lunedì 10 agosto 2020

“Chi vuole essere grande agli occhi del mondo, non è adatto a regnare con Me: è paglia per lettiera dei demoni. La grandezza del mondo è in antitesi con la Legge di Dio, Grandi nel mio Regno, si diventa facendosi piccoli” (Poema I, p. 246).



La Stolta Superbia Soave Umiltà


VIRTU’  FONDAMENTALE


Maria SS. a Gamaliele, illustre fariseo, dopo la sua conversione: “Eri un monte potente (per la tua scienza), ti sei fatto valle profonda. Hai demolito te stesso, ti sei umiliato. Sappi che l’umiltà è come fertilizzante del terreno più arido per prepararlo a produrre piante e messi opime. E’ la scala per salire a Dio. Quando vede l’umile, Dio lo chiama a Sé per esaltarlo, accenderlo della sua carità, illuminarlo con la sua verità” (Poema 10°, p. 316).
“Senza umiltà, non c’è progresso. Lo spirito non può ricevere la luce della divina Dottrina, perché ingombro di troppe cose e cose vecchie. Troppa scienza, troppo poco amore, perché troppo poca umiltà” (Poema 3°, p. 100).
“I veri valori si nascondono sotto umili apparenze. L’uomo è grande quando si umilia” (Poema 3°, p. 100). “Solo Dio è grande” (Massilon). “L’uomo è grande solo in ginocchio” (Luis Veuillot), perché peccatore.
“Fui grande, perché ho voluto essere piccolo. Ricordatevelo, voi che, essendo piccoli, volete essere grandi a qualunque costo, anche illecito. Il mio Regno non avrà né fine né confine, perché me lo sono conquistato col mio totale annichilimento.
Tutto deve capovolgersi sotto il mio segno. Grande sarà, non chi è potente, ma chi è umile e santo. Dove non c’è umiltà, non c’è santità” (Quad. ‘43, p. 630), Spirito Santo.
“Chi vuole essere grande agli occhi del mondo, non è adatto a regnare con Me: è paglia per lettiera dei demoni. La grandezza del mondo è in antitesi con la Legge di Dio, Grandi nel mio Regno, si diventa facendosi piccoli” (Poema I, p. 246).
“Dio sarà con voi se sarete umili, riconoscendo che non siete capaci di nulla, ma tutto potete, se uniti al Padre. Non vi è ricco più ricco e sicuro del santo che ha Dio con sé. La fede dimostra l’umiltà dell’anima”, riconoscendo i limiti della propria intelligenza e senza limiti quella di Dio.
I limiti della logica naturale dell’uomo sono superati dall’illimitata logica soprannaturale dell’Amore di Dio o Spirito Santo.
“Non disprezzo nessuno, andrò ai poveri come ai ricchi, ai puri come ai peccatori, agli schiavi e ai re, ma darò sempre la preferenza a chi è umile. I grandi hanno già tante gioie! I poveri non hanno che la retta coscienza, la famiglia e il vedersi ascoltati dai più di loro. Sarò sempre curvo sui poveri, sui peccatori e sugli infimi, sugli umili” (Poema 2°, p. 174).
Ma dove può essere il Salvatore, se non fra i piccoli e semplici?
(Gesù a Zaccheo) “Tu hai compreso la parola del Regno. Pochi l’hanno compresa, perché in loro sopravvive la concezione antica e la convinzione di essere già santi e dotti. Tu, tolto dal cuore il passato, sei rimasto vuoto e hai potuto, anzi, hai voluto mettere dentro di te le parole nuove, il futuro, l’eterno” (Poema 7°, p. 1670).
“Le radici della santità sprofondano nell’umiltà, nel sincero conoscimento di se stesso, nel riconoscimento del proprio nulla. La pianta della santità si nutre di umiltà, unico terriccio propizio, spinge poi le fronde verso il sole dell’Amore che le riscalda per diramarle in sempre più largo raggio con l’amore verso il prossimo” (Quad. ‘44, p. 737). “Riconoscere il proprio nulla predispone l’anima alla luce dello Spirito Santo” (Poema I, p. 911).
“Posso tutto ciò che voglio, e lo voglio quando in un’anima trovo umiltà, rettitudine e buona volontà” (Quad. ‘44, p. 7450).
“Gli umili credono sempre di essere manchevoli, perché vedono il bene in tutti, meno che in se stessi. Faranno molta strada. Alcuni sono tanto umili da non studiarsi neppure per misurare quanto lo siano” (Poema 2°, p. 388).
“Non vi chiedo che questo: che vi lasciate salvare da Me, venendo a Me con la vostra anima malata, ma piena di buona volontà. Venite a Me, vi ci esorto come Maestro. Ve ne prego come amico. Vi amo tanto che solo in Cielo lo potrete capire senza rimanere schiacciati” (Quad. ‘43, p. 369).
(Il Signore a Teresa Musco) “Mi piace servirmi delle nullità che l’amore e l’umiltà rendono cari al mio Cuore per fare risplendere la mia potenza. Abbiate sempre presenti il vostro operato e la mia opera: il vostro operato per umiliarvi, e la mia opera per amarMi. Dimostrerò ai dotti che le mie opere poggiano sulla nullità e sulla miseria per far vedere che Io mi servo dell’umiltà, perché amo la miseria, la piccolezza, il niente di niente. Farò conoscere alle anime (umili) fino a qual punto il mio Cuore le ama e perdona e come mi compiaccio delle stesse loro cadute. Sì, sì, scrivilo: me ne compiaccio! Leggendo nel fondo del loro cuore, vedo il loro desiderio di piacermi, di glorificarmi e l’atto di umiltà che sono costrette a fare: ecco che capiscono quanto siano deboli. Si straziano e non capiscono che quell’atto delizia e glorifica il mio Cuore. Poco m’importa la loro debolezza, perché supplisco a tutto ciò che loro manca. Amo la tua povertà, miseria, i tuoi peccati” (nella misura che sono causa di umiltà) (Diario p. 2020).
“Abissus abissum invocat” (Sal. 41,8). Il mirabile abisso di Dio chiama il miserabile abisso dell’uomo. Per esercitarsi e dimostrarsi, la misericordia di Dio ha bisogno della miseria dell’uomo. Efficacissime medicine dell’insanabile nostra superbia, malattia più perniciosa dell’anima, le nostre colpe piacciono al nostro divino Medico nella misura che, in noi, sono causa di umiltà.
Calamìta della grazia, l’umiltà cambia la colpa in concime che fa crescere la pianta della santità.
“Vado cercando umiltà e amore per depositarvi le mie grazie e fare risplendere la mia misericordia” (Quad. ‘43, p. 385).
“Posto che solo un uomo su mille è veramente umile, così avviene che l’uomo si giudica perfetto, mentre nel prossimo nota cento peccati” (Poema 7°, p. 1678).
“Ogni uomo può giungere a possedere Dio, quale che sia il suo punto di partenza, quando non c’è superbia della mente né depravazione del cuore, ma sincera ricerca della Verità, purezza d’intenzione e anelito a Dio. E’ una creatura sulla via di Dio” (Poema 7°, p. 1618).


