mercoledì 23 settembre 2020

Il trionfo neo-modernista al Concilio Vaticano II


 

La Battaglia  Finale del Diavolo

Il 13 ottobre 1962, il giorno successivo all’arrivo dei due osservatori  Comunisti presso il Concilio e nell’esatto anniversario del Miracolo del  Sole a Fatima, la storia della Chiesa e del mondo mutò radicalmente, per  colpa di un avvenimento apparentemente insignificante. Il Cardinale  Francese Lienart, in quello che è diventato un incidente piuttosto  famoso, prese il microfono e chiese che la lista dei candidati proposti  dalla Curia Romana per presiedere le commissioni del Concilio venisse  azzerata, e che ne venisse compilata una nuova. La richiesta fu accettata  e l’elezione delle commissioni fu ritardata. Quando si tenne l’elezione,  finalmente, i progressisti furono eletti a maggioranza, o quasi, in tutte  le commissioni conciliari – molti di questi candidati figuravano proprio  tra le fila di quegli “innovatori” che erano stati condannati da Papa  Pio XII. Gli schemi preparatori, che erano stati compilati in maniera  tradizionale per il Concilio, furono gettati via ed il Vaticano II cominciò,  letteralmente, senza una vera e propria scaletta dei lavori, lasciando la  strada aperta ai nuovi documenti scritti dai liberali.

È ben noto e superbamente commentato129 che una claque di periti e  di Vescovi progressisti procedette a pilotare il Concilio Vaticano II con lo  scopo di rifondare la Chiesa a loro immagine, attraverso l’instaurazione  di una “nuova teologia”. Sia i critici che i sostenitori del Vaticano II  concordano su questo punto. Nel libro Il Vaticano II rivisto, il Vescovo  Aloysius J. Wycislo (strenuo avvocato difensore della rivoluzione  attuata dal Concilio Vaticano II) dichiara, con malcelato entusiasmo,  che “i teologi e gli studiosi biblici che erano rimasti nascosti ‘nell’ombra’,  risorsero come periti (ovvero teologi esperti che consigliano i vescovi al  Concilio), ed i loro libri ed i loro commentari post Conciliari divennero  una lettura popolare”.130

Egli aggiunse che “l’enciclica di Papa Pio XII, Humani Generis  aveva avuto un... effetto devastante sui lavori di numerosi teologi preconciliari”,131 e spiega che “durante la preparazione preliminare del  Concilio, quei teologi (soprattutto Francesi e Tedeschi) le cui attività  erano state frenate da Papa Pio XII, erano ancora in ombra. Papa  Giovanni tolse il veto che pendeva su alcuni tra i più autorevoli di  questi teologi, ma un certo numero rimase sempre inviso e sospetto al  Sant’Uffizio”.132

Su questo punto risulta fondamentale, per la comprensione del  nostro caso, la testimonianza personale di Mons. Rudolf Bandas,  anch’egli perito conciliare: 

Non vi è alcun dubbio che il buon Papa Giovanni pensasse 

che questi teologi sospetti avrebbero corretto le proprie idee 

ed avrebbero contribuito al bene della Chiesa. Ma avvenne  esattamente il contrario: Sostenuti da alcuni Padri Conciliari  Rheniani, ed anzi agendo spesso in modo apertamente arrogante, 

essi si guardarono attorno e proclamarono: “attenzione, siamo  esperti di fama, le nostre idee vengono approvate”.... Quando  entrai nella mia sala del Concilio il primo giorno della quarta  sessione, il primo annunzio che provenne dal Segretario di Stato fu 

che “non verranno nominati più altri periti”. Ma era troppo tardi.  Stava emergendo una grande confusione, ed era ormai evidente 

che né il Concilio di Trento né il Vaticano I né qualsiasi altra enciclica  avrebbe potuto impedirne l’avanzata.133

Invero, Papa Giovanni XXIII stesso fu felice di annunciare che con  l’inizio di questo Concilio la Chiesa, piuttosto inspiegabilmente, avrebbe  cessato di condannare gli errori e di preoccuparsi per le tristi condizioni  che affliggevano il mondo: 

Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare 

la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del  rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne,  esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento  piuttosto che condannando... Noi sembra di dover dissentire da  codesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti,  quasi che incombesse la fine del mondo. 

Siamo in disaccordo con quei profeti di sventura, che  profetizzano sempre scenari apocalittici, come se la fine del mondo  fosse vicina.134

Ma l’ottimismo di Giovanni XXIII era piuttosto malriposto, se si  tiene conto delle profonde preoccupazioni per le condizioni in cui  versava il mondo, denunciate dai suoi predecessori più immediati (per  non parlare dello stesso Messaggio di Fatima). Consideriamo gli esempi  seguenti:

Papa San Pio X: 

Ci atterrivano, sopra ogni altra cosa, le funestissime condizioni, 

in che ora versa l’umano consorzio. Chi non iscorge che la società  umana, più che nelle passate età, trovasi ora in preda ad un  malessere gravissimo e profondo, che, crescendo ogni dì più e  corrodendola in sino all’intimo, la trae alla rovina? … Chi tutto  questo considera, bene ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali, che 

agli estremi tempi son riservati... [E Supremi].

Papa Pio XI:

Allontanato Gesù Cristo dalle leggi e dalla società, l’autorità  appare senz’altro come derivata non da Dio ma dagli uomini, in  maniera che anche il fondamento della medesima vacilla: tolta la  causa prima, non v’è ragione per cui uno debba comandare e l’altro  obbedire. Dal che è derivato un generale turbamento della società, 

la quale non poggia più sui suoi cardini naturali.[Quas Primas]

Papa Pio XII (dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale):

Siamo travolti dalla tristezza e dall’angoscia nel vedere che 

la perfidia degli uomini malvagi ha raggiunto un tale grado di  empietà da risultare impensabile e assolutamente sconosciuta in  altri tempi [Lettera del 11 febbraio 1949].

Vi è ben noto, venerabili fratelli, che oggi quasi tutta l’umanità 

va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o  contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile 

crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine 

[Evangelii Praecones, 1951].

Per essere precisi, durante il Vaticano II furono combattute numerose  battaglie: da una parte erano schierati il Gruppo internazionale dei  Padri, che lottava per mantenere i dogmi della Fede e della Tradizione  Cattolica, e dall’altra il gruppo progressista Rheniano. Fu purtroppo  la componente modernista e liberale a prevalere, lasciata libera  di agire dall’ottimismo di Giovanni XXIII, il quale riteneva che la  verità sarebbe prevalsa con le sue sole forze e senza l’aiuto di alcuna  condanna propedeutica da parte del Magistero. Wycislo tesse le lodi  dei progressisti trionfanti, gente come Hans Küng, Karl Rahner, John  Courtney Murray, Yves Congar, Henri de Lubac, Edward Schillebeeckx  e Gregory Baum, che erano considerati con sospetto prima del Concilio  (a buon ragione) ed erano ora diventati improvvisamente dei luminari  della teologia post conciliare.135

In effetti, coloro che Papa Pio XII aveva considerato indegni di  percorrere le vie del Cattolicesimo ne erano ora al comando. Quasi a  coronamento dei propri obiettivi, il Giuramento contro il Modernismo e  l’Indice dei Libri Proibiti vennero silenziosamente soppressi poco dopo  la chiusura del Concilio – una decisione che il Vescovo Graber definì  “incomprensibile”.136 San Pio X lo aveva profetizzato: la mancanza  di controllo da parte delle autorità avrebbe contribuito a rendere il  Modernismo più forte che mai.

Padre Paul Kramer

Nessun commento:

Posta un commento