domenica 17 marzo 2019

La Stolta Superbia e Soave Umiltà



LA  SUPERBIA


LUCIFERO

Satana, vittima della superbia

“L’orgoglio, o il male, è una forza che è nata da sola, come certi mali mostruosi, nel corpo più sano. Lucifero era angelo, il più bello degli Angeli, spirito perfetto, inferiore soltanto a Dio. Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore di superbia che egli non disperse, ma anzi, condensò, covandolo. Da questa incubazione è nato il male. Era già prima che l’uomo fosse. Questo maledetto covatore del male, questo insozzatore del Paradiso, Dio l’aveva precipitato fuori, ma è rimasto l’eterno propagatore del male. Non potendo più insozzare il Paradiso, ha insozzato la Terra. Il male, dolce al palato, sceso nel sangue ne desta la febbre che uccide, produce una arsione per cui più se ne beve e più se ne ha sete” (Quad. ‘44, p. 251).
“Dio c’impose un ossequio umiliantissimo, inaccettabile: ci mise di fronte al suo disegno della Creazione dell’uomo e dell’Incarnazione del Verbo. La nostra intelligenza ne sbalordì.
Milioni di Angeli si piegarono vilmente.
Moltissimi di noi vi vedemmo un affronto alla nostra dignità e ci rifiutammo. La divina vendetta scattò immediatamente. In un attimo ci trovammo come siamo” (Intervista col diavolo. Anonimo p. 31).
“Lucifero ha voluto giudicare Dio in un suo divino pensiero (della creazione dell’uomo, immagine della Famiglia Trinitaria), che definì errato. Ha voluto sostituirsi a Lui, credendosi più giusto di Lui. La superbia è il peccato più grande, perché peccato di Lucifero.
Tutto il dolore che soffriamo proviene da quella superbia”.
“Volere essere come Dio è imitare Lucifero. L’orgoglio è il prurito di Lucifero che vuole mettere, oltre gli angeli ribelli, altri infelici nel suo Inferno” (Poema 4°, p.901).
“La superbia è in voi la pietra sulla quale ha piede Satana, è il suo piedestallo”. “Dove c’è superbia, non c’è santità”,  perché non vi è Dio, ma Satana” (Quad. ‘43, p. 420). L’io invece di Dio.
“Spirituali come sono, gli Angeli non possono avere che un peccato, come lo ebbe uno di loro (il Capo) che, con sé ha trascinato i meno forti dell’amore di Dio. Il peccato di superbia, freccia che deturpò Lucifero, il più bello degli Arcangeli, ne fece l’orripilante mostro dell’Abisso. Dopo la sua caduta, gli spiriti celesti inorridiscono anche alla sola larva di un pensiero di orgoglio” (Poema 2°,  p. 171).
“Quando il peccato di Lucifero sconvolse l’ordine del Paradiso e travolse nel disordine gli spiriti meno fedeli, un grande orrore ci percosse tutti, quasi che qualcosa si fosse lacerato, irrimediabilmente distrutto. In realtà era così! Si era distrutta quella completa carità che prima era solo esistente lassù ed era crollata in una voragine dalla quale uscivano fetori d’Inferno.
Si era distrutta l’assoluta, universale, totale carità degli Angeli ed era sorto l’odio. Tutti eravamo sbigottiti, come lo si può essere in Cielo. Noi, Angeli fedeli al Signore, piangemmo per il dolore di Dio e per il corruccio suo, piangemmo sulla manomessa pace del Paradiso, sull’ordine violato, sulla fragilità degli spiriti. (Davvero potentissimo l’orgoglio, se il più potente degli Angeli ne fu vittima!...).
Non ci sentimmo più sicuri di essere impeccabili, perché fatti di puro spirito. Lucifero e i suoi pari ci avevano dimostrato che anche l’Angelo può peccare e diventare demonio.
Sentimmo che la superbia poteva, latente, svilupparsi in noi. Tememmo che nessuno, fuorchè Dio, potesse resistere ad essa, se Lucifero aveva ceduto.
Tremammo per queste forze latenti che non avevamo pensato che esistessero, potessero invederci, ma bruscamente si disvelavano.
Abbattuti ci chiedevamo: “Allora, l’essere così puri (quali Angeli) non serve? Chi mai darà a Dio l’amore che esige e merita, se anche noi siamo soggetti a peccare?
Ecco, allora, che alzando il nostro sguardo dall’abisso della desolazione alla Divinità, e fissando il suo splendore con un timore fin’allora ignorato, contemplammo, nel Pensiero eterno l’Immacolata Madre di Dio. Tornò in noi la pace che si era turbata. Vedemmo Maria nel Pensiero Eterno. Vederla e possedere quella sapienza, umiltà che è conforto, sicurezza e pace, fu la stessa cosa. Salutammo la futura nostra Regina con il nostro canto, la contemplammo nei suoi privilegi e meriti, sue perfezioni gratuite e volontarie. O bellezza di quell’attimo in cui, a conforto dei suoi Angeli, l’Eterno loro presentò la Gemma della sua Potenza e del suo Amore! La vedemmo così umile da riparare da sola ogni superbia di creatura. Ci fu Maestra da allora nel non fare dei doni uno strumento di rovina. Non il suo corporeo aspetto, ma la sua spiritualità ci parlò senza parola e da ogni pensiero di superbia fummo preservati per avere contemplato l’Umilissima.
Per secoli e secoli operammo nella soavità di quella fulgida rivelazione, per l’eternità godiamo di possedere Colei che avevamo spiritualmente contemplata, Gioia di Dio e nostra gioia” (Libro di Azaria, p. 336).
“Maria è la Creatura più alta e santa. Dio l’ha voluta così a mio dispetto, perché fosse la mia più schiacciante umiliazione, la odio infinitamente”.

René Vuilleumier

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