesù." (Epist. I, 304)  

La vita di Padre Pio si concentrò sin dalla più tenera età sull'adempimento di: Due Comandamenti: "Ama Dio" (Matteo 12,30) "Ama il prossimo." (Matteo 12, 31) 

Nel corso della sua vita Padre Pio spinse l'offerta fino al limite umanamente possibile: "Sono divorato dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo.... fiamme divoratrici che il cuore mi bruciano senza alcuna tregua."(Epist. I, 1247) 

Dalla fusione di amare Dio e il prossimo al massimo grado ne scaturisce la decisione di offrirsi come: Vittima 

La chiamata: 

Gesù (dalla lettera di Padre Pio a Padre Agostino il 12 marzo 1912): "Figlio mio, ho bisogno delle vittime per calmare l'ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna." (Epist. I, 343) 

Offerta:  

Lettera a Padre Benedetto il 29 novembre 1910: "Padre, vengo a chiederle un permesso. Da parecchio tempo sento in me un bisogno di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. A me pare che lo voglia proprio Gesù. Sono sicuro che ella non troverà difficoltà nell'accordarmi questo permesso. " (Epistolario I, 206)   

Conferma dell'offerta:  

Dalla lettera di Padre Benedetto a Padre Pio il 1°  dicembre 1910: "Fà pure l'offerta di cui mi parli che sarà accettissima al Signore." (Epistolario I, 207) 

Accettazione dell'offerta:  
26 agosto 1912: "Oh che bella cosa divenire vittima d'amore." (Epistolario I, 300) 

5 novembre 1912: "Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo tutto il significato di vittima. Bisogna giungere al consummatum est  ed all'in manus tuas. Gesu' vuole che io soffra senza alcun conforto." (Epistolario I, 311) 

18 novembre 1912: "Gesù', la sua diletta Madre, l'Angiolino con gli altri mi vanno incoraggiando, non tralasciando di ripetermi che la vittima per dirsi tale bisogna che versi tutto il suo sangue." (Epistolario I, 314-5) 

 13 febbraio 1913: ""Gesù mi va ripetendo non temere, io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza. Desidero che l'anima tua con quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provata. Niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per proteggerli." (Epistolario I, 339) 

Gesù: "Figlio mio, l'amore si conosce nel dolore, lo sentirai acuto nello spirito, e più acuto ancora lo sentirai nel corpo." (Epist. I, 328) 

G. C.

domenica 2 febbraio 2020

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Stimmate invisibili: 7 settembre 1910 

L'evento 

Il 7 settembre 1910, 28 giorni dopo essere ordinato sacerdote, Padre Pio ricevette le stimmate, sotto l'olmo a Piana Romana. Al momento non lo disse a nessuno. Padre Pio ne fu imbarazzato, se ne vergognò. Noi lo sappiamo dalla testimonianza di don Salvatore Pannullo, arciprete parroco di Pietrelcina, otto anni dopo.  Quando venne comunicata a don Salvatore nel 1918, da sua nipote Grazia e  da Lucia Iadanza, la notizia che Padre Pio aveva ricevuto le stimmate, egli disse: "Voi lo sapete adesso, io lo so dal 1910." Dietro insistenza, Don Salvatore Pannullo disse: 'Nel pomeriggio del 7 settembre 1910, stando Padre Pio sotto l'olmo di Piana Romana, in preghiera e per prendere il fresco, gli si presentarono Gesù e la Madonna e gli donarono le stimmate. " Il mattino seguente, Padre Pio, recatosi in paese per la celebrazione della santa Messa, raccontò tutto all'arciprete, dicendo: "Zi' Tore, fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento." I due pregarono e il Signore li ascoltò, togliendo a Padre Pio esternamente le stimmate, ma il dolore rimase. (Capuano, Con P. Pio, 215-6)  
 Padre Pio lo disse solo un anno dopo al Padre Benedetto in una lettera dell'8 settembre 1911. Egli spiega il ritardo "perchè mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna", e descrive: “Ieri sera poi mi è successa una cosa che io non so né spiegare e né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po’ di rosso quasi quanto la la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore in mezzo a quel po’ di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore. Questo fenomeno  è quasi da un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva”. (Epist. I, 234) 

Padre Benedetto rispose il 29 settembre 1911, imponendogli il segreto sull'accaduto. "L'unica raccomandazione che ti debbo fare in tale proposito è di non manifestare niente a nessuno perchè: "Secretum Regis abscondere bonum est". (Tobia 12, 7) (Epist. I, 237) 

La conferma  

In una lettera del 10 ottobre 1915 a Padre Agostino, Padre Pio conferma che ricevette le stimmate la prima volta nel 1910, "... e poiché quest'anima a tale fenomeno rimase assai esterrefatta, pregò il Signore che avesse ritirato un tal fenomeno visibile. D'allora non apparvero più, però, scomparse le trafitture, non per questo scomparve il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza e in determinati giorni” (Epist. I, 669) 

