Poi abbiamo la tentazione della curiosità "Che è stimolata dalla brama degli occhi" secondo la famosa opera di Sant'Agostino "Le Confessioni". Non c'è dubbio che la tentazione della curiosità è uno dei motivi più comuni per cui le persone si mettono in occasione del peccato, e quindi commettono il peccato mortale con questo atto. Nel capitolo 35 che tratta l'argomento "Un altro tipo di tentazione è la curiosità, che è stimolata dalla concupiscenza degli occhi" vediamo molto chiaramente quanto sia malvagia e pericolosa questa curiosità:
"Oltre a questa c'è un'altra forma di tentazione, più complessa nel suo pericolo. Infatti, oltre a quella concupiscenza della carne che sta nell'appagamento di tutti i sensi e piaceri, in cui periscono i suoi schiavi che sono lontani da Te [Dio], pertiene all'anima, attraverso gli stessi sensi del corpo, una certa vana e curiosa brama, mascherata sotto il nome di conoscenza e apprendimento, non di avere piacere nella carne, ma di fare esperimenti attraverso la carne. Questo desiderio, poiché ha origine in un appetito di conoscenza, e la vista è il principale tra i sensi nell'acquisizione della conoscenza, è chiamato nel linguaggio divino, la concupiscenza degli occhi. (1 Giovanni 2:16) Poiché vedere appartiene propriamente agli occhi; tuttavia applichiamo questa parola anche agli altri sensi, quando li esercitiamo nella ricerca della conoscenza. Infatti non diciamo: Ascolta come brilla, annusa come luccica, gusta come brilla, o senti come lampeggia, poiché tutte queste cose si dicono viste. Eppure non diciamo solo: Vedi come brilla, cosa che i soli occhi possono percepire; ma anche: Vedi come suona, vedi come odora, vedi come ha sapore, vedi come è duro. E così l'esperienza generale dei sensi, come è stato detto prima, è chiamata la concupiscenza degli occhi, perché la funzione del vedere, in cui gli occhi detengono la preminenza, gli altri sensi per similitudine se ne impossessano, ogni volta che cercano una qualsiasi conoscenza.
"Ma da questo si discerne più chiaramente quando il piacere e la curiosità sono perseguiti dai sensi; perché il piacere segue oggetti belli, melodiosi, fragranti, saporiti, morbidi; ma la curiosità, per sperimentare, cerca il contrario di questi, non per subire il disagio, ma per la passione di sperimentarli e conoscerli. Perché che piacere c'è a vedere, in un cadavere lacerato, ciò che fa rabbrividire? Eppure, se giace vicino, ci accorriamo per rattristarci e impallidire. Anche nel sonno si teme di vederlo. Come se da svegli qualcuno li spingesse ad andare a vederla, o se qualche notizia della sua bellezza li attirasse! Così è anche per gli altri sensi, che sarebbe noioso perseguire. Da questa malattia della curiosità derivano tutte quelle strane vedute che si esibiscono nel teatro [i cattivi mezzi di comunicazione dei loro giorni]. Da qui si procede alla ricerca delle potenze segrete della natura (che non è il nostro fine), che conoscere non giova, e dove gli uomini non desiderano altro che conoscere. Così, anche, con lo stesso fine di conoscenza perversa, consultiamo le arti magiche. Così, ancora, anche nella religione stessa, Dio è tentato, quando gli si chiedono avidamente segni e prodigi - non desiderati per alcun fine salvifico, ma solo per mettere alla prova.
"In questo deserto così vasto, pieno di insidie e di pericoli, ecco, molti ho tagliato e scacciato dal mio cuore, come Tu, o Dio della mia salvezza, mi hai permesso di fare. E tuttavia, quando oso dire, visto che tante cose di questo genere ronzano intorno alla nostra vita quotidiana - quando oso dire che nessuna di queste cose mi rende intenzionato a vederla, o crea in me una vana sollecitudine? È vero che i teatri non mi portano mai via, né mi interessa conoscere il corso degli astri, né la mia anima ha mai consultato gli spiriti defunti; tutti i giuramenti sacrileghi li aborro. O Signore mio Dio, al quale devo ogni umile e solitario servizio, con quale subdola suggestione il nemico mi induce ad esigere da Te qualche segno! Ma per il nostro Re, e per la nostra pura terra casta Gerusalemme, ti prego, come ogni consenso a tali pensieri è lontano da me, così possa essere sempre più lontano. Ma quando Ti supplico per la salvezza di qualcuno, il fine a cui miro è ben altro, e Tu che fai ciò che vuoi, mi dai e mi darai volentieri di seguirti. (Giovanni 21:22)
"Tuttavia, in quante cose più minute e spregevoli è tentata quotidianamente la nostra curiosità, e chi può contare quante volte soccombiamo? Quante volte, quando la gente racconta storie inutili, cominciamo a tollerarle, per non offendere i deboli; e poi a poco a poco le ascoltiamo volentieri! Oggi non vado al circo per vedere un cane che insegue una lepre; ma se per caso ne vedo uno che corre nei campi, forse mi distrae anche da qualche pensiero serio, e mi attira dietro di lui - non che io metta da parte il corpo della mia bestia, ma l'inclinazione della mia mente. E a meno che Tu, dimostrandomi la mia debolezza, non mi avvisi prontamente, o attraverso la vista stessa, con qualche riflessione per elevarmi a Te, o completamente per disprezzarla e passarci sopra, io, vanitoso, ne sono assorbito. Come mai, quando sono seduto a casa, una lucertola che cattura le mosche, o un ragno che le impiglia mentre si precipitano nelle sue reti, spesso mi arresta? Il sentimento di curiosità non è lo stesso perché si tratta di creature così piccole? Da esse procedo a lodare Te, il meraviglioso Creatore e Disponente di tutte le cose; ma non è questo che attira per primo la mia attenzione. Una cosa è rialzarsi rapidamente, un'altra è non cadere, e di queste cose è piena la mia vita; e la mia unica speranza è nella Tua grandissima misericordia. Perché quando questo nostro cuore è fatto il ricettacolo di tali cose, e porta folle di questa sovrabbondante vanità, allora le nostre preghiere sono spesso interrotte e disturbate da ciò; e mentre in Tua presenza dirigiamo la voce del nostro cuore alle Tue orecchie, questa così grande questione è interrotta dall'afflusso di non so quali pensieri oziosi." (Sant'Agostino, Le Confessioni, Libro X, Capitolo XXXV. lussuria degli occhi).
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