Nell’apostolato

“Siate umili, dolci e pazienti! Il mondo si conquista così. Non con la forza e la violenza! Forti e violenti siate contro i vostri vizi. Sradicateli al punto di lacerarvi anche lembi del cuore” (Poema 2°, p. 378).
“Siate umili! Non potete rimproverare il vostro Maestro di non esserlo. Vi dò l’esempio, fate come faccio Io. Sui buoni, desiderosi di bontà, saprò impormi più con la bontà che con la potenza” (Poema 2°, p. 173).
Con la mia umiltà “sono destinato a deludere molti... Tu hai qui, in Me, un mite, un pacifico, un povero che povero vuol rimanere. Io non sono venuto per impormi e per fare guerra! Non contendo ai potenti nessun regno, nessun potere. Non contendo che anime a Satana. Vengo per spezzare le sue catene col fuoco del mio amore. Vengo ad insegnare misericordia, sacrificio, umiltà, purezza. Disilludetevi, se mi credete un trionfatore su Roma e sulle caste imperanti. Gli Erodi e i Cesari possono dormire sonni tranquilli, mentre parlo al popolo. Non sono venuto per strappare scettri a nessuno. Il mio scettro è già pronto (la Croce), ma nessuno, che non sia amore come Me, lo vorrebbe impugnare”.
“Il mio regno non è di questo mondo. Vengo a portare a Israele la Luce e la Gloria, ma non quella della Terra. Vengo chiamare al Regno i giusti d’Israele, (la classe degli “anawîm”: degli umili e poveri autentici) che, alla scuola del dolore, hanno imparato il disprezzo di sé, il distacco dal mondo e una sconfinata fiducia nel Signore. Da Israele e con Israele, dal “resto” d’Israele, deve venire a formarsi la pianta di vita eterna, pianta che si estenderà su tutta la Terra e fino alla fine del mondo, della quale pianta il mio Sangue sarà la linfa” (Poema 2°, p. 155).
Per attuare i suoi disegni, Dio ricorre a mezzi insufficienti, inadeguati, “a cose deboli, disprezzate, da nulla” (I Cor. 1,4), per meglio fare risaltare la sua onnipotenza e umiliare l’orgoglio umano, suo irriducibile nemico. Compiere grandi cose con grandi mezzi è di tutti. Ottenere con mezzi minimi risultati massimi è possibile solo a Dio che così salvaguarda la propria Gloria, senza che la creatura chiamata a collaborarvi se ne attribuisca il vanto. “Io sono il Signore, non cederò a nessuno la mia gloria - Gloriam meam alteri non dabo” (Is. 42,8). La religione o perfezione cristiana consiste in questa umiltà, povertà interiore. I santi sono semplici, spiritualmente poveri, vuoti di se stessi con l’umiltà. Possiedono il segreto della vera grandezza dinnanzi a Dio e del vero successo. Loro è riservato il regno di Dio cui fanno posto in se stessi, vuotando lo spirito col distacco soprattutto di se stessi. “Il Signore glorifica gli umili con la gloria” che attribuiscono a Lui solo (Sal. 149,4).
Di questa semplicità o gratuità, il bambino è, secondo il Vangelo, insieme il modello, il simbolo e il maestro.
“Un giorno ho preso un bambino e l’ho messo in mezzo ai miei Apostoli, dandolo a loro esempio, perché il bambino ama con tutte le sue capacità e non ha pensieri di orgoglio. Il seme di Satana dà per prima spiga la superbia che fiorisce quando il seme ha appena alzato lo stelo, poi mette la seconda spiga, la sensualità, e infine la terza, l’ambizione di potere. Ma la prima è sempre la superbia. Come bambini voglio i miei discepoli, per dare loro le parole di vita. Sì, voglio bambini nel mondo per santificarlo, perché l’innocente è un essere del Cielo, emana purezza e pace. Senza parlare, parla di Dio, suo Creatore, impone rispetto a ciò che è di Dio e implora pietà e amore alla sua infanzia e debolezza” (Quad. ‘44, p. 622).

René Vuilleumier

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