La certezza 

Cleonice Morcaldi nel suo libro su Padre Pio scrive: "Siamo al 19 settembre 1968, vigilia del cinquantesimo anniversario delle stimmate del Padre. Le ricevette da Gesù, sul coro della piccola chiesa, il 20 settembre 1918. ... Baciandogli la mano, gli dissi: "Padre domani è il cinquantesimo anniversario delle vostre stimmate." E lui: "Della Messa?" "No, no, il 1960 fu il cinquantesimo della Messa, domani è della vostra crocifissione". Mi riprese dicendomi: "Ma tu vuoi dire cinquantottesimo?" Risposi subito: "Già, è vero, le avete ricevute a Pietrelcina le stimmate invisibili, il giorno della Natività della Madonna, l'8 settembre 1910. "E sì", mi rispose, chinando i capo.  (Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio, diario intimo spirituale, quinta edizione, Casa Sollievo della Sofferenza, 2013, pag. 234-5) 

Quando gli fu richiesto se le stimmate gli provocassero sofferenza, Padre Pio rispose: "Certo! Forse che Gesù me le ha date per decorazione?" (Fernando da Riese Pio X, Crocifisso Senza Croce, Edizioni Padre Pio, 2010, pag. 207) 

Le stimmate sono lesioni corporali che riproducono le piaghe di Cristo. Mani e piedi forati, costato trapassato. Nella teologia e mistica cristiana il soggetto riceve le stimmate quando entra (per grazia divina, indipendente dalla sua volontà) in uno stato di perfetta unione con Gesù sofferente, fino a identificarsi fisicamente con lui. 

G. C.

venerdì 20 dicembre 2019

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Testimonianza di Don Pierino Galeone 

"Padre Pio aveva il dono di sanare gli inguaribili e di convertire i peccatori, di prorogare il tempo della morte e di conoscerne esattamente il giorno, di sapere il luogo dove si trovavano le anime dei defunti, e, addirittura, di accompagnarle egli stesso in paradiso. 

Lottava con satana e cacciava i demoni, scrutava i cuori, scuoteva gli animi e illuminava le menti... 

A molti prediceva il futuro... Stava a fianco dei moribondi, e al capezzale di innumerevoli ammalati: negli ospedali, nelle case private, nei campi di concentramento e nei luoghi più impensabili. Padre Pio era un'istituzione di "pronto intervento". 

Guidava al posto di un autista addormentato... e liberava da grossi imbarazzi l'automobilista distratto e imprudente. Incidenti decisamente mortali, con l'intervento del Padre, si risolvevano in scontri arcanamente pilotati e senza conseguenze.... 

Col profumo lasciava avvertire la sua preziosa presenza anche ai missionari di ogni continente della terra, che dicevano: "Fa tutto lui. Egli ci protegge, ci conforta, ci apre le strade, ci libera dai pericoli e benedice il nostro lavoro. Senza di lui, oramai, non sapremmo vivere più." (Pierino Galeone, Padre Pio mio padre, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2005, pag. 82-3) 

domenica 1 dicembre 2019

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



I doni descritti da Padre Pio con le sue parole 

Padre Pio stesso descrive i doni ricevuti, nelle lettere scritte ai suoi direttori spirituali e ai suoi figli spirituali: 

A Padre Benedetto, 20 giugno 1913: "Le manifestazioni che il Signore suole fare all'anima mia parmi che vadano distinte così: puramente soprannaturali, riguardanti esseri privi di forme, ed in manifestazioni di esseri sotto forme umane.  

Le prime riguardano Dio, le sue perfezioni, i suoi attributi. Di queste non riesco in nessun modo a trarle in scritto.... 

In queste manifestazioni e locuzioni divine l'anima vede quei celesti secreti, quelle divine perfezioni, quegli attributi divini assai più di quello che noi vediamo la nostra immagine nello specchio.... Noi non possiamo separare quell'immagine dallo specchio e molto meno noi possiamo toccarla col tatto. Eppure l'immagine esiste fuori di noi sebbene non senza di noi....  

“In quanto all'altra specie di manifestazioni esse riguardano nostro Signore sotto figure umane; nell'ultima cena, grondante sangue nell'orto, legato alla colonna, glorioso e risplendente nella sua risurrezione ed in altri modi ancora. Riguardano ancora la Regina degli Angioli ed altri personaggi celesti rivestiti di forme umane."  

"Questo linguaggio vi sembrerà arabo, ma se il Signore ve ne ha fatto fare qualche esperienza in questa materia, conoscerete che dico il vero."(Epist. I, 373-375)   

Padre Pio ad Annita Rodote: "Diletta figlia di Gesù, ...date piena libertà alle libere operazioni dello Spirito Santo." (Epist. III, 79) 

Padre Pio a Maria Gargani: "Lo Spirito Santo richiede, per più liberamente operare in noi, la tranquillità e la calma." (Epist. iii, 252) 

Padre Pio a Rachelina Russo: "Gesù continui a riguardarti per sua prediletta figliuola e ti ricolmi di tutti i suoi celesti carismi." (Epist. III, 521)A Girolama Longo: "Lascia fare quello che brama di fare lo Spirito Santo in te. Egli è discreto, sapiente e soave." (Epist. III, 1023) Simile a Raffaelina Cerase (Epist. II, 64) 

A Raffaelina Cerase: "Lo Spirito Santo vi riempia dei suoi santissimi doni." (Epist. II, 100) 

A Raffaelina Cerase: "Allargate il vostro cuore ai carismi dello Spirito Santo, che aspetta un vostro cenno per arricchirvene." (Epist. II, 259) 

"Doni assai grandi il Signore ha fatto all'anima mia." Lettera a Padre Benedetto del 26 marzo 1914. (Epist. I, 